Capitolo 19
Entrai aprendo piano la porta, trovando Cameron seduto sul letto, di spalle.
Credo fissasse fuori dalla finestra.
Aveva le mani poggiate sul letto, lungo i fianchi.
Si poteva benissimo notare che le nocche erano tutte insanguinate.
Con cautela chiusi la porta alle mie spalle.
Guardandomi attorno notai che il letto era completamente sfatto, l'armadio aveva un buco su l'anta destra, e lo specchio era in frantumi a terra.
Rimasi ferma immobile dietro di lui e non dissi una parola per paura di sbagliare o creare ulteriori casini.
Lui sembrava non aver fatto caso alla mia presenza.
"Hai paura?" Disse all'improvviso facendomi sussultare per la sorpresa.
"Cosa?" Dissi spaesata.
"Hai p-aura di me?" Chiese.
Mi avvicinai al letto e mi inginocchiai di fronte a lui.
"Ma che stai dicendo, Cameron?" Risposi con un'altra domanda.
Alzò la testa.
Stava piangendo.
"Tu Carly, hai paura di me?" Chiese nuovamente.
Mi alzai guardandolo negli occhi.
"No, Cam, non ho paura di te." Risposi.
"Allora, perché ti sei allontanata prima?"
"Sono stata una stupida, so che non mi avresti fatto mai del male.
E te lo ripeto, non ho paura di te, ho paura per te Cameron, che è diverso." Iniziai a piangere anche io.
Mi prese per i fianchi abbracciandomi e sprofondò la testa nel mio stomaco.
Iniziò a singhiozzare.
Lo strinsi a me e gli accarezzai i capelli.
Mi faceva troppa tenerezza in quel momento, ed era strano vedere il Cameron fragile, quando tutti erano sempre stati abituati a vederlo forte.
O forse non era abitudine per la gente, forse nessuno riusciva a guardarlo dentro e a scoprire i suoi punti deboli.
Mi faceva felice sapere che forse io stavo riuscendo a scoprire in pieno Cameron Harris.
Perché avevo capito la sua forza non era uno scudo, lui era davvero forte.
Solo che oltre al lato forte, aveva quello sensibile e flebile, che nessuno aveva mai cercato di scoprire.
Io l'avrei fatto.
Si staccò piano da me e io mi sedetti accanto a lui.
Avevamo smesso entrambi di piangere.
"Cameron..io..credimi se ti dico che quello non è il mio ragazzo. È il mio ex. Me lo sono trovato in casa e non so come siamo finiti a baciarci e-" non mi fece finire il discorso.
"Tranquilla, non è un problema, non avrei dovuto reagire il quel modo." Disse.
Il mio cuore ebbe una piccola inclinazione di dolore, se non gli importava se fossi fidanzata o no, quale cavolo era il problema?
"Oh..e allora..?" Sussurrai.
Cameron mi prese delicatamente la mano e mi fece sedere nuovamente.
"È stato come un dejavù.." Disse.
"Qualche anno fa stavo insieme a Madison Blee, il mio primo amore." Sorrise amaramente.
In quel momento il mio cuore non ebbe solo una piccola inclinazione di dolore, ma una vera e propria crepa.
Al sentire che Cameron era stato innamorato, mi rabbuiai e abbassai il capo.
Che cosa stupida, visto che era il passato e che anche io avevo avuto una storia con
Carter.
"La sera del nostro primo anniversario avevo prenotato un ristorante di lusso in riva al mare, avevo proggettato di andarla a prendere, così, a sorpresa..i suoi genitori erano in vacanza. Quando arrivai a casa sua, notai il portone socchiuso, quindi entrai senza bussare o suonare, all'epoca la cosa mia aveva elettrizzato perché l'entrata di nascosto rendeva la mia sorpresa ancora più sorprendente." Sospirò
"Ma quando, arrivato di fronte alla sua camera, spalancai la porta..trovai lei a letto con un'altro."
Alzai la testa di scatto.
L'avevo fatto talmente tante volte in una sera che mi era preso il torcicollo.
"Già..mi chiedo ancora come fosse stato possibile che per una volta la ragazza si dimenticava dell'anniversario e il ragazzo no. Ma comunque..iniziai a distruggerle la stanza dalla rabbia. Avevo dato di matto. Un po come sta sera, se non peggio. L'avevo tanto spaventata da farla scappare con lui.
Erano scappati insieme, il giorno dopo. Lo stesso giorno avevo saputo che avevano fatto un'incidente, lei era morta, lui no. Fatto sta che non ho mai più rivisto entrambi." Strinse i pugni.
Ero sbigottita, quando lui si girò a guardarmi.
"Certo, adesso ricordo..la ragazza dell'incidente, la figlia dei Blee..si sono trasferiti dopo l'accaduto, giusto?"
Lui annuì.
"Vivo con il senso di colpa di averla uccisa da anni, ormai. Gli unici momenti in cui mi sento bene con me stesso, sono quelli che passo con te." Disse, guardando a terra.
Al che gli strinsi forte la mano.
"Per questo ti ho chiesto se avevi paura di me. Non voglio far scappare o ferire anche te. Sei troppo importante. E io ho la brutta abitudine di far del male alle persone che amo." Disse con gli occhi lucidi.
Il mio cuore si ricostruì piano piano, e si riempì di compassione.
"So come ti senti nei confronti di Madison, anche io mi sento così per la morte di mia madre. Ma non pensare mai più che io possa scappare da te, perché tu sei la mia via per il rifugio, colui a cui mi affido ogni volta che sto per crollare." Sorrisi, appoggiando la testa sulla sua spalla.
Al che, mi strinse per un fianco.
"Resta qui con me, sta notte." Sussurrò.
"C'è Carter, non posso lasciarlo solo in casa mia." Sospirai.
"Allora vengo io da te." Disse supplichevole.
Io annuì sorridendo.
Quando arrivammo all'ultimo scalino, Jacob stava appoggiato alla porta, Sierra era seduta su una poltrona e Nash era accanto a lei.
Sierra, notando il fratello ricomposto si catapultò addosso a lui.
Lui ricambiò l'abbraccio e credo di aver sentito delle scuse sussurrate da parte sua.
"Bene, adesso che la pace è stata ristabilita, io vado a dormire." Disse Nash.
"Va bene ragazzi, vado anche io." Disse Jacob.
Sia lui che Nash salutarono e uscirono, mentre Sierra si fiondava su di me.
"Grazie, grazie, grazie. Sei una santa." Rise stringendomi e io ricambiai l'abbraccio.
"Di niente, mi sono ormai abituata a combattere con questo testa di cazzo." Risposi ridendo e dando una gomitata leggera a Cameron.
Lui rise e mi abbracciò da dietro appoggiando il mento sulla mia spalla.
"Dormo da lei.." le disse.
"Va bene, allora io vado a dormire. Ci vediamo Carly!"
"Ciao Sierra!" Ricambiai mentre lei serena salì su per le scale.
"Andiamo?" Chiesi.
Al che, senza rispondere, mi prese per mano e mi condusse fuori.
Mentre attraversavamo il giardino, mi fermai di colpo.
"Cosa?" Chiese Cameron.
"Siamo a piedi Cam!" Risi.
"Cazzo, non ci posso credere! Chiamo Nash, sono convinto che ci ucciderà!" Rise estraendo il telefono dalla tasca.
"Ti prego, metti il viva voce!" Dissi ridendo.
"Hey bro, sei già arrivato a casa?"
"Sto per arrivare..che c'è?" Rispose Nash.
"C'è che siamo a piedi, torna indietro e vienici a prende, ti voglio bene amico sei un fratello per me, lo sai!" Disse Cameron con fare serio, al che scoppiai a ridere più forte.
"No, amico un cazzo. Non ci penso nemmeno Cameron, fattela a piedi, io non poss-"
"Nash porta il tuo culo qui immediatamente!" Lo interruppe Cameron, prima di chiudere il telefono.
Io stavo ancora ridendo.
"Credi che verrà?" Chiesi divertita.
"Certo che verrà! Lo sa che gli spacco il culo altrimenti!" Rise.
E in quel momento non mi importava il casino che era successo poco prima, non mi importava del freddo cane che stavo prendendo, non mi importava di nulla..poiché, in quel momento, ridere in quel modo con lui, era la cosa più importante di tutte.
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