Capitolo 3
Le ragazze si osservarono con curiosità, Yuriko non fece altro che guardare rapita il volto delle coetanee pensando a quanto fossero belle e mentre la giovane dai capelli neri distolse velocemente le iridi e le piantò sulla villa che si trovava in lontananza, lasciando Yuriko stesa al suolo, Tomomi si affrettò a darle una mano per tirarla su.
"Povera cara, stai bene? Ti sei fatta male?" - Domandò con apprensione mentre tra sé e sé si chiedeva cosa diamine ci facessero altre due ragazze, per giunta carine, lì nei dintorni. Il dubbio che anche loro frequentassero la stessa scuola la fece innervosire. Preda dell'ira lasciò la mano di Yuriko facendo sì che cadesse sbattendo il fondoschiena.
"Ahi!"
"Oh, scusami! Come sono maldestra!"- Disse porgendo nuovamente il suo aiuto. “Devo mantenermi calma, la rabbia non deve vincere. Sono calma, sono calmissima.” Pensava ossessivamente, ma la paura che le sue nuove compagne potessero rubarle la scena le faceva provare una rabbia e una frustrazione indescrivibile.
Yuriko afferrò la mano, questa volta stringendola talmente forte da far sobbalzare Tomomi.
"Ti ho fatto male? Credo non abbastanza da farti pentire si avermi scaraventata al suolo! Ti farò soffrire e ti pentirai di avermi lasciata cadere!" I grandi occhi a mandorla di Yuriko sembrarono uscire fuori dalle orbite e le venature sul bulbo pulsarono di rabbia.
Tomomi, con espressione stranita, indietreggiò bruscamente.
" Oh cielo! mi dispiace, anzi no te lo meriti, sì sì volevo dire sì." Disse ridacchiando e gettando le braccia intorno al suo collo per abbracciarla. La sua espressione ora sembrava così serena e tranquilla. - "Sei così bella e premurosa!" Dichiarò con tono dolce.
Tomomi rimase interdetta, non capì bene a cosa aveva assistito. Quella ragazza aveva un viso così candido e carino... eppure in un momento si era trasformato, sfigurato, sembrava quasi indiavolata. Per trovarsi in quella struttura doveva avere sicuramente qualcosa che non andava, per questo, Tomomi, non diede molto peso all'avvenimento, dipinse sul viso un sorriso di circostanza e ricambiò le effusioni. "Anche tu sei molto bella!"
Gli occhi di Yuriko si riempirono di lacrime, nessuno le diceva mai cose così carine. L'odio l'aveva sempre circondata, le persone per via della sua personalità sdoppiata le stavano lontane, a l'altra lei ciò non dispiaceva, ma Yuriko ne aveva sempre sofferto. Strinse più forte la giovane dai capelli blu, aspirando il dolce profumo dalle note floreali di quest'ultima, aveva trovato la sua amica del cuore e, a l'altra lei, ciò non piaceva.
Sayuri non prestò parecchia attenzione alla discussione, ma ciò che aveva carpito le bastò per farle capire che, le due ragazze, avevano qualcosa che non andava e tutto ciò le provocò una certa euforia che non aveva mai provato. Solitamente odiava le persone e quella era la prima volta che il suo interesse si estendeva verso il prossimo e non su qualche oggetto o libro di magia. Erano come lei, ne era certa e non vedeva l'ora di costruire delle bambole tutte per loro.
Scacciò i pensieri che l'avevano distratta anche troppo e proseguì lungo il viale, lasciando le due giovani alle sue spalle.
Le due ragazze abbracciate si voltarono verso Sayuri.
Tomomi si staccò con uno strattone dalla forte presa di Yuriko e iniziò a camminare lungo il sentiero ciottolato affiancato da fiori, che portava ad un imponente cancello in ferro battuto. La ragazza dai capelli blu osservava disgustata l'ambiente dall'atmosfera antica.
Spostò malamente le edere che scendevano lungo le sbarre di ferro e si precipitò sulla strada verso la villa. "È tutto così antiquato!"- Commentò ad alta voce mentre spostava lo sguardo sull'enorme costruzione. I piani erano complessivamente tre e su ognuno di essi vi era una fila di finestre che si estendeva per tutta la lunghezza del muro in orizzontale. Il portone era anteposto da uno spiazzale circolare, la strada che portava a esso era recintata da una staccionata, che proteggeva un delicato prato da cui scaturiva un intenso odore di erba appena tagliata.
Il trio camminava al centro della strada, Sayuri, nettamente a distanza dalle tre due, fu la prima ad avvertire un dolore crescente sul suo corpo, un punto ben preciso del collo iniziò a bruciare... Sentiva la pelle andare a fuoco come se l'epidermide si andasse sciogliendo sotto il nastro di raso da cui era coperto. Si arrestò di colpo per portare una mano delicata sul punto dolorante quando fu raggiunta da Yuriko. L'espressione afflitta della ragazza dalle codine rosa mutò in una smorfia di dolore, il polso sinistro pulsava sotto il guanto che lo proteggeva e, in fine, il dolore lancinante colpi anche Tomomi che si portò la mano sotto la scapola destra.
Tutte e tre istintivamente guardarono il terreno sotto i loro piedi, tre fuscelli distinti di azalee spuntavano dal terriccio umido. Rimasero perplesse, tutte e tre immobili a massaggiarsi le parti doloranti.
"state bene?" Domandò Yuriko mentre porgeva il suo aiuto a Sayuri che di tutta risposta la ignorò è continuò ad avanzare verso la villa.
Sayuri chiuse gli occhi, aprì i polmoni e aspirò l'odore del legno bagnato dalle goccioline che scendevano dal cielo. Era estasiata da quel luogo e, con la grande valigia sempre chiusa nella mano destra, raggiunse a grandi falcate il portone d'ingresso da cui era facile vedere un portale torii dipinto di rosso che lasciava accedere al bosco che circondava l'edificio. Il portale, composto da due colonne portanti e una trave verticale, conduceva a un vecchio santuario posto su una collina solcata da cento e oltre gradini. Era prevedibile che vicino il riformatorio vi fosse un luogo di culto e Sayuri ne fu interessata, le religioni avevano un fasciano particolare su di lei. Così rimase a osservare davanti il portone d'ingresso d riformatorio, mentre udiva il vento scuotere i fogli rettangolari che fungevano da talismani, attaccati alle lanterne rosse laterali al portone.
Yuriko camminava con un'andatura lenta, timorosa di ciò che poteva celare quel luogo dall'aura mistica. Tremava per il freddo e l'unica cosa che la tranquillizzava erano le orchidee bianche che abitavano il prato e lo stagno in cui l'acqua scorreva placida navigata dalle ninfee. Lanciò uno sguardo fugace alla scuola, ma la sagoma imponente dea struttura a tre piani su cui vi erano file orizzontali di finestre, la spaventava. Una meta di sé stessa era tuttavia in contemplazione, si sentiva avvolta da una calma surreale... Quasi familiare.
La fioca luce emanata dalle lanterne gettava sul basamento in legno ombre distorte, Tomomi era spazientita e mentre convulsamente sbatteva un piedino sul pavimento, il ticchettio dei sui tacchetti le risuonava nelle orecchie irritandola ancora di più. Dopo scarsi tentativi di calmarsi si gettò sul portone, iniziando a battere i pugni con vigore.
"C'è qualcuno? Insomma, venite ad aprirci, accidenti!"- Tirò un calcio, talmente forte che ebbe il terrore di aver sfondato il legno. "Ops."
"Sei molto forte, complimenti!" Le disse con occhi sognanti Yuriko mentre applaudiva.
Tomomi si spostò un ciuffo di capelli dal viso, dandosi arie da prima donna.
"In effetti sono forte, ma sono anche delicata e femminile."
D'un tratto la porta si aprì, davanti i loro occhi si parò l'immagine di un grande atrio rettangolare circondato da un colonnato. Dietro le imponenti colonne vi erano delle porte a poca distanza l'una dall'altra, le classi, e centinaia di ragazzi si muovevano avanti e in dietro in modo indaffarato. In fondo, una grande scalinata era la regina della scena, il passamano in legno dalla foggia centenaria contrastava con il candore delle pareti bianche. In cima alla scala si trova una finestra di tre metri, la luce penetrava con violenza dal vetro immacolato, davanti a essa, in un quadrato di poche mattonelle, affiancato sia a destra che a sinistra da due scale che portavano al secondo di piano, sostava una ragazza dai capelli neri che con i suoi occhi piccoli e sensuali guardava maliziosamente le nuove arrivate.
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