Capitolo 3 - La Teoria
Sean raggiunge i suoi amici, un gruppo di cinque o sei ragazzi vestiti tutti con la divisa della scuola, quella di basket.
Tra di loro si salutano dandosi delle pacche sulle spalle, si vede che sono tutti molto affiatati. Poi tutti insieme si avviano verso il corridoio.
Nel frattempo la ragazza con il caschetto nero prende Jessica sotto braccio e le dice:
-Sai cosa mi ha detto Mike stamattina? Mi ha raccontato che durante il periodo estivo passato al mare insieme a tutti gli altri ragazzi, Sean quest'anno si è comportato davvero in modo strano.-
-In che senso? - le chiede lei incuriosita da questa sua affermazione, tanto da fissarla quasi a bocca aperta senza mai toglierle gli occhi da dosso.
-Mi ha riferito che Sean se ne stava sempre sulle sue. Sempre un po' in disparte, soprattutto quando cercavano di fare amicizia con qualche ragazza del posto. Nel senso che usciva con tutti loro e naturalmente le fanciulle non perdevano occasione per appiccicarsi a lui, ma Sean non le ha mai calcolate più di tanto.
Al che gli altri ragazzi per sfottere un po', una sera tornati in albergo hanno cominciato a prenderlo in giro con battute del tipo...
"Non è che non ti piacciono più le ragazze? Oh tipo... queste non sono abbastanza carine per te?"
- E lui cosa ha risposto? - le chiede Jessica con una certa ansia.
- Mike mi ha detto che Sean si è arrabbiato tantissimo per queste battute e poi ha risposto...
"Ma quanto siete idioti! È solo che sono stufo di avere sempre a che fare con lo stesso tipo di ragazze."-
- E che significa questo? - le chiede Jessica, mentre prende un bel respiro a pieni polmoni, come se finora non avesse respirato.
- Sai cosa penso io...
Per me Sean non ha il coraggio di ammettere semplicemente che tu gli manchi e che si è pentito amaramente di averti mollata.- le dice l'amica confabulando.
- Non so... non ne sono convinta - le risponde Jessica amareggiata.
- Per tutta l'estate non mi ha chiamata nemmeno una volta. Se sentiva così tanto la mia mancanza, una scusa qualsiasi penso che l'avrebbe trovata pur di sentire la mia voce e invece nulla, non si è fatto sentire neppure una volta. - le dice con un'espressione davvero afflitta sul volto, mentre accenna un no involontario con la testa, che le fa svolazzare tutto attorno al viso quei suoi bellissimi capelli lisci e morbidi.
- Lo sai com'è Sean, è molto orgoglioso. Non ti aspettare che faccia lui il primo passo.
Se ti ricordi è successa la stessa cosa anche due anni fa quando vi siete lasciati per l'ennesima volta, alla fine sei stata sempre tu che hai dovuto fare il primo passo verso di lui, ti ricordi no? - le dice l'amica, mentre se la prende sottobraccio, come per sostenerla.
- Già!- risponde Jessica infelice, e nel mentre si dileguano.
A distogliermi da questa soap opera ci pensa il trillo della campanella, che nel giro di pochi minuti fa sparire tutti i ragazzi, tanto velocemente che l'atrio tutto a un tratto diventa silenzioso e vuoto.
Io da parte mia, mi accorgo di non aver preso neanche un appunto sui corsi che dovrò seguire in questa giornata.
Mi sono persa a guardare i soliti bambocci della scuola.
Sì perché dopo tutte le varie esperienze che ho avuto nel corso del tempo, non ho alcun dubbio su chi siano i protagonisti, che ho avuto tra virgolette la possibilità di incontrare.
Sì perché cambiano i visi, cambiano i vestiti, ma non cambiano gli atteggiamenti. Cambiano i soggetti, ma alla fine in ogni scuola si ripetono sempre i soliti comportamenti e si trovano sempre gli stessi personaggi, con le stesse cariche.
Le tre bellone prepotenti vestite da miss, faranno parte di sicuro della squadra delle cheerleaders della scuola. E posso scommettere con me stessa, tanto sarei sicura di vincere, che quella Jessica sicuramente ne è anche il capitano.
Questo si può capire benissimo dal comportamento sia mimico che fisico, tenuto dalle altre due ragazze che stanno con il loro corpo sempre un passo dietro a lei. Sicuramente non lo fanno neanche volontariamente, ma è un qualcosa di inferiorità che arriva dal loro stesso subconscio e che le fa agire in questo modo.
E io di questi comportamenti di subalternità grazie a mio padre e al suo lavoro, ne so qualcosa.
Quando papà riceve i suoi cadetti, è per me un vero e proprio spettacolo teatrale stare a guardare l'atteggiamento da gregari che tengono nei suoi confronti.
E quindi sotto questo aspetto ho un occhio critico su certe cose, tanto che mi viene spontaneo notare certi comportamenti.
Stesso discorso vale anche per il ragazzo Sean. Anche lui per me, appartiene sicuramente alla squadra di basket della scuola. Ne sono certa nonostante oggi lui non indossi come gli altri ragazzi la felpa della squadra. Ma anche nel suo caso posso scommettere che lui di quel team ne sia persino il capitano. In quanto tutti i suoi amici lo hanno aspettato pazientemente, attendendo senza mettere nessuna sollecitazione al discorso tra lui e le ragazze, per poi andarsene via tutti assieme.
Sean per me, è sicuramente il solito ragazzo pieno di sé stesso, convinto di essere un grande, solo per il semplice fatto di saper far girare una palla. Convinto che per riuscire nella vita basti solo quello.
"Elly muoviti!" - Mi dico ad un certo punto.
"Ma che combini! Svegliati! E non fantasticare come al tuo solito su un qualcosa che non ti interessa, ma soprattutto su un qualcosa che non farà mai parte della tua vita."
Cerco così, di scrivere il più in fretta possibile le lezioni in programma almeno per questa mattina.
Per essere il mio primo giorno di scuola sono già dannatamente in ritardo.
Decido che gli orari delle lezioni pomeridiane le prenderò più tardi, nel primo pomeriggio durante la pausa mensa, con più calma.
La mia prima lezione della giornata è il corso di chimica. Quando arrivo noto con mia sfortuna, che la lezione deve essere già cominciata.
Guardo quella porta chiusa.
"Ma dai, perché? Che scema che sei! Perché ti sei dilungata così senza alcun senso?" penso.
Se potessi mi prenderei a schiaffi da sola per quanto sono arrabbiata con me stessa, perché la colpa di tutto questo è solo mia. È colpa mia se ora mi trovo a dover affrontare questa situazione imbarazzante.
Comunque, mi faccio coraggio e busso alla porta, a questo punto una voce maschile mi invita a entrare.
Afferro la maniglia, ed ecco che accadde ciò che nella mia vita mi spaventa a morte. Quello che purtroppo è... E rimane, la mia dannazione continua, quello che mi tocca subire ogni volta che mi agito.
E... Lo odio!
Quanto, lo odio!
Perché... È un qualcosa che non riesco proprio a controllare, è più forte di me.
E più cerco di padroneggiare quest'ansia che mi assale e più la situazione mi precipita dalle mani.
E così ancora una volta sento partire questo gran calore che dai miei piedi corre veloce su fino al mio viso, rendendo le mie guance rosse come due pomodori.
Anche se non ho uno specchio sotto mano, so sicuramente di avere un aspetto orribile, ma comunque, volente o nolente, ormai devo entrare.
Spalanco la porta, faccio due passi e mi ritrovo con più di quaranta occhi puntati addosso, tra cui il prof, che mi scruta da sotto due grandi occhiali neri da vista appoggiati sulla punta del naso.
È un uomo sulla cinquantina, un po' robusto e completamente pelato.
Dopo un attimo di defaillance, mi sorride, prende il registro tra le mani, lo scorre con gli occhi e mi chiede...
-Lei deve essere la signorina Elly Sullivan!
Rispondo alla sua domanda con un semplice cenno della sola testa, perché sperare di far uscire un qualsiasi suono dalla mia bocca in questo momento sarebbe chiedere troppo.
- Ben arrivata..! - mi risponde di rimando il prof...
- Guardi... C'è un posto libero in fondo all'aula. -
Lo ringrazio per la sua discrezione, accennando nei suoi confronti un sorriso tirato. Gli sono davvero grata per la delicatezza che ha mostrato nei miei confronti, in quanto rendendosi conto del colore acceso in bella mostra sul mio viso, ha pensato bene almeno per il momento, di non rivolgere altre domande.
Passo attraverso i banchi con il respiro accelerato e gli occhi bassi, cercando di non incrociare gli sguardi di nessuno. Quando mi accorgo che il ragazzo seduto in terza fila dev'essere Sean, non che veda il suo viso, ma riconosco i suoi pantaloni.
A questo punto alzo lo sguardo per un attimo. E noto che lui... Ancora una volta, mi sta fissando.
Così presa dall'agitazione inciampo sul nulla, si probabilmente sono incespicata nei miei stessi piedi. Per sorreggermi e non cadere mi appoggio al banco posizionato nella fila opposta, facendo purtroppo rotolare per terra le varie matite che vi sono posizionate sopra.
-Scusa! - Dico alla ragazza seduta in quel posto, nel mentre mi abbasso per poter raccogliere tutto ciò che ho fatto cadere. Quando lei mi anticipa un po' stizzita, dicendomi con un tono leggermente acido...
-Cerca di stare più attenta... - mi dice per niente comprensiva, intanto che muove la sua mano come un fulmine, raccattando tutto dal pavimento così in fretta da lasciarmi attonita.
A questo punto percepisco delle risate soffocate attorno a me da parte degli altri compagni, la tensione sale, comprendo che la mia pressione sanguigna sta aumentando a dismisura, mi ritrovo quasi in iperventilazione, ma nonostante tutto, mi volto per continuare il mio percorso.
Quando finalmente raggiungo il mio banco, ho come l'impressione di aver camminato per chilometri e non per un paio di metri.
Una volta raggiunto il mio traguardo, dopo qualche minuto comincio finalmente a rilassarmi e a sentire piano piano il mio cuore riprendere la sua pulsazione regolare, così come anche il mio respiro lo sento tornare a un ritmo più lento.
Mi guardo attorno e penso che quella posizione in fondo all'aula dopo tutto non sia per niente male.
Da lì riesco a guardare e a osservare un po' tutti i miei nuovi compagni praticamente indisturbata, mentre per loro risulta un po' più difficile fare lo stesso con me.
Anche se, essendo la novità del giorno, ogni tanto noto che qualcuno di loro cerca comunque di sbirciare all'indietro verso di me, nonostante questo possa comportare di essere ripresi dal prof.
La cosa che comunque più di tutto mi lascia perplessa... È vedere che lì seduto nel terzo banco ci sia quel ragazzo.
Sean... il campione.
Mentre trafiggo con gli occhi la sua schiena, penso tra me che tutto ciò sia molto strano. Perché di solito i ragazzi che vivono per lo sport e che soprattutto contano su una borsa di studio sportiva per poter accedere all'università, raramente amano studiare.
Sanno di avere la strada spianata senza doversi sforzare più di tanto.
Infatti nelle altre scuole che ho frequentato, la maggior parte di questi ragazzi, li ho sempre visti frequentare corsi abbastanza semplici.
"Ma forse il mio intuito sta perdendo colpi!
Forse nel suo caso mi sbaglio!"
In effetti Sean a differenza degli altri studenti del suo stesso gruppo, quelli con cui si è dileguato, era l'unico tra di essi a non indossare la felpa della squadra di basket.
Magari, perché semplicemente non ne fa parte?
E questo potrebbe spiegare il motivo per il quale lui si trovi qui a chimica, che sicuramente non è una materia semplice.
"Non so! Comunque penso che lo scoprirò presto."
Pov... Sean.
Sentiamo bussare alla porta e il prof invita la persona a entrare. La lezione non è ancora iniziata e quindi la maggior parte di noi, tra cui anche me, sta facendo i cavoli propri, fin quando non vedo entrare la ragazza che ho intravisto di sfuggita poco fa nell'atrio.
Sì perché come ho messo piede dentro la scuola stamane, ho da subito sentito la voce di Jessica che urlava il mio nome insieme alle sue amiche. Sentire quel suo tono di voce neutro, almeno alle mie orecchie è freddo, in quanto non è mai riuscita a trasmettermi nulla, mi ha irritato, e non poco. Ma siccome non la smettevano di strillare, urtato dalla loro insistenza, ho deciso di voltarmi dalla loro parte pur di farle smettere.
Ma nel momento stesso in cui ho rivolto loro il mio sguardo, sono stato attirato dalla figura di una ragazzina piccola, delicata e filiforme che si trovava a solo due passi dalle ragazze. Anche lei, come loro mi stava guardando con due occhi vispi e curiosi. Non so perché, ma appena l'ho vista, mi son sentito mancare il fiato in gola, colpito da quella sua bellezza così fuori dal comune. Non che la scuola non sia piena di belle ragazze, ma in lei ho riscontrato qualcosa di particolare e unico.
Dal punto dov'ero riuscivo a intravedere il colore della sua pelle, d'un bianco cereo, e i capelli talmente ricci e vaporosi da sembrare la criniera di un leone lunghi fin sotto la schiena e di un bellissimo color rosso ramato. Ma soprattutto sono stato colpito dalla sua semplicità, da quel suo modo di vestire così strano, per nulla appariscente, modesto, e poco artificioso.
Decido di sfruttare l'occasione, e così con la scusa di parlare con le ragazze mi sono avvicinato per poterla guardare da vicino. Lei a quel punto è tornata a leggere il tabellone, nel frattempo Jessica mi parlava di continuo, ma francamente la mia testa non riusciva a recepire nulla, era troppo in subbuglio, i miei occhi non riuscivano a staccarsi da quel suo viso, tanto che con tutto me stesso desideravo che lei mi degnasse anche di un solo sguardo per poter vedere il colore dei suoi occhi. Ad un certo punto sembra che abbia percepito la mia richiesta, perché si è voltata verso di me, e io a quel punto lo fissata, catturato da quei suoi bellissimi occhi di un color nocciola chiaro, tendenti al verde.
Lei ha contraccambiato il mio sguardo guardandomi spaesata, poi lo vista aggrottare le sopracciglia e nel mentre mi fissava attonita, teneva quella sua bocca piccola e piena a forma di cuore, leggermente aperta.
Mentre scrutavo la sua espressione, ho notato il passaggio del suo volto da un colore pallido a uno rosso acceso, diventando un tutt'uno con il colore dei suoi capelli, dopodiché ha abbassato gli occhi.
In quel momento ho pensato tra me a quanto fosse dolce ed incredibilmente fragile e indifesa questa ragazza, questo è quello che almeno è riuscita a scaturire in me.
A quel punto i ragazzi mi hanno chiamato, controvoglia li ho raggiunti, non prima di darle un ultimo sguardo.
Ora nel vederla entrare qui, ho sentito il mio cuore saltare di gioia nel petto felice. Felice che lei sia qui a due passi da me, e gioioso che sia finita nella mia stessa classe, perché così avrò la possibilità di avvicinarla.
Ma non oggi di sicuro perché e' così agitata e tesa.
Oltre ad avere ancora una volta il viso di un color bordeaux è appena inciampata, causando un bel casino.
È così buffa! Ma io la trovo incantevole.
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