Capitolo 8
Era ormai una buona mezz'ora che stavamo in auto.
"Dove stiamo andando? Perché ci vuole così tanto?" Chiesi per la terza volta da quando eravamo partiti.
"Stiamo per arrivare, non ti fidi di me?" Rispose Cam, distogliendo un'attimo gli occhi dalla strada per guardarmi.
"Mica tanto, sei sparito per una settimana o più, senza dir niente..mangiato dalla terra. Ti senti affidabile?" Brontolai.
Cameron non rispose, fece soltanto sparire il sorrisetto, stupendo, che aveva sul viso..diventando serio.
Sbuffai spazzientita appoggiando la testa al finestrino.
Come pensavo, non ebbi alcun chiarimento o alcuna scusa.
Avrei tanto voluto sapere cosa aveva fatto un'intera settimana, e il perché della sua improvvisa sparizione.
"Non me ne sono mai andato, sono solo stato bravo a nascondermi."
Disse all'improvviso, come se mi avesse letto nel pensiero, ancora una volta.
"Ma Perché? Non riesco a capirne il motivo." Dissi girandomi di scatto.
"Che senso ha avuto stare con me e preoccuparsi tanto per me, se poi la mattina dopo mi hai praticamente detto di andarmene come se nulla fosse?! E per giunta sei scomparso."
Davvero non capivo.
Si che ormai niente aveva più senso nella mia vita, ma questo era il colmo..e la mia pazienza stava andando a scemare.
E anche la sua, lo potevo notare da come si agitava sul sedile e da come stringeva il manubrio.
"Senti non lo so, okay? Ringrazia solo il Signore perché spunto sempre a salvarti il culo." Sbottò, facendomi rimanere di stucco.
"Non sei obbligato, sai Superman?Nessuno ti ha chiesto niente! Me la cavo benissimo anche da sola." Risposi irritata, incrociando le braccia al petto.
"Si, certo. Ti cacci sempre nei guai e per giunta tuo fratello partecipa alle risse e poi scompare..magari è pure un'alcolista o un drogato. Oh si, te la cavi mooolto bene da sola."
"Scusa?"
Okay, Carly, colpita e affondata.
La cosa che, in quel momento, mi faceva infuriare di più, era che ci aveva azzeccato in tutto.
Ma a parte questo, davvero molto carino da parte sua sbattermi in faccia i miei problemi, come se non ci stessi faccia a faccia già da tempo, ormai.
E meno male che lui era Cameron, lui era dolce e carino, lui mi salvava...con i nervi che avevo, per me era semplicemente coglione.
Certo, perché la verità fa male.
E il fatto di non saper controbattere, ancora di più.
"Ferma la macchina." Dissi seria.
"Si, certo." Rispose sfottendo la mia richiesta.
"Ti ho detto fermala. Adesso." Ripetei girandomi verso lui.
Ero traboccante di rabbia, e lui se ne accorse..quindi accostò.
"Ecco, contenta? Cosa c'è?!" Chiese
evidentemente non capendo le mie intenzioni.
Scesi dalla macchina come una furia sbattendo lo sportello, poiché sapevo che questo faceva infuriare i ragazzi, e iniziai a camminare dritta, senza una meta ben precisa.
Sentì sbattere la portiera della macchina nuovamente, segno che anche lui era sceso, ma continuai a camminare senza fermarmi.
"Carly!" Mi chiamò Cameron.
"Dai su, fermati!"
Continuai a ignorarlo fino a quando non mi raggiunse e mi si posizionò d'avanti.
"Cosa vuoi?!" Sbottai.
"Senti, scusami..non volevo offenderti. Non so nemmeno come ci siamo finiti a litigare." Disse.
Ecco, adesso qualcuno mi dica come si fa a rimanere arrabbiati con uno dei ragazzi più belli di tutta la città.
Quei maledetti occhi nutella, mi fissavano sinceramente pentiti..tutta la mia rabbia stava andando a farsi fottere.
"Scusami.." Ripetè abbracciandomi, e io glielo permisi.
Mentre mettevo la testa nell'incavo de suo collo, sbuffai, non reggendo più le vicende degli ultimi giorni.
"Non voglio litigare con te." Sussurrai.
"Lo so, neanche io piccola." Rispose.
Mi aveva chiamata piccola, ancora, al che mi strinsi di più a lui che non accennò a sciogliere quel meraviglioso abbraccio.
Sisi, ero la stessa persona che poco prima aveva voglia di picchiarlo e mandarlo a fare in culo..il fatto è che non gli resistesvo, era come se il mio corpo fosse abituato al suo, come se la mia mente ripetesse in loop il suo nome e come se il mio cuore sapesse esattamente quando lui stava per arrivare.
Anche se la parte razionale di me si ripeteva di non fidarsi di lui, era inevitabile per me..perché con lui mi sentivo al sicuro.
"Su dai, torniamo in macchina o arriveremo tardi a destinazione.." Disse sorridendo.
"E ovviamente non hai minimamente intenzione di dirmi dove andiamo.." Sospirai.
Entrammo in auto ma Cameron non partì..ma invece si girò verso me e mi guardò intensamente.
"Cosa?" Chiesi sorridendo.
Senza dire niente tornò a guardare avanti e partì.
"Niente.." sussurrò.
Dopo poco Cameron fermò finalmente la macchina, segno che eravamo arrivati.
Per tutto il restante traggitto, dopo esser saliti nuovamente in macchina, aveva tenuto la mano sulla mia gamba.
All'inizio era stato un po titubante, ma vedendo che non mi ero opposta alla sua mossa, lasciò la sua mano li.
Ammetto di aver iniziato a pregare affinché il viaggio in auto non finisse più..il silenzio che si era creato tra di noi non era affatto imbarazzante, anzi mi aiutò a rilassarmi e a schiarirmi la mente.
"Ecco, siamo arrivati.." Disse poi, tirando il freno a mano.
Avevamo sorpassato una stradina strettissima e adesso eravamo di fronte a quella che sembrava una villa.
Una grande villa.
"Dove siamo? È casa tua questa?" Domandai indicando l'enorme edificio.
"Si..beh,no. Casa mia vera è propria è in California, solo che i miei si sono trasferiti qui a New York. "
"Allora a chi appartiene la villa?" Domandai.
"Appartiene ai genitori del mio migliore amico. Passiamo qui le vacanze insieme ad altri nostri amici, ma praticamente è a disposizione nostra perché i suoi genitori non ci sono mai per questioni lavorative." Rispose sorridendomi.
"Su, andiamo." Aggiunse.
Non dissi nulla, mi limitai a sorridere.
Cam suonò al campanello e ad aprirci fu una specie di maggiordomo.
"Cameron! Ragazzo mio, ben tornato!"
Disse quest'ultimo.
"Tom!" Ricambiò l'abbraccio.
"Chi è questa bella signorina?" Domandò l'uomo indicandomi.
Già, bravo Tom.
Anche io avrei tanto voluto sapere cos'ero per lui.
E sinceramente, anche sapere cos'era lui per me, poiché non sapevo ancora come definirci.
"Oh..lei è.." esitò un'attimo e poi rispose "Lei è un'amica."
Ah, una sua amica.
Beh era vero, cosa mi aspettavo?
Non stavamo mica insieme.
Non staremo mai insieme.
Lui gioca con le ragazze,non fa per me. Pensai.
Si, cerca di auto convincerti.
"Allora Cameron, come sai non c'è nessuno qui. Suppongo vuoi far vedere alla signorina la spiaggia. Comunque io devo andare adesso, a dopo ragazzi." Sorrise e si allontanò.
Simpatico Tom.
"Piccola, adesso ti faccio vedere un po la casa e poi andiamo fuori." disse Cam.
Io non risposi, annuì sorridendo, nuovamente scossa per quel nomignolo, al quale mi stavo abituando troppo velocemente.
Avevamo appena finito di visitare tutta la casa ed eravamo nel terrazzino di quella una davvero enorme.
C'erano 2 cucine, 2 sale da pranzo, un salotto a dir poco enorme, circa 6 camere da letto, almeno 5 bagni e un giardino con una piscinina a forma di chitarra.
Prima Tom aveva accennato al fatto che ci fosse una spiaggia ed effettivamente era un po un controsenso avere un giardino con la piscina se era una villa sulla spiaggia, ma dettagli..era meravigliosa comunque.
Solo la mia casa dei sogni, insomma.
"Ti piace?" Chiese Cam appoggiandosi alla ringhiera.
"Si, è davvero una casa magnifica!"
Lui rise a senza dire niente, per poi girarsi dall'altra parte.
Mi avvicinai a lui e rimanemmo entrambi in silenzio.
"Ehm, disturbo?" Chiese una voce dietro me.
Al sentire quella voce Cam sorrise girandosi.
"Teresa!" Gridò andandogli incontro.
"Cameron! Ragazzo mio!" Rispose la donna abbracciandolo.
Era un'anziana signora un po paffutella, mi faceva simpatia.
"Allora, non mi presenti la tua ragazza?" Chiese con un sorriso furbo.
A quella domanda arrossì imbarazzata e anche Cameron sembrava a disagio.
"Oh no, non è la mia ragazza. Comunque si chiama Carly!"
"Ah, scusatemi, sembravate una coppia. E poi non hai mai portato una ragazza qui. Pensavo fosse qualcosa di serio. Ma comunque..piacere Carly, io sono Teresa, la cuoca della casa." Disse dolcemente.
Non ha mai portato una ragazza qui?
Perché mai ha portato me?
Mi chiesi interiormente.
"Salve, molto piacere." Risposi sorridendo e stringendole la mano.
"Bene ragazzi, rimanete qui a cena, vero?"
"Con molto piacere." Rispose Cameron.
"Bene allora scendiamo!" Disse Teresa.
A quel punto scendemmo tutti e tre al piano inferiore.
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