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Capitolo 14

Caliel mi strinse in un forte abbraccio lasciandomi perplessa: ricordava di me? Harag ci osservava palesemente nervoso accanto alla porta della sua stanza.

<<Ricordi di me?>> chiesi con voce tremante osservando il suo sorriso, i capelli biondi ed i suoi occhi azzurri... era davvero Caliel.

<<Scusami se ho cercato di ucciderti... Non ricordavo ma subito dopo la stretta di mano una strana sensazione mi ha avvolto ed è stato tutto più chiaro, ho ricordato tutto! Non sapevo come trovarti, per fortuna il tuo amico mi ha raggiunto e mi ha detto di te...>> disse indicando Harag che si limitò a sbuffare, come se non avesse fatto niente di che.

<<Non ho molto tempo, se mi trovano saremo tutti nei guai. Aleira io non ho ricordato solo te, ma anche cosa mi è successo dopo la mia morte. Gabriele, il messaggero dei cieli mi ha raggiunto per pronunciare queste parole: "Tu, Caliel hai terminato la tua prova con successo, tuo padre è molto fiero di te ma non possiamo ancora fidarci a pieno. Perderai la memoria ed una nuova sfida ti attenderà, questa volta non da umano ma da Angelo" allora io lo guardai confuso, pensavo di avere le allucinazioni ma una domanda apparve chiara nella mia mente, così non esitai a chiedere "Mia sorella! Devo proteggerla, come posso aiutarla così?" chiesi allora disperato a Gabriele che continuò ad osservarmi sereno, infondeva profonda sicurezza. "Aleira deve ancora terminare la sua prova sebbene l'esito non sarà come il tuo, tua sorella ha scelto un'altra strada, fallendo la prova. Tuo padre è molto deluso, sarà bene che dimentichi anche di lei per ora, la sua vita non è più affare che ci riguardi." Subito dopo mi sfiorò la fronte e poi niente, il buio. Non ricordavo chi fossi, ero solo un angelo ricco di amore per il Creatore, con il solo dovere di ascoltare i suoi ordini...>> a quel punto però sobbalzammo nell'udire qualcuno bussare pesantemente alla porta, Harag imprecò <<Aleira, portalo via>> disse ed allora afferrai il braccio di mio fratello, per poi teletrasportarmi nella camera di Sam.

<<Perché non abbiamo parlato direttamente qui?>> chiesi con il fiatone: sconvolta per ciò che avevo appena udito e preoccupata per Harag.

<<Qui chiunque ci può sentire, perciò non un'altra parola a riguardo>> disse bisbigliando Caliel, chi ci poteva sentire? Chi è il padre di cui parlava e quale prova?

<<Aleira devi andare ora, non possiamo stare insieme, capiranno che ho recuperato la memoria... Ti voglio bene>> disse baciando la mia fronte con le sue candide labbra, dovevamo già separarci? Eppure ci eravamo appena ritrovati... Sentii le lacrime rigarmi il volto e lo abbracciai forte prima di far ritorno da Harag, nella sua camera.

<<Tu cosa ci fai qui?>> la voce possente di Moloch fu la prima cosa che mi accolse non appena mi materializzai nella camera di Harag che portò la mano dinanzi ai suoi occhi in segno di disperazione mentre Moloch mi fissava rabbioso <<Cercavo aggiornamenti riguardo alla ricerca...>> risposi cercando di non balbettare e di non farmi intimidire dalla sua presenza.

<<Beh va a parlare con Morgue allora, è lui il tuo futuro sposo>> rispose facendomi cenno di andare proprio come Harag dietro di lui, stavano forse discutendo?

Decisi di andare nella sala grande, il punto di incontro... Vasariah era lì a scrivere qualcosa sul suo diaro, non era la prima volta che lo faceva mentre Hals la spiava da dietro mangiando dei biscotti al burro, per terra attorno a lui ormai vi era un laghetto di briciole. Morgue non era lì, e per mia fortuna nemmeno Lakota che ormai evitavo come la peste e fui felice nel riconoscere Kasal su un divanetto, i suoi occhi erano chiusi e non sapevo bene cosa fare... Disturbarla nel sonno la avrebbe fatta agitare?

<<Cosa hai da guardare?>> chiese allora alzando solo una palpebra sorprendendomi, era sveglia?

<<Vorrei parlarti... In privato>> dissi imbarazzata ed allora con estrema calma e lentezza Kasal si alzò invitandomi a seguirla nella sua stanza.

Durante il cammino non parlammo molto, anzi lei passò tutto il tempo a sbadigliare e a lamentarsi, ormai non ci facevo più caso.

<<Dimmi>> disse quando entrammo nella sua camera buia, mi accomodai su una delle poltroncine presenti e capii perché Kasal era tanto propensa al dormire e a passare intere giornate su di esse: erano comodissime!

<<Cosa hai da dirmi?>> chiese Kasal che aveva i lunghi capelli neri raccolti da un lato del suo collo, gli occhi dello stesso colore mi scrutavano attentamente mentre era seduta comodamente di fronte a me.

<<Beh... Harag mi ha detto che prima eri un angelo>> la sua espressione cambiò leggermente in stupore ma decisi di continuare <<vorrei capire come funziona lì>> chiesi allora incontrando uno sguardo interessato.

<<Harag si deve fidare davvero molto di te...>> disse quasi pensando ad alta voce, pensai infatti che quelle parole non fossero rivolte a me.

<<Ero un angelo, è vero. Ordine delle dominazioni, seconda gerarchia, della specie di giustizieri, gran parte di noi faceva parte dell'esercito dell'apocalisse. Non avresti mai definito me pigra quando ero lassù, dominavo su tutto... Fin quando non mi sono innamorata>> disse serenamente osservando le sue unghie, lei innamorata?

<<E poi cos'è successo?>> chiesi esortandola a continuare, i suoi occhi ora mi fissarono pesanti, quasi sentivo la sua anima entrare nella mia.

<<Se credi che Moloch ed i suoi matrimoni organizzati siano uno schifo, è perché non hai mai vissuto lassù. Ciò che tu provi davvero non conta, non esiste: esiste solo l'amore per il creatore ed il suo creato quello è l'amore che conta. Serafini, cherubini...fanno in modo che tutti recepiamo bene quel messaggio. Lui sceglie per te, il tuo futuro amato, la tua posizione. Non esiste libertà, eppure l'amore e l'armonia regna sovrana fin quando non apri gli occhi... Un giorno mi era stato incaricato di tenere sott'occhio niente di meno che Michele, capo dei serafini, secondo solo a "Lui".

Devi sapere che gli angeli e demoni condividono lo stesso veggente: Vassago. Quel giorno Michele doveva incontrare Vassago per delle questioni piuttosto importanti e personali per cui aveva richiesto di me come scorta all'oscuro degli altri. Non capii bene i loro discorsi, tuttavia rimasi incantata dai modi di fare di quel demone, il suo linguaggio ricercato, la movenza delle sue mani che accompagnavano le sue parole ed i suoi occhi scuri.... Mi aveva catturata.

Michele non si accorse di nulla, sano e salvo tornò al suo posto, mentre io rimasi in compagnia del demone che mi fissava divertito, quasi avesse compreso quali sentimenti fosse capace di far scatenare in me.

"Kasal, vero?" disse fissandomi attentamente, nella mano destra stringeva un orologio da taschino argentato, mentre l'altra era nella tasca del suo elegante pantalone.

"Non mi sembra di essermi ancora presentata" risposi allora sulle mie, nonostante fui felice di sapere che egli conoscesse il mio nome.

"Oh, ma non c'è ne bisogno. Io conosco la maggior parte degli eventi futuri e passati, conosco volti di persone che devono ancora nascere e a cui voglio già bene. Ti ho vista per la prima volta tanti anni fa, ma questo tu non puoi saperlo..." i suoi occhi non avevano intenzione di spostarsi da me, togliendomi il fiato e dando vita in me pensieri tutt'altro che angelici.

Io avevo già un compagno, un lavoro e la mia fede; egli invece non era altro che un misero demone, nato per sedurre e trarre in inganno esseri deboli.

Ma fu Vassago stesso a farmi dubitare sulla mia felicità, era quello che volevo davvero? Iniziammo ad incontrarci di nascosto, mi istruiva, i suoi modi mi attraevano sempre più fin quando non persi del tutto la testa per lui.

Volevo scegliere la caduta, dovevo farlo! Ma come? Negli inferi non conoscevo altri che Vassago stesso e non ero sicura che lui avesse accettato di aiutarmi in tal caso... pensierosa non mi accorsi che gli altri angeli si erano accorti del mio cambiamento, dei miei modi più svogliati e meno propensi all'amore verso il creatore.

Fu così che venni bannata dal cielo, mi furono tagliate le ali e venni abbandonata in una terra desolata, durante una notte fredda.

Piangente venni accolta dalle braccia calde e rassicuranti di Vassago, che mi consolò. Mi chiese se volessi entrare a far parte degli inferi ed io annuii, mi disse che il suo Re avrebbe potuto adottarmi ed aiutarmi ad ambientarmi e così fu. Moloch non è di certo il miglior "padre" degli Inferi ma non è nemmeno così male. Quando sono arrivata, ero già l'ultima dei suoi figli, la mia trasformazione in demone e il non ricevere più visite da Vassago mi ha portata a perdere le speranze, la voglia di fare qualsiasi cosa. Odio essere sveglia, non voglio pensare né tanto meno ricordare... Nel sonno trovo la pace e posso sognare ciò che voglio... È questo che mi piace anche fare agli umani, mi fanno pena destinati ad una vita priva di vera felicità e libertà quindi li spingo in tentazione, è meglio una vita in solitudine e sedentaria... Si va incontro a meno sofferenze, non trovi?>>.

Tutta quella storia mi aveva lasciata con il fiato sospeso, non sapevo cosa dire ne cosa fare... Ma di certo non era giusto. Perchè doveva essere tutto così diverso? Perché solo bianco e nero? Non sarebbe giusto se anche per noi esistesse una via di mezzo? Un regno libero, in cui si può amare liberamente, essere buoni senza perdere le proprie sfaccettature negative che ci contraddistinguono?

<<Vassago non è a conoscenza dei tuoi sentimenti?>> chiesi allora, non capii bene se quello fosse un argomento da evitare o no.

<<No, niente affatto ed è meglio così... Sarebbe una gran seccatura. Ho trovato il mio modo di vivere e non ho voglia di cambiarlo... Ora infatti gradirei riposare, spero abbia soddisfatto la tua richiesta>> disse indicando la porta alla mia destra, accidenti il solito tatto demoniaco.

Scusatemi se ci sono degli errori, non sto molto bene e anche se ho effettuato la revisione può darsi che qualcosa mi sia sfuggito!

In foto: Vassago e Kasal!


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