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Prologo

Sto per morire
Sto per morire
Adesso svengo, batto la testa e muoio dissanguata in questo maledetto ascensore

Mi mordo un'unghia, rovinando il mio smalto color prugna e lancio l'ennesima occhiata stralunata al mio riflesso.
Contemplo la mia espressione sconvolta per qualche secondo, e poi sospiro, guardando il display sopra le porte scorrevoli.
Siamo già al trentesimo piano
Sto cominciando a non sentirmi i piedi
Io non sono normale

Riporto gli occhi sulla mia immagine riflessa dallo specchio di un elegante ascensore della city di Londra.
E nella mia faccia non c'è nulla che sembri elegante al momento.
Sembro più sul punto di vomitare.

Mi strizzo l'occhio da sola, tentando di assumere la faccia di una persona che sta per essere assunta.
Ma chi vuoi che mi assuma con quella sfumatura verde?
Un'altra occhiata al display: trentaseiesimo piano. Ansia
Tanta ansia
Troppa ansia

Una marea di dubbi mi assalgono quando il mio sguardo cade sul tailleur blu scuro che indosso. Magari qui odiano il blu. Stanno tornando le paranoie
Smetto di fissarmi, quindi prendo a respirare con calma, esattamente come il mio istruttore di yoga mi ha ripetuto ventiquattro volte da quando ho annunciato di avere un colloquio con Ryan Helms.
L'altro ieri, per la precisione.

Quarantesimo piano e la mia ansia che arriva ottanta metri sopra il cielo.
Le porte dell'ascensore si aprono, rivelando un lungo corridoio, al fine del quale alberga un bancone con una donna munita di occhiali dalla montatura squadrata e un sorriso tanto finto quanto tirato.
Percorro in silenzio il corridoio, con il solo rumore dei miei tacchi sul marmo bianco a tenermi compagnia.
Non cadere Audrey
Non cadere

Raggiungo fortunatamente sana e salva la postazione della donna e sorrido, sperando di apparire professionale.
«S-salve» è già andato tutto a puttane. «Sono Audrey Williams. Ho un-»
«Si sieda. Quando arriverà il suo turno la accompagnerò dal signor Helms»
Ah
Quindi esiste davvero Ryan Helms
Magia

Mi indica con un cenno del capo una stanza alla mia destra, piena zeppa di ragazze. Non mi assumerà mai
Incurvo le labbra in un sorrisino e mi accomodo su un divanetto bianco, accanto a un paio di donne dall'aria professionale.
Dopo qualche minuto sono già persa a immaginare i miei piedi che calzano le splendide Louboutin della moretta dall'altra parte della stanza.
Mi ha sicuramente presa per pazza
Ma cosa ci faccio qui?

Mi scocca una brutta occhiata, prima di riprendere a smanettare con il suo iPhone di ultima generazione.
Io intanto riprendo a immaginare un'elegante completo da lavoro finché la ragazza accanto a me smette di ripassarsi il mascara per la trentesima volta e si volta verso di me.
Mi sorride, mettendo in mostra una dentatura perfetta.
«Lo hai già conosciuto?»
«Chi?»
«Ryan Helms» mi risponde con nonchalance. Sono nata scema
«Non ancora» contraggo il viso in una smorfia strana e mi affretto a tirare fuori dalla borsa il mio cellulare.
Afferro l'oggetto, provocando un rumore inaudito causato dalla marea di cose che albergano nella mia adorabile borsa di Prada.
Gli occhi di buona parte delle persone nella stanza si concentrano su di me, intenta a sorridere imbarazzata con una mano seppellita nella borsetta.
Sorridi
Sorridi
Non stai facendo la figura della sprovveduta
Stai tranquilla

«Cazz-pperi!» la mia borsa si rovescia a terra, spargendo sul pavimento il suo contenuto. Una donna scuote la testa qualche metro più in là, intenta a ritoccarsi il rossetto.
Raccatto le mie cose, seppellendomi poi tra i cuscini del divano.
Ma porca la regina
Perché non mi sono accontentata di fare la commessa da Primark?

La moretta con le Louboutin viene richiamata dalla receptionist, che la accompagna per il corridoio, scomparendo con lei dopo poco in uno studio.
I minuti trascorrono lentamente, mentre io continuo a fissare morbosamente l'orologio appeso sul muro. Più veloce di così non va?

Venti minuti dopo il suo ingresso nello studio, la moretta lascia lo studio con una ridicola corsetta sui tacchi. A testa bassa e passi affrettati lascia l'ufficio.
Un'altra ragazza viene chiamata.
Mi lancia un'occhiata strana, prima di seguire la segretaria.
Altri venti minuti, stessa reazione.
La ragazza seguente rinuncia in partenza, chiudendosi nell'ascensore.

Una donna dagli occhi scuri procede per il corridoio con ostentato orgoglio.
Venti minuti dopo lascia la stanza con le lacrime agli occhi.
Ma che diavolo sta succedendo?

La candidata seguente rimane nel fatidico studio per dieci miseri minuti.
Una porta sbatte, lei riappare e con la sua sconvolta figura la segretaria, che la rincorre.
«NON SI FACCIA PIÙ VEDERE!»
Una figura maschile slanciata e snella percorre il corridoio di corsa, preceduto dalle due donne.
La poveretta scappa via stringendo la sua borsa al petto, mentre l'uomo arriva nell'ingresso.

«Quello è-»
«Ryan Helms» conclude per me la ragazza al mio fianco.
Schiudo le labbra, senza riuscire a staccare gli occhi dal mio presunto capo. Non è vero
È fantascienza

Ryan Helms non ha più di trent'anni a quanto pare. E ha un passato da modello di Calvin Klein. Sicuro
I lineamenti puliti, la mascella definita, gli occhi verdi e i capelli scuri, sono un sogno.
Indossa un completo elegante, alla quale sono state sottratte cravatta e giacca. La camicia bianca fascia il torace scolpito, sbottonata di due asole.

«Chiudi la bocca però» mi sussurra ancora la ragazza accanto a me, piuttosto divertita. Io mi affretto a raccogliere la mia dignità da terra, lanciando un'altra occhiata al signor Helms, che al momento sembra profondamente irritato.
Infuriato, più che altro.

Si volta verso di noi, incrociando le braccia al petto.
«C'è tra voi qualcuno che parli del fottuto tedesco o chiedo troppo?» sbraita con quella splendida bocca che si ritrova.
È scortese
Ma ha delle labbra bellissime

Il mio cervello va nel panico.
Scompare.
Io parlo tedesco no?
Oddio non me lo ricordo più
Ho perso la testa

Mi schiarisco la voce, muovendo nervosamente le mani.
«Uhm...io» replico con lo sguardo basso.
«Anche io» squilla una donna con i capelli rossi seduta dall'altro lato della stanza. Mi rivolge una occhiataccia e poi riprende la guardare verso Ryan Helms.
«Tu» tuona lui, assottigliando gli occhi. «Vieni con me»
Parla con me?
Oddio
Parla con me.
Perché Dio ha smesso di occuparsi di me?

Coff coff
Here we go again
Eeehmmm
Ciao, sono sempre io che tento di riconquistare il mio tripudio di storie su Wattpad
Questo titolo mi sembrava troppo geniale per non essere usato, e sono anche in paranoia perché ho paura che già esista un libro con questo nome
Ma comunque...tornando al discorso
Non so quando inizierò degli aggiornamenti regolari, anche perché questo era solo un assaggio per togliermi togliervi lo sfizio
Tra l'altro a breve uscirà un'altra trama
GIUSTO PERCHÉ MI PIACE COMPLICARMI LA VITA EH
Ma in ogni caso Jily e Cruel sono in chiusura, Sugar Lips ha una trama già ben montata e io non so stare con le mani in mano
Quindi niente, me ne pentirò, ma spero che il prologo di Il mio capo è un bastardo vi sia piaciuto.
A presto
Andate in pace
Lily❤️❤️

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