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XIX. Tamacti

Aspettai qualche minuto prima di alzarmi e tornare al mio posto prima che tornasse Ombra, cercando di fare il minimo rumore possibile per non svegliarla .

Avevo quasi rischiato di addormentarmi anche io, forse a causa del suo leggero russare quasi rilassante, non lo sapevo, ma in quel momento ero sveglio, sveglissimo.

Non avrei dovuto avvicinarmi così tanto a lei, pensare anche lontanamente di dormire al suo fianco come se fosse la cosa più normale del mondo, ascoltando il pompare regolare del suo giovane cuore che richiamava la mia fame profonda.

Ombra tornò nella caverna con le borracce piene d'acqua dicendo che ci aveva messo molto perché era andata ad esplorare.

Si stese al mio fianco, ma entrambi sapevamo che non ci saremo addormentati velocemente come era successo a Selva.

-Il suo cuore batte ancora forte, troppo forte, mi sta martellando in testa. C’è qualcosa che non va, Tamacti.-

-Lo so. Aspettiamo ancora.-

-A quest’ora il suo cuore non dovrebbe battere così…non dovrebbe essere ancora umana.-

Sospirai esausto, sapendo che aveva ragione. La trasformazione avveniva solitamente in poche ore, eppure non c’erano nemmeno più quei brutti graffi sulla sua pelle.

Mi stesi sul pavimento di terra, lontano metri dal corpo umano e dormiente di Selva, prendendo sonno solamente dopo lunghe ore a rimuginare su come uscire vivi da quella strana situazione.

Fu il sole cocente a svegliarmi la mattina seguente. Non ero abituato a dormire così bene, senza tutto quel caldo umido che mi faceva sudare la gola e il cervello.

Aprii gli occhi difficilmente, abituandomi pian piano si raggi solari che entravano nella caverna e mi colpivano dritto in faccia.

Ero solo, ma sentivo i gemiti di Ombra all’esterno, e pensai che probabilmente si stesse allenando come faceva spesso per mantenere la forma.

Avevo fame, mi sarei accontentato anche di un pezzetto di carne, ma soprattutto avevo bisogno di una doccia.

Uscii dalla caverna senza essere visto da Ombra, troppo impegnata a sferrare calci e pugni all’aria per accorgersi del mio risveglio.

Non ero preoccupato per Selva. Se Ombra non lo era, voleva dire che stava bene e probabilmente era ancora umana.

Arrivai alle sponde del lago costeggiato da alberi e piante di vario tipo, ben nascosto da occhi indiscreti grazie alle grosse querce.

Mi tolsi i vestiti  sporchi e sudati gettandoli sulla riva.

Mi immersi lentamente nell’acqua fredda, strizzando nuovamente gli occhi per i forti raggi solari.

Guardai per un secondo il mio riflesso nell’acqua, il mio corpo nudo ricoperto di vecchi graffi e segni di lotta per la sopravvivenza in un mondo dimenticato.

Non avevo specchi nella mia casa, non mi piaceva guardare la cosa che ero diventato, così distolsi subito lo sguardo dalla mia figura e continuai ad immergermi fino al bacino, strofinando il petto e lavando via le ore passate dalla mia pelle.

Mi immersi totalmente e nuotai in quelle acque abbandonate per qualche secondo, godendo del canto degli uccelli e degli animali lontani che popolavano la foresta.

Quando tornai a galla e aprii gli occhi bagnati accecandomi con la luce solare, la vidi.

Il suo corpo sinuoso si confondeva con i raggi UV, sembrava un apparizione divina.

Selva era dall’altra parte della sponda ed io ben nascosto da una roccia all’interno del lago, così non mi vide subito.

Se ne stava seduta sulla riva completamente nuda e con i piedi immersi nell’acqua, il volto sereno riverso verso il cielo ed era come se il sole la stesse baciando.

La sua pelle liscia e abbronzata ora era del tutto omogenea, i brutti graffi erano svaniti, come se non fosse mai accaduto nulla e la sua bellezza era ancora umana, quasi mistica.

Si alzò per entrare nel lago.

Osservai attentamente il modo lento in cui scompariva all’interno delle acque. Ammirai le sue forme ancora acerbe eppure così perfette.

Non avrei dovuto guardarla in quel modo ma non riuscivo a staccarle gli occhi di dosso.

Ostentava la purezza innocente e Allo stesso tempo una sensualità sconosciuta. Si immerse fino a coprire i piccoli seni sodi, per poi scomparire sott'acqua.

Deglutii più volte cercando di tornare in me. Nuotai, avvicinandomi alla sponda per recuperare i miei vestiti, quando Selva ricomparve, a pochi metri da me, l'acqua che le arrivava a coprirle a malapena il pube.

Si passò una mano sui capelli bagnati e si asciugò gli occhi, guardandomi intensamente.


Mi guardò dappertutto, leggendomi l'anima, leggendo probabilmente anche i pensieri che stavo avendo in quel momento.

Avevo la gola secca e fu lei ad avvicinarsi piano, come una leonessa che aveva avvistato la sua gazzella.

Non mi allontanai, rimasi pietrificato cercando di ignorare la sua vicinanza e il suo odore buono, ignorando i suoi capezzoli appuntiti inarcati verso il mio petto, ignorando i suoi occhi colmi di desiderio sfacciato.

Tutto in quel momento era dannatamente sbagliato e allo stesso tempo giusto.

-Ho fame, Tamacti.- sussuró a pochi centimetri dal mio viso.

-Di cosa?-

Alzò gli occhi per incontrare il mio sguardo. Non di cuori, quello era certo. Nemmeno di cibo.

In risposta alzò la sua piccola mano e la posò sul mio addome. Fece scorrere piano le dita sulle cicatrici ormai rimarginate che dipingevano da anni la mia pelle, indugiando sui muscoli tonici e la sua mano era così vicino al mio basso ventre ed era così sbagliato.
Rabbrividii sotto al suo tocco delicato, quasi impercettibile eppure dannatamente chiaro.

-Toccami.-

Prese la mia mano con una sicurezza fino a quel momento celata.

Le accarezzai i morbidi capelli per poi scendere fino alla sua guancia bagnata, così liscia, così bella, così succulenta.

Lei chiuse gli occhi, godendo di quel tocco che tanti pensieri impuri celava, e quando si spinse contro il mio corpo mi scostai, smettendo di toccarla, prima che fosse troppo tardi.

Capii dai suoi occhi addolorati che ci rimase molto male, Ed io cercai di non far trasparire nulla.

-Muoviti a lavarti, dobbiamo metterci in marcia.-

La superai quasi di corsa sentendo il suo sguardo triste puntato sul mio corpo e presi i miei vestiti, allontanandomi il più velocemente possibile dal lago.

Quando tornai nella caverna i vestiti erano ancora bagnati e appiccicati al mio corpo.

Non avevo aspettato di asciugarmi al sole perché sentivo la necessità di allontanarmi da lei.

Ombra era seduta a terra e mi porse un pezzo di cuore che stava mangiando, un pezzo piccolo perché le nostre scorte di cibo stavano finendo, ma me lo feci bastare.

-Tutto bene? Hai visto Selva per caso? Era andata a lavarsi, ci sta mettendo un bel po’. Forse dovrei andare a controllare…-

-No! No…non l’ho vista, ma non credo che tu debba controllare, sta bene. Cioè, non lo so, ma suppongo che…-

-Si, sta bene infatti.- mi interruppe lei guardando qualcosa alle mie spalle.

Mi voltai, scoprendo così che anche lei non aveva aspettato di asciugarsi ed  eravamo tutti e due bagnati dalla testa ai piedi.

Ombra ci lanciò un’occhiata veloce, per poi avvicinarsi a Selva. Le ispezionò il volto e le braccia con attenzione.

-Niente di niente. È la prima volta che vedo una cosa del genere.-

Mi avvicinai, ignorando lo sguardo triste che mi rivolse nuovamente la ragazzina. Il suo cuore batteva forte, lo avevo sentito bene pochi minuti prima, al lago.

-Tu ti senti bene? Niente giramenti di testa, fame nervosa?-

-No, Ombra. Sto benissimo. –

-Forse questa volta Mama aveva ragione. Forse sei davvero la cura.-

Le parole di Ombra mi destabilizzarono. Non volevo crederle, avrei preferito che fosse diventata una Cuorassita,per quanto egoista potessi sembrare.

-Che intendi?-

-Sei la prima persona immune al morbo. Non puoi essere contagiata nemmeno da un mutante. – Dissi ottenendo tutta la sua attenzione.

-Allora sei davvero speciale!- disse Ombra.

-Mi consegnerete alla strega?-

La sicurezza mostrata al lago scomparve velocemente.

-No. Non siamo arrivati fino a qui invano. Prendete le borse, dobbiamo incamminarci e trovare del cibo.-

Mi feci spazio tra le due donne per procedere lungo la foresta.

-Almeno non dovremo condividere i cuori con te, già ne abbiamo pochi!-

Sentii dire da Ombra alle mie spalle prima di inoltrarmi nel fitto bosco.

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