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1. LA RIPRESA

Aprii gli occhi e la prima cosa che vidi era lui, seduto sull'angolo del letto con le gambe accavallate, sfogliava il libro che stavo leggendo quella settimana. Si girò di scatto verso di me e io chiusi gli occhi fingendo di dormire. Non volevo parlargli, pensavo che evitarlo fingendo di dormire fosse una buona idea. Mi vide tremare nei momenti peggiori e ciò nonostante era lì.

Ha i capelli chiari, quasi biondi e gli occhi verdi. La sua statura è magra e il suo sorriso è un colpo al cuore ogni volta che lo incrocio.

Lo invidio per la sua perfezione.

Sav iniziò a ridacchiare.

"Beccato!" sorride posando il libro dall'altra parte del letto.

"Ho solo sonno."

"Elio hai dormito per quarantotto ore, è ora di alzarsi."

Era serio.
Era una sgridata o un suggerimento?

Lo guardai scostante e mi girai dall'altra parte del letto con il magone al cuore, mi rimboccai le coperte e richiusi gli occhi.

"Ti prego, voglio che tu viva." afferma.

Spalancai gli occhi, iniziai ad agitarmi. Mi girai con aria frettolosa. Mi sedetti e iniziai a piangere senza rendermene conto.

"Vattene." dissi col viso rigato di lacrime.

"No." emise un suono dubbioso.

"Vattene ti prego."

"No, no che non me ne vado."

"Non ti voglio qui."

"Perché dici questo?" d'improvviso alzò il tono di voce, sì avvicinò alla mia mano con la sua e io esitai.

"Perché è la verità."

No, non era la verità, lo volevo tutti i giorni, tutto il giorno. Ma era insopportabile allo stesso tempo vederlo tutti i giorni, sul mio letto, con la speranza di un mio miglioramento.

Non disse niente, si alzò, prese la felpa nera che metteva sempre a lavoro. Mi guardò impietosito tramite i suoi occhi verdi e con codesti mi parlò di quanto fosse deluso, se ne andò senza chiudere la porta.

"Fanculo." Balbettai, mentre mi mandai a fanculo da solo. La mattina dopo non trovai nessun messaggio.
Schermo vuoto.
Nessuno ormai bada a me, alle mie assenze insensate e ai miei modi bruschi.
Di Sav nemmeno una traccia, come se non fosse mai esistito. Forse esisteva solo nella mia testa. Era solo un bel sogno.

Un brivido mi attraversò al solo pensiero.

Lo chiamai, feci squillare fino alla segreteria. Chiamai Greg, il mio migliore amico, nella speranza di una conversazione pacifica e amichevole.

"Elio."

"Hei Greg. Scusa, usciamo? " Mi grattai la testa imbarazzato come se potesse vedermi.

"Si esco da lavoro tra un quarto d'ora, per te va bene? " la sua voce era calma e per niente sorpresa.

"Certo, per me va più che bene" dissi indietreggiando con la schiena.

" Stai meglio?"

"Ci vediamo dopo che mi preparo" cambiai discorso rapidamente e lo salutai.

***

"<Esci, sono fuori>" guardando il messaggio di Greg mi arriva la notifica della batteria scarica.

"Ma porca di quella troia." dissi calpestando i piedi a terra per fare i capricci.

Andammo al solito bar, al nostro bar, con la sua macchina. Mi parlò del suo lavoro ma non riuscivo ad ascoltarlo.
Credo se ne fosse accorto.

"Allora stai meglio?" disse Greg.

"Si" un si che non era credibile nemmeno lontanamente.

Quanto volevo urlare per la mente offuscata, per Sav, Per il vuoto al cuore, per la voglia di tagliarmi.

"Andrà meglio lo sai?" disse con tono dolce.

"Si, prima o poi tornerò come prima non preoccuparti"

"Si, certo. Si spera. " tirò su con il naso e indietreggiò con la schiena appoggiandosi sullo schienale della sedia.

"Tu come stai?" chiesi guardandolo dritto negli occhi.

I suoi occhi hanno lo stesso color nero dei capelli, le guance tirate gli danno carattere e il naso a patata domina il viso con dolcezza.

"Non bene, solite cose sai.. Poi tu sparisci come al solito.. Sai non mi aiuti..."

Quanto aveva ragione. Mandavo tutto a puttane come al solito. Non riuscivo nemmeno a essere un amico decente.

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