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Capitolo quattro

Sono la prima a entrare in camera. Aurora è al bar a prendere la colazione e l'altra coinquilina non è ancora arrivata. Colgo l'occasione per guardarmi in giro: ci sono tre letti, un bagno, un mini salotto e una finestra. Non è male. Sento la porta cigolare e poco dopo entra la mia migliore amica con due grosse valige e un vassoio del bar.

-non hai idea di quanto sia difficile portare tutta questa roba! Pensa che l'ascensore era occupato e allora ho avuto la bella idea di fare le scale, sono quasi inciampata.  Fortunatamente non c'era nessuno-

-sei sempre la solita. Saremo in tre in questa camera, però non ho idea di chi sia la terza persona, non è ancora arrivata. Speriamo solo non sia una di quelle snob-

-Già. Mi bastano e avanzano quelle che mi prendono in giro in classe-

-non provare a pensarci neanche!-

-ma è la verità-

-No! Adesso siamo qui e nessuno di quelli che conoscevamo a parte le altre c'è. Perciò tu ti farai valere  e per farlo devi rafforzare la tua autostima!- non voglio che sia come gli altri anni. Lei era sempre gentile con tutti e per questo gli altri non facevano che usarla e poi appena succedeva qualcosa si prendeva tutta la colpa facendosi del male da sola.

-hai ragione. Deve cambiare. Sono stufa di piangere sempre e di lasciarmi condizionare dagli altri-

-ecco così mi piaci- finita la nostra piccola discussione la porta cigola di nuovo e fa ingresso nella stanza un'altra ragazza.

-ciao io sono Concetta e sono la vostra coinquilina-

-ciao è un piacere- rispondiamo io e Auri in coro provocando un sorriso alla nostra nuova compagna. Non sembra una di quelle con la puzza sotto il naso, anzi sembra pittosto simpatica.

-io sono Alessandra e lei è Aurora. Che ne dici se ci sistemiamo e poi chiaccheriamo un po' ?-

-mi sembra una buona idea. Posso prendere il letto contro la parete?-

-certo e io prenderò quello vicino alla finestra visto che Aurora si è già presa quello centrale-

Una buona mezz'oretta dopo che abbiamo messo a posto la maggior parte delle nostre cose. Ci sediamo tutte e tre sul divano.
-che ne dite se ognuna di noi fa una mini descrizione di se stessa per presentarsi meglio?-
Entrambe annuiscono
-chi comincia?-

-inizio io visto che voi due vi conoscete già. Allora... sono Concetta e ho quattordici anni, ho due fratelli di dieci anni, un cane e un gatto. Non faccio uno sport di preciso ma vado in palestra appena posso. Ho scelto questa scuola perché mi interessano le materie e sono felice di essere in camera con voi perché non sembrate quelle che giudicano subito o che si credono superiori. Spero di non sbagliarmi-

-no, non ti sbagli affatto, anche noi siamo felici che tu non sia di quel tipo. Comunque io sono Alessandra ho quattordici anni e un fratello più grande che sta facendo il primo anno di università. Ho scelto questa scuola perché mi piace l'italiano, ma anche per la preparazione che ti da. Come sport faccio karate, adoro suonare e comporre melodie con il pianoforte e poi scriverci anche un testo che psso cantare. Io e Aurora ci conosciamo da quando siamo nate e qui in questa scuola ci sono anche le altre mie amiche, se vuoi potrai unirti a noi-

-grazie!-

-io invece sono Aurora e ho anch'io quattordici anni, ho una sorella tre anni più grande che però non viene in questa scuola. Mi piace moltissimo cantare e recitare. Faccio anche io karate. Ho scelto questa scuola per i vostri stessi motivi e anche io sono felice di essere in stanza con voi-

Il mio sguardo va all'orologio. Sono le quattro e mezza. Sto per chiedere alle altre se vogliono andare a prendere un gelato quando improvvisamente mi ricordo di avere un appuntamento con la preside. Cavolo è tra cinque minuti.
-caspita ragazze io devo andare, ho un appuntamento con la preside perché devo chiederle delle cose. Voi fate cosa volete io al massimo vi raggiungo. Scappo-
Chiudendo la porta sento Aurora ridere e dopo un po' si aggiunge anche Concetta, credo che ci troveremo bene insieme.

Arrivo davanti alla porta alle quattro e trentacinque precise e mentre busso ringrazio di aver trovato subito l'ufficio.
Entro e la preside mi invita a sedermi.
-le ho chiesto di venire nel mio ufficio per la proposta che mi avete fatto lei e sua madre la settimana addietro. Mi avevate domandato uno spazio in cui lei avrebbe potuto dedicarsi a suonare il pianoforte, ma credo di doverle dare una risposta negativa. In questa struttura le aule sono tutte usate per i corsi supplementari o i laboratori, mentre per il resto le servirebbero delle pareti insonorizzate, cosa dei quali non siamo forniti. Tutto ciò mi porta a doverle negare il permesso-

Non ci posso credere, mi serviva un posto in cui poter suonare. Avevamo persino detto che avremmo portato il pianoforte che ho a casa per non far spendere alla scuola.... è pazzesco.

-mi scusi, ma non c'è neanche una stanza in tutto questo enorme edificio che possa fare al mio caso?-

-le ho già risposto signorina Alessandra-

Non posso non suonare. Ho iniziato quando avevo cinque anni, ma è come se ce lo avessi nel sangue. Mentre mi faccio prendere dalla disperazione il mio sguardo cade sulla finestra. Il mio cervello comincia a frullare e mi viene un'idea.

-e se portasi il piano nelle serre del parco? Lì dovrebbe essere lontano dall'edificio e perciò al massimo si sentirà un piccolo sottofondo e inoltre le serre hanno il tetto di vetro perciò non c'è bisogno di elettricità e non c'è pericolo che si bagni. Messo lì non disturberà nessuno e io potrei andarci in ogni momento del giorni senza disturbare nessuno-
Quando vedo la faccia della preside mi sento fiera di me stessa. Sembra stupita da ciò che le ho detto, ma sembra anche che stia prendendo in considerazione l'ipotesi. Passano due minuti di un silenzio carico di riflessioni e poi alla fine arriva la risposta.

-sono davvero impressionata dalle sue doti in argomentazione e anche dalla sua brillante proposta-

-la ringrazio-

-la mia decisione finale è la seguente- fa una piccola pausa in cui la mia tensione è alta - potrà mettere il piano nelle serre e usufruirne a suo piacimento. Per sicurezza le darò una copia delle chiavi così potrà essere indipendente-

Sono al settimo cielo. Ce l'ho fatta!

-la ringrazio. Non sa quanto questo mi renda felice!-

-bene, adesso che è tutto a posto può andare. Arrivederci-

-Arrivederci- appena messo piede fuori da quell'ufficio chiamo mia mamma, devo assolutamente dirle tutto.

Mia madre ha detto che domani farà mettere il piano nelle serre. Chiamo Aurora e la raggiungo al bar.

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