Capitolo 5
Infanzia parte 1
Il piedino piccolo e bianco si poggiò delicatamente sul marmo freddo, lasciando che una scia di brividi attraversasse il corpo della creatura che fino a quel momento era rimasta seduta sul lettino dell'ospedale. La piccola rimase immobile al centro della stanza, una grande finestra alle sue spalle lasciava entrare la luce del sole mattutino, era talmente invadente da far male a gli occhi. La Camera era quadrata; le pareti di un bianco cangiante e il lettino posto a destra di fronte la finestra coperto da un lenzuolo dello stesso colore dei muri, anche la fodera del cuscino era bianca, perfino la porta lo era. La piccola fece qualche passo in avanti finché non udì dei rumori, si fermò, qualcuno iniziò a girare una chiave nella toppa. Dopo alcuni istanti, in cui il cuore rischiò uscirle dal petto, la porta si aprì.
La figura del dottor Dupont, di origini Francesi, si ergeva sull'uscio; la camicia azzurra e stirata alla perfezione aderiva alle spalle larghe dell'uomo, i pantaloni beige scivolavano lungo le gambe snelle. Sorrise, portando una mano sui capelli brizzolati.
"Yuriko-chan, è ora di scendere in cortile." Affermò in tono dolce.
La bambina iniziò a saltellare verso l'uomo dal camice bianco. Lui le piaceva, nonostante capisse che l'interesse di quell'uomo nei suoi confronti fosse dovuto solo alla sua condizione, almeno questo è ciò che diceva Onna no hito. Le domandavano spesso quando aveva iniziato a parlare con lei, ma Yuriko dava la stessa risposta ogni volta: da sempre. Ed era vero Yuriko e Onna sono nate insieme, vivevano insieme e percepivano il mondo insieme.
La bambina non si era mai spaventata di quell'ospedale psichiatrico, al contrario Yuriko aveva fin da subito apprezzato l'erba verde del cortile, la gente diversa che abitava quel luogo. Qualche volta aveva avuto paura, aveva pianto, ma Onna no hito le ripeteva che c'era lei e che nessuno poteva fare loro del male. Qualche volta avevano provato a ribellarsi ma ogni volta le attendeva poi una lunga sequela di pasticche e punture sedative.
Yuriko a quel ricordo strinse la mano del dottore e si avvicinò per ispirare l'odore di pulito che emanava. Lui non faceva altro che ripeterle che tutto questo era per il suo bene. Così Yuriko aveva accettato placidamente le cure a cui la sottoponevano, lasciando il suo cervello annebbiarsi e la sua volontà affievolirsi.
"Quando sarò grande la sposerò." Gli diceva, lui era gentile e questa era la sola cosa che importava. Delle pillole che le dava, dei continui test a cui la sottoponeva a Yuriko non importava. Onna no hito però l'odiava. Faceva loro sempre troppe domande, sfinendole per poi congedarsi con un semplice "sei stata brava Yuriko, stai facendo progressi" Nemmeno lui credeva che lei esistesse. Era un uomo meschino, che voleva utilizzare la loro condizione per studiare al meglio un caso tanto particolare. Di bambini con disturbi della personalità ce ne sono parecchi, ma di bambini che hanno ucciso volontariamente no.
*
Il cortile era grande e cosparso da un'erbetta tagliata alla perfezione, Yuriko giocava con una lucertola e Onna le suggeriva cosa fare.
"Mi fa schifo, non voglio toccarla."
"Anche a me Yuriko, ma forse dovremmo. Ricordi cosa abbiamo letto?"
La bambina dai boccoli biondi inclinò la testa. "No, non ricordo mai nulla."
"Superare le proprie paure è importante, dobbiamo toccarlo."
"No! No! Onna No!" Sotto gli occhi di dottori e infermieri Yuriko si gettò sulla terra e pianse, iniziò a graffiarsi finché sottili linee rosse le segnano la pelle diafana. Anche Onna sentì dolore e si fermò. In loro soccorso arrivò un paziente, un uomo sulla quarantina dai lunghi capelli grigi e un principio di calvizie. Il viso scarno, gli occhi infossati fecero piangere Yuriko, ma attirano inesorabilmente Onna che d'istinto afferrò la mano del paziente 139.
"Loro funzionano così." Annotò il dottore su un foglio mentre un'infermiera lo ascoltava. " Yuriko è semplice, si fida di chi è gentile e ha paura di chi è esteticamente pauroso. È priva di intuito e non ha istinto di sopravvivenza. Mentre Onna no hito è curiosa, riflessiva e molto acuta a scrutare l'animo umano, ma priva di emozioni, non ha preferenze musicali o gusti in fatto di cibo. Sono due personalità elementari che si completano solo insieme, formando un essere complesso."
Yuriko piangeva ancora quando, d'un tratto, il paziente le donò una margherita raccolta da un cespuglio lì vicino.
"Non piangere bambina, anche il mio Keiichi alcune volte mi fa fare cose che non voglio." Affermò l'uomo dal viso a punta, mentre sorrideva.
Yuriko prese il fiore e ne aspirò il profumo. "Ma Onna non fa mai qualcosa che io non voglio, decidiamo insieme. Nessuna può fare qualcosa senza che l'altra non lo voglia. Prima volevo toccare la lucertola, ma ad un passo dallo sfiorarla mi ha fatto schifo."
"Sei fortunata, Keiichi non chiede mai il mio permesso. Lui agisce è basta, mi parla, ma non mi ascolta."
Yuriko incrinò le labbra in modo triste.
"Che antipatico il tuo amichetto."
"Già, ma tu vuoi essere una mia amica?"
Yuriko batté le mani euforica, "Sì! Ma devi raccontarci perché sei qui!"
Il paziente si avvicinò a un orecchio della bambina, ma dopo alcuni secondi il dottor Dupont la prese per un braccio e la trascinò in stanza. Il paziente iniziò a urlare, rivoleva la sua amica, ma le infermiere furono veloci e gli iniettarono un sedativo sottopelle.
*
Le portarono di nuovo dentro la loro stanza, la numero 122 per esattezza. Yuriko non comprendeva perché non la lasciavano parlare con il suo nuovo amico, ma il dottore si ostinava a dirle che era una persona pericolosa. Solo dopo molti tentativi Dupont-san suggerì alla piccola di dieci anni di scrivere una lettera. La bambina allora prese carta e penna, del profumo e dei glitter per iniziare a scrivere. Ma non ci riuscì, i tranquillanti fecero effetto e caddero in un sonno profondo.
Tuttavia quella notte sognò.
Un gruppo di bambini si trovava raggruppato al centro della vasta classe. I banchi erano perfettamente delineati in quattro file e una luce invadente penetrava dai vetri immacolati delle grandi finestre disposte sulle pareti color indaco.
"Yuriko la pazza! Yuriko la stramba!" Ripetevano in continuazione, tutti intenti a intonare quella cantilena e a indicare con un dito la piccola creatura rannicchiata all'angolo. Non è colpa nostra.
Diceva a sé stessa e alla sua amica, era lì insieme a lei e implodeva per uscire fuori, l'altra lei gridava nascosta dentro il suo petto, intrappolata tra la gabbia toracica e i polmoni. Tutti loro avevano degli amici imaginari, gli avevano anche dato dei nomi, ma quando Yuriko aveva raccontato di lei la sua espressione era mutata, gli occhi si erano assottigliati e le labbra avevano inizato a sanguinare sotto la forte pressione dei denti. Quando poi aveva iniziato a parlare la sua voce si era sdoppiata e Yuriko si era sentita stranamente potente, il bisogno di azzannare qualcosa o qualcuno si stava facendo largo in lei.
Tutti i bambini avevano iniziato a piangere spaventati, ma poco dopo quell'alone di aggressività era sparito e Yuriko era tornata la dolce bambina di sempre. Ma a ogni azione corrisponde una reazione, e dopo la paura venne la rabbia. Quando la classe attestò che la fragile bambina era tornata quella di sempre loro tornarono ad aggredirla.
Una bambina dai capelli bianchi e le iridi di ghiaccio si avvicinò a lei e la colpì talmente forte da farla cadere sul marmo freddo. "Perché mi fai questo?" Aveva chiesto una ragazzina dai capelli neri, con una grande voglia rossa a coprirle metà viso, l'unica amica che avesse mai avuto. Si erano conosciute due mesi prima, tra i banchi. Yuriko era stata l'unica ad avvicinarsi a lei, per niente intimorita dalla particolarità del viso e la pelle diafana, ma al contrario ammaliata. Onna no hito non si era mai fidata, quella parte di lei era conscia che la ragazzina dal viso sfigurato l'avesse avvicinata solo perché non voleva rimanere in disparte.
"Perché ho sempre detestato i tuoi boccoli biondi e il tuo faccino da principessa. Ora sarò io quella amata."
Già, Yuriko aveva raccontato solo a lei di Onna no hito e così la bambina con la voglia aveva iniziato a parlare di amici immaginari davanti la classe, per poi screditarla.
Aveva ferito Yuriko. E a Onna no hito ciò non piaceva.
I boccoli biondi, ormai sparpagliati sul volto, nascosero l'espressione distorta che si era fatta spazio sul viso da bambina. Le unghia delle piccole mani affusolate iniziarono a strusciare contro il muro, che si rigò inesorabilmente. Lo stridio divenne un tamburellare di nocche contro la parete. Tic, tac, tic, tac un po' per volta Yuriko si alzò alle spalle di quella che era stata la sua amica. La bambina ignara rideva di Yuriko ma una scossa le percorse tutto il corpo, dalla punta dei piedi fin punta dei capelli, quando due mani si poggiarono sulle sue spalle, poi un dolore acuto, un bruciore e un liquido caldo scendere lungo il collo, infine il dolore pungente e lo sguardo che si offuscava. Il viso sfigurato si tramutò in una smorfia di dolore, poi cadde a terra, morta, rivelando dietro di lei la piccola figura di Yuriko che rideva soddisfatta. La dolce biondina sentiva l'eccitazione montarle dentro, il sapore ferreo del sangue le invadeva la bocca e l'odore penetrava dentro le narici dilatate. "Yuriko, possiamo farlo ancora... se vuoi." E lei non oppose resistenza, si scagliò addosso a una seconda bambina, stava solo giocando infondo.
Il giorno dopo
Il rumore dei tacchi della signora Togashi risuonava per tutti i corridoi dell'ospedale psichiatrico. Accanto a lei suo marito osservava il display del cellulare in continuazione, completamente assorto da i suoi impegni.
"Signora, sua figlia è senza dubbio uno dei casi più speciali che il nostro ospedale ha mai analizzato. La piccola sembra avere un disturbo della personalità."
La signora alzò un sopracciglio.
"Particolare? Ci sono molti casi simili al suo. Datele qualche psicofarmaco e fatela uscire."
"Fatemi finire. Il fatto è che la bambina non sembra presentare i classici sintomi, lei ricorda ciò che fa mentre la sua personalità muta, è lei che prende le decisioni insieme a Onna no hito, come la chiama Yuriko. Oltre a questo sembra che l'altra sua personalità possieda qualità che Yuriko non ha. L'abbiamo sottoposta a vari test, Yuriko possiede un quoziente intellettivo inferiore alla media mentre, quando è Onna no hito a rispondere ai test, il quoziente cresce di due volte sopra la media. Potrebbe essere un modo del cervello di autodifendersi ma è praticamente impossibile. Sembra che le due si completino, Yuriko possiede una personalità quasi elementare, stereotipata oserei dire e Onna no hito, se pur intelligente, anche. Insieme tuttavia formano una personalità complessa... si compensano a vicenda." Disse d'un fiato mentre apriva una porta totalmente bianca al centro di un muro grigio. Non appena la stanza fu aperta e mostrò il suo interno il dottor Dupont, rimase interdetto.
Sul lettino infondo la stanza si trovava la sua paziente più giovane, parlava e scherzava alternando le sue personalità e si mostrava al paziente 139, affetto da bipolarismo e schizofrenia. L'uomo di consuetudine solitario e taciturno giocava con lei e parlava con Onna no hito.
La madre di Yuriko e il padre entrarono nella stanza e presero di peso la bambina. Da quando aveva ucciso nessuno dei due aveva voluto vederla, ma trovarla lì a parlare con un individuo adulto, che l'accarezzava, fece venire a entrambi la pelle d'oca. Ignorarono le grida del medico di non portarla via, che avrebbe ancora ucciso, ma nessuno dei due lo ascoltò... senza mai riuscire tuttavia a scordare i tremendi atti commessi da quella creatura dagli occhi dolci.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro