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7. CHRISTIAN

Capelli castani. Occhi castani e un naso da invidiare. La sua voglia sulla guancia lo rendeva dolce e le sue mani piccole mi accarezzavano sempre la schiena.
Indossava sempre una maglia color panna. Era leggera e si intravedevano i capezzoli. I suoi tatuaggi volgari mi disgustavano, ma avevano un loro fascino e significato.
Un corpo femminile disegnato male, per me insensato, attraversava l'avambraccio. Una croce vicino al corpo nudo della donna significava per lui mettere il punto alla sua vita passata, tra ospedali e case famiglie.
Un teschio vicino alla spalla dominava il suo essere tossico.
La sua aria appunto tossica, mi penetrava il cuore nei corridoi della scuola.

Non era una relazione seria. Non lo è mai stata. Fino a quando lui decise che lo fosse.

"Christian!" dissi ridendo.
Mentre mi faceva il solletico ai fianchi.

Eravamo a letto nudi con l'odore di erba che fulminava tutta la stanza d'Hotel.

"Ho voglia di scoparti Elio, devo farlo prima o poi"

"No ingenuo. Non succederà. Qui comando io. Qui ti scopo io" dissi ridendo.

Allungai la mano verso il suo petto fino ad arrivare ai suoi testicoli e a stringerli. Li succhiai fino a fargli male. Gli tirai una pacca sulla coscia e gli allargai le gambe.

"Ah proprio ora" disse sorridendo maliziosamente.

Gli misi una mano davanti alla bocca per farlo tacere e lo penetrai senza preservativo.
Gemé piano mettendomi le mani al collo e io gemetti insieme a lui.
Lo girai di fianco, mi spostai dietro di lui, gli misi le mani al collo e lo scopai più forte fin quanto potevo.
Il suo sperma usciva forte e veloce,  mentre gemette gli misi la mano alla bocca. Uscì da lui e gli venni sul suo fondo schiena toccandomi.

***

A Christian piaceva la droga.
Non ne abusava, al massimo fumava erba. Ne vendeva a quantità ma non era sua. Guadagnava bene facendo lavoretti sporchi. Gli piaceva il biliardo. Il poker. Gli Street club e l'odore del vino rosso. E odiava le ciabatte, adorava stare con i piedi scalzi. Odiava il ventilatore ma teneva la finestra aperta in inverno.
I muffin ai frutti rossi del LOVE, il bar in centro, erano i suoi preferiti. Beveva sempre un cappuccino mentre se lo gustava con gran virtù.

Non era paziente. Era violento, con gli altri e con sé stesso.

Mi offrii diversi lavori che io rifiutai per vigliaccheria, pensai all'epoca.
Quando un giorno manipolandomi riuscì a farmi accettare un'altro tipo di lavoro.
Mi denudava di sicurezze che già stavo perdendo. "Non hai grandi pregi", "Non hai un lavoro, non fai niente, dovresti iniziare", "Stai sempre a casa a rimuginare sulla tua vita noiosa, datti una mossa".

"Adesso tu entri e dici di essere Michele Casanova. Ho prenotato una stanza per te. Poi te la farai pagare da lui, ok?"

Scesi dalla macchina annuendo con sicurezza ed entrai nell'hotel.
Il pavimento era di marmo. Il profumo di pulito e di vaniglia mi dava la nausea per quanto fosse buono.
L'hotel conteneva anche una galleria d'arte all'interno per i clienti.
Le perfette geometrie proiettive sui muri mi impressionavano.
"Buona sera sono E.. Michele Casanova, ho prenotato una stanza per una notte."

"Stanza 28, 2° piano"

Salito in camera mi guardai allo specchio e aspettai che arrivasse 'il mio primo conto bancario' come diceva sempre Christian.
Dopo una decina di minuti sentii bussare alla porta. Aprii.

" Ciao Bel ragazzo!" sorrise l'uomo davanti a me sulla cinquantina.

Giacca e cravatta. Pensai subito a che lavoro potesse fare. E a quanto bello era. Occhi neri. Capelli ben sistemati e profumo di colonia. Un uomo per bene e che nei film poteva essere sicuramente lo psicopatico della famiglia.
Non dissi niente e lo feci entrare aprendo di più la porta.

"Di poche parole, vuoi cominciare subito immagino. Bravo, non perdi tempo, subito al sodo. " incominciò a snodarsi la cravatta.

Io mi girai dandogli di schiena. Presi un respiro profondo e mi rigira nuovamente. Incominciai a spogliarmi anche io avvicinandomi a lui.

" ricordati. Devi farti piacere. Parla con loro. Sii loro amico. Sii divertente. E sii bravo'' mi ripetei in testa le parole di Christian che mi disse il giorno prima a letto, dopo averlo fatto.
Lo aiutai a spogliarlo sorridendo maliziosamente.

"Come ti chiami occhi neri?" gli chiesi toccandogli il fondo schiena con una mano.

"Walter." disse ricambiando il sorriso.

"fai anche il passivo?" continuò.

"No, ma posso rimediare in atri modi Walter!" dissi entusiasto.

Il mio primo conto bancario non mi dispiacque.

"Walter cosa fai nella tua vita?" dissi dopo averlo compiaciuto.

"Hei, hei, hei, dove vai? Resta ancora un po' qui" disse facendo segno con la mano di sedermi di fianco a lui.
Mi finii di mettermi almeno i boxer e mi sedetti di fianco a lui impacciatamente.

"Sono un architetto. E tu invece bel ragazzo?"

"Faccio quello che ti ho appena fatto" risposi sorridendo.

"Farai qualcos'altro nella tua vita. Sei giovane."

Pensai davvero a una risposta sensata da dargli, ma non ne Trovai. Non facevo niente. Non trovavo lavoro o non volevo trovare lavoro. Le mie giornate le passavo con Christian a fumare erba, a rubare nei
Discount insieme a lui e a rimuginare e rimurginare senza pietà a letto.

Greg lo vedevo poco, se lo vedevo litigavamo per i miei comportamenti.

"Ho già dato una risposta valida" dico sorridendo e appoggiandomi sul suo petto. Mi strinse forte. Cosa che non mi aspettai minimamente.
Un uomo solo, pensai, o un uomo sposato e represso che tornava tutte le sere a casa tardi dalla moglie e i figli tutte perché veniva da un hotel a scopare con ragazzi giovani.

"Walter c'è una persona per te per cui vale la pena vivere?"

Rise. "Certo e tu ce l'hai?"

"Chi è se posso chiedere?"

"Mia figlia."  disse con gli occhi lucidi.

"Sei mai stato innamorato?" dissi senza ricevere risposta.

"Tieni i tuoi soldi." mi porse ottocento euro in fresche banconote.
Spalancai gli occhi senza ritegno, li presi senza esitare

" I duecento in più sono la mancia" disse cordialmente accarezzando il viso delicatamente, sorrise persuasivamente.

Uscii dall'Hotel da cinque stelle come un uomo vissuto e corsi sotto la pioggia per raggiungere Christian in macchina.
Entrai in macchina sorridendo.

"Sento che ora posso fare di tutto."

"Vero? È come una droga senza astinenza, puoi vedere tutto dall'alto e comandare tu."

La nostra storia 'non seria' durò fino a quando mi stuprò.
Passarono due mesi dal mio nuovo lavoro e Christian diventò violento e manesco.
Mi costrinse a non essere passivo con i clienti, a fare solo determinate cose, mi ordinava come comportarmi con loro e come dovevo vestirmi.
Io divenni sempre più depresso e autolesionista.
Ma restai con lui per l'erba e le medicine per la depressione che mi regalava.
Ero vuoto e pensavo non mi mancasse niente. Mi allontanai dai miei cari e cominciai pian piano a trasferirmi da lui. La mente era vuota e ogni giorno di più la mia pelle diventava solo sporca di tagli e ferite. Mi sentivo invisibile, morto e solo.

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