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XV. Selva

Fui svegliata di soprassalto nel bel mezzo di un sogno che non ricordavo, che mi aveva lasciato però delle emozioni forti e piacevoli, ben diverse da quelle che provai una volta aperti gli occhi e ricordando il Posto e la situazione in cui mi trovavo.

Tamacti mi scosse il braccio, guardandomi con i suoi grandi occhi felini . -È ora.-

Mi stropicciai gli occhi e mi misi seduta sul letto,abituandomi pian piano alla poca luce proveniente dalle candele.

-Che ore sono?-

-Le sei. Dobbiamo partire prima che accendino le luci.-

Lo guardai afferrare la sua borsa di pezza e rovistarci all’interno.
-Hai consegnato il messaggio ai miei?-

Il Cuorassita annuì con il capo, ma non sembrò intenzionato a darmi maggiori informazioni al riguardo, a dir la verità era piuttosto nervoso, probabilmente per l'imminente partenza verso chissà dove.

Pochi minuti più tardi arrivò Ombra, un grande zaino militare sulle spalle e una borsa frigo, ed anche lei non sembrava più così sicura di voler partire, ma ero certa che non avrebbe cambiato idea.

Ci disse che aveva attaccato un poster sulla porta della macelleria in cui annunciava la momentanea chiusura fino al giorno seguente.

Disse che poi l'avrebbero iniziata a cercare, e probabilmente a lungo andare l'avrebbero collegata con la fuga di Tamacti.

-Come faremo a uscire da Minartas? Come faranno a non accorgersi di me?-

-Staremo attenti e…copriremo il tuo odore.- Disse l'uomo, guardando Ombra che annuì con la testa.

Lui aprì la borsa frigo che aveva portato la ragazza e tirò fuori un sacchetto nero e puzzolente. Mi tappai il naso con la mano, reprimendo un conato.

-Che roba è?-

-Interiora e scarti di carne, presi direttamente dal bidone della macelleria. – esultò soddisfatta Ombra.

-carne…umana?-

-Si, ovvio!-

-E che cosa dovete farvene di quello schifo?-

Tamacti prese il sacchetto e si avvicinò a me, seguito da quell’odore insopportabilmente putidro che a lui non sembrava dar fastidio.

-Te lo devi cospargere sul corpo, Selva. Gli umani più giovani hanno un sapore più…intenso, e potrebbero sentirti durante il percorso. –

-Stai scherzando? Un sapore più intenso?- esclamai,disgustata al solo pensiero di toccare quella cosa.

-Mmh…si, come i neonati umani, che sanno da latte. Tu sai da latte e i Cuorassiti lo sentono, non va bene.- Disse Ombra visibilmente divertita dalla mia reazione.

In quel momento capii che avevano ragione. Loro avevano un odore diverso dal nostro,La prima volta che incontrai Tamacti a Minartas di sopra ricordai di aver pensato che avesse un forte odore, come quello di un animale selvatico e di sangue secco, ma stando in quel posto mi stavo abituando presto, il mio naso aveva imparato a conviverci.

-Forza.- avvicinò il sacco al mio viso, facendomi indietreggiare. -Dobbiamo muoverci.-

Non avrei mai pensato che un giorno avrei dovuto spalmarmi interiora dei miei simili come se fosse una crema idratante per il corpo, ma lo feci, perché era necessario.

La mia pelle olivastra si scurii ancora di più e il sangue umano formò immediatamente una crosta secca sulla mia pelle, impregnando poi il vestito bianco che mi aveva dato Selva.

Non c'erano specchi a casa di Tamacti, e per quanto potesse sembrare strano, era meglio così.

Uscimmo tutti e tre dalla casa, chiudendoci la porta di quel posto probabilmente per l'ultima volta.

Perché, se aveva così tanta voglia di lasciare quel posto, non lo aveva fatto prima? Perché  solamente in quel momento, dopo il mio arrivo? Erano le domande che mi ponevo e a cui lui non voleva rispondere. 

Camminammo a lungo fra quelle strade buie e puzzolenti, le mie scarpe affondavano nel fango che si insinuava fino alle caviglie.

Passammo fra le baracche decadenti  di altri Cuorassiti, ma non ne incontrammo neanche uno durante l’inizio del nostro viaggio.

Non li vedevo, ma sapevo che c'erano.

All’esterno della casa l'odore dei Cuorassiti era più forte, nauseabondo. Sentii i loro colpi di tosse e le loro conversazioni lontane. Erano intorno noi, ed avevo paura.

Camminai sempre fra Ombra e Tamacti, che mi rimproveravano ogni volta che restavo indietro.

Quando ci lasciammo alle spalle i pochi alloggi dei cannibali mi sentii più sicura, nonostante il terreno sotto ai nostri piedi si facesse sempre più tortuoso e pericoloso.

Le caverne che collegavano le varie gallerie diventavano sempre più piccole, talmente strette che ci ritrovammo a dover strisciare sul fango e sulle pedane di legno che separavano Minartas di sotto dalle fogne più profonde.

-Cosa c'è la sotto?- chiesi lanciando un'occhiata al vuoto. Non avevo mai sofferto di vertigini, prima di quel momento.

-Spero per te che non lo scoprirai mai.- Rispose Ombra, strisciando veloce come un serpente in quelle buche puzzolenti.

Quei due non sembravano mai stancarsi e quelle gallerie soffocanti dovevano essere infinite. Quando incominciai a rallentare dietro a Ombra, Tamacti , che mi seguiva e chiudeva la fila, mi bloccò afferrandomi un polpaccio.

-Stai andando troppo piano.-

Mi voltai per guardarlo in faccia, ma era inutile. Non avevamo torce ed io mi dovevo affidare solamente alla vista felina dei due Cuorassiti, che vedevano al buio.

Mi sentivo vulnerabile e debole, i miei gomiti e le mie spalle avevano iniziato già da molto tempo a bruciare per lo sforzo a cui non era abituata e non ero più capace a tenere il ritmo della donna davanti a me, che accelerava sempre di più.

-Possiamo fermarci solo un secondo?-

Non riuscii a vedere la sua espressione, ma il suo silenzio mi fece capire che la mia idea non gli piaceva, eppure urlò all’amica di fermarsi ed aspettarci.

Tamacti mi passò nel buio una delle tante borracce d'acqua che ci eravamo portati, e ne presi un lungo sorso pur sapendo che dovevamo berla con cautela per non finirla Subito.

Me ne versai un po’ sul viso accaldato e sporco di sangue, sentendomi un po’ meglio, ma la sensazione di soffocamento in quel posto iniziava a diventare ingestibile.

-Continua, Selva. Siamo quasi alla fine della galleria.- Disse dandomi un leggero colpo sulla gamba per incitarmi a muovermi.

-Come lo sai?- quando ricominciai a strisciare sulla terra bagnata, non sentii più Ombra, segno che probabilmente era già arrivata alla fine e ci stava aspettando.

-Devo passare da qui quasi ogni giorno, per il lavoro.-

Non avevo mai pensato che avesse un lavoro. Prima di conoscere quei due, per me i Cuorassiti erano solamente degli animali, senza emozioni umane, interessati solamente a mangiarci tutti.

-Che genere di lavoro?-

Lui non mi rispose ed io non insistetti. In quel poco tempo avevo capito che non gli piacevano le domande ed era molto riservato.

Arrivammo alla fine di quella caverna e presi dei lunghi respiri, appoggiandomi ad una parete. La buca si allargava, e si divideva in un bivio fatto di altre due gallerie, strette come quelle che avevamo appena percorso.

-Quante ce ne sono ancora?-

-Dovrebbero mancare solo tre chilometri. Se ci sbrighiamo dovremmo arrivare a Sarymnaia in meno di un’ora.- Disse Ombra, muovendosi nell’oscurità per prendere la borraccia d'acqua.

Tutto quel nero mi destabilizzava, avrei voluto avere i loro occhi per poter vedere tutto.

-D'accordo, riposiamoci dieci minuti, poi riprenderemo.-

-Abbiamo già rallentato molto, Tamacti!-

L'uomo mi posò una mano sulla spalla invitandomi a sedermi. Lo sentii sedersi al mio fianco, ma abbastanza lontano da me. Ombra rimase in piedi, sbuffando per la decisione dell’amico. Dovevo essere un peso, per loro.

-Dovremmo percorrere sempre queste gallerie?- sussurai cosicché solo Tamacti avesse potuto udirmi.

-No. Quando saremmo arrivati a Sarymnaia, saliremo di sopra. Le terre che ci aspettano dopo il confine di quella città sono abitate solo da animali e dalla natura, che ha preso il sopravvento.-

Restai in silenzio per un po’, girandomi la borraccia dell’ acqua ormai calda fra le mani. -Mi hanno sempre detto che al di fuori di Minartas non ci fosse nulla, che il mondo fosse questo e basta. Ho sempre pensato che fosse vero.-

Tamacti mi prese la bottiglia, Fermando così le mie mani agitate con le sue. -Se raccontassero la verità, fuggirebbero tutti, andando in contro a morte certa.-

-Come stiamo facendo noi?-

Non ne fui sicura, non potevo vederlo, ma ero quasi certa di aver percepito il suo sorriso in quella profonda oscurità.

-No, noi dobbiamo ancora incominciare a vivere.-

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