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E ora che faccio?

Non posso crederci.

Ho davvero chiesto allo splendore biondo con cui lavoro di uscire con me.

Devo essere impazzito.

Non c'è altra spiegazione.

Mi prendo la testa fra le mani ed emetto un lieve gemito di dolore. Per fortuna sono da solo nello spogliatoio, altrimenti dovrei rispondere a domande che non voglio nemmeno sentire.

Forse il lupo mannaro era davvero affetto da stupidità cronica...

Ma la cosa più inconcepibile è stata la risposta di lei: Allison ha detto di sì, ha accettato il mio invito.

E il bello è che non so neanche dove portarla.

Stupido al cubo!

《Amico! Finalmente ti trovo》esclama una voce maschile e squillante, seguita dal rumore di una porta che si chiude.

Alzo la testa e vedo Chuck, il mio migliore amico, in piedi di fronte a me con le mani sui fianchi e uno sguardo confuso in volto. Non dico nulla e serro nuovamente gli occhi. Non ho la forza di raccontare la stupidaggine che ho fatto, preferisco morire in silenzio.

《Ho sentito che...》esordisce Chuck per poi fermarsi《Hai davvero invitato Allison fuori a cena?》

Cena!

Ecco dove potrei portala!

《Sì. No. Non lo so》bofonchio, ripercorrendo la conversazione avuta con la meravigliosa ragazza giusto due ore prima《Non so cosa mi sia preso. Davvero. Non volevo invitarla. Cioè, volevo, lo sai, però... Ah! È tutto così complicato!》

«A dire la verità, è tutto molto semplice: cena, bacio, fidanzamento» mi spiega il mio migliore amico, gesticolando nell'aria come se stesse compilando un diagramma immaginario.

«Bacio? Quale bacio?» strepito in maniera decisamente poco virile.

Mi metto in piedi con un balzo e afferro Chuck per la maglietta rossa, sbattendolo contro un armadietto. Il grido del ragazzo si fonde col rumore metallico che produce il suo corpo. Nel medesimo istante, avvertì un dolore acuto in bocca e noto che le labbra si sono arricciate: una minima percentuale del mio cervello, quella più razionale, mi avverte che mi stanno spuntando le zanne.

«Ehi, amico. Stai calmo. Nessuno bacia nessuno» afferma Chuck, allontanando il suo volto dal mio «Soprattutto tu non baci me. Hai decisamente troppi denti. Quand'è stata l'ultima volta che sei andato dal dentista?»

La sua domanda, posta con voce seria, giunge così inaspettata che mi blocco per riflettere, allentando la presa sulla sua maglietta.

«Oh, beh, non saprei. Ho avuto molto da fare in questo periodo» bofonchio mentre le zanne si ritirano lentamente, facendo tornare la mia bocca quella di un normale essere umano.

«E i tuoi guai non sono finiti» sentenzia Chuck, sedendosi sulla panca accanto a noi «Hai capito cos'è appena successo?»

Ehm...

Fisso il mio amico con occhi perplessi e confusi, tentando di ricordare gli ultimi istanti.

«Certo. Tu... stavi parlando di baci» mormoro mentre la nebbia abbandona la mia memoria «Oh, cavoli. Ho tentato di mangiarti.»

Sbigottito e spaventato da ciò che stavo per fare, mi lascio cadere a terra: batto le ginocchia e gemo di dolore, rovinando su un fianco. Non sono nemmeno capace di cadere come i veri uomini.

Il pavimento non è pulito molto bene oppure il licantropo che mi ha morso possiede una supervista. Riesco a distinguere una microscopica macchia di caffè che si trova dall'altra parte dello spogliatoio da una chiazza, di qualcosa che preferisco non identificare, che scorgo sull'angolo più in alto dell'anta del mio armadietto.

«Tentato è la parola chiave. Avevo tutto sotto controllo. Ti avrei messo ko con una mossa di karate» sbuffa Chuck, attirando la mia attenzione su di lui.

«Ma tu non lo conosci il karate» obietto, fissando i lacci delle sue scarpe con davvero troppo interesse.

«Appunto. Ti avrei colto di sorpresa» esclama lui, in tono trionfante «Perché studi in quel modo le mie scarpe?»

«Ho voglia di giocare» rispondo prima di riuscire a trattenermi.

«Siamo sicuri che ti abbia morso un licantropo e non un semplice cane affetto da deficit dell'attenzione?» ridacchia il mio amico, tirando su i piedi e mettendosi a gambe incrociate.

«Ecco, vedi? È così che è andata» mugugno, serrando gli occhi onde evitare distrazioni «Stavo parlando con Allison e le parole sono uscite da sole.»

«Volevi mordicchiare anche le sue scarpe?» mi chiede Chuck, ancora preoccupato che io possa masticare le sue Nike.

«No. Certo che no» replico, scuotendo la testa con veemenza «L'ho invitata a uscire con me. Peccato che io non volessi realmente farlo. Cioè, volevo farlo, però in un'altra maniera.»

«Intendi nella maniera dove tu sbavi e lei non ti calcola?» ribatte il mio amico con voce esasperata «Il lupo mannaro che è in te, ti ha sentito in difficoltà e ti ha salvato da una figuraccia. Dovresti essere grato.»

«Grato di cosa? Delle strane voglie che mi colgono nei momenti meno opportuni? O delle parole che mi escono di bocca senza io rifletta?» Parlo in maniera più acida di quanto vorrei, ma la mia sfortuna sta toccando livelli cosmici e io mi sento come un relitto in balia della burrasca.

«Grato del coraggio che lui ti presta» mi spiega Chuck, con pazienza e affetto «Da quanto tempo sognavi di chiederle di uscire? Te lo dico io: millenni. E ora hai la tua occasione. Solo la licantropia poteva bilanciare la tua innata iella. È da quando ci conosciamo che tento di aiutarti a guarire dalla sindrome di Paperino. Se sapevo che bastava farti mordere da un lupo mannaro, sarei andato a caccia.»

«Ma ora cosa faccio? Esco con Allison e poi?» brontolo con il morale a terra.

Le sue parole sono state ragionevoli e sensate, tanto da farmi credere che stesse leggendo un copione, però non mi stanno aiutando contro l'ansia da primo appuntamento.

«E poi le parli, vi divertite e la baci.» Chuck elenca le cose che dovrei fare in tono pratico e sicuro come se davvero potessi fare tutto ciò.

«E se mi trasformo? C'è mancato poco che ti mangiassi la faccia» guaisco con voce lupesca «Senti? Sono un mezzo lupo. Un licantropo malriuscito.»

«Ho un'idea» afferma il mio amico,  facendomi spalancare gli occhi di colpo.

Con una mossa repentina, mi rimetto in piedi e lo fisso con intenzione: le sue idee sono sempre state inquietanti e folli.

«Me lo devi insegnare» mormora lui, affascinato dalle prodezze da lupo mannaro che compio senza rendermene conto e del tutto dimentico delle spiegazioni che mi deve dare.

Il suo livello di attenzione è basso quanto il mio.

Oh, mio Dio!

Non uscirò vivo da questa cena!

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