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PROLOGO
2012
-Non è giusto, ai miei tempi la scuola non faceva alcuna festa-, borbotta Emma passando per l'ennesima volta la mano sul mio abito da sera, poggiato sul letto.
-Vuol dire che sei vecchia.- Bella le fa la linguaccia.
-Ho solo due anni più di te-, risponde Emma lanciandole un cuscino che la colpisce in pieno viso. Mia sorella riemerge con la faccia di chi sa come difendersi. Emma schizza in piedi e corre fuori dalla stanza inseguita da Bella.
-Sei pronta-, annuncia Liv. Mi guarda soddisfatta e poggia il lucidalabbra sulla scrivania. -Ti aiuto a vestirti-, si offre.
Mi alzo guardando il risultato allo specchio. Emma mi ha arricciato i capelli, che cadono lucidi e morbidi sulle mie spalle, Liv ha pensato al makeup e Bella mi ha regalato il suo vestito del ballo di fine anno. È stata la prima di noi sorelle ad averne uno.
Indosso per la prima volta in vita mia un abito lungo, stretto in vita a risaltare il seno con una scollatura a cuore che farà svenire papà, quando mi vedrà.
-Oddio sei stupenda-, mormora Emma affacciata allo stipite. -Non posso credere che sei diventata già così grande.-
Quando fa quella faccia sembra troppo la mamma. È difficile essere la più piccola di quattro sorelle. Meno difficile che per papà, vissuto in minoranza praticamente tutta la vita. Io sono quella dei vestiti usati e riusati, della privacy inesistente, dei metri di paragone irrealizzabili, dei colpetti affettuosi sulla testa dai vari fidanzati di turno. Stasera sono anche quella bellissima, però. Sorrido soddisfatta all'immagine che mi rimanda lo specchio. Sembro così adulta, così sicura di me. Non riesco a trattenere un sorriso.
-Mamma. Papà. È pronta-, mi annuncia Bella dalle scale.
-Prendi la macchina fotografica, tesoro-, sento dire alla mamma.
Un secondo prima che cominci a scendere i gradini, sentiamo il campanello.
-Presto nasconditi-, Liv mi afferra per un braccio e mi tira indietro facendomi quasi cadere a terra.
-Vado io-, dice papà.
Chiudo gli occhi sperando che non mi faccia fare qualche figuraccia.
-Buonasera, signor Scrooge.- È la voce di Daniel.
Bella mi strizza l'occhio, Emma mi da di gomito e Liv trattiene a stento un gridolino.
-Entra, giovanotto.-
-Vado a dare un'occhiata.- Bella sguscia via e corre di sotto. -Ciao-, saluta Daniel.
-Lily è pronta?- chiede lui.
-Quasi. Ci vorrà solo un minuto-, risponde mia sorella.
-Io e gli altri cavalieri abbiamo noleggiato una limousine per la serata, segnor Scrooge. Fuori ci sono i miei amici con le loro compagne. Nessuno dovrà guidare, stia tranquillo.-
-Sono molto tranquillo, giovanotto, ho quattro splendide figlie sagge che sanno benissimo ciò che devono e non devono fare. E soprattutto con chi non devono farlo.- Pausa d'effetto. -Tratta Lilian come una principessa se vuoi qualche speranza che te la faccia vedere ancora. Altrimenti rimarrà tutto un bel ricordo di lustrini e paiettes.-
Scuoto la testa.
-Caro, lasciamo che i ragazzi si divertano un po'. Anche noi siamo stati giovani un tempo-, inteviene mamma e lo prendo come il segnale.
Comincio a scendere i gradini seguita da Emma e Liv tipo cani da guardia. Con la coda dell'occhio vedo che mamma ha già la fotocamera puntata ma non verso di me, bensì verso Daniel per immortalare la sua reazione alla mia comparsa.
-Tuo padre si è commosso quando mi ha visto. Gli sono proprio venute le lacrime e lì ho capito che avrei sposato quell'uomo e ci avrei fatto una cucciolata di figli. Se non si emoziona a vederti non è niente di serio, comunque vada non rimanerci male e goditi la serata-, mi ha detto appena due ore fa.
Il fatto che Daniel pianga o meno è più importante per lei. Infatti è proprio mamma che ci rimane visibilmente male quando nessun velo di lacrime offusca i suoi occhi scuri, e solo un accenno di sorriso muta la sua espressione mentre si avvicina e mi porge dei fiori.
-Grazie-, dico.
-Sei bellissima-, risponde.
-Lo so-, annuisco.
Ridiamo e ci voltiamo verso i miei genitori pronti a uscire.
-Vi scatto un'altra foto-, dice mamma. Mi metto in posa per farla contenta.
-Ti aspetto alzato-, dice papà aprendo la porta e accompagnandoci fuori.
Dai finestrini abbassati della limousine vedo gli amici di Daniel. Tania e Samantha mi salutano con la mano. Non mi volto mentre seguo il mio ragazzo verso la macchina, non guardo la mia famiglia mentre lasciamo il quartiere. Li rivedrò tutti tra poche ore e voglio solo divertirmi. Ho finito le superiori, sono risultata la migliore del corso e la migliore anche delle mie sorelle, eccetto Bella. Sono stata accettata a tutte le università a cui ho fatto domanda e tra poche settimane partirò per Princeton per inseguire i miei sogni e diventare qualcuno in futuro.
Emma, la più grande delle mie sorelle, si sta laureando in legge. Bella ha finito il suo primo anno da insegnante. Liv è l'unica che non ha voluto proseguire col college, ma ha trovato subito lavoro presso un ristorante. Il suo sogno aprirsene uno suo un giorno. Sono sicura che ci riuscirà. Io voglio fare la giornalista. Ma non di quelle di cronaca, non voglio stare ore sotto la pioggia in attesa di intervistare un tizio indagato di qualcosa. Voglio scrivere di gente ricca e famosa, entrare nelle loro case meravigliose e capirne stile e ispirazione. Desidero che i miei articoli vengano letti da gente con abbastanza soldi da comprare tutto ciò che suggerisco. La moda è la mia grande passione.
-Jessica si è proprio impegnata-, commenta Samantha quando arriviamo a destinazione. Jessica, capo delle cheerleader e presidentessa del comitato studentesco, ha affittato la casa di campagna del sindaco per ospitare il nostro ballo di fine anno.
Raggiungiamo l'ingresso e Daniel mi stringe la mano. Posiamo per la foto di rito ed entriamo nella sala.
-Pazzesco-, esclamo colpita.
Il tema era il mare e ci sono mega conghiglie sparse ovunque, sfere che simulano le bolle pendono dal soffitto e il personale ha la pelle cosparsa di crema colorata ricoperta di brillantini come fossero sirene.
Io e Daniel stiamo insieme dall'inizio dell'anno. Mi sono dovuta occuppare di correggere l'intervista che una ragazza del giornale studentesco aveva scritto e che non mi piaceva per niente, così l'ho contattato per dei chiarimenti, lui mi ha offerto un caffè, io ho accettato e da allora facciamo coppia fissa. Il capitano della squadra di lacrosse e il caporedattore del giornale. Una coppia improbabile, ma funzioniamo alla grande. Solo a papà Daniel non piace, mamma dice che ha un buon margine di miglioramento.
-Vado a prenderti da bere-, mi sussurra all'orecchio.
Gli altri sono già in pista così rimango da sola in un angolo a guardarmi attorno. Vedo alcuni professori di vedetta, controllano che nessuno faccia niente di troppo inopportuno.
-Il tuo cavaliere ti ha abbandonato?-
Mi volto e saluto Alex con un cenno. -Sta cercando qualcosa da bere-, spiego.
-Niente male, che ne pensi?- continua guardando la sala.
-Mi piace molto-, rispondo.
Ci guardiamo un secondo senza sapere più cosa dire. Alex lavora con me al giornale, un valido scribacchino quando qualcuno si dà malato prima della consegna di un pezzo o per correggere gli errori di tutti. È molto preciso, mi è stato utile, ma oltre le due aule che il preside ci ha dato a dispozione non ci siamo mai frequentati fuori. Non ne avremmo avuto motivo. Io sono una ragazza popolare, con un ottimo seguito, lui un nerd sempre chiuso in aula pc a fare cose.
-Che cosa farai quest'estate?- mi domanda.
-A parte arrostirmi al sole a bordo di qualche piscina?- dico. -Andremo un paio di settimane alla casa al lago dei genitori di Daniel, gliela lasciano tutti gli anni per gli amici.- Lo guardo. -E tu, invece?- domando anche se non mi interessa, ma magari vuole che glielo chieda.
-Aiuterò mio nonno con la sua backery-, risponde.
-Oh-, è il mio unico commento. Ricordo vagamente la pasticceria della famiglia di Alex, è fuori dalla zona della scuola quindi non la frequentiamo mai. Mamma, però, va sempre a prendere i dolci lì quando dobbiamo festeggiare qualcosa. Non sapevo che Alex avesse bisogno di lavorare. Mi dispiace un po' per lui. L'estate prima del college dovrebbe essere quella del divertimento, dove lasci alle spalle il te adolescente e abbracci il semiadulto che dovrai far evolvere in cittadino del mondo.
Non faccio in tempo a chiedergli dove andrà al college, che Daniel ricompare.
-Ecco qui-, dice porgendomi un bicchiere.
-Grazie-, sorrido.
Mi volto e Alex è sparito. Alzo le spalle e sorseggio il mio drink. Fruttato, fresco e buonissimo. Poi seguo Daniel in pista e balliamo per circa mezz'ora insieme ai suoi amici. Ci fermiamo per un altro drink e ripetiamo il mood per altre due volte, fino a quando sono costretta a sedermi sul un divanetto creato dentro un'ostrica gigante con la testa che mi gira e le gambe che mi reggono appena.
-Stai bene?- mi chiede Daniele.
-Penso di sì. Non è la prima volta che bevo alcol, di solito non fa mai questo effetto-, rispondo. Ho un vago senso di nausea e i contorni delle cose mi appaiono sbiaditi.
-Credo sia merito di questa-, mi dice mostrandomi una bustina. La infila velocemente dentro la tasca della giacca. -Solo un pizzico e ti dà uno sballo da paura.-
-Mi hai drogata?- esclamo alzando fiaccamente un indice verso di lui. Poi scoppio a ridere. Non c'è nulla da ridere, ma rido lo stesso. Penso a papà che mi crede una brava bambina responsabile mentre il mio ragazzo è riuscito a drogarmi il drink senza che me ne accorgessi.
-Credo sia meglio andarcene, però-, dico. -Non ho nessuna intenzione di vomitare qui e farmi ricordare come la tizia sporca di succhi gastrici.- Mi alzo in piedi a fatica. Regolo il respiro.
-Ti va di andare a casa mia?- mi sussurra Daniel all'orecchio.
Mi prende per mano e mi conduce fuori. L'aria fresca della notte ha un effetto benefico sulla mia lucidità, per lo meno adesso il mondo ha smesso di ondeggiare.
-Sei sicuro?- chiedo fermandolo.
-Sono mesi che aspetto-, mi risponde.
Non abbiamo mai fatto sesso. Non me lo ha mai chiesto e ho sempre pensato dovesse essere una richiesta da maschi, non volevo sembrare una poco di buono saltandogli addosso. In realtà non abbiamo mai neanche parlato di sesso, il chè mi ha quasi fatto credere che lui fosse uno di quei tizi che fa un qualche tipo di voto di castità fino al matrimonio. Non fare sesso mi ha risparmiato un mucchio di ansie e pensieri che adesso compaiono prepotentemente. Rimango muta durante tutto il tragitto, rispondo appena ai suoi tentativi di baciarmi il collo. Arriviamo a casa sua che ho di nuovo la nausea ma non so dire se per la droga o per l'ansia da prestazione. Insomma, che devo fare? E se non fossi capace? Lui qualche esperienza l'ha avuta, saprà benissimo fare i paragoni.
Saliamo in silenzio le scale di casa sua anche se è buia e non c'è nessuno. Raggiungiamo la sua camera e Daniel comincia a baciarmi con passione. La sua lingua si impossessa della mia bocca e prima di di subito ho il vestito per terra e sono sdraiata sul suo letto. Conosco il suo corpo, non abbiamo fatto sesso ma abbiamo avuto abbastanza tempo per esplorarci come si deve, ma guardando la sua erezione dai boxer sgrano gli occhi all'idea che quell'affare in qualche modo sta per entrare dentro di me. Farà male? Nessuna delle mie sorelle mi ha mai raccontato nulla. Mamma mi ha fatto la lezione anatomica, mi ha spiegato bene come nascono i bambini facendomi vedere decine di video traumatizzanti e conosco a memoria l'elenco delle malattie sessualmente trasmissibili, ma nessuna delle mie sorelle mi ha mai raccontato com'è stato perdere la verginità.
Daniel si sporge verso il comodino e afferra un preservativo.
-Li avevi già pronti?- non riesco a trattenermi.
-Cosa? Oh, sì, piccola. Li tengo lì nel caso ci fossero serviti.-
Li cambia regolarmente o sono scaduti? I preservativi scadono?
-Adesso rilassati e pensa a godere, va bene?- mi dice chinandosi su di me. -Se ti faccio male, dimmelo.-
Non appena si appoggia contro di me mi irrigidisco e tendo i muscoli, sgrano gli occhi e fisso il soffitto.
-No, se vai così non funziona-, mi dice. -Non devo scassinare una cassaforte, devo scopare la mia ragazza.-
Prende in mano la situazione ed entra con un movimento secco e deciso che mi fa spalancare la bocca in un urlo muto. Poi comincia a muoversi avanti e indietro grugnendo come un animale. Mamma mi ha fatto vedere anche i video di accoppiamento degli animali e le urla delle tartarughe mi ha perseguitata per giorni. Daniel seguita a fare una serie di versi, ogni tanto si incita da solo. Da parte mia rimango immobile a capire se quello che succede mi sta piacendo oppure no. In linea di massima direi no, ma so anche che la prima volta può essere deludente quindi non ho mai avuto alte aspettative. Sicuramente questo significa che ce ne saranno altre, quindi avrò tutto il tempo per capire come funziona e farmelo piacere.
Daniel continua per un po', fino a quando si mette carponi imprecando.
-Questo dannato coso- dice armeggiando col preservativo. -Lo tolgo solo un attimo, va bene? Altrimenti non sento niente e si ammoscia tuto.-
-Cosa? No, non puoi togliere il preservativo, io non prendo anticoncezionali-, gli dico.
-E quindi? Pensi che non sia in grado di controllarmi?-
Ha gli occhi spiritati, sicuramente ha preso molta più droga di me.
-Stai troppo rigida. Ormai sono eccittato e voglio finire.-
Butta il palloncino di lattice da una parte e torna sopra di me. Questa volta gli bastano quattro spinte per girarsi di scatto e avere un orgasmo. Rimango a fissarlo mentre si passa una mano sul viso sudato, recuperando fiato.
-Be', è andata bene, no?- Mi guarda. -Ti è piaciuto?-
Sorrido incoraggiante, non riesco a dirgli che ha praticamente fatto tutto per conto suo.
Ci rivestiamo e con un bacio veloce mi lascia sul vialetto di casa.
-Come mai sei a casa così presto?- Papà mi ha davvero aspettata alzato.
-Eravamo stanchi-, rispondo.
-Ti sei divertita?-
-Sì.-
-Ha tenuto le mani apposto?-
Tentenno. -Sì. Ora ti dispiace se faccio una doccia e vado a dormire?-
Non mi piace mentire a mio padre, ma a volte la verità provocherebbe una cascata di domande e risposte che adesso non voglio affrontare.
La mattina dopo sono ancora a letto mentre scorrendo le foto pubblicate su Facebook dagli altri studenti ne vedo parecchie con Daniel lì senza di me. È tornato alla festa dopo avermi portata a casa. E in alcune balla con altre ragazze. Ne salvo una e gliela invio per messaggio.
-Che significa?- scrivo. Non sono un tipo geloso, mai stato. Ho sempre pensato che non puoi obbligare qualcuno a stare con te e che il cervello se va in paranoia fa brutti scherzi e distrugge le relazioni. Però perché riaccompagnarmi a casa senza neanche chiedermi se volessi tornare alla festa con lui.
La risposta mi lascia senza parole.
-Ehi piccola, ciao. Sì senti, è stato bello ieri sera. Forse eri troppo fatta, potevi impegnarti di più, comunque non ho più interesse nei tuoi confronti, quindi buona estate. Ci si vede in giro.-
Leggo il messaggio quindici volte per capire che mi ha lasciata. Che mi ha lasciata dopo essersi preso la mia verginità. Che quei preservativi nel cassetto non aspettavano certo me.
Il test di gravidanza, tre settimane dopo, l'ho dovuto fissare per quaranta minuti prima di capire che ero incinta.
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