Capitolo 53
Aleira POV
Una volta giunti nel secondo cerchio, ci ritrovammo dinanzi a una scrivania in legno antico, dietro la quale sedeva un demone alto e con capelli bianchi come la luce delle stelle.
I suoi occhi neri si puntarono su di me, mentre stringeva tra le mani una piuma d'oca, stava scrivendo qualcosa su di un diario, solo quello che doveva essere inchiostro, mi dava tanto l'aria di essere sangue...
<<Aleira, vediamo se hai studiato, chi è questo gentile demone?>> mi chiese Vassago, sempre felice e pimpante. Eravamo in un antestanza per il prossimo girone, ci illuminava solo la candela presente sulla scrivania del demone.
<<Minosse>> tentai ad indovinare, secondo varie mitologie, lui era uno dei giudici dell'inferno.
<<Eri la secchiona della classe?>> mi chiese sempre Vassago, ma non riusciva ad essere mai serio?
<<Vassago, parla>> disse Minosse, osservando il demone con aria brusca.
<<Lucifero non ti ha avvisato del mio arrivo? Sto scortando sua figlia al sicuro>> spiegò Vassago subito dopo, dondolando leggermente su se stesso.
<<Avete uno strano concetto di sicurezza>> rispose il demone, alzando gli occhi in aria.
<<Osi contraddire la parola del tuo Re?>> chiese Vassago, divenendo cupo e sorridendo sadicamente.
<<Va dove ti pare, già non ti sopporto più>> disse il demone indicando la porta alle sue spalle, da lì iniziava il vero girone.
Mi feci coraggio, e quando la porta venne aperta da Vassago fui investita da una gettata di calore, Vassago mi parò con il suo corpo, ma servì a ben poco.
<<Credo di non portecela fare per molto>> dissi, sentendo la mia pelle soffrire il caldo, mi stavo indebolendo.
<<Ce la farai, fidati di me>> disse Vassago, togliendosi da avanti a me e lasciandomi osservare il secondo girone.
Questa non era più una stanza, ma un'ampia landa si espandeva dinanzi a noi, scendendo a circolo e circondata da fiamme rosse, che regnavano sia ai lati che al centro. Tra le fiamme vi era un vortice infinito di vento caldo, nel quale le anime venivano trascinate all'infinito, urla e pianti erano le uniche cose si sentivano.
<<Non è possibile>> dissi balbettando, Vassago mi spinse dalla schiena invitandomi a camminare, mentre i miei occhi erano ancora inchiodati su quel vortice.
<<Andiamo, non ti fermare>> disse Vassago, dopo qualche passo inciampai in quelle che erano ossa, c'era una strana polvere a terra, che ben presto riconobbi come resti di pelle bruciata.
<<Chi finisce qui?>> chiesi a Vassago, tornando sui miei piedi.
<<Chi commette peccati carnali, questo è il regno di Lust>> disse Vassago, osservandosi a torno per un breve momento, neanche a lui piaceva molto quel posto da quello che capii.
I capelli mi si scompigliavano per il forte vento, che portava con sé cenere e calore, per questo ogni tot di passi dovevo fermarmi.
<<Chissà se sarei finita qui>> pensai ad alta voce, riparandomi dietro la schiena di Vassago da una forte folata di vento.
<<Saresti finita nel girone degli stupidi, lo sai>> mi disse, sorridendo con gentilezza per la prima volta.
<<Il tuo regno, suppongo>> risposi, e lui annuì ridacchiando.
<<Aiutami!>> un'anima urlò verso di me, i suoi occhi sembravano stessero uscire dalle sue orbite mentre le unghie erano infilate nella terra, nel tentativo di non volare via, in quel tornado infinito.
<<Ma non c'è mai perdono?>> chiesi voltandomi dall'altro lato, non potevo fare nulla per lei.
<<No, per loro no>> la risposta di Vassago fu secca, si voltò verso l'anima che stava strisciando verso di noi, le tirò un calcio sul mento e la fece volare via.
<<Che fai?>> chiesi sconvolta, lui sembrò sorridere nel vederla volare via, poi si voltò verso di me.
<<I miei doveri princepissina>> la sua risposta allegra mi irritò, quanto avrei voluto lanciare lui in quel tornado! Peccato che non avevo idea di come continuare senza.
<<Andiamo>> ringhiai, percorrendo delle scale che portavano ancora più in profondità.
<<Non è quella la strada>> mi disse Vassago, mi fermai e mi guardai attorno... Non sembrava esserci altra via di uscita?
<<Seguimi e non frignare>> aggiunse, indicando con il suo capo il tornado.
<<COSA?>> chiesi sconvolta.
<<Fidati>> fidarsi... Di lui?
Lo seguii insicura, mentre il calore diventava sempre più insopportabile.
<<Io non credo di sopportarlo ancora>> dissi nascondendo il mio viso nella giacca, sentivo la pelle bruciare.
<<Siamo arrivati>> Vassago mi prese dalle braccia e mi spinse in avanti, non vedevo nulla ma sentii i piedi cadere nel vuoto, così come tutto il mio coperchio.
Vassago, io ti ammazzo. Lo giuro, morirai per mano mia.
La mia schiena si schiantò contro un pavimento di roccia gelata, fin troppo per essere agli inferi.
<<Porca...>> mi alzai dolorante, sopra di me, a qualche metro, vedevo l'epicentro del tornado.
<<Stai bene, visto?>> mi disse porgendomi la sua mano, col cavolo che la avrei accettata.
<<Andiamo avanti>> dissi, i miei capelli erano sottosopra così come i miei pensieri.
<<Uuuh sento già la puzza>> disse Vassago camminando pimpante verso la prossima porta.
Per poco non vomitai, un odore nauseante si fece largo nelle mie narici, era un misto di letame, fango, cibo avariato.
III - GOLOSI, annunciava la porta.
Perfetto. Avrei trovato tanti piccoli Hals? Mi tappai il naso, forse questa volta sarebbe stato bene non guardare.
<<Ti sporcherai un po' le scarpe>> mi disse Vassago, aprendo la porta.
Una sostanza melmosa, miscuglio tra fango e cibo avariato ricopriva di qualche centimetro il pavimento dell'area successiva, faceva freddo, molto freddo, tant'è che in alcuni punti vi era anche un accumulo di neve.
Camminai disgustata, cercando di non scivolare su di quella sostanza.
<<Questo disgusta anche me>> disse Vassago, muovendo la mano dinanzi al suo naso per mandare via il cattivo odore.
Provai a muovermi, ma quando alzai il piede una mano ricoperta di fango afferrò la mia caviglia. Non ebbi il tempo di capire che mi ritrovai per terra, mentre sentivo dei denti mordicchiarmi la gamba.
Mi voltai, un'anima stava provando a mangiarmi, solo allora mi accorsi che tra fango e melma vi erano le anime, che si muovevano appena e abboccavano in cerca di cibo!
Tirai un calcio sul muso del tizio che mi aveva buttata giù, cercando di non vomitare nel vedermi ricoperta di quella roba.
<<Non mi toccare più>> disse Vassago osservandomi da lontano, di tanto in tanto tirava calci alle mani che tentavano di afferrarlo dal basso.
<<Avresti potuto avvisarmi! Guarda come sono ridotta>> dissi tornando sui miei piedi, lui si tappò il naso e riprese a camminare.
<<Fa attenzione, diventa sempre più profondo!>> disse Vassago man mano che andava avanti, iniziai a non provare più pena e pietà per le anime che mi circondavano... erano rivoltanti!
<<Perché fa freddo qui dentro?>> chiesi osservando i mucchi di neve.
<<Lo hai sentito?>> disse poi Vassago, quando un suono di catene ci fece voltare verso la nostra sinistra.
<<Devo avere paura?>> chiesi, oh mio Harag. Quanto avrei voluto avere il suo sguardo assassino accanto a me in quel momento.
<<Sì, anzi, di più, scappa e basta>> rispose Vassago, iniziando a correre a sua volta.
<<Aspetta... Stai scherzando vero?>> chiesi correndo a mia volta. Dopo qualche secondo sentii un ruggito alle mie spalle, mi voltai e vedi un cane a tre teste correre dietro di noi.
Cerbero.
La sua bava cadeva sulla melma, aggiungendosi al già disgustoso miscuglio. Le stampe calpestavano teste e corpi, ed i suoi occhi erano puntati su me e Vassago, no, non stava scherzando.
<<Perché non ci parli?>> chiesi disperatamente a Vassago, che saltava da una testa all'altra per evitare di toccare la melma.
<<È un cane... Non si parla con i cani>> mi rispose semplicemente, riuscii a raggiungerlo in poco tempo, ma la bestia era veloce e sembrava averci raggiunti.
<<Da dove si esce?>> chiesi a Vassago, osservando il luogo attorno a noi. Era una cavera enorme, non vedevo scale o corridoi o fossi in cui saltare.
<<C'è un punto infondo, dove si crea un piccolo vortice di questa sostanza, dobbiamo buttarci dentro... Tranquilla, io non mi sporcherò>> mi rispose, facendomi l'occhiolino. Non risposi, alzando il passo quando sentii una goccia di saliva sulla mia spalla sinistra... Una delle teste era sopra di me.
<<A cuccia!>> urlò Vassago iniziando a correre di spalle, vidi la sua ombra levarsi e attaccare il cane.
<<Ci siamo>> dissi, quando vidi nel fango un piccolo vortice inghiottire qualsiasi cosa fosse nelle sue vicinanze. Mi tappai il naso e senza pensarci due volte mi tuffati dentro.
Nithaiah POV
<<Credo che il momento della vendetta sia arrivato>> Harag distrusse il cranio del demone che mi stava attaccando in pochi secondi, prese il corpo e lo lanciò contro Hesediel, Caliel e Aamon evitarono di farsi prendere in pieno.
Mia figlia aveva scelto un ragazzo piuttosto forte.
<<Tu, l'ultima volta ti sei salvato per poco>> disse Hesediel, sorpreso nel vedere Harag.
Lo sguardo del demone si fece di fuoco, sorrise e fece cenno a tutti noi di farci da parte.
<<Le Dominazioni, gli angeli dell'apocalisse... Quante stronzate. Oggi tu morirai per mano mia>> disse Harag ad Hesediel, provai a correre verso di loro ma mio figlio mi bloccò, osservando Harag preoccupato.
<<Non credo ti risparmierebbe, guarda i suoi occhi>> disse Aamon, giustificando le azioni di Caliel.
Gli occhi di Harag esprimevano Ira, dalle sue spalle un'ombra si espandeva, ricopriva un grande spazio e puntava su Hesediel, che stringeva la sua lama senza alcun timore.
<<È arrivata la tua fine, Ira>> disse Hesediel, puntando la lama verso di Harag.
Harag ruggì, scattando verso l'angelo che parò i primi pugni di Harag, mentre con le ali si difese dalle lance create dall'ombra del demone dell'ira.
Non riuscivo a capire chi fosse più forte di chi, ad ogni loro contatto un tuono sembrava rombare nel cielo, che era grigio e pieno di polvere.
<<Sarà meglio che non perda>> disse Caliel, tenendomi ancora ferma fra le sue braccia.
Cosa dovevo fare? Hesediel era come un fratello per me, dovevo aiutarlo. Ma non potevo uccidere quel demone, avrei perso per sempre mia figlia! Perché mi ritrovavo sempre dinanzi a certe scelte?
Sussultai quando la lancia di Hesediel sfiorò la guancia del demone, creando un piccolo taglio che iniziò a bruciare la pelle attorno.
<<Aamon>> disse Caliel, indicando me alla demone.
<<Vado ad aiutarlo, tienila ferma>> disse, scattando verso Harag.
Quest'ultimo rifiutò l'aiuto, scagliando via l'angelo e ritornando in pieno possesso del suo corpo.
<<Tu, mi stai proprio sul cazzo>> ringhiò il demone, afferrando una delle ali di Hesediel e strappandola con le sue mani nude. Un urlò si levo nel cielo, la mia voce si unì a quella di Hesediel. Gli aveva spezzato un'ala! Con tanta facilità? Aamon non riuscì più a tenermi stretta, corsi verso il mio amico agonizzante con le lacrime agli occhi. Quando fui quasi vicina Harag mi respinse, facendo attenzione a non farmi troppo male, rotolai nella pozza di sangue di Hesediel, osservando il mio amico morire.
<<Nithaiah... Aiutami>> sussurrò Hesediel debolemente, tendendo la sua mano verso di me. Dalle labbra fuoriusciva del sangue, così come dalla schiena e dal suo cranio.
<<Nessuno può aiutarti>> disse Harag, poggiando il suo piede sulla testa di Hesediel.
<<Non farlo>> dissi io piagnucolando, strisciando verso il mio amico.
<<Perché non dovrei? Mi ha attaccato>> disse semplicemente il demone, premendo con forza il piede sul cranio di Hesediel, mettendo così fine alla sua esistenza.
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