Capitolo 32: Ritorno a Zeurasia
Guardo le stelle fuori dall'oblò della stanza dove mi hanno confinato per il viaggio e penso a lei. Non le ho nemmeno chiesto il nome. Avrei dovuto fermarla? Non lo so. Forse avrei dovuto. Sì che avrei dovuto! La sfera blu è distante anni luce ormai. Chissà cosa fai. Chissà a cosa pensi. Forse mi starai maledicendo per averti sedotta e poi buttata. Il fatto che per me è tutto nuovo. Di sicuro quello che mi scateni tu è nuovo e pericoloso. Ma che cos'è la vita se non un rischio? Per me rischiare ne vale la pena. Sempre. Ma sono l'unico. Non sono mai stato bravo a sopprimere i sentimenti. Non sono mai stato bravo ad essere me stesso. Sento che fingo di essere un altro da tutta la mia esistenza. Che cerco di conformarmi al resto del mio popolo. Che faccio tutto quello che si aspettano da me. Ma è forse vita questa? Ma con te, mentre ti guardavo dormire, mi sentivo diverso. E diverso mi piaceva.
Odio i pensieri degli altri. Questo loro modo di vedere la vita in bianco e nero. Questo loro essere sempre seri e pacati. Quest'unica espressione che si legge sul nostro volto a prescindere da quello che succede. Un branco di musoni che vivono una vita sbiadita. Io avevo trovato il colore alla mia vita e l'ho lasciata andare via. Ho voglia di spaccare tutto. Di urlare. Di aprire il portellone e lanciare qualcuno nello spazio aperto. Ma non sono pensieri degni di uno zeurasiano. Non dell'erede al trono. Ma quando hai provato un'inversibaleno e le sensazioni gradevoli che ne scaturiscono poi non è più come prima. Tu eri il mio inversibaleno. Ora c'è solo un'arco di tristezza che porta gli angoli della bocca più in basso possibile. E vuoto. Vuoto cosmico che mi divora come un buco nero. E capisco di esser solo.
Vago per la nave anche se i miei genitori mi avevano espressamente vietato di uscire dalla mia camera perchè secondo loro sono fuori forma e ho bisogno di riposo. Mi riposerò quando sarò morto. E considerando il mortorio di questo posto succederà presto. Per noia. Per pazzia. Per esasperazione. Per... non so perchè...
Intravedo le luci della città. So per certo che è casa ma nel profondo è come se non fosse così. È come se la vedessi per la prima volta. Rimango a bocca aperta come un bambino. Sono davvero mai stato a Capytal Cyty? So che è così ma mi sembra un ricordo artificiale che non mi appartiene. Mi sento un Principe Mezzo Sangue. Metá di me sa qual'è il suo ruolo. Metà di me vorrebbe girare i tacchi e scappare da tutto.
L'idea che io sia cresciuto altrove comincia a balenarmi nella mente.
Il palazzo reale mi ricorda un'illustrazione di Asgard.
"Lynark caro ti sei riposato?"
"Sì certo Madre!"
"Bentornato a casa!"
Mi attacco al vetro della Plancia a fissare la mia casa.
Non è nera. Non è geometrica. Non è... casa mia.
"Questa è decisamente Asgard."
"Cos'è Asgard?"
"Ma il regno di Thor. Non ricordate Padre? Mi leggevate sempre la storia del Dio del Tuono: Thor, figlio di Re Odino."
"Ma sì certo! Come ho fatto a dimenticarlo!"
"Già. Ricordate con che cosa richiamava a sè il suo potere?"
"Ma è ovvio! Aveva uno... scettro! Come ogni Principe."
Scettro? Ma che film ha visto? Aspetta! Che cos'è un film?
Questo non sa nemmeno del martello di Thor?
Il dubbio mi dilania. Il ricordo di mio padre che legge questo libro è nitido nella mia testa. Ma non riesco a focalizzarlo nella mia mente. Non vedo il suo viso. So solo che mi rimboccava le coperte e mi lasciava la luce accesa perchè avevo paura del buio. Ma questi non sono comportamenti da zeurasiani.
"Percepisco tensione Lynark."
"Ma cosa dite Madre. È che sono solo felice che mio Padre si sia ricordato dello scettro di Thor chiamato anche Mjollnir."
"Come potrei dimenticarmi del tuo libro preferito!"
"Ottimo! Perchè mi è venuta voglia di rileggerlo."
"Oh! Mi dispiace ma credo sia andato perso durante la grande guerra contro gli umani. È sicuramente esploso con la nave madre."
Comodo! Ma perchè però dovrebbe mentirmi?
"Non importa. Grazie lo stesso Padre. Con permesso vado a prendere qualcosa da mangiare."
"Se pazienti potrai mangiare in camera tua."
"Ok"
"Cosa!?"
"Va bene."
La mia camera da letto è enorme ma totalmente impersonale e sciatta come la mia vita.
"Vostra maestà le ho portato il suo piatto preferito."
"Cioccolato!?"
"Cioc cosa? No. Nodzam."
"E cosa sarebbero? Sembrano disgustosi!"
"Ghiandole surrenali di Aphelion"
"Aphelion? E che cos'è?"
Si affaccia alla finestra e mi mostra un Aphelion che si abbevera.
"Scusa ma noi mangiamo gli Unicorni? Ma sono così carini! Porta pure via questa schifezza. Mi è passato l'appetito."
"Ehm. Credo che chiamerò il curatore. Mi sembra in stato confusionale. Gli Aphelions sono animali aggressivi e demoniaci."
"Prova a dire a qualcuno che il cibo di questo posto infernale mi fa schifo e giuro che ti fondo con la vista laser!"
"Come desidera Vostra Maestà." scappa via col terrore in volto. Pensavo che fossimo solo capaci di fare la faccia da citrulli. Oh! Ma sbaglio o ha appena provato paura?
Tanto vale andare in esplorazione.
Attracco navette. Barboso.
Planetario e mappe interstellari. Interessante. Cerco la Terra. Al solo pensiero di lei il cuore accelera così forte che lo sento nelle orecchie.
Questo non so che posto è.
La Sala del Trono.
Sedersi sul trono è l'onore più grande a cui io possa ambire. Che felicità. Peccato che a me non interessi diventare Re. Non senza lei come mia Regina.
Ma perchè i miei pensieri volano sempre dalla biondina? Non li controllo. Mi investono come la marea.
Avanzo lentamente quando sento i miei genitori parlare di... me. Lo so che non si origlia ma la curiosità è sempre stata un mio difetto.
"Lynark non è mai tornato. Inutile fingere che quel ragazzino sia nostro figlio. L'hanno deviato. Liara non possiamo far finta che i suoi sbalzi d'umore non si ripercuotano su tutta la collettività. Io non mi sono mai sentito così depresso, triste, di umore nero e disperato come da quando siamo tornati dalla Terra."
"È solo confuso. Diamogli un po' di tempo per riabituarsi."
Riabituarmi a cosa? A mangiare unicorni? Non succederà mai.
Esco all'esterno.
Fatico a respirare. L'atmosfera è rarefatta e mi fa tossire.
Ma sono l'unico a quanto pare che trova l'aria di casa pesante.
Quando passo tutti si inchinano. Questa cosa mi infastidisce molto.
L'unico posto tranquillo dove non c'è nessuno è dove c'era l'Unicorno.
Lo raggiungo e l'animale mi carica come un toro inferocito.
Vorrei avere paura ma non ne ho. In cuor mio spero che una sua cornata mi sbudelli più in fretta possibile perchè io non posso, non voglio vivere così. Porto la mano davanti a me come a intimargli Alt. Chiudo gli occhi e aspetto la mia fine. Contrariamente a quanto mi hanno detto su di lui, l'Aphelion è un animale molto dolce. Si ferma con il muso sotto la mia mano e si sfrega come un gattino che fa le fusa.
Un attimo dopo cavalcavo contro corrente e mi sentivo libero e vivo come non era mai successo.
Allargo le braccia e urlo felice facendo girare tutti. Godetevi le sensazioni intense che sto provando. Iniziate a vivere anche voi.
Poi un colpo e il mio amico stramazza al suolo facendomi cadere.
Vedo mio padre con un'arma fumante e l'acqua colorarsi di sangue viola.
"Hai deciso di morire Lynark? Ma cosa ti è saltato in mente?"
Mi chino con le lacrime agli occhi. Questo dolore. Questo male dovuto ad una perdita lo già provato. Fa male. Troppo male. È insopportabile.
"Ti odio!" urlo piangendo.
"Il tuo comportamento Lynark è inappropriato e non lo capisco. È solo un Aphelion. E noi cacciamo gli Aphelions."
"Era una creatura dolcissima dal cuore puro! Sei un mostro!"
Il dolore mi travolge e si espande. Avvolge ogni creatura vivente del regno. Io so che ho provato un dolore ancora più grande di questo. Il mio cuore lo sa. Si è spezzato in infinitesimali piccoli pezzi. Nessuno potrà mai ricongiurgerli. E non è solo per l'unicorno. È un riflesso di una vita passata. Di qualcosa di così profondo e caro che mi ha portato a scegliere una vita per un'altra. E io sceglierò sempre la sua vita. I suoi occhi in quelli dell'Unicorno e un'unica cosa da fare.
Appoggio le mani sulla ferita e lo riporto in vita.
E possono dirmi che non sono zeurasiano, che non so reprimere i sentimenti e che non sarò mai re. Non mi interessa perchè io non voglio vivere senza vivere. Non provare niente non è vivere. È nascondersi e io non mi nasconderò mai più.
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