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20. CLINICA

L'infermiera apre la porta per fare un controllo mattutino, il mio compagno di cella dorme ancora.

Ha i capelli ricci e folti e quando mi si presentò era molto agitato. Si chiama Kevin e ha appena avuto un incidente con la bici, fu investito da un camper.
Credo abbia il DOC, Disturbo Ossessivo Compulsivo.

La sua parte della stanza è molto ordinata. Le tre paglia di scarpe sono distanziate regolarmente.
Il suo comodino è intatto senza niente sopra, apparte il lume elettrico.

È tutto molto pulito.

Mi alzo dal letto e vado in bagno per  ragioni mattutine, quando mi guardo la sveglia e noto cinque fottuti brufoli nella guancia sinistra. Mi schifo e mi maledico da solo e inizio a lavarmi.

Mi metto una felpa nera e dei pantaloni a tuta grigi e inizio a piangere di nuovo.

Bel modo di iniziare il primo giorno.

Il bagno è freddo, ogni cosa è fredda in questo bagno. Lo specchio di plastica. Il water. Il lavabo blu. E la maniglia della porta mezza storta.

Non ho potuto portare le cuffie per stare in clinica, perché hanno il filo lungo. Quindi non posso nemmeno ascoltarmi la musica in pace. Il mio carica batterie deve essere corto e i lacci delle mie scarpe sono spariti.

Cerco di leggere il libro che non sono riuscito a finire, quando ritorna l'infermiera, cerca di svegliare Kevin.
Esita e si gira dall'altra parte del letto verso il muro. Fa segno con la mano di smettere e l'infermiera guarda me.

"Vieni a fare colazione insieme agli altri!" Mi sorride e per qualche secondo mi è sembra la persona più felice della clinica.

"No grazie, mangerò più tardi qualcosa"

Mi guarda storto mantendendo il sorriso.

"Certo che non hai fame, ma devi venire comunque"
Mi convince con quel sorriso stampato sulla faccia.
È dolce ed è solare per davvero mi dico.

Ha i capelli neri legati con uno chignon e gli occhi scuri.
Il suo sorriso non è perfetto ma è coinvolgente.

"Va bene, ma non so dove andare" Dico chiudendo il libro è appogiandolo sul letto.

"Certo lo so, ti accompagno io non c'è nessun problema!" si appoggia sul cornicione della porta e mi fa segno con la mano di venire con lei.

Mi porta in questa sala da mensa molto colorata dove ci sono disegni appesi praticamente dappertutto.

"Ma questo è un museo, non una mensa" dico ridendo e scambiandole qualche sguardo.

Lei ride compiaciuta e mi da una pacca sulla spalla.

Il cartellino attaccato sulla sua tasca della divisa segnava il nome come 'Nina'.

Si, ha la faccia da Nina.

Prendo da mangiare servendomi e guardando gli altri come fanno, mi siedo a un tavolo per conto mio quando Kevin arriva con una specie di scatola verde (probabilmente di latta) in mano e inizia a servirsi anche lui.

Guardo il mio vassoio contenente dello yougurt e dei biscotti.

Mi ritiro con la sedia indietro e allontano il vassoio da me verso la porta di ingresso.

Kevin si siede dall'altra parte del mio tavolo e mi fa cenno col capo per salutarmi.
Io ricambio con la mano e inizio ad aprire lo yogurt.

Lo yogurt alla nocciola mi fa schifo e i biscotti con le gocce di cioccolato non hanno sapore.

Mi alzo dalla sedia e senza togliere il vassoio esco dalla mensa.
Gli occhi velati di lacrime mi fanno vedere poco e mentre cammino lungo il corridoio sbatto contro un infermiere.

Entrato in stanza scoppio in lacrime. Kevin dietro di me mi appoggia il dito sulla spalla.

"Lo so fa schifo il primo giorno, ma mangia questo."

Mi porge una pizzetta farcita con dei pomodorini.

"No, grazie. Kevin. " dico con un mezzo sorriso con il panico alla gola.

Non saranno solo sette giorni.

Sarà una tortura lunga.

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