Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

XVI. Selva

Meno di un chilometro ci separava dalla famosa Sarymnaia, quel posto di cui avevo sentito tanto parlare ma che non avevo mai visto.

Era l'unica  città confinante con Minartas ancora abitata.

Le gallerie strette e soffocanti fortunatamente erano terminate.

Sbucammo in un punto morto dove le caverne del sottosuolo erano distrutte. L'unico modo per arrivare dall’altra parte era attraversare uno dei tanti ponti che collegavano le vecchie gallerie.

Le travi erano strette e fatte di legno marcio, e quella volta la lunghezza da percorrere Sembrava più estesa.

Ad aprire la fila fu Ombra, che  si mosse veloce sul legno come le lo avesse sempre fatto.

Mi misi a gattoni sul legno e feci un respiro profondo, ripetendomi varie volte di non guardare giú.  Il vuoto sotto di noi doveva essere infinito.

-Vai piano, non mettere troppo peso sulle ginocchia. Sono dietro di te.-

  bastarono le parole rassicuranti di Tamacti a farmi procede con cautela.

Seguii i suoi consigli e gattonai lentamente sopra la trave, sentendo il legno scricchiolare fastidiosamente sotto il nostro peso.

Mi chiesi come avesse fatto Ombra a mantenere l'equilibrio e percorrerla in piedi. Probabilmente grazie alla sua vista notturna e la fisicità .

Tamacti mi seguiva silenzioso, non troppo vicino a me per non mettere troppo peso sullo stesso punto.

Non sapevo quanto mancasse alla fine.

Improvvisamente, delle urla stridule e selvagge coprirono il cigolio della trave.

Provenivano dagli abissi e non erano ne umane, ne animali. Mi fecero accapponare la pelle e dovetti fermarmi per lo spavento.

Non sembravano vicine, ma nemmeno troppo lontane. Forse poi laggiù non era così vuoto come pensavo.

-Ragazzi ci siete?-. La voce di Ombra si trasformò in un eco profondo e a risponderle furono i gemiti che avevo sentito prima, più forti e chiari .

-Continua, Selva.- sussuró Tamacti.

Avanzai più velocemente di Prima per paura di sentire ancora quelle cose, desiderosa di incontrare la terra ferma.

La trave tremava sotto al nostro peso, come se avesse timore anche lei.

Quando le mie mani toccarono la terra fangosa capii di essere arrivata, ma non feci nemmeno in tempo a tirare un sospiro di sollievo.
-Ombra, dove se…-

L'urlo disumano della cosa mi arrivò dritto al cervello, facendomi chiudere gli occhi dal fastidio che recarono alle mie povere orecchie.
All’ interno della galleria non c'era molta luce,ma riuscii a scorgere la cosa che mi aggredii.

Urlai insieme a lui, coprendomi il viso mentre il mostro cercava di sovrastarmi.

Caddi a terra a pancia in su e provai ad allontanarlo spingendo i piedi sul suo petto scarno.

Era molto veloce e si muoveva agitato sopra di me, cercando di afferrarmi con le sue lunghe mani grigiastre.

I contorni della sua figura mi ricordavano quelli di un ipotetico alieno. Non era forte e nemmeno robusto, ma anzi era un tutt’uno di ossa nere.

Mi graffiò il viso e le braccia ripetutamente, facendomi sanguinare. I suoi artigli erano lunghi e taglienti, forse la arma più pericolosa che aveva.

I suoi occhi spiccavano nel buio. Erano piccoli ed infossati nel volto magro, completamente rossi con le pupille bianche. Il cranio era allungato, assomigliava vagamente ad una pera.

Quando aprì la bocca un senso di nausea si impossessò del mio stomaco. Il suo alito aveva l'odore di Minartas di sotto moltiplicato per cento, ma la cosa più paurosa erano le sue zanne aguzze come quelle di un lupo e la lingua giallognola, esageratamente lunga e biforcuta.
Un po’della sua bava puzzolente mi cadde sul volto, bruciando sui graffi che mi aveva appena inflitto.

Provai a premere più forte sull’addome per non farmi divorare la faccia da quell’essere, quando improvvisamente si fermò, cadendo poi pesantemente sopra di me, la lunga lingua a penzoloni e gli occhi spalancati,morto.

Me lo tolsi di dosso facendolo volare giù negli abissi, nella sua casa, ma non sentii il rumore del corpo atterrare.
Era stata Ombra ad accoltellarlo sulla schiena ossuta con il machete e a salvarmi la vita.

Mi aiutò a spostarmi dalla roccia per evitare che potessi cadere giù insieme al mio amico mostro quando ci raggiunse anche Tamacti, agitato per quello che mi era appena successo.

I due Cuorassiti mi guardavano preoccupati, ma nonostante i graffi sul volto e sul corpo che bruciavano da morire, stavo bene.

Era successo tutto molto velocemente ed ero più scioccata da ciò che avevo visto più per ciò che mi aveva fatto .

-Stai bene?- Tamacti mi passò delicatamente le sue Grandi mani sul mio volto martoriato, per poi guardare il sangue che le ricopriva.

-Si…che diavolo era quella cosa?- feci dei respiri profondi, capendo che quel viaggio stava diventando via via sempre più strano e pericoloso.

Tamacti non rispose, e per la prima volta lessi nel suo sguardo qualcosa di molto simile alla disperazione.

Lui e Ombra si lanciarono uno sguardo triste che mi confuse ancora di più.

-L'ha graffiata?- chiese la donna, non osando guardarmi negli occhi.

-Ripetutamente, su tutto il corpo.- Il Cuorassita aveva perso il suo tono di voce così serio e trattenuto che aveva adottato fino a quel momento. Pensai quasi che volesse piangere.

-Che sta succedendo? Io sto bene, non mi bruciano nemmeno più questi graffi, ma volete dirmi che cosa mi ha aggredito?-

Tamacti strinse le labbra in una linea seria e si alzò, procedendo nella caverna , finalmente ad altezza umana, con passo svelto, lasciando me ed Ombra ai piedi del burrone.

-Perché…che succede, Ombra?-

Lei mi prese a braccetto aiutandomi ad alzarmi e seguimmo lentamente i passi dell’uomo nell’oscurità.

-Era un mutante. Vivono in basso, nessuno si è mai addentrando laggiù, nessuno sa cosa ci sia, alcuni dicono che sia proprio l'inferno. Erano dei Cuorassiti come noi, e prima ancora degli umani come te. Lo sai, la malattia non permette di vivere a lungo. Un Cuorassita non sopravvive dopo i  quarant’anni, diventa troppo debole. Se un Cuorassita non mangia, muore, molto più velocemente di una persona qualsiasi. Il mercato dei cuori è difficile, e non tutti possono permetterseli, ma fortunatamente è possibile sopravvivere anche con altre parti del corpo, ma ha un prezzo.

Loro sono diventati così perché  mangiano qualsiasi cosa, tranne che cuori. Mangiano te, me e Tamacti e i loro simili, e quando hanno finito, si mangiano i propri organi, finché non rimane più nulla da mangiare, solo le loro ossa. Non salgono mai fin quassù, non so davvero come sia potuto accadere. –

-É…è orribile…-

-Si, lo è. Per noi Cuorassiti non sono mai stati un gran problema. Non sono molti e vivono al massimo un giorno. Sono controllati costantemente da Cuorassiti qualificati, per questo siamo tranquilli. Non so davvero come abbia fatto…quella cosa era davvero forte e agile, doveva essere stato un povero adolescente…-

Perché non sapevo nulla? Non ci dicevano niente, per loro Minartas di sotto da solo un covo di animali. A nessuno interessava che prima erano persone, che l'unica cosa che desideravano era arrivare vivi a fine giornata, esattamente come tutti noi.

-Devi disinfettarti quei graffi, ti bruciano?-

Mi chiese seria la donna, bloccandomi per le spalle e scrutandomi il volto.

-No, non più. Dovremmo raggiungere Tamacti…-

-Non sarà andato tanto lontano, fammi dare un’occhiata.-

Si chinò per raggiungere la mia altezza e cercò qualcosa nel suo Grande zaino.

Tamponò sul mio viso del cotone imbevuto di alcol ed io storsi il naso per il fastidio, ma non mi lamentami mentre mi curava le ferite.
-Sono profonde…-

-Sto bene, davvero. Grazie per avermi salvato la vita, Ombra.-

Lei fece spallucce sorridendomi dolcemente, probabilmente l'unica volta in cui avrei visto un sorriso così genuino sul suo volto.

-Perché Tamacti è andato avanti? Sembrava così scosso per l'agressione, ma io sto bene ora, non mi è capitato nulla di brutto…-

Ombra smise di esaminarmi il viso e la braccia insanguinate, guardandomi attentamente.

-Selva, tu lo sai come avviene il contagio del morbo?-

Io scossi la testa, perché al contrario di quello che pensavano loro, parlare di quello che accadeva nei sotterranei non era visto di buon occhio.

Lei sospirò tristemente, accarezzandomi uno dei tanti graffi che cospargevano il mio viso.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro