19 - Il segreto di Louis
Quello che è successo ieri in laboratorio mi ha turbata profondamente. Il fatto che, per quanto mi ha detto Harry appena arrivata a scuola, la Hall non sia riuscita ancora a ricostruire con precisione la serie di eventi che hanno portato all'esplosione, molto di più.
Ho passato quindi tutta la mattinata a parlare al riccio dei miei dubbi, gli stessi che avevo sollevato ieri in infermeria, e a cercare di convincerlo ad indagare sugli studenti del liceo e, alla fine, si è deciso ad ascoltarmi.
Abbiamo poi riproposto le mie perplessità anche agli altri durante l'ora di pranzo.
«Potrebbe esserci un complice dell'assassino fra gli studenti. Non ci resta che cercare di scovarlo» , ha esposto, sorprendentemente, la mia idea Harry.
Liam, dubbioso, si è comunque dimostrato disponibile a darci una mano con le indagini.
Louis, invece, scettico, ci ha detto di rilassarci ed è sparito subito dopo aver finito di mangiare i suoi broccoli. Ci sono rimasta male, non me lo aspettavo, ma poi ho scelto di non dar peso alla cosa e di pensare piuttosto ad agire. Ho proposto agli altri di stilare una lista di possibili colpevoli dell'incidente in laboratorio, ma Harry ha convinto Liam ad indagare prima di tutto sulle persone a noi più vicine presenti ieri a scuola, come Niall.
«Non farebbe del male nemmeno a una mosca.»
«Vuoi indagare? Bene, non dobbiamo dare nulla per scontato, allora» , mi ha risposto il riccio.
Ci siamo ritrovati, quindi, a studiare i movimenti del biondo nascosti dietro a un cespuglio del cortile. Quando ci ha scoperti, si è avvicinato a noi e, confuso, ci ha chiesto cosa stessimo facendo. Liam gli ha mentito. Ha visto una coccinella e gli ha detto che Harry e io volevamo aiutarlo a studiare il suo comportamento per una ricerca di scienze.
Lui ci ha creduto e si è inginocchiato accanto a noi per guardarla.
Siamo rimasti così per un po'.
Mi sono rialzata, nonostante il peso della vergogna sulle spalle, seguita dagli altri, al suono della campanella, pronta a tornare a lezione.
Mi è arrivato, appena entrata in aula, un messaggio da Louis.
Sono un po' impegnato. Non possiamo vederci più tardi a casa mia.
Una volta fuori da scuola, ho salutato Harry e Liam e sono tornata da sola a casa. Sono corsa a stendermi sul letto e mi è venuto spontaneo ripensare a Louis e al suo averci sconsigliato di fare indagini.
Soltanto verso le sette e mezza di sera mi sono decisa a darmi una sistemata e a uscire di nuovo di casa.
E adesso me ne sto ferma a fissare la porta della villetta in cui vive Lou con sua madre e sua sorella.
Busso due volte e, dopo un po', viene ad aprirmi una ragazzina bionda che potrebbe avere circa dodici anni, sicuramente Lottie, di cui, fino ad ora, avevo soltanto sentito parlare.
«Ciao» , la saluto, leggermente imbarazzata. «Louis è in casa?»
Sorride. «Sì, è in garage. Vieni, entra.» Mi fa spazio per farmi passare e la ringrazio. «Sei la sua ragazza?» , mi domanda, incuriosita.
«Un'amica» , mi affretto a spiegare. «Connie» , preciso. «Non so se ti ha mai parlato di me.»
Annuisce. «Più che altro, ti ha nominata. Ogni tanto dice a me e a mamma di tenerci lontane dal suo covo perché dovete passare a trovarlo tu, Harry e un certo Liam» , mi spiega.
«Tu sei Lottie, vero?»
«La sorellina che fa domande impertinenti, sì. Ti ha detto una cosa del genere, giusto?»
In difficoltà, inizio a fissare la porta che collega la casa al garage. «Più o meno.»
Lei scoppia a ridere e la spalanca. «Lo sapevo.» Mi invita ad affiancarla. Suo fratello è seduto sul divano e ci dà le spalle. Non riesco a capire cosa sta facendo perché vedo soltanto la sua nuca. «Lou!» , grida. «Hai visite.»
Lui si volta e, quando si accorge di me, spalanca la bocca, stupito.
Lottie mi accarezza la schiena e mi saluta prima di andarsene per lasciarci soli.
Avanzo.
Louis si affretta a nascondere qualcosa sotto a dei cuscini e scatta in piedi. «Che ci fai tu qui?» Mi sembra in difficoltà.
«Volevo passare a trovarti. Va tutto bene? Ci hai mollati a mensa senza darci spiegazioni» , gli ricordo.
Si gratta la nuca e poi forza un sorriso. «Sì, certo. Ho avuto un po' da fare; dovevo accompagnare mamma a sbrigare delle commissioni. Comunque, è stato un pensiero carino. Gli altri sanno che sei qui?»
«No, ma non credo sia necessario dover comunicare a tutti ogni mio spostamento, o sbaglio?»
Faccio per andare verso il divano, ma, senza muoversi dal posto, mi blocca il passaggio con un braccio e mi spinge con la schiena contro il suo torace prima di stringermi a sé. «Hai ragione. In ogni caso, sono felice di vederti, sul serio.»
«Perché non andiamo a sederci?» Devo capire che cosa ha nascosto sotto i cuscini.
«Stiamo sempre qui in garage. Non vuoi vedere la collezione di macchinine con cui giocavo da piccolo? Le ho conservate. Sono tutte nella mia stanza.»
«Hai dei segreti con me?»
Si irrigidisce. «No, perché?»
Prima che possa dire qualcosa, Lottie urla il nome del fratello. «Che c'è?» , grida lui in risposta, visibilmente seccato.
«È pronta la cena.»
«Vuoi fermarti qui da noi? Mamma ha fatto la pizza.»
Sollevo il capo per guardarlo negli occhi. Ancora non mi ha lasciata andare. «Non credo ce ne sia anche per me» , rispondo, sentendomi subito in imbarazzo al solo pensiero di sedermi a tavola con la sua famiglia.
«Sciocchezze. Vieni.» Mi libera dalla presa e mi costringe a seguirlo in cucina.
Lottie è già seduta al suo posto.
Incuriosita, ci osserva.
Me ne sto nascosta dietro la schiena di suo fratello a guardare sua madre, una donna esile dai lunghi capelli biondi, incredibilmente lisci, tirare fuori una teglia dal forno. «Mamma, c'è un po' di pizza anche per Connie, vero?»
Lei si volta. Si sposta una ciocca di capelli dietro l'orecchio e sorride. «Sei la famosa Connie che viene sempre qui a casa insieme ad Harry e a un certo Liam?» Ha gli stessi occhi del figlio.
Mi faccio coraggio e mi metto accanto a Lou per lasciarmi guardare. «Sì, sono proprio io.»
Si pulisce le mani sul grembiule che ha legato in vita e me ne tende una che, subito, stringo, per presentarsi. «È un piacere fare la tua conoscenza, allora. Io sono Genevieve. E sì, tesoro, certo che c'è abbastanza pizza per tutti. Puoi fermarti a cenare qui con noi, Connie. Sono sicura che farebbe piacere, oltre che a me, anche a Lottie. Raramente mio figlio ci lascia interagire con i suoi amici.»
«Confermo.»
«Smettetela e non chiamarmi mai più 'tesoro', mamma» , si lamenta Louis, prima di andarsi a sedere vicino alla sorella. Batte una mano sulla sedia accanto alla sua per chiedermi di mettermi lì e così faccio.
Iniziamo a mangiare quando prende posto anche sua madre dopo aver lasciato la teglia con la pizza al centro del tavolo.
«Che ci dici di Louis, Connie? Ti tratta bene?» , mi chiede Lottie.
«Ogni tanto si diverte a prendermi in giro. E poi siamo entrambi testardi; non mi ascolta mai e raramente ascolto lui, per questo ci capita di scontrarci qualche volta.»
«Sono da buttare, insomma.» Forza un sorriso, ma qualcosa mi dice che un po' ci è rimasto male.
«Sì, effettivamente. Ti frequento soltanto perché sei amico di Harry e Liam» , scherzo. La madre e la sorella ridono, lui, invece serra le labbra e annuisce. «Lou, non dicevo sul serio» , lo rassicuro. «Sei astuto, protettivo e mi diverti più di quel che pensi; cerco di nasconderlo per non darti troppe soddisfazioni.»
«Sul serio?» Si volta a guardarmi con un trancio di pizza stretto fra due dita.
«Beh, astuto, non esageriamo» , si intromette anche la madre nella conversazione.
«Ti diverte sul serio?» , mi chiede Lottie, sconvolta. Scoppio a ridere alla vista della sua espressione.
«Sai che cosa è divertente di Louis? Le foto di quando era piccolo. Vuoi vederle?»
«Mamma!» , la richiama lui. «È esattamente per questo motivo che non vi faccio parlare con i miei amici.»
«Sì, mi piacerebbe vederle» , lo ignoro totalmente.
«Ne abbiamo alcune in soggiorno» , mi informa Lottie.
«Non vi azzardate a tirarle fuori» , si impunta lui.
E alla fine non lo fanno.
Continuiamo a mangiare e la serata passa in fretta. Rido mentre la madre e la sorella mi raccontano aneddoti divertenti sul suo conto e lui, piagnucolando, chiede a entrambe di stare in silenzio e di non metterlo in imbarazzo.
Laviamo tutti insieme i piatti e, alla fine, saluto sia Lottie che Genevieve che ci lasciano soli per andare a dormire.
«Vuoi un passaggio a casa? Ci hanno riparato la macchina.»
«Riparato?»
«L'ultima volta che l'ho presa, dopo una festa, ho avuto un incontro ravvicinato con un muretto a qualche isolato da qui.»
Strabuzzo gli occhi, incredula. «Beh, in tal caso credo proprio che andrò a piedi.»
Ride, divertito, e mi circonda le spalle con un braccio. «Smettila. Ti accompagno. Facciamo in fretta, però. Mamma non deve scoprirmi. Vorrebbe farmi guidare almeno con lei una decina di volte prima di lasciarmela di nuovo.»
«Non voglio metterti nei guai.»
«Non ti lascerò tornare da sola. Andiamo, coraggio.»
Indossiamo entrambi le nostre felpe. Mi invita ad aspettarlo fuori e così faccio.
Dopo un po', mi raggiunge. Solleva con fare trionfale il mazzo di chiavi dell'auto. Me la indica con un cenno della testa. È grigia ed è parcheggiata esattamente fuori al suo cortile. Entriamo e mi allaccio subito la cintura. Lo costringo a fare lo stesso e mette in moto.
Canticchiamo una canzone durante il tragitto.
Quando si ferma di fronte a casa mia lo ringrazio per tutto e gli do un abbraccio per salutarlo.
Mi porta una mano sulla spalla per fermarmi prima che possa scendere dalla macchina. «Grazie a te per essere rimasta a cena con noi. Mi sono divertito, anche se mi avete praticamente preso di mira tutta la serata.»
Sorrido, divertita. «La fai un po' troppo drammatica.»
Ghigna. «Forse.»
Ricordo di non essermi avvicinata più al divano del garage soltanto quando mi ritrovo distesa sul letto della mia stanza e impreco mentalmente.
•••
Liam chiacchiera con Harry mentre io e Louis ce ne stiamo in silenzio a mangiare. Né io né lui accenniamo a parlare agli altri di ieri sera.
Forse perché non c'è molto da raccontare. È stata soltanto una serata tra amici, nulla di strano.
Forse perché non voglio ammettere che mi ha insospettito il suo atteggiamento a pranzo e che sono passata a trovarlo per capire come mai, stranamente, ci avesse consigliato di non indagare sugli studenti del liceo.
O forse perché Lou ha davvero qualcosa da nascondere, ha capito che me ne sono accorta e non vuole far allarmare anche gli altri.
In ogni caso, dopo aver terminato la sua cotoletta, si alza da tavola, come ieri, e scappa via, anche questa volta dicendoci di avere un po' da fare e senza darci altre spiegazioni.
I ragazzi non si fanno domande sul suo comportamento e iniziano piuttosto a chiedersi su chi sarebbe più opportuno indagare oggi, considerato il buco nell'acqua di ieri con Niall.
Devo fare qualcosa.
Immediatamente.
La prima che mi viene in mente è fingere di avere dei crampi. Mi piego in due e mi porto entrambe le mani sulla pancia.
Harry, allarmato, mi accarezza la schiena. «Che sta succedendo?»
«Connie, che hai?» , mi chiede anche Liam.
«Credo sia arrivato il mio periodo doloroso del mese. Devo andare in bagno.»
Visibilmente dispiaciuti, annuiscono mentre mi alzo. «Se vuoi, posso andare a prenderti una bottiglia d'acqua, intanto.»
«Non preoccuparti, Harry, grazie» , affermo, intenerita.
«O della frutta. Dicci un po' tu.»
Sorrido. «Sul serio, Liam, non ho bisogno di nulla, ma grazie lo stesso anche a te. Vado e torno.»
Lascio la mensa e corro in corridoio senza aggiungere altro. Non posso permettere a Louis di seminarmi.
Lo vedo, fortunatamente, svoltare l'angolo.
Affretto il passo.
Sento una porta sbattere. Si è nascosto in qualche aula a fare non so cosa. Le esamino tutte fino a quando non lo trovo.
Sorpreso, si porta una mano dietro la schiena. «Connie?»
«Che stai nascondendo?»
Gli sfugge una risatina nervosa. «Nulla.»
«Non mentire, Louis» , insisto. Avanza. Ha delle forbici tra le dita. Indietreggio, agitata.
Incredulo, si guarda la mano. «Hai paura di queste?» Le lascia su un banco. «Credi seriamente che io voglia farti del male?» Il suo sguardo ferito mi distrugge.
«Non so più cosa pensare. Non vuoi farci indagare sugli studenti della scuola e ti comporti in modo sospetto da ieri. Hai nascosto qualcosa a casa tua sotto i cuscini del divano, ti ho visto. Che hai in mente?»
Mi mostra l'altra mano con cui sta reggendo un ammasso di lana rosso e deforme. «Nulla. Lavoro a maglia perché mi rilassa. Questo è il mio segreto e questa, invece, la sciarpa che non volevo farti vedere ieri. Avevo paura che poteste giudicarmi per aver scelto di frequentare un corso pomeridiano qui a scuola, invece di passare tutti i pomeriggi con voi ad investigare, ora che siamo già ad ottobre e manca poco ad Halloween.»
«Lou» , mormoro, dispiaciuta.
«Mi sono comportato in modo strano, è stata colpa mia. Credevo fosse inutile studiare i comportamenti di quasi tutto il liceo perché penso che realmente quello in laboratorio sia stato un incidente, ma se avete deciso di analizzare chiunque qui a scuola, vi darò una mano a farlo.»
«Sono stata una stupida. Scusami, Louis. Non ti giudicheremmo mai, comunque. La situazione è pesante ed è giusto cercare di svagarsi ogni tanto.»
Forza un sorriso. «Non ti farei mai del male» , afferma, ignorando totalmente ciò che ho appena detto. «Lo sai, ora, e va bene così. Non è successo nulla» , continua. È chiaramente ferito e mi sento a pezzi anche io per averlo deluso. «Puoi spuntarmi dalla lista dei colpevoli. Sono innocuo tanto quanto Niall. A proposito, non riesco a credere al fatto che Harry ha seriamente voluto indagare su di lui. Ha la faccia di uno che non farebbe mai del male nemmeno ad una mosca.»
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