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Capitolo 13 - sguardi

Seppure settembre sia già inoltrato, si sente ancora il profumo dell'estate, dei fori e il caldo che ci accompagna in queste bellissime giornate.

Ogni giorno mi sveglio con i raggi del sole che attraversano la finestra della mia camera colpendomi in pieno viso, la scuola è iniziata ancora da pochissimo, fortunatamente non mi pesano ancora le giornate scolastiche.

Oggi a scuola la professoressa ci ha organizzati in gruppi di quattro o cinque persone per fare cartelloni che riguardano argomenti di scienze e cose varie, non prestavo molta attenzione a ciò che diceva, dato che le ore scolastiche sono sempre caratterizzate da Mirco e il cugino che si divertono a fare gli stupidi da dietro la finestra.

Che dire? Ne sono contenta, inutile negarlo, mi è mancato veramente moltissimo tutto questo in quei tre mesi di prigionia.

Entro in classe con il cartellone quasi più grande di me, appena mi vedono i miei compagni di progetto si avvicinano a me, uniamo i banchi per stendere bene il cartellone e iniziamo a organizzare il lavoro e sistemare il materiale delle ricerche, il tutto sotto la supervisione dell'insegnante, che girava per tutta l'aula controllando i vari lavori dei gruppi.

Puntualmente, si sente Mirco e il cugino arrivare alla finestra, iniziano a scocciare come al solito, io ogni tanto cerco di sbirciare con lo sguardo, poi ad un tratto i miei compagni di un'altro gruppo mi coprono la visuale, perdendolo di vista. Dannazione non riesco a vederlo.

Ad un certo punto, sento che dice alle altre di spostarsi, sento la voce di una mia compagna che attira la mia attenzione.

«Chi vuoi inquadrare? Lei?»

Mi giro per curiosità, e vedo lei che mi indica e lui che continua a dirle di spostarsi, noto che ha in mano una telecamera e che sta riprendendo, a me... sta riprendendo a me e vuole che le altre mie compagne si spostino. Sono incredula, non ci credo.

All'uscita di scuola, mi accordo con Bea per incontrarci questo pomeriggio, la saluto e ci dividiamo, lei va dal fratello, mentre io mi incammino verso casa.

Dopo aver pranzato, come al solito, faccio addormentare affianco a me Sara, poi mi alzò lentamente dal letto, mi sistemo in bagno e quando è ora, esco fuori di casa per aspettare Bea. Sono un po' agitata, in realtà, perché so che la accompagna Mirco, e quando si tratta di lui tutto va in subbuglio dentro me. Però, una cosa di cui vado fiera è che, nonostante io dentro stia provando una marea di emozioni, riesco a controllarle e a fare in modo di non farle trasparire; o almeno così è sempre stato.

Non appena sento il motore del suo vespino, balzo come una molla, mi sistemo la giacca e cerco di fare l'indifferente, quando incrocio i suoi bei occhioni neri. Vedo Bea scendere dal motorino e salutare con un gesto di mano il fratello, che dieci secondi dopo sparisce dietro l'angolo.

Bea mi viene incontro con il suo solito sorriso stampato in faccia «ciao Juli» le sorrido ricambiando il saluto, «che ne dici se ci facciamo una passeggiata per ora?» Bea mentre mi porge la domanda, cerca di raccogliere i lunghi capelli in una coda di cavallo.

«Bea ma, toglimi una curiosità...» inclino la testa iniziando a farle una domanda che mi balena in testa da un sacco di tempo, lei mi fissa incuriosita «dimmi» continua ad osservarmi aspettando, mentre io noto la fatica che fa nel raccogliersi i capelli.

«Come mai non ti tagli i capelli? Sono bellissimi ma anche molto lunghi e soprattutto...»

Lei fa una risatina «sì è vero, però sai a Mirco piacciono molto i miei capelli, mi ha praticamente chiesto di non tagliarli perché dice che mi stanno molto bene» arrossisce, il legame che la unisce con il fratello è evidente, trasparisce dalla sua voce ogni qualvolta parla di lui.

«Cavolo che carina la tua giacca» cambia completamente argomento, notando la giacca che porto addosso «grazie, l'ho comprata da poco in realtà... se vuoi te la presto» le sorrido cordialmente «ma no, non vorrei mai...» prima che lei finisce la frase, inizio a sfilarmela e a porgergliela «tieni, me l riporti questi giorni non c'è problema» Bea l'afferra timidamente «grazie ma non dovevi» mi sorride abbassando lo sguardo.

Passiamo un pomeriggio in compagnia di chiacchiere e sciocchezze varie, fino a quando non è arrivata l'ora di rientrare per entrambe. Mi accompagna a casa e, come di consueto, aspetta il fratello che la venga a prendere.

Una volta che Bea è andata via, rientro in casa per cenare e finalmente coricarmi.

La mattina arrivo a scuola leggermente assonnata, quando sto per attraversare il cancello mi sento chiamare da dietro, mi volto e vedo Bea, entriamo a scuola insieme quando però noto che inizia a ridacchiare tra se e se si volta verso me e con ancora un sorriso furbo mi dice «devo dirti una cosa»

Perché ho l'impressione che si tratti del fratello?

Mi volto verso lei con un'aria tranquilla, mentre nel mio stomaco sento già le farfalle «Mirco ha preso la tua giacca ieri, se la stava misurando e ha iniziato a ridere»

Beh è l'unica cosa che sa fare quando c'è qualcosa che riguarda me.

Mi acciglio inclinando la testa da un lato con fare curioso «perché?» lei si gira verso di me e con semplicità mi dice «non lo so» alzando le spalle.

Proseguiamo verso l'entrata e prima di entrare mi parla nuovamente «comunque, oggi a che ora a casa di tua zia?» continua «alla stessa ora, per te va bene?» propongo «sì certo! Mi accompagna Mirco in motorino» come sempre, non che la cosa mi dispiaccia comunque. Annuisco con fare indifferente mentre mettiamo piede dentro la classe.

                                      ——-

Sono seduta nel gradino di casa di mia zia, mentre aspetto che Bea arrivi, quando la vedo scendere dal motorino noto che Mirco le afferra un braccio, le sussurra qualcosa all'orecchio e lei, con tutta risposta, alza gli occhi al cielo, lo saluta e si incammina verso me. Lui ci osserva per un paio di secondi, poi mette in moto il vespino e parte.

«Mirco mi ha raccomandato per l'ennesima volta che mi fa uscire con te se non ci fermiamo a parlare con i ragazzi, e mi ha anche detto di riferirti di salutarlo quando lo vedi in strada»

La guardo e resto zitta, cambio argomento e ci iniziamo a incamminare, lei nota questo mio cambio di umore ma non proferisce parola, continua a camminare e a fare finta di nulla. La ringrazio mentalmente per questo. Molte volte non si è capaci di esporre agli altri ciò che ci prende, proprio perchè non lo si riesce a spiegare neanche a noi stessi.

Non la rispondo perchè so già che non farò ciò che mi ha chiesto, non mi fido di lui, ho questa perenne sensazione che non mi abbandona; sono anche altrettanto consapevole del fatto che non riuscirò neanche a salutarlo, ogni volta che lo vedo non riesco a guardarlo negli occhi per più di un paio di secondi, figuriamoci rivolgergli la parola.

Riesco a parlargli solo quando mi fa incazzare e devo rispondere ai suoi insulti o alle sue battutine.

Ci sono momenti in cui si sentono delle sensazioni che non ci permettono di fare ciò che in realtà vorremmo con tutto il cuore, ma è più forte di noi, certe cose non si possono comandare, seppur volendo.

Cerco di dissipare il silenzio imbarazzante che si è creato tra noi, prendendo un argomento a caso, seppur banale «ieri mi sono scaricata alcune canzoni di Eros Ramazzotti, a te piace?» io e la fantasia una cosa sola proprio.

Lei mi osserva, rispondendomi subito «sì, mi piace molto, però non mi sono ancora scaricata nulla» ammette, sfilo il cd dal mio zaino porgendoglielo «tieni, io ne ho molte, se vuoi te la posso prestare, poi come ti sei scaricata le canzoni me la ridai» lei osserva quel cd che ho tra le mani, poi alza la testa sorridendo e prendendolo «grazie mille»

Mentre passiamo il pomeriggio tra chiacchiere generali, io penso alla motivazione del mio gesto: ho dato quel cd a Bea perché in cuor mio spero ancora di avere un qualcosa che mi faccia capire che Mirco mi cerca, perché ciò che sento e ciò che ho notato non può essere falso, non posso essermi illusa dal niente.

Rientro a casa pensando al cd, nella custodia avevo fatto un bacio con il rossetto, spruzzato il mio profumo e ho anche scritto la sua iniziale. Mi addormento, sperando che lui ascolti le canzoni scaricate e che si renda conto che quelle parole sono le stesse che io non riuscirei mai a dirgli.

Il giorno dopo usciamo io, Sonia, Gloria e Francesca, decidiamo di fermarci in un bar e iniziamo a parlottare, fino a quando non si arriva ad affrontare l'argomento da me tanto temuto: Mirco.

«Allora, come va con lui?» Sonia accenna un sorriso sghembo, per poi fare un paio di sorsi dalla sua coca cola «diciamo che va» alzo le spalle rispondendo a sufficienza, il fatto che anche lei provi un certo interesse nei suoi confronti continua a non andarmi giù, ogni volta che parla di lui mi innervosisco, e seppure cerco di non farlo notare, il mio tono di voce e la mia faccia contrariata hanno sempre la meglio.

Lei abbassa lo sguardo e chiude così l'argomento, fino a quando non prende parola Gloria «secondo me ti vuole, hai mai visto come ti guarda?» domanda, sicuramente sorpresa che io non me sia mai resa conto.

«In realtà no, sono sempre concentrata a non far vedere come lo guardo io» arrossisco leggermente, sentendomi un po' in imbarazzo e alzando le spalle «prova a farci caso, fidati» la guardo e annuisco chiudendo così l'argomento.

Rientro a casa visibilmente stanca, e appena mi butto nel letto, cado tra le braccia di Morfeo, che finalmente mi fanno dormire bene dopo un paio di notti insonni.

La mattina mi alzo e mi preparo per vedere Beatrice, una volta finito controllo l'orario ed esco fuori dal cancello per aspettare che arrivi.

La vedo arrivare e scendere dal motorino, salutare il fratello e dirigersi verso me. Mentre ci incamminiamo verso il bar per fare colazione, prende la parola «ieri stavo ascoltando il tuo cd, quando è entrato Mirco in camera e me l'ha preso»

Mi batto un cinque da sola mentalmente ballando la macarena.

«In che senso?» attorciglio le sopracciglia facendo la finta tonta, mentre appoggio la tazza del cappuccino nel tavolino.

«Mi ha chiesto chi me l'avesse lasciato, quando gli ho fatto il tuo nome si è messo a ridere, si è avvicinato allo stereo e me l'ha preso»

Ogni volta si mette a ridere, non sapevo di essere un pagliaccio, quando mi ha davanti mi fa solo una risata nervosa.

«Gli ho detto di non fare lo scemo e di darmelo che avrei dovuto restituirlo, ma lui mi ha detto di riferirti che ora non te lo rende più»

Adesso il belloccio si impossessa anche delle mie cose!

«Come non vuole rendermelo? Digli di riportarmelo! se vuole gliene presto un'altro, ma quel cd no» odio quando fa il prepotente.

«Sì, ti prego scusami, ma lo sai purtroppo com'è fatto, comunque tranquilla glielo dico e te lo faccio riportare» Bea sembra davvero dispiaciuta, ma non deve, d'altronde è il fratello a fare lo stronzo, mica lei «tranquilla, non ce l'ho con te ma con lui, è il solito prepotente!» ammetto, lei abbassa le spalle ridacchiando, ormai consapevole di come sia fatto.

Non le ho mai voluto confessare che mi piace il fratello, e non credo che glielo dirò. Ho notato che si vogliono molto bene e che è molto geloso della sorella, magari si dicono tutto e non voglio che lui abbia la certezza che a me piace, preferisco sempre rimanere nel vago e non dargli la soddisfazione di essere l'ennesima ragazza che lo vuole. L'ha sempre saputo dagli altri, si, ma non avrà mai la mia conferma.

La settimana riprende con la solita monotonia di sempre, per un paio di giorni non si fa più sentire, con Bea ci vediamo sempre abbastanza frequentemente, e oggi abbiamo deciso di uscire anche con Gloria e Franci.

Come sempre, aspetto Bea al cancello di casa mia, per poi andare in piazza, dove ci aspettano le altre.

«Cavolo! Mi ero dimenticata di ridarti il cd, scusami, alla fine ha ceduto e me l'ha restituito» gli conviene.

Mi porge il cd e io lo prendo interessata e incredula, ciò che mi balza subito all'occhio è che nella copertina non c'è più il segno del mio bacio con il rossetto, la annuso non sentendo più il mio profumo, sostituito da quello del dopobarba. Lo metto in borsa non pronunciando una parola, mentre noto Gloria e Francesca che mi scrutano curiose.

«Ragazze io ora devo rientrare, ho avuto un contrattempo con mamma» Bea si alza dalla panchina e subito Francesca si volta verso di lei «va bene, ti accompagniamo» secondo me non vedeva l'ora per sapere.

Una volta arrivate a casa sua, la salutiamo e ci giriamo per andare verso la piazza, quando Franci prende la parola, guardandomi incuriosita e impaziente.

«Forza, sputa il rospo! L'abbiamo visto che quando ti ha consegnato il cd avevi una faccia strana» incrocia le braccia al petto, non le sfugge mai nulla.

«Ragazze, nella custodia di questo cd c'era il mio bacio con il rossetto e il mio profumo, ora guardate» sfilo il cd dalla mia borsa ancora incredula e lo porgo a Francesca, appena lo prende sgrana gli occhi e con un sorriso lo annusa, Gloria, invece, ridacchia e ammicca verso di me.

«Immagina un po' cosa ha fatto con la custodia.. ora capiamo perché non voleva restituirlo» mi da il cd in mano mentre la guardo di sbieco con un sorriso da ebete in faccia.

Chissà come si evolverà la situazione tra noi due, se riusciremo davvero a dirci una buona volta che ci piacciamo entrambi, chissà. Certe volte vorrei andare avanti con il tempo per sapere come finirà.

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