50 special
Due anni prima..
28 Maggio 1999
Eleonora
Mancano pochi mesi alla maturità eppure mentre le mie amiche sono tutte entusiaste di raggiungere questo traguardo io ho paura.
Le altre vedono la libertà, la vita vera oltre questo obiettivo da raggiungere, invece io ci vedo solo l'incertezza e questa mi ha sempre spaventata.
Perché sicuramente è vero che non sapere quello che sarà domani ti può far alzare ogni mattina con la curiosità giusta e l'adrenalina necessaria per voler scoprire ogni aspetto della vita, ma è anche vero che la poca luce che arriva può terrorizzare.
A volte la certezza ti fa sentire protetta, con lei puoi muoverti sicura, nessun imprevisto a metterti dubbi, ansie, paure, solo una strada già battuta che ormai conosci a memoria. È un po' così che mi sono sentita io in questi cinque anni di liceo, è stato la mia certezza, mi ha fatto sentire protetta, mi sono mossa sicura nei suoi anni, è una strada battuta che ormai conosco a memoria e l'idea che tra poco sarà tutto finito non mi fa sorridere ma tremare.
Forse è perché non so cosa sia la vita vera, forse è perché ho paura di scoprirla.
"Ele è tardi! Non puoi startene a letto tutto il giorno. Tuo padre ci fa filare entrambe se lo scopre, lo sai" e Arianna arriva nella mia stanza come un uragano.
Apre la finestra e la tenda così che mi arrivi dritto sugli occhi il sole che scalda già di prima mattina e poi, non contenta, mi si butta sul letto iniziando a cantare quella canzone odiosa dei Lunapop...
"Ti prego Arianna piantala, almeno appena sveglia non tormentarmi con questa cosa orrenda"
"A parte il fatto che non è orrenda per niente, anzi, la cantano tutti e soprattutto il cantante è bravissimo e bellissimo"
Certo con quei capelli una volta rossi ed una volta biondi è proprio da paura.
"Ma te non ti sei diplomata tipo più di dieci anni fa? Possibile che stai ancora dietro a queste boy band che oggi arrivano e di cui poi domani non si ricorderà più nessuno?"
"Io me la ricorderò sicuramente" dice sorridendo.
È proprio senza speranze.
"A te la vespa ti ha proprio dato alla testa"
"Ma quale vespa io avrei bisogno di una macchina decente piuttosto"
"Lo sai vero che dovresti farti pagare di più da quell'odioso di mio padre?"
Arianna lavora come cameriera da noi da un anno e per me non è mai stata una dipendente ma un'amica, è diventata quasi una sorella. Le dico tutto quello che ai miei non dirò mai, mi copre ogni volta che esco e non torno a casa. Esce con me, mi ascolta, mi consiglia, mi rimprovera quando sbaglio, mi consola quando piango e ride con me quando abbiano voglia di farlo.
Arianna di anni ne ha trentadue e di vita ne ha sicuramente vissuta più di me, ma è mia complice in tutto, non mi tratta da bimba viziata e nonostante lavori per i miei genitori non ha nessuna remora alcuna a dirmi tutto quello che pensa ed è per questo che la adoro, la sua sincerità a volte sa essere disarmante.
"Guarda che i tuoi genitori mi pagano bene, ho pure vitto e alloggio in questa bellissima villa"
"Ma sei senza macchina" ribatto alzandomi finalmente dal letto.
"Questo perché di recente abbiamo deciso insieme al mio caro fratellino di prendere una vespa così possiamo usarla entrambi "
"Ma se mi hai detto che non ci salirai mai là sopra. Tu l'hai comprata solo per lui"
E onestamente neanche me la immagino Arianna su un motorino.
Già me la vedo con i suoi lunghi capelli castani al vento e gli occhi color nocciola terrorizzati gridare di voler scendere da quell'affare.
"Gli serve per andare a lavoro e tu invece di ridere allo specchio dovresti sbrigarti ed andare a scuola"
"Mi immaginavo te su una vespa. Saresti comica, dovresti provare"
"Magari un giorno"
"Fatti venire a prendere da tuo fratello ogni tanto, non l'ho mai conosciuto"
"Ma chi? Ian? Qui?" E ride di gusto come se avessi fatto una battuta comica.
"Che ho detto di così divertente?"
"Mio fratello non ci vuole mettere piede qui, ha qualche problema con chi è ricco e stronzo a detta sua"
"Lo stronzo sarebbe mio padre vero?"
"Lo hai detto tu"
"Su quello non posso dargli torto mio padre è assolutamente uno stronzo ma io e mamma non siamo mica così male"
Essere ricchi non vuole dire per forza essere degli idioti presuntuosi saccenti e arroganti come mio padre.
"No, anzi, credo che tu con la tua bella lingua tagliente potresti perfino piacergli"
"Peccato che se lo vedessi gliene direi quattro, non si può essere così superficiali nel giudicare chi non si conosce"
E Arianna ride anche se ho appena detto che insulterei suo fratello.
"Mi correggo, credo che tu lo faresti proprio impazzire a mio fratello"
"Peccato che chi volevo impazzisse per me invece ha perso la testa per Francesca della quinta B"
"Ma stai ancora pensando a Giulio Martini?"
E chi se lo dimentica con quel sorriso dolce, le sue mani grandi, gli occhi neri e la sua faccia da schiaffi?
"È stato il primo ragazzo per cui ho preso una sbandata e chi se lo scorda"
"Peccato che abbia finito il liceo tipo quattro anni fa"
Ero una bimbetta appena arrivata al liceo quando l'ho visto la prima volta e lui invece era uno dei veterani della scuola, gli ho sbattuto addosso per sbaglio nei corridoi e da quel momento non ho mai perso occasione per spiarlo. Mi appostavo sempre vicino la sua classe per vederlo ogni giorno, anche il sabato andavo apposta nei locali frequentati da lui ed una volta mi ha anche salutata, ma non ho mai avuto il coraggio di parargli e quando poi si è diplomato non l'ho rivisto più fino a quando qualche mese l'ho visto baciarsi con Francesca del quinto B.
Che invidia! Beata lei!
"Però per trovarsi la ragazza ci è tornato al liceo"
"Ma piantala di pensare a lui, hai due occhi verdi così belli che chiunque cadrebbe ai tuoi piedi cara la mia signorina Visconti"
"Tutti tranne lui"
"E basta con sto Giulio! Sbrigati o farai tardi"
"Arianna i miei saranno già a lavoro lasciami fare un po' tardi"
La prego facendo la mia faccina da bimba a cui più di una volta non ha saputo dire di no.
"Stavolta non funziona Ele, sbrigatiii"
Mi urla mentre rassegnata prendo le mie cose e vado verso il bagno per andare a vivere questo fantastico giorno di scuola che mi attende.
Un ora dopo sono già per strada, a piedi, perché mio padre pensa che darmi la macchina sia pericoloso, il cielo non volesse mai che io possa anche soltanto rigare le sue Mercedes.
Così con le cuffie alle orecchie collegate al mio lettore CD che sta sicuro nella tasca del mio zaino attraverso la strada, ma è un attimo quello in cui qualcosa mi viene addosso e sento un male tremendo ovunque...
"Oh merda! Tutto bene?"
Mi guardo intorno mentre mi rendo conto di essere a terra, sull'asfalto, per colpa di un idiota che mi è venuto letteralmente addosso e che ora mi sta infastidendo con domande inutili.
"Ma la botta ti ha anche danneggiato l'udito per caso?"
"Guarda che ti ho sentito benissimo"
"Allora rispondi, ti ho chiesto se è tutto ok?"
"Mi sei appena venuto addosso con quel motorino orrendo come cavolo faccio a stare bene" gli dico mentre tento di vedere dove sia finito il mio zaino.
"Mi dispiace non ti ho vista proprio"
"Magari se andassi più piano con quel coso eviteresti di mettere sotto le persone che dici?"
"Magari se le persone evitassero di attraversare all'improvviso io riuscirei anche a vederle che dici?"
Alzo gli occhi per guardare questo tizio irritante in faccia visto che per colpa sua mi ritrovo con il sedere sull'asfalto.
"Stai dicendo che è colpa mia per caso?"
"Diciamo che è un concorso di colpa"
"Diciamo che sei un idiota"
E si mette a ridere invece di darmi una mano a rimettermi in piedi.
"Che cazzo ti ridi si può sapere?"
"Sembri una signorina tutta a modo con questo vestitino firmato invece sai anche dire le parolacce. Sono davvero colpito"
"Mi sei appena venuto addosso e l'unica cosa che ti viene in mente è di guardare come sono vestita? Ma che problemi hai?"
"Nessuno, solo che sfido chiunque a non farci caso visto come mette in risalto le tue gambe"
"Ma tu sei un maniaco pazzo, smettila subito di guardare le mie gambe"
Mi rimetto in piedi prima che all'idiota venga in mente di guardare anche qualcos'altro.
"Ma quale maniaco, eri praticamente davanti a me, a terra, mezza svestita, scusami tanto se non ho chiuso gli occhi"
"Ma tu sei veramente un deficiente. Un'investitore pazzo maniaco deficiente. Se ero a terra e mezza svestita come dici e perché tu caro mio mi hai investito con quel motorino orrendo"
"Mi pare però che ti sei ripresa benissimo"
"Veramente mi fa male dappertutto grazie a te. Credo che dovrò farmi controllare al pronto soccorso"
"Bene, ti ci porto io"
"Non se ne parla proprio, ora prendo il cellulare e chiamo i soccorsi, non ci vengo con te su quell'affare"
"Tu hai il cellulare?"
"Certo, mio padre me lo ha appena preso"
Mi piego sulle ginocchia per prenderlo nella tasca davanti dello zaino.
"Ora inizio a capire molte cose"
"Sì eh?"
"Il vestito firmato, il nokia nuovo di zecca, sei una di quelle figlie di papà che hanno tutto quello che vogliono appena schioccano le dita"
"Ma che ne sai te, neanche mi conosci"
"Ho detto che ti ci porto io al pronto soccorso se proprio ci vuoi andare"
"Ed io ti ho detto che su quell'affare orrendo non ci vengo"
"Vedi? È orrendo perché non è una limousine a quattro porte"
"No, è orrendo perché è tuo che non solo mi hai investito e guardato le gambe ma ora mi stai anche offendendo"
Mi alzo di scatto per insultarlo per bene ma appena in piedi mi gira la testa e mi vedo crollare di nuovo a terra, ma l'idiota mi afferra poco prima che io finisca di nuovo sull'asfalto. Poggia piano la mia testa al suo petto e mi accarezza la guancia, i miei occhi lo osservano e il suo sguardo sembra preoccupato davvero.
"Chiama i miei"
"Mi spiace, ma anche se fra poco meno un anno saremo nel nuovo millennio io sti cellulari li odio, ti porto in ospedale e poi li chiamerò da lì"
Mi mette un braccio intorno alle ginocchia e l'altro all'altezza delle mie spalle e si alza con me in braccio.
"Faremo alla vecchia maniera cara la mia principessa"
"Non sono una principessa, sono Eleonora"
"Ed io non sono un maniaco pazzo, sono Adriano"
E non so chi sia e nemmeno se lo voglio il suo aiuto, l'unica cosa che so è che è stato un grandissimo stronzo ma ora non ce le ho mica le forze per dirgli di lasciarmi.
Chiudo gli occhi e ascolto il battito accelerato di questo sconosciuto che in un giorno di maggio mi è sbattuto addosso con un motorino orrendo e forse dovrei avere paura, ma mia nonna diceva di ricordare sempre che sono gli affetti a saperti ferire mica gli sconosciuti.....
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