10. MARE BUIO
Quella sera avrei voluto sentirmi male per aver bevuto non per la derealizzazzione, non per l'ansia.
Non avrei voluto lasciar una ragazza in quel modo. Eppure l'ho fatto.
Come mi salta in mente?
Il Letto era sfatto, i cuscini erano in verticale uno sopra all'altro.
"<Scusa per l'altra sera ho avuto un emergenza >" ci metto un pò prima di inviarlo come al solito.
Mi giro alla mia destra cercando sul mio comodino la scatola contenente la lametta ma non c'è. Il panico mi sale, mi alzo in un mezzo secondo dal letto guardandomi in torno.
" Dove. cazzo. sta? " dico ad alta voce.
Cerco nel cassetto della scrivania, sotto il letto, dietro al comodino, sotto ai cuscini e poi in bagno. Sparita.
Devo tagliarmi. Non mi sento al sicuro non avercela vicino, dov'è finita?
Scendo le scale con le gambe appesantite e la testa che gira per la pressione bassa. Vado in cucina e cerco un coltello. Ma non soddisfatto cerco una forbice più appuntita. Mi giro per andarmene in bagno e mi scontro con mio padre.
"Ma ciao" dico.
"Ciao, che combini?"
"Niente" dico con voce tremolante.
"Vieni con me che porto la macchina dal meccanico?"
"Non posso ora devo portare il cane dal veterinario"
"Va bene allora a dopo." dice prendendo il cappello dal appendi abiti. Andandosene ignaro.
Mi dirigo verso il bagno. Chiudo la porta sbattendola e senza perdere tempo mi abbasso i pantaloni, mi infilo la forbice appuntita nell'inguine.
Tre tagli sanguinanti mi sporcano le mutande. Faccio per togliermele e bussa qualcuno.
Azlo gli occhi al cielo.
"Occupato! Non vedi la luce??!" dico innervosito.
"Sono io, ho bisogno di andare in bagno, subito." dice mia madre.
La porta del bagno non ha la chiave perciò faccio per rivestirmi velocemente ed esco dal bagno.
"<Non ti preoccupare lo avevo capito. >"
Risponde Viola. Stavolta senza faccina. Immagino lei, mentre scrive il messaggio seria, senza empatia nei miei confronti. La capisco. Io mi sarei mandato a fanculo subito.
Cerco di ripulirmi con della carta. Mi cambio le mutande e mi preparo per andare dal veterinario. Mi metto una maglia nera della Nike dentro dei pantaloni lunghi di una stoffa leggera di cui non ho mai capito il nome.
Mi metto le mie Dr. Martens e prendo il guinzaglio di pelle nero del mio cane. Glielo infilo innervosito ed esco di casa.
Quando esco di casa da solo, la derealizzazzione aumenta sempre di più. Mi fa sentire piccolo ed impacciato. La sensazione di avere gli occhi addosso delle persone e il modo di vedere le cose cambia.
Mi manca Sav e gli scrivo.
"< Dobbiamo vederci perché tu mi manchi troppo>"
Mi risponde subito.
"< vediamoci adesso>"
"<Io adesso sto portando il cane dal veterinario >"
"<Aspettami prima di entrare, vengo con te>"
Quando arrivo per metà strada mi fermo davanti al nostro bar, mio e di Greg. Aspettandolo inizio a grattarmi per il nervoso. Ho la vista offuscata. Il petto inizia a battermi forte. Faccio per respirare profondamente quando Jacky inizia a tirare per fiutare il palo della luce poco distante, e io mi risveglio.
È come quando inizi ad incantarti mentre stai con gli amici. Tutti si divertono e io devo stare lì a sentirmi solo. Solo. Solo. Solo.
Fin quando qualcuno di loro mi parla. E la musica riparte.
Arriva Sav e io lo saluto con un abbraccio forte come se lo volessi far mio per sempre.
Vorrei baciarlo ma lui esita e si scosta per i passanti.
***
Io e Sav ci troviamo a letto insieme. Siamo già nudi e lui sotto di me mi bacia intensemente. Vorrei riempirlo di tutto il mio liquido. Entro dentro di lui, non resisto ed esco, mi accosto sopra di lui e glielo metto in bocca. Penso a quanto lo vorrei in fondo la sua gola. Lui mi sfiora la punta con la lingua poi inizia a succhiarlo mettendolo fino in fondo.
Vengo nella sua bocca e lui ingoia.
"Sei mio per sempre qualunque cosa succeda" dico mettendogli le mani sul mento. Lo bacio a stampo.
"Ti amo per sempre"
"Ti amo per sempre anche io" afferma sorridendomi.
Io e lui sdraiati a letto abbracciati come in una favola Disney.
Guardo il soffitto e in sovrappensiero dico :" mi sento solo Sav."
"Perché? Ci sono io qui" sussulta.
"Si, mi sento solo comunque."
Saverio si alza aiutandosi con il braccio.
"Elio non mi sembri una persona sola"
"Non basta stare con gli altri per non sentirsi soli. È la tua testa che si sente sola. Non posso fare a meno di ripetere a me stesso che io so che non è colpa mia. Ultimamente ancora comincio a tremare per nessuna ragione. Tu Sav mi fai pensare. Mi fai riflettere. Mi fai capire. Ho paura di guardarti negli occhi quando hai qualcosa da dirmi. Sai leggermeli. Tu sei Sav. Non fai finta di stare bene quando in realtà c'è qualcosa che non va. Tu non giudichi senza conoscere. Tu non ti fermi alla prima impressione o alla prima apparenza ma scavi, vai a fondo, non ti preoccupi di tornare subito in superficie, con te ritrovo il bene. Ma mi sento solo. "
Sav con le lacrime agli occhi mi bacia e mi stringe forte a sé.
"Andrà tutto bene finché staremo insieme, piccolo". Mi guarda il naso.
Sav non capirà.
Ho un vuoto interiore. Un vuoto che fino a poco tempo fa consideravo normalità. Ma che ora inizio a pensare. Mi sento inerme. Senza la forza di reagire. Insicurezza, paura di non farcela. Voglia di non vivere e la mia chiusura nel mio mondo con tutti i mie problemi. Non riuscendo più a fidarmi di nessuno.
Sono solo così stanco di condividere solo le mie notti, voglio che qualcuno ci attraversi dentro per capire. Voglio piangere e voglio amare normalente. Ma non ho più lacrime.
"ci hai mai pensato? Forse cerco una via di fuga, scappo da un pazzo omicida. Che ha la mia voce eppure forse è solo nella mia testa." dico guardandolo negli occhi, mi emoziono e lacrimo per la felicità.
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