V. Selva
Adanna si stava sistemando i capelli quando entrai in camera dopo aver finito di aiutare mamma a lavare i piatti della cena. Da quando frequentava il suo nuovo ragazzo si truccava sempre dimostrando qualche anno in più dei suoi ventuno.
-Ti vedi con Michael?-
-Si, andiamo alla festa di Rua.- disse continuando a passarsi chili e chili di cerone sugli occhi.
Mi ero quasi dimenticata del compleanno della mia ex amica. Non mi piaceva che mia sorella e che il mio migliore amico uscissero di notte, ma non mi avrebbero mai ascoltato.
-Adanna, non dovresti andare.-
-Smettila.- mi rispose stizzita.
Mi buttai sul mio letto guardando il soffitto di legno che sembrava più lontano di quanto lo fosse in realtà. Dovevo sempre preoccuparmi per lei nonostante fosse la più grande.
-Devo dirti una cosa...-
Non mi rispose, troppo impegnata ad acconciare i suoi lunghi e amati capelli. Quando era più piccola erano ancora più arancioni e i suoi compagni di scuola la chiamavano carota, così crescendo se li era scuriti con delle erbe che trovava per strada o alimenti, rovinandoli spesso, ma ora li curava e non erano più così arancioni come prima. Erano più spenti e tendenti al castano così nessuno l'avrebbe più chiamata carota.
-Non devi dirlo a nessuno però...-
Lei mi guardò attraverso lo specchio non realmente interessata alle mie parole. -Cosa Selva?-
Mi misi seduta sul materasso, guardandola con timore. -Penso di aver visto un cuorassita.-
Lei alzò al viso trattenendo una risata. -Che stronzata.-
-Sono seria!-
-Poi sono io quella che spara cazzate!-
-Ma non è una cazzata! Ho incontrato un Cuorassita!-
-Ah si? E dove lo avresti visto?-
-Questa mattina, in centro. Stavo tornando dal mercato percorrendo le vie laterali dove non c'è mai nessuno. C'erano questi due soldati che mi stavano importunando e questo tizio è comparso dal nulla e li ha allontanati in qualche modo. Ci siamo allontanati noi in realtà, e abbiamo camminato stretti stretti fra le stradine, poi lui ha detto che lo stavano inseguendo ed era così effettivamente. C'erano dei soldati dietro di noi.-
Adanna mi osservò con la bocca semi aperta. -Era un sogno per caso?-
-No! Era reale!-
-Ok e dov'è la cosa strana? Un tipo ti ha aiutato e ?-
-Beh lui...prima che i soldati ci raggiungessero, è saltato dentro a un tombino.-
-Un tombino?-
-Un tombino.-
-Ok, te lo sei immaginata.- disse continuando a truccarsi come se non le avessi raccontato nulla.
Mi alzai dal letto e mi avvicinai alla scrivania dove era seduta lei, cosparsa di prodotti di ogni genere. Dove aveva trovato tutti quei soldi?
-No, non me lo sono immaginata. Era un cuorassita, altrimenti che ci andrebbe a fare di sotto? Era in giro in pieno giorno Adanna! È pericoloso uscire la fuori!-
-I tombini sono tutti chiusi Selva, come ha fatto lui ad aprirlo?-
Misi le mani nei fianchi chiudendo e aprendo la bocca per rispondere.
-Non so, lui lo ha fatto.-
-Certo.-
Mi buttai sul letto affranta non intenzionata ad insistere ancora. Non mi avrebbe mai creduto.
Lessi un libro fino a tarda sera; Adanna se ne stava a letto aspettando con ansia che i nostri genitori crollassero in un sonno profondo.
Andavano a dormire abbastanza presto ma lei voleva essere sicura di non farsi beccare.
-Perché sei ancora sveglia?- chiese improvvisamente a voce bassa facendomi sussultare dalla paura. Se ne stava immobile a gambe incrociate con lo sguardo fisso sulla porta e le orecchie aperte.
-Questa storia mi ha preso molto...-
-Mmh...-
Sospirai e chiusi il libro appoggiandolo sul comodino accanto al mio letto.
-Ti prego, non uscire stasera.-
-Smettila.-
-Va bene, vuol dire che verrò anche io allora.-
Adanna smise di guardare la porta e mi fulminò con lo sguardo. La stessa espressione con cui mi sarei guardata anche io.
-Come?-
-In due siamo più sicure, possiamo proteggerci a vicenda.-
Adanna provò miseramente a farmi cambiare idea, ma rinunciò presto. Quando mi mettevo qualcosa in mente ero molto testarda.
Indossai degli abiti semplici a maniche corte perché faceva già molto caldo e i miei sandali neri con la zeppa in legno. Era la prima volta che uscivo durante il coprifuoco e nonostante avessi un po'di timore, ero anche emozionata di vedere cosa facevano i giovani ragazzi della mia età per divertirsi.
Uscimmo dalla finestra della camera facendo meno rumore possibile.
Mentre attraversavo l'apertura sulla parete sentii il profondo russare di mio padre e mi tranquillizzai.
Adanna si muoveva come se fosse un'esperta. Passammo attraverso l'orto che avevamo nel retro della casa e sbucammo nella strada laterale. In quella via non c'erano i lampioni. C'erano altre case come le nostre, più belle o più decadenti, ma tutte le Luci erano già spente. Tutte già al sicuro dai mostri che giravano di notte. La camera matrimoniale della nostra vicina era illuminata, ma era forse una delle poche ad essere ancora sveglia a quell'ora.
Iniziai a tremare perché eravamo davvero solamente noi due, e il silenzio era spezzato solamente dal lontano canto dei gufi e delle cicale. Il buio così scuro che non riuscì nemmeno a scorgere i miei piedi.
Adanna mi prese la mano. -Andiamo.-
Mi disse che dovevamo percorrere quella strada isolata perché i militari non controllavano quasi mai e era più sicuro.
Mentre camminavo veloce al suo fianco di certo non mi sentii al sicuro. Il cemento sotto ai nostri piedi era rovinato ed inciampavo in continuazione.
Ogni volta che passavo sopra a un tombino trattenevo il fiato e tremavo dalla paura, ma poi non succedeva niente.
Arrivammo a casa di Rua sane e salve. Nessun soldato o cuorassita ci aveva vista. Strinsi forte la mano calda di mia sorella per reclamare sicurezza. Solo allora notai come si era conciata. Mamma e papà non l'avrebbero mai fatta uscire con quei pantaloncini inguinali e la t-shirt legata in vita per lasciare scoperta la pancia piatta. Non avevo nemmeno idea di dove avesse trovato quegli abiti.
-Ecco, siamo arrivate e siamo vive.- Mi lasciò la mano per passarla sulla nuca e scompigliare i lunghi capelli ramati.
La casa di Rua si trovava in una via isolata come la nostra, ma Sembrava molto più grande. Entrammo dal retro calpestando vari ortaggi del loro grande orto (tutti a Minartas dovevano coltivarsi il proprio cibo, se non volevano morire di fame.) Non c'erano luci e rumori ma Adanna non fece fatica a trovare la porta della cantina che ci condusse Direttamente nella taverna, più spaziosa della nostra stessa casa.
Rimasi senza fiato quando entrai. La stanza era insonorizzata cosicché fuori non avrebbero potuto sentire le loro risate. C'era molta gente perlopiù sconosciuta, probabilmente compagni di corso di Rua, giovani futuri dottori senza tanti problemi economici. La cantina era illuminata debolmente da candele e da lampadine messe a caso negli angoli .
Al centro della stanza c'era un lungo tavolo di legno ricoperto da bottiglie di vetro, lattine di birra e pacchetti di sigarette. Alcuni se ne stavano seduti a terra o nelle sedie di plastica con un bicchiere pieno di distillato fatto in casa, altri chiacchieravano in piedi. Non capii che cosa ci facessimo lì io e Adanna. Era un ritrovo per amici che si conoscevano ed io non conoscevo nessuno, ma poi lo vidi, appoggiato ad un vecchio armadio mentre sorseggiava una birra e parlava con un ragazzo.
Gunter si avvicinò a me nell'esatto momento in cui mia sorella saltava fra le braccia del suo nuovo ragazzo.
-Non posso credere che tu sia realmente qui.-
-Perché? Anche io sono giovane, lo sai?-
-Ma certo, solo che facevi così la preziosa che non volevi uscire col coprifuoco...- mi scimmiottò lui .
-Sono qua solo per controllare te e mia sorella.-
-Apprezzo che ti voglia prendere cura di me.-
Gli tirai un pugno sul braccio guardandomi intorno spaesata. Quello non era il posto per me, lo sapevo bene già prima di entrare in quella cantina. I ragazzi sembravano divertirsi nonostante io non capissi perché uscire di casa per andare a bere della grappa ma probabilmente ero io quella strana nell'ambito.
-Hai visto Rua? Vorrei farle gli auguri.-
-No, è da un po' che non la vedo. Vuoi bere qualcosa?-
Guardai il tavolo poco distante da noi dove erano seduti la maggior parte dei presenti. Adanna era seduta sulle ginocchia del suo ragazzo e beveva il distillato di mirtillo fingendo che le piacesse.
-Mmh no, sto bene così. Però se vuoi andare vai Gunter...-
Lui alzò gli occhi al cielo e fece per ribattere, quando sentimmo la porta della cantina sbattere violentemente.
Rua respirava affannosamente e con lo sguardo spaventato. Era da molto che non la vedevo e non era cambiata affatto, forse solo leggermente più in carne rispetto a come ricordavo e sicuramente molto bella.
-Andate! I miei vicini hanno chiamato i militari! Via!- il modo preoccupato in cui lo disse mi fece capire che non stava scherzando.
In pochi secondi mi ritrovai spinta all'esterno della cantina da una ventina di corpi sconosciuti. Gunter mi afferrò la mano ed insieme scavalcammo la rete che separava l'orto dalla strada laterale. Mi graffiai la gamba nella recinzione ma non sentii nemmeno il dolore dalla paura che avevo in quel momento. Il sangue iniziò a colarmi fino al piede .
Gunter mi strinse la mano invitandomi a seguire il suo passo ma non fu affatto facile vista la sua altezza.
-Devi correre più veloce!-
-Mia sorella! Devo trovare mia sorella!- mi guardai indietro ma non c'era nessun altro. Probabilmente i ragazzi avevano preso altre vie o li avevano presi durante la fuga. Sentivo in lontananza il rumore inconfondibile degli stivali pesanti dei militari che correvano, che si avvicinavano sempre di più.
-Gunter fermati! Adanna...devo trovarla...- non avevo più fiato e ne le forze di correre e in più la gamba ferita iniziava a bruciarmi.
-Ci stanno inseguendo, se Adanna sta andando a casa non possiamo andarci, loro saranno la. -
-No! Non me ne vado senza Adanna!- con uno strattone mollai la presa ferrea del mio migliore amico. Lui mi guardò confuso, il sudore che gli illuminava la fronte abbronzata.
Mi venii da piangere ma non ci riuscii. Intorno a me regnava il buio più assoluto.
-Che fai? Non fermarti!-
-No Gunter, devo trovarla...-
Mi voltai e provai a correre nella direzione opposta dove si erano diretti la maggior parte dei ragazzi, ma Gunter mi bloccò per le spalle.
-Non puoi andare da quella parte dannazione!-
Stavo per tirargli una gomitata sull'addome quando non lo sentii più.
Era stato spinto violentemente lontano da me. Quando mi voltai, lo vidi a terra, tenuto fermo da due uomini muscolosi che all' ombra di quella notte oscura assomigliavano più a due orsi.
Erano due Cuorassiti adulti e non Sembravano molto interessati al mio amico. Uno di loro, quello più anziano probabilmente e senza la maglietta, mi guardò con i suoi occhi rossi e la bava alla bocca.
Iniziai a correre più veloce possibile, spingendo troppo sulla gamba dolorante. Erano più forti e più veloci di me, erano dei mostri affamati e il cuore di Gunter non gli sembrava interessare molto.
Sapevo che probabilmente non ce l'avrei fatta a rimanere in vita e fui quasi tentata ad arrendermi, a concedermi a loro, a perdere tutte le speranze.
Pensai tutte queste cose brutte e tristi finché quella sera non caddi in un tombino aperto. Quel tombino, che avrebbe dovuto essere chiuso e che era l'entrata principale per l'inferno, mi aveva salvato la vita.
Una mano grande e forte mi afferrò la gamba sana e mi tirò al suo interno, prendendomi poi al volo prima di sprofondare nelle tenebre.
L'ultima cosa che ricordai prima di perdere i sensi furono due occhi grigi e gelidi.
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