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Alexander
<Mi opererò> affermò Alma di risposta al medico che era entrato nella stanza poco prima.
Strinsi la mano sul pantalone facendo diventare e nocche bianche.
Se volevo che si operasse? No. Avevo paura che non ce la facesse, avevo paura che sarebbe morta, avevo paura di rimanere solo, avevo paura, avevo una paura matta.
<Bene, sono contento. Ti opereremo in serata. Ora però rimettiti a letto> ordinò lui prima di uscire.
————
Con la famiglia adottiva, ci trovavamo nella sala d'attesa della sala operatoria da circa un'ora.
Ero agitato, sudavo freddo ad ogni rumore che si sentiva in giro e quando un medico passava davanti, il cuore smetteva di battere e il respiro mancava.
Mi tornò in mente tutte le volte che avevo passato del tempo in una sala d'attesa del reparto di pediatria ed erano veramente tante.
Avrei dovuto, se ce l'avesse fatta, anche dirle il mio vero lavoro.
Ecco, il medico uscì venendo i incontro, tutti ci alzammo intrepidi di sapere l'esito.
<È andato bene... Ora la riportiamo in stanza e se volete potete stare con lei. Non è sveglia perché ancora sotto anestesia, ma si tratta di mezz'ora nemmeno.>
Incredulo caddi di peso sulla sedia con le mani intorno al volto a tenere sollevati i capelli. Dondolai diverse volte sul posto cercando di cacciare indietro le lacrime; vidi le due ragazze sedersi accanto abbracciandomi e dicendo qualcosa che però non capii.
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