Capitolo 9
Mi svegliai accarezzata dalla luce del sole.
Fu un risveglio molto sereno, ero cullata dal suono delle onde.
Io e Cameron eravamo rimasti a dormire nella villa del suo amico.
Dopo aver cenato ieri, avevamo parlato del più a del meno con Tom, Teresa e il giardiniere Larry fino a tardi.
Poi, troppo stanchi per tornare a casa, ci sistemammo in due stanze al piano superiore.
Mi alzai dal letto e mi diressi alla porta finestra rimasta aperta ieri sera che dava sulla spiaggia.
Era una vista a dir poco meravigliosa.
Dopo avrei chiesto a Cam di andarci.
Uscì dalla stanza e mi diressi al piano inferiore, in cucina.
In un primo momento avevo intenzione di andare nella Camera di Cam per vedere se era sveglio, ma poi pensai che sarebbe stata una mossa un po indiscreta.
Arrivai in cucina.
Non c'era nessuno.
Allora pensai di preparare la colazione.
Almeno per una volta Teresa se la sarebbe goduta per bene.
Crepês alla nutella per tutti!
Ero già arrivata a buon punto con la colazione, quando sentì un tonfo provenire da destra.
Mi girai spaventata e scoprì che si trattava solo di Cameron.
"Buongiorno" sorrisi.
"Giorno" ricambiò strofinandosi il viso con una mano.
Appena mi accorsi del suo petto nudo, rimasi li impalata.
Aveva un fisico...woooooow.
Non so se ho reso l'idea.
Poi con quella sua aria da bad boy appoggiato alla porta, avrei finito per avere gli spasmi solo guardandolo.
Il che era davvero grave, era molto grave.
"Si, okay. Ma non mi sciupare per favore." Mi risvegliò dai miei pensieri.
Aveva sul viso quel suo solito ghigno da montato.
Distolsi immediatamente lo sguardo, girandomi verso i fornelli per non fargli notare che le mie guancie stavano andando a fuoco.
"Che idiota.." sussurrai.
Lui sentendo, suppongo, quello che avevo detto si era messo a ridere.
Quella sua risata, Dio e tutti i santi.
"Buongiorno ragazzi!" Ci salutarono Tom e Teresa entrando in cucina.
Io e Cam ricambiammo all'unisono.
"Oh tesoro, hai preparato tu la colazione?" Mi chiese Teresa con un sorriso dolce.
"Si, ho pensato che per una volta te la saresti goduta di più se non fossi stata tu a cucinare." Risposi.
"Beh allora dai, mangiamo!" Disse Tom.
Chiamammo Larry, e poi consumammo la colazione.
Tutti si complimentarono con me e io ricambiai con un sorriso riconoscente.
Mi piaceva cucinare, e mi faceva piacere che gli altri apprezzassero la mia cucina.
Dopo io e Cam eravamo al piano superiore per darci una rinfrescata e sistemarci.
Avevo intenzione di chiedere a Cam se mi avrebbe portato in spiaggia.
Appena fui pronta mi diressi nella sua stanza, appunto per chiederglielo.
La porta della sua Camera era un po aperta, lo sentì parlare al telefono, decisi di non entrare.
Ma la curiosità di ascoltare era troppa, così mi avvicinai di più per origliare.
"No, Molly."
"Ti ho detto che sono occupato."
"Si, sono con lei. Problemi?"
"Sai benissimo che non mi interessano quelle come lei."
"Ahahahah si come no, io un pappamolle. Al massimo gli do una bottarella e via alla verginella."
"Va bene, allora per farmi perdonare ci vediamo sta sera."
Poi chiuse la chiamata sbuffando.
'Quelle come lei.' 'Una bottarella e via alla verginella.' 'Ci vediamo sta sera.'
Mi sentivo ferita, stavano sicuramente parlando di me.
Non gli interessavo completamente, l'avevo appena sentito con le mie orecchie.
A modo suo sarebbe riuscito anche solo a sfiorarla la "verginella".
Meglio vergine che troia da due soldi.
Quella sera sarebbe andato a trovare la sua squillo.
Ma perché mi dava fastidio? Neanche a me interessava lui.
Era un puttaniere, e noi eravamo solo amici..niente di più, anzi forse neanche quello.
Decisi di tornarmene in camera.
"Carly?" Mi chiamò lui prima che facessi un passo.
"Si?" Mi girai.
"Vuoi andare in spiaggia?"
Ci sarei venuta volentieri, se solo non fossi così stronzo e puttaniere.
"No, voglio tornare a casa." Dissi fredda scendendo la scale.
Non so perché facevo così.
Avevo detto a me stessa che non mi importava, ma adesso volevo solo tornare a casa mia.
Salutai tutti e poi mi diressi all'auto di Cameron aspettando che scendesse anche lui.
Mentre attendevo sentì il cellulare suonare.
Era Jess.
"Hey Jess dimmi."
"Amoreeeee!" Gridò.
"Mio dio Jeess! Il timpano destro mi serve ancora." Risi.
"Sono sotto casa tua, scendi immediatamente. Dobbiamo fare una cosa. Scendi, muoviti."
"Jess non sono a casa.." le dissi.
"Come? E dove sei?" Chiese.
"Sono fuori un po fuori New York con Cameron, adesso torniamo..credo ci vorrà un'oretta."Risposi.
La sentì gridare così forte che dovetti spostare il telefono per non rompermi il timpano.
"Jess!" Gridai a mia volta.
"Scusa, scusa.." disse ridendo.
"Hai passato la notte fuori New York con Cameron e non mi dici niente?" Continuò arrabbiata ed euforica allo stesso tempo.
"Si Jess, non è stato niente di che.
Sai che non c'èniente tra di noi, perché avrei dovuto dirtelo?" Mentre rispondevo così a Jess, uscì di casa Cameron e aprì l'auto.
"Se, come no. Dopo mi racconti tutto." Affermò Jess.
"Okay." Dissi sbuffando.
"Ora attacco, a dopo." Continuai sedendomi e allacciando la cintura di sicurezza.
"Chi era?" Chiese Cam.
"Non ti riguarda." Risposi fredda.
"Ma mi spieghi che hai?!" Chiese
nervoso.
"Ma mi spieghi perché non partì con sta benedetta macchina?!" Urlai.
"Che cazzo ti urli?! Hai il ciclo?!" Gridò a sua volta lui.
Non sapevo perché avevo gridato, ero arrabbiata..mi era venuto spontaneo.
A vederlo così incazzato mi venne da ridere.
Iniziai ridere come una sclerata, sotto il suo sguardo omicida e divertito allo stesso tempo..fino a quando non iniziò a ridere anche lui.
"Tu stai male." Disse lui continuando a ridere.
"Beh, tu non sei da meno."
"Mi spieghi adesso che ti prende?" Chiese.
All'improvviso mi tornò in mente il motivo per cui ero incazzata con lui.
Non risposi, mi girai dall'altra parte cessando la mia risata.
"Hey.." disse tornando serio mettendo una mano sulla mia coscia.
La scanzai subito e sussurrai un "Non toccarmi."
"Secondo me tu sei bipolare. Che cazzo ti prende Santo Dio?!" Chiese ancora più nervoso di prima.
"Scusa, sono una "verginella", i play boy come te non possono parlare con le vergini, non possono abbarsi a questo livello." Risposi acida, mimando le virgolette alla parola "verginella".
Lui iniziò a ridere.
"Cosa posso fare io se sei Vergine? È la verità. Per aiutarti posso solo scoparti."
Che stronzo.
Adesso gliela facevo vedere io.
Un'idea assurda mi balenò in testa.
Avrei chiamato Austin fingendo che fosse il mio ragazzo.
Gli mandai un messaggio per avvertirlo del mio piano, lui lo lesse subito e accettò.
Ahh quanto valgono i migliori amici.
Nel frattempo Cam guardava la strada senza degnarmi di uno sguardo, come se non esistessi.
Meglio, mi rendeva la cosa facile.
Arrivò la chiamata di Austin e risposi.
"Hey amore!" Dissi gioiosamente.
"Si, sono libera sta sera." Dissi sensualmente, per far intendere cosa sarebbe successo la sera.
Che poi non sarebbe successo niente, ma dettagli.
"Okay, a dopo, ti amo." Dissi e chiusi la chiamata.
Lui si pietrificò al sentire la mia discussione al telefono e subito dopo svoltò per tornare indietro.
"Che fai?" Chiesi.
Lui non rispose.
Stava aumentando di velocità.
"Cameron fermati." Dissi.
Non mi stava completamente ascoltando, andava sempre più veloce.
"Gira, voglio tornare casa." Dissi ancora.
Non rispondeva, notai solo che aveva le mani bianche da quanto forte stringeva il volante.
Era arrabbiato.
Perché? Lui arrabbiato.
Qui dovevo essere io l'arrabbiata, non di certo lui.
Adesso andava proprio ad una velocità smisurata, le macchine ci suonavno dietro e i guidatori gridavano cose sul fatto che fossimo pazzi.
"CAMERON, FERMATI. RIPORTAMI A CASA!" Urlai ormai piangendo.
Ero terrorizzata, se continuava così saremmo finiti all'ospedale.
Si fermò di colpo, frenando così forte da procurare un rumore stridulo con le ruote della macchina, poi accostò.
"Scusa.." disse girandosi verso me.
"Non volevo farti spaventare."
Io ero come bloccata, mi ero letteralmente cagata addosso, così tanto da tremare.
Non l'avevo mai visto così fuori di sé.
Cameron si slacciò la cintura, e si protese verso me.
Slacciò anche la mia cintura per poi prendermi e trasferirmi sulle sue gambre, fra lui e il volante.
Io rimasi immobile, ancora scioccata per tutta la situazione.
Probabilmente stavo ancora tremando perché Cameron mi sussurrò all'orecchio "Shh,sta tranquilla."..mentre mi cullava dolcemente.
Mi abbandonai completamente fra le sue braccia, non ce la facevo davvero più.
Questi giorni mi avevano sfinita, la mia vita feceva sempre più pena.
Cameron poteva essere anche stronzo e puttaniere, ma sapeva essere molto confortevole e dolce.
Ed io, riuscivo a trovare un po di pace solo tra le sue braccia.
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