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Alma
Incatenati.
Ecco come potevamo definire i nostri sguardi: incatenati. Quel tipo di incatenatura che era difficile da sciogliere, quella che quando ne entri a far parte era difficile uscire.
Rimanemmo così per diversi minuti, o almeno così mi sembrò, finché con un raptus improvviso la situazione si capovolge (io sotto, lui sopra).
Lentamente mi tolse il maglioncino provocando brividi ad ogni suo tocco con la pelle; solo con questo ero arrivata quasi al limite, ma possibile?
Improvvisamente si fermò con uno sguardo furbo stampato sul viso, riallacciò i jeans slacciati in precedenza da me e uscì lasciandomi a metà.
In quel momento lo odiai profondamente perché avevo bisogno di quella dose giornaliera di droga senza la quale non stavo bene; sì perché era così che lo consideravo una droga pericolosa.
<Alma noi partiamo fra un'oretta, tu cosa pensi di fare?> domandò curiosa Arianna
<Non lo so ancora, dipende cosa vuole fare Alexander> risposi cercandolo con lo sguardo senza risultato.
Inaspettatamente tutto si fece buio, qualcuno (probabilmente Ari) mi condusse in cucina dove trovai una torta illuminata da due candeline e solo allora le luci si riaccesero.
Trovai tutti intorno al tavolo che mi guardavano contenti e su Alex si imsinuò una punta di malizia che solo io potevo percepire.
<Forza! Alex, Ari, Vitto tutti vicino a lei che scatto una foto> invitò Federico.
Fatto ciò, Alex mi baciò e sussurrò una frase spinta che è meglio non ripetere.
———————
La notte mi svegliai di soprassalto facendo svegliare anche il mio ragazzo che, però, nemmeno due secondi dopo e già dormiva profondamente.
Provai più e più volte ad addormentarmi nuovamente, ma non riuscendoci, andai in cucina e una volta aperto il frigo tirai fuori da esso il piatto con la restante torta di compleanno.
Successivamente mi raggiunse, inconsapevolmente, anche Alex e...
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