XXI. Tamacti
Ci aveva pensato Ombra a strappare il cuore dell’uomo mentre Selva era impegnata a farsi la doccia.
In quei giorni che aveva passato con noi aveva visto tanta crudeltà che Probabilmente niente l’avrebbe più sorpresa, tantomeno lui ed Ombra che mangiavano un cuore ancora caldo, ma preferiva evitare di farlo davanti a lei.
Il cuore dell’uomo ci avrebbe nutrito a malapena fin all’indomani.
Non potevamo stare fermi a lungo, perché anche se non avevo notizie della strega, il mio istinto e il mio intuito mi dicevano che qualcuno ci stava cercando e noi eravamo ancora troppo vicini ai nemici.
Ombra divise il cuore a metà e mi diede la mia parte.
-Per fortuna che Selva non può diventare una Cuorassita. Non ci sarebbe bastato, altrimenti.- disse lei mordendo l'organo ancora sanguinoso, seduta a pochi metri dai due cadaveri .
-Dovremmo provare a graffiarla. Giusto per essere certi che sia davvero immune.-
-Credo che le ferite del mutaforme siano già una prova inconfutabile. Non causiamole altro dolore. -
Finii la mia porzione di cibo e mi alzai.- Mi sbarazzo dei corpi. Ci fermiamo per lo notte. Dovremmo sbarrare tutte le entrate.-
Ombra mi bloccò toccandomi il braccio.- Lo faccio io. Tu va da lei. Credo preferisca le tue, di consolazioni.- Disse voltandosi verso la terrazza.
Non l'avevo vista uscire dal bagno e non avevo idea da quanto tempo fosse la fuori, distratta dal paesaggio soleggiato e apocalittico che le si presentava.
Annuii alle parole della mora e raggiunsi l’umana al di là della grande vetrata.
Selva sussultò al rumore della porta di vetro scorrevole ma non si voltò. Aveva i gomiti appoggiati al balcone e guardava giù.
L'aria al di fuori aveva lo stesso odore di morte che c'era nella stanza matrimoniale dov’era rinchiusa la moglie trasformata.
Era irrespirabile, ma evidentemente la ragazza si era già abituata.
Mi misi al suo fianco cercando invano il suo sguardo, puntato fermamente a decine di metri da noi, dove Cuorassiti affamati giravano senza sosta alla ricerca di cuori, annusando l'aria come segugi. Da quell’altezza sembravano quasi semplici umani a passeggio.
-Ci fermiamo per la notte. Partiremo prima che sorga il sole.-
Selva non mi rispose rimanendo indifferente alle mie parole.
-Ombra si sta sbarazzando dei cadaveri, così puoi rientrare in casa.-
-Non sono i cadaveri che sto evitando. Sono giorni che ho a che fare con la morte.-
Sospirai, non capendo realmente le sue parole.
-Lo so, ma è inevitabile e…-
-Che senso ha tutto ciò? Perché sprecare il tempo e le forze sfuggendo da ciò che comunque sono destinata a diventare? È tutto inutile... voglio tornare a casa.-
-Cosa?-
-Voglio almeno vedere la mia famiglia, prima di…di diventare un vaccino per la popolazione.-
-Selva, sei solo tormentata da quello che sta succedendo, da quello che stai vedendo da quando abbiamo incominciato quest’ viaggio, ma ti ripeto per l’ennesima volta che conosco la strega meglio di chiunque altro e che la tua morte sarebbe del tutto inutile per quelli della mia specie. Non sei la prima anima a cui Mama Mandombe da la caccia.-
-Ah si? Quindi gli altri erano immuni al morbo come me?-
-Io…questo non lo so, potrebbe essere si…-
La ragazzina alzò gli occhi al cielo sorridendo nervosamente. -Certo, come no. –
Nonostante non fossi bravo a capire le emozioni umane, riuscii a capire dalla sua voce che stava per piangere.
-Voglio stare da sola, per favore.-
Non dissi nulla e continuai a guardarla, sperando che facesse lo stesso anche lei, ma continuò a guardare in basso, a guardare quei mostri che facevano ormai parte della sua vita.
Rientrai in casa, lasciandola sola con i suoi tristi pensieri.
• • • Poche ore prima, Minartas di sopra
Gunter aveva appena terminato di consegnare i farmaci nel reparto di medicina generale al terzo piano.
Il suo turno era finalmente terminato per quella sera e poteva finalmente tornare a casa dalla sua famiglia.
Entrò nello spogliatoio e si tolse la divisa. Ultimamente era sempre stanco, anche se il lavoro che gli veniva affidato non era molto. Fare l'infermiere lo annoiava, lui voleva passare ai ferri.
Saluto i suoi colleghi e uscì dall’ospedale con il suo nuovo zaino sulle spalle in quella notte buia e afosa.
L'orologio del campanile stava per battere le lancette della mezzanotte e le strade di Minartas erano desolate per via del coprifuoco.
I soldati lo guardarono di sfuggita continuando poi a chiacchierare fra di loro; tutti conoscevano il figlio del medico più famoso del paese, sapevano i turni del ragazzo a memoria, non avevano bisogno di fermarlo.
Gunter si incamminò in quelle strade silenzioso con passo spedito. Aveva voglia di tornare a casa e farsi una lunga dormita.
Come ogni sera, dovette passare per una stradina stretta e nascosta, una scorciatoia che dimezzava il tempo per arrivare a casa.
Nonostante fosse poco raccomandabile prendere vie come quelle, poco controllate dai militari e con molti tombini, lui non aveva paura.
Se qualcuno lo avesse aggredito, era perfettamente in grado di difendersi.
Si bloccò improvvisamente all’angolo della via che collegava il suo quartiere. C’era qualcuno nascosto nell’ombra di una porta scavata nel muro, e lo fissava, nonostante non riuscisse a scorgere i suoi occhi, sentiva una presenza proprio in quel punto.
Rabbrividì, perché non si sentiva al sicuro.
-È da un po’ che ti aspetto.-la presenza uscì allo scoperto, rivelandosi al giovane ragazzo.
Gunter non si aspettava di vedere lei, la strega delle ombre. L'aveva incontrata una volta solamente e pensava che non l’avrebbe rivista mai più.
Era spaventato, nonostante la donna era diversa da tutti i Cuorassiti mostruosi che aveva avuto la sfortunata di incrociare nella sua vita.
La donna si avvicinò al ragazzo con passo felino, ondeggiando con grazie sui suoi tacchi vertiginosi.
Gunter sentì il suo profumo, un misto tra patchouli e vaniglia abbastanza efficace per coprire l'odore putidro che accompagnava quegli animali.
Anche Gunter, come la maggior parte degli uomini, era rimasto spiazzato dalla bellezza esotica della strega. Ma aveva paura, non poteva negarlo.
-Che cosa vuoi?- si allontanò dalla donna, evitando i suoi occhi profondi color cioccolato.
-Noi due abbiamo fatto un patto, giovane ragazzo.- Disse seria Mama Mandombe, marcando maggiormente il suo accento est europeo .
-Lo so.-
-Non puoi fare patti con me, se poi tu non rispettare.-
Gunter si strinse nelle spalle, intimorito dalle sue parole.- Ho rispettato i patti.-
-Allora dov’è giovane puledra speciale? È sparita…la stai nascondendo?-
-Cosa? No! Non ho idea di dove sia, la stiamo cercando tutti. E poi, il nostro patto prevedeva che ti consegnassi il suo sangue. Io l'ho fatto. –
Mama Mandombe lo afferrò per il colletto della polo, avvicinandolo al suo viso. -Stupido umano! Ho incaricato te e i miei due migliori scagnozzi a catturarla quella notte, e ve la siete fatta scappare! La pagherai per questo errore!-
-Te l'ho già detto! È caduta dentro ad un tombino! Non è stata colpa mia. Dev'essere ancora lì giù, magari qualcuno la tiene nascosta.-
La strega lo lasciò andare, sospirando affranta. -Ne dubito. Se è finita fra le mani di un Cuorassita, dev'essere già morta e mangiata…sapevo di non dover fare accordi con stupidi puledri! Trova tua ragazza speciale, o tuo cuore farà parte del mio banchetto domenicale!-
Mama Mandombe lo fulminò con lo sguardo, inchinandosi poi a terra e alzando la copertura di cemento pesante di un vecchio tombino.
Gunter rimase immobile per diversi minuti, guardando con occhi spalancati la strega delle ombre sparire nel nulla sotto al suolo.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro