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6. OCCHI VERDI

Era una mattina calda. Ero appena uscito dalla farmacia per i miei antidepressivi, mettevo in ordine le banconote che mi diedero come resto senza guardare davanti.
Andai contro qualcuno, alzai la testa ed era Saverio.
"cavolo scusa" dissi.
"nulla tranquillo." rispose gentilmente.
Gli guardai il braccialetto lgbtq e sorrisi, lui ricambiò il sorriso.

"Saverio piacere" disse senza esitare.

"Elio" gli strinsi la mano e mi resi conto di quanto la sua mano fosse forte e grande.

Ero stranito per come il suo gay radar (Forse) funzionasse. E per la sua leggerezza ed improvvisa presentazione. Non trovavo il senso del perché presentarsi. Che vuole?

"Avresti una sigaretta?"
mi chiese senza vergogna.

"Si certo, eccola" porgendogli l'ultima che mi era rimasta.

"Se è l'ultima allora ti posso offrire da bere così siamo pari" disse sempre con tono molto gentile e cordiale.

"No, guarda sono di fretta, non ti preoccupare" sorrisi dispiaciuto consapevole di aver appena detto una cazzata.
In quel periodo avevo promesso a me stesso di non azzardarmi ad avere una relazione di qualsiasi tipo dopo Christian.
Mi aveva rovinato. Ed io dovevo mettermi in sesto.

Saverio ed io ci salutammo. Mentre lui se ne andò verso la parte opposta della mia destinazione io lo guardai fino alla fine della strada, lui si girò un paio di volte sorridendo.

È lì che cominciò la mia vera droga.

"Cosa stai aspettando?" mi dissi a voce alta.
Sorrisi al suo modo cordiale, del suo modo di presentarsi e per i suoi occhi verde chiaro che non riuscivo a smettere di guardare.

Ero tentato di corrergli dietro e accettare la proposta ma non lo feci.
Avevo paura di vivere un'altra volta.

Mi sentivo libero ma senza vie di uscita. Dopo Christian era un labirinto con i mostri dentro.

Aspettando l'autobus mi sedetti sulla panchina sotto la fermata e sfoglia l'email per vedere nuovi annunci di lavoro. Alzai lo sguardo e Saverio mi passò davanti. Lui si fermò e mi porse un pacchetto di camel nuovo. Lo aprí e mi diede una sigaretta.
"perfetto sei qui! Tieni e grazie" disse sempre gentilmente.
"ah" dissi solamente 'ah'.

I suoi occhi verdi erano da spettacolo. Un teatro dell'opera.
"grazie" riuscì a dire dopo qualche minuto.
"di nulla, grazie a te" disse accostandosi alla mia sinistra.
"l'offerta è ancora valida per un caffè o un drink se non hai da fare." continuò con un sorriso largo fino alle orecchie.
Cedetti e accettai.
"Ma oggi non posso" dissi sempre serio.
"ti do il mio numero, che problema c'è" disse ridacchiando.
Io non dissi nulla, presi il telefono e digitai il numero che mi dettò. Ricordo che già rimpiangevo tutto.
Ci salutammo e rimasi solo. Fissai il vuoto e la derealizzazzione mi rese più debole, mi incantai e non riuscii a muovermi. Quando passò l'autobus facevo fatica ad alzarmi e lo persi.
Rimasi in quella posizione per 10 minuti e chiamai mio padre.
"vienimi a prendere ti prego, sono alla fermata"
"si va bene, tutto ok?"
"no. vieni."

Passarono 2 settimane e non gli scrissi. Avevo così paura di conoscerlo, che fissavo sempre la sua foto profilo di whatsapp fino ad incantarmi.
Aveva una foto di lui al mare con una ragazza con un costume blu smeraldo. Lui era bianco latte, con un tatuaggio al petto. Una mezza luna.

***
Greg era vestito con una polo bianca e i pantaloni neri. Scarpe sportive bianche della Nike. I suoi capelli neri risaltavano con la maglia. Aveva cambiato orologio, nero con le lancette bianche.
Aprii la portiera della sua macchina. Una Clio grigia. E lo salutai.
"non so cosa scrivergli" gli dissi guardando la chat vuota di Saverio.

"hei ciao, più semplice di così" mi rispose con tono serio da papà.

'<hei ciao, sono Elio>' scrissi. Ci misi una mezz'ora prima di inviarlo ma c'è la feci.

Io e Greg arrivati in discoteca, ci fecero il timbro sul braccio con il nome della discoteca 'Vouge'.
Mi rimboccai le maniche della camicia che indossavo e iniziai ad avere il fiatone. Troppa gente. Troppo fumo. Troppo casino. La testa mi girava e continuavo a chiedermi che ci facevo lì.
Entrammo e la musica mi fece male alle orecchie, presi il braccio di Greg per non perderlo e cominciammo ad andare verso il bar per ordinare.

"per me un virgin mojito grazie!" urlai al barman.

"per me una pigna colada grazie" sorrise Greg.

La sera stessa mi rispose.

"<ciao straniero, ti eri perso?>"

Lo feci aspettare almeno mezz'ora prima di rispondergli. Passato il tempo stabilito mi misi a gambe incrociate accomodandomi nello schienale della sedia. Ed emozionato digitai.
"<può darsi Saverio>" risposi con il sorriso sulle labbra.

Non riconobbi il mio corpo tutto ad un tratto ed andai in tilt. La mia mente si staccó dal mio corpo e cominciai ad avere un tremore alla gamba nonostante io non la sentissi.
Greg parlava al telefono e non si accorse di nulla. Io invece ero troppo impegnato a non impazzire.
Greg finí di parlare al telefono, mi prese il braccio all'improvviso e mi trascinò in mezzo alla folla.
"vado in bagno" gli urlai contro Strattonando il braccio per staccarlo dalla sua mano.
Mi girai per cercare il bagno seminando Greg che inizió a seguirmi probabilmente preoccupato.
Scontrai il braccio con qualcuno di estraneo, ma continuai ad andare avanti mentre sentivo il ragazzo mandarmi a fanculo.
Invece del bagno Trovai un'uscita secondaria. Forse non era permessa, con l'immondizia davanti e con un parcheggio privato.
Respirai profondamente con le lacrime che scorrevano giù sulle mie guance. Mi piegai in avanti e appoggiai le mani sopra le ginocchia come per rimettere. Ma non uscì niente. Sentii i brividi di freddo da capo ai piedi e un dolore al petto lancinante. C'erano delle cassette di plastica per terra e mi ci sedetti sopra.

"Ma ciao straniero."

Mi girai di scatto rimanendo inclinato verso il basso.

"Hai preso qualcosa di troppo stasera?" disse con aria divertita. Poi realizzò le lacrime.

Io non risposi, mi voltai verso i miei piedi.

"No." Risposi impalato.

"tutto... bene... ?" mi chiese.

Senza risposta proseguí la frase.
"o dovrei dire tutto male, ti prendo un bicchiere d'acqua?"

Era tropoo gentile e disponibile per me, mi faceva sentire peggio e in colpa per qualcosa di inesistente.
"no sto bene così, cosa vuoi?" dissi innervosito.
Alzò le mani per farmi calmare e sì girò per andarsene.
"No aspetta, scusa. Si ho bisogno di aiuto." dirlo ad alta voce era strano e faceva più male di quanto pensassi.
"Portami via da qui" dissi guardando i suoi occhi verdi.

"<Greg sono uscito fuori ho un attacco d'ansia>".

"<arrivo, dove sei??? >"

"<vediamoci all'entrata. Scusa>"

Saverio mi aiutò a spostarmi e mi portò all'entrata della discoteca.
Mi guardò negli occhi e mi chiese :"stai meglio?"

"si molto grazie mille" sorrisi a malapena, tremando con le mani.

Mi schiarii la voce e dissi:"Soffro d'ansia, grazie per avermi salvato" cercai di ridere ma feci pena.

"È un piacere. Sono Contento che tu stia meglio" rispose serio continuando a guardarmi negli occhi.

Greg ci raggiunse e mi guardò intensamente per capire come diavolo poteva essere successo. Guardò Saverio storto da capo a piedi non capendo chi sia.
" Greg lui è Saverio, Saverio lui è Greg." dissi sorridendo con l'imbarazzo addosso.

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