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Capitolo 50: Solitudine

Un anno prima, 14/12
Città di San Diego

Sgrano gli occhi, osservando, sorpreso e impaurito, fin dove una donna si può spingere pur di vedere realizzati i suoi desideri. Chastity pare disposta proprio a tutto se alla fine riuscisse a perdere la sua verginità con me, persino farsi trovare completamente nuda sul mio letto; anche se tutto il resto della mia famiglia è in casa e potrebbero sentirci.
E non voglio neanche immaginare che cosa potrebbe capitare se Olly entrasse in camera e vedesse questo spettacolo, anche un po' pietoso; alla fine, volevo solo dimostrarle che entrambi non abbiamo bisogno l'uno dell'altra per essere felici, non distruggerle il cuore in mille pezzi.
Mi affretto a chiudere le porte, oltre che alle tende del balcone, evitando di guardare ancora il corpo puro e bianco di quella che dovrebbe essere la mia ragazza; anche se, in realtà, lei è solo una persona per la quale fingo di provare interesse, sperando che mia sorella si decida a trovarsi un ragazzo che non sia io.
È sbagliato, lo so bene. Non è giusto illudere le persone in questo modo, così come non lo è giocare coi loro sentimenti, ma l'unica persona della quale mi importa è la mia Olly.

Mi siedo sul letto, dando le spalle a Chastity e cercando di riordinare le idee per riuscire a rifiutare queste sue avances. Un'altra volta e spero anche che questa sia l'ultima. Le sue mani, però, cominciano a massaggiare con maestria le mie spalle e mi pare di dimenticarmi di ogni preoccupazione, compresa quella di essere visto in questo modo da chi non dovrebbe. La sua voce comincia a riempire questa stanza, altrimenti colma solo del profumo peccaminoso della sua pelle e inizia a strusciare i suoi seni sulla mia schiena, in un disperata ricerca di un maggiore contatto che io le ho sempre vietato; le mani, prive anche del più piccolo callo che potrebbe rovinare la setosità della sua pelle, scorrono verso il basso e si insinuano sotto la mia maglietta, senza mai smettere di massaggiarmi e intrappolare la mia mente in un limbo dal quale non ho abbastanza forze per potermi liberare.
La maglietta grigia che indossavo mi viene sfilata con facilità e ora sento i suoi palmi anche sugli addominali scolpiti e che scalpitano a ogni suo tocco, mentre la mia mente è sempre più annebbiata da quel profumo che mi è così estraneo, ma così ipnotico.

Pochi e infiniti attimi dopo, le sue mani armeggiano con l'apertura dei miei jeans neri, mentre mi sembra che qualcuno bussi alla porta e dica che stanno uscendo.
Un gemito strozzato fuoriesce dalle mie labbra quando allarga l'apertura dei pantaloni e un suo dito sfiora quel che i boxer celano, avverto anche il sorriso sulle sue labbra appoggiate suo mio collo, le quali si staccano giusto il tempo di lasciarmi un umido e bavoso bacio sulla pelle, per poi leccare il percorso che le accompagna fino all'orecchio destro.
«Ti amo.»
È quello che Chastity sussurra al mio orecchio ed è quel che mi fa irrigidire e tornare consapevole di ciò che stavo per lasciare che accadesse.
Mi alzo, scostandomi brutalmente da lei, e mi richiudo i pantaloni, cercando la maglia in maniera disperata per darla a lei e farla coprire.
«Che cosa sta succedendo?»
Me lo chiede e il suo sguardo mostra quanto è davvero confusa del mio rifiuto, ma scuoto solo la testa, incapace di formulare una frase di senso compiuto.
Scusami Olly, scusami davvero.

«Chastity, tra noi è finita. Io sono innamorato di un'altra ragazza.»
I suoi occhi verdi si spalancano, e le sue mani corrono a indossare la maglietta che le ho lanciato, ora del tutto imbarazzata dal mostrarsi nuda e vulnerabile a me.
«Ti ho usata per cercare di dimenticarla, ma non ce l'ho fatta. Scusami.»
Le chiedo scusa, ma l'unico perdono a cui anelo è quello di mia sorella.
Lei rimane in silenzio, poi si alza dal letto, recupera le sue cose ed esce dalla porta della mia stanza. Non provo neanche a seguirla, ma mi accascio a terra, prendendomi la testa tra le mani per maledirmi.
Maledico me, i miei sentimenti sbagliati e le mie decisioni ancora più errate.

«E così, alla fine sei riuscito ad avere quello che volevi, eh?»
La voce indignata e ferita di mia sorella mi fa alzare il volto verso di lei, osservo tutta la delusione dipinta sul suo volto e il senso di colpa che mi attanagliava diventa ancora più pesante, così come lo è diventata la mia lingua, la quale non vuole neanche provare a farmi spiegare come sono andate le cose.
Ma ributto indietro la voglia di riavere Olly che mi abbraccia, quando lei stessa mi volta le spalle e sbatte la porta dietro di sé.
Sono solo adesso.

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