5 - Quindi anche i vampiri si ammalano?
Oggi ho un mal di testa atroce e lo stomaco in subbuglio. Per questo motivo non ho resistito più di un'ora a lezione.
Sebbene abbia molta più resistenza di un umano, c'è un nemico che nessun vampiro - me compreso - può battere: il sole.
Credo che la crema solare non faccia più effetto come dovrebbe. Ultimamente mi sono anche affaticato troppo. Colpa di una certa stalker che mi segue perfino al supermercato.
Per carità, sono un essere immortale e avere una donna intorno non mi dà grandi problemi, anche se la mia voglia di morderla aumenta di giorno in giorno.
Come lo so? Le reazioni del mio corpo sono eloquenti.
Infatti di recente ho notato che il mio battito cardiaco aumenta al solo sentire la sua voce: riuscite a crederci?
Senza contare che quando Angel mi tocca - un braccio è il massimo che le permetto di sfiorare - questo mi brucia come se andasse davvero a fuoco.
Insomma, il mio corpo ha bisogno di sangue e scommetto che il motivo è solo uno: i raggi del sole sono più intensi in giorni come questi.
Maledizione! Ma una bella pioggiarella no, eh?
Se sto così male il novanta percento la colpa è del sole decisamente troppo forte. Dannato effetto-serra!
Non appena mi sono reso conto di non poter resistere a lungo in classe, sono venuto in infermeria e sono steso su questo stupido letto da un buon quarto d'ora.
Almeno quella sporca umana non può raggiungermi qui: una magra consolazione.
Saltare le lezioni non mi piace: per quanto siano stupidi, ho promesso a mia madre che sarei stato ben felice di venire a scuola, per sentire questi zotici blaterare.
Odio non mantenere la parola data, anche se lei non me ne farà di certo una colpa. È troppo buona con me. Mia madre è l'unico essere umano degno di rispetto ai miei occhi.
Volto il capo verso la finestra. Nessuno si è degnato di chiuderla e le voci del cortile arrivano fin qui, accrescendo il mio malumore.
Mi sarei accontentato se almeno le tende fossero chiuse. Invece no. La luce solare mi acceca, pare quasi che si stia prendendo gioco di me.
Dovrei dormire. Pensare mi sta friggendo il cervello. Potrei perfino cucinarci un uovo sulla mia fronte al momento.
Socchiudo gli occhi, deglutendo a fatica per mandare via la nausea che mi sta affliggendo.
Mi giro, cercando una posizione più comoda, ma il materasso è duro, il cuscino decisamente troppo piatto.
Osservo il lampadario sopra la mia testa. Non l'avevo notato prima. Ha una ventola, forse potrei chiedere all'infermiera di accenderla.
No, ma che dico? È andata via poco fa perché qualcuno ha vomitato in corridoio. Dio, che schifezza.
Probabilmente quel parassita che ha imbrattato il muro vicino all'aula di storia è già andato a casa. E io invece sono bloccato qui.
Purtroppo non ho ancora raggiunto la maggiore età per questi umani, quindi mi hanno detto che se voglio andarmene qualcuno deve venirmi a prendere.
Mia madre lavora, mio padre... Oh, dannazione!
Vengo colto da un altro giramento di testa e mi porto una mano alla gola, massaggiandola piano, per non rimettere ciò che ho mangiato.
Chissà perché questa maledetta nausea sembra procedere di pari passo con la mia emicrania.
E le voci degli studenti che gridano, la luce, il caldo... Tutto ciò che mi circonda non fa che farmi stare peggio.
È per questo che non mi fido degli umani.
Mi dico, chiudendo del tutto gli occhi, in cerca di un po' di riposo.
Quando ho bisogno di qualcuno, loro voltano il capo dall'altra parte.
Dopotutto i vampiri sono esseri solitari.
Sospiro, cercando quella pace che mi manca e che non so nemmeno se troverò mai. L'ultima volta che mi sono sentito in questo modo ero piccolo. E solo. Come ora.
Chissà perché il mio organismo reagisce sempre così in giorni così belli e splendenti, quando tutti gli altri invece stanno bene.
Magari non sono fatto per questo mondo. Tutto qui.
All'improvviso percepisco una mano gentile sulla fronte. Qualcuno mi scosta delicatamente i capelli. È un gesto gentile che nessuno si era mai preso la briga di regalarmi.
Sento poi qualcosa di freddo sfiorarmi la pelle. Mi fa rabbrividire.
Chi si sta prendendo così tanta cura di me? L'infermiera è arrivata?
Eppure quello che mi arriva alle narici è un profumo familiare... Io conosco chi mi sta sfiorando con tanta attenzione. Riconosco questo tocco gentile, delicato, che dona così tanta serenità al mio spirito.
Spalanco le palpebre e un sorriso gentile è la prima cosa che vedo. Due occhi marroni mi scrutano con preoccupazione, mentre la loro proprietaria continua ad accarezzarmi le guance, cercando di darmi ancora più sollievo.
«Quindi anche i vampiri si ammalano?» mi domanda Angel, senza smettere di toccarmi.
«Certo che sì. Per chi mi hai preso?» borbotto e me ne pento immediatamente.
La mia gola è così secca che sembra che abbia mangiato carta vetrata. Inizio subito a tossire e mi metto seduto, facilitato da An, che mi sorreggere la schiena.
Solitamente non le avrei mai permesso di toccarmi così tanto, ma oggi la sua presenza mi rassicura. Spero che non lo scopra o userà anche questo come ricatto.
«Come per chi? Per un essere immortale, forse?» sussurra lei, ridacchiando appena.
Sta cercando di farmi ridere? Di consolarmi? Non lo so. Non ne ho idea.
Perché mi sento così provato e debole? Perché il fatto che lei sia qui è abbastanza per farmi stare meglio?
Lascia una mano sul mio corpo, ma si gira verso la sua borsa, per afferrare qualcosa. Una bottiglia d'acqua.
«Pensavo che avresti avuto sete e sono passata alle macchinette.» ammette, mordendosi l'interno della guancia.
«Ma scusa, è un po' fredda.» aggiunge avvicinandomela.
«Andrà bene.» le rispondo, aprendola.
Mi porto la bottiglietta alle labbra e inizio a bere come se non ci fosse un domani. In effetti è fredda, ma sono contento che me l'abbia portata, perché senza bere non so quanto avrei resistito.
Angel non smette di accarezzarmi. Prima le spalle, poi la schiena, mi sfiora la spina dorsale, scende ancora, ritorna su. E ricomincia.
Questo calore non l'avevo mai percepito prima. Mi sento strano.
«Com'è la mia voce, adesso?» le domando, schiarendomi la gola per regolarne il tono.
Adesso va meglio, non brucia nemmeno più. Non sento neanche la bocca impastata.
Che mi sia sul serio addormentato poco fa? Eppure non mi pare. Credo di aver chiuso a malapena gli occhi.
«Sexy, come al solito.» mi prende in giro An, giocherellando con una ciocca dei suoi capelli scuri come l'ebano.
Ora che ci penso la luce del sole non è più così intensa.
Mi volto verso la finestra per confermare il mio pensiero, ma la trovo chiusa.
Angel deve averlo fatto per me, pensando che mi infastidisse. Allora è per questo non sento più le voci allegre dei miei compagni.
Come ha capito che desideravo un po' di silenzio?
«Per quanto ancora hai intenzione di accarezzarmi la schiena, An?» le chiedo e lei arrossisce, tirando immediatamente via la mano.
«Non sono un gatto.» borbotto, distogliendo lo sguardo dai suoi occhi feriti.
Mi concentro sulle coperte che mi coprono le gambe, rimproverandomi.
Sono un vampiro, un essere perfetto e meraviglioso, quindi perché mi sto preoccupando dei sentimenti di una misera umana? Tutto ciò non ha alcun senso!
«Come stai adesso? Meglio?» mi chiede, cambiando argomento.
Lo fa anche mia madre quando faccio cose che non le fanno piacere.
«Meglio.» confermo, mettendo a tacere la mia coscienza.
«È colpa mia se sto male. È ovvio che ci ammaliamo se non ci atteniamo alla dieta.» aggiungo.
An resta in silenzio. Non osa rispondermi. Che le prende?
Mi giro nuovamente a guardarla. Sembra stia pensando alle mie parole, mentre si morde quelle labbra carnose e si tortura le mani, quasi fosse agitata.
Il suo sguardo è puntato sul muro, oltre i due lettini bianchi che abitano l'infermiera. Sta evitando il mio.
Credo di averla ferita più del previsto. Il mio cuore si stringe in una morsa al solo pensiero.
Io lo dico, che mi scatena strane reazioni.
«Intendi dire che hai bisogno di sangue?» domanda alla fine Angel, tornando a guardarmi.
Arrossisco. Come può dirlo con tanta semplicità? E per quale assurdo motivo sono così felice che abbia intuito ciò a cui stavo pensando?
«No.» dico.
«Mi basta un pomodoro.»
«Certo che sei ossessionati dai pomodori.» ride e io la lincio con lo sguardo.
Non. Toccare. I. Pomodori.
«Comunque.» borbotta, schiarendosi la gola.
«Forse ti sono d'impiccio. Quando ho saputo che eri qui mi sono precipitata, ma la mia presenza non serve, vero?» chiede, con una strana speranza nella voce.
«Dovrei andare...»
Sicuramente vuole che le dica il contrario. Che la scongiuri di rimanere al mio fianco.
Ma so bene come sono fatti gli umani. So che non lo vuole davvero. Nessuno desidera rimanere con me.
«Dovresti.» concordo.
Lei spalanca la bocca, come per aggiungere qualcosa, ma non pronuncia una singola sillaba. Si volta senza dire altro.
Lo sapevo. I mortali sono tutti uguali.
Ne sono consapevole da una vita, eppure mi domando perché.
La mia mano si è mossa da sola, prima anche solo che potessi realizzarlo.
«Jus?»
L'ho afferrata per il lembo della gonna, tenendo lo sguardo fisso sulle lenzuola. Non ho il coraggio di guardarla in faccia.
Oggi sono una disgrazia per quelli della mia specie, ma è colpa del sole.
Perché è in giorni come questo che mi ammalo. Ed è quando mi ammalo che bramo il calore umano.
«Anche se dovresti, ti voglio qui.» ammetto, dichiarando la mia sconfitta.
«Sei la prima che si prende la briga di stare con me quando sono in questo stato.» continuo.
«Quindi-» mi interrompo.
Ma che sto dicendo?
«Cioè hai lezione, perciò vai.» mi affrettò a dire, posando la bottiglia sul comodino.
Mi sdraio senza guardarla, chiudendo gli occhi per non vederla varcare la soglia della porta.
Dio, perché sono così?
Sono un idiota. I vampiri non si comportano così. Quelli come me dovrebbero solo rimanere nella loro solitudine.
Ma né io né questa umana riusciamo a capirlo, evidentemente.
A un tratto sento la sua mano sfiorare la mia, rimasta fuori dal caldo abbraccio della coperta. Non se ne è andata.
«Rimango.» sussurra accarezzandomi il palmo.
Quell'unica parola, come un interruttore, mi fa sprofondare in un sonno tranquillo.
Senza sogni, né mostri.
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