IX. Selva
Quando Tamacti uscì dalla porta sbattendola alle sue spalle, la ragazza concentrò la sua attenzione solamente su di me.
Per dei lunghi istanti non disse nulla, continuando a bere la sua birra appoggiata alla scrivania di legno ed osservandomi curiosa.
Era poco più alta di me ma nonostante la statura minuta il suo corpo era decisamente tonico. La sua pelle olivastra era sudata e dall’ aspetto liscio e perfetto.
Indossava vestiti leggeri e aveva legato i capelli in una crocchia sopra la testa.
Il modo in cui mi guardava mi destabilizzava, ma nemmeno lei Sembrava aver intenzione di strapparmi il cuore dal petto.
-Vuoi una birra?- disse poi. Il suo accento era diverso dall'uomo che mi aveva salvato, o catturato, ancora non lo sapevo.
Scossi la testa freneticamente, stringendomi le gambe al petto.
-Quindi, fammi capire…perché stavi scappando? Come hai fatto a cadere qua giù?-
-Dei Cuorassiti ci stavano inseguendo, a me e il mio amico. Non ho visto il tombino scoperto.-
-Ma non avete il coprifuoco scusa?-
-Si beh…-
La ragazza si sedette nella sedia di fronte al materasso dove poco prima era seduto Tamacti.
-Ma certo, capisco. Odio voi stupidi puledri giovani! Sono quelli più stupidi, e di conseguenza più facili da catturare. Vi credete i campioni del mondo , volete infrangere le regole, ma siete solo dei bambini che non hanno idea del pericolo a cui vanno incontro, ridicoli!-
-Non è così che è andata!- ribattei decisa, pur sapendo che avesse ragione su tutto.
Sapevo che Adanna, Gunter e i loro amici fossero degli stupidi, pensando di poter evitare quello che invece era accaduto poche ore prima.
La ragazza si alzò per recuperare un’altra birra fredda dal frigo.
-Perché avete detto che mi stanno cercando? Chi lo sta facendo? Che ricompensa?-
-Wow! Vuoi sapere troppe cose, ragazzina. Non lo so nemmeno io, in realtà. Posso dirti solamente che Mama Mandombe ha messo una taglia sulla testa di un’umana , offrendo una generosa ricompensa a chi la trova. E quell' umana penso che sia proprio tu.-
Le parole della donna non avevano nessun senso. Forse stavo solamente avendo un incubo.
-Chi è Mama Mandombe?-
-La strega più potente di Minartas. Strano che non ne hai mai sentito parlare, è molto famosa anche di sopra.-
La storia si faceva sempre più strana e surreale, talmente ambigua che iniziai a credere che mi stesse solamente prendendo in giro.
-È perché questa strega vorrebbe me?-
-Non ne ho idea, Tamacti è andato a raccogliere informazioni. La strega è…una sua amica, diciamo.-
Scossi la testa incredula, perché sembrava davvero troppo assurdo per essere vero, eppure la ragazza era seria, mentre rispondeva alle mie domande.
Eppure, forse era per quello che i due cannibali che avevo incontrato di sopra non erano interessati al mio amico, non lo avevano catturato o mangiato, volevano proprio me.
-Io…io penso che questa donna, la strega, abbia sbagliato persona. Io sono solo una ragazzina, non ho nessun potere magico o qualcosa che possa tornarle utile.-
-Si, anche secondo me, non sembri avere nulla di realmente speciale ma è anche vero che la strega delle ombre non sbaglia mai. Evidentemente se vuole te, deve avere un motivo più che valido.- finì anche quella birra, chiedendomi nuovamente se ne volessi una.
La mia gola era talmente secca che non la rifiutai e non me la sentii di chiedere dell’acqua, non volevo apparire come una maleducata, nonostante fossi io la vittima .
Non avevo mai bevuto della birra prima d’ora, ma non ne gustai nemmeno il sapore, finendola tutta quasi immediatamente per la sete che avevo.
-Vacci piano bimba! Non penso nemmeno tua sia maggiorenne…-
Mi asciugai le labbra bagnate con la manica della camicia, che ora iniziava a farsi pesante sulla mia pelle accaldata.
Come facevano a vivere in quelle caverne così calde?
-Non lo sono. Quindi mi consegnerete a questa donna?-
Lei fece spallucce, sistemandosi nella sedia a gambe aperte come un ragazzo.
-Fosse per me sì. Ho proprio bisogno di un po’ di soldi. Ma è stato Tamacti ad averti trovata, quindi aspetteremo lui. È sempre stato un tipo molto indagatorio, fottuto curiosone del cazzo. Stai davvero indossando una camicia di lino?-
Tirai su le maniche fino ai gomiti e aprii i primi due bottoni, alla ricerca di aria. Ci dovevano essere più di trentacinque gradi in quella stanza.
-Tu sei la sua compagna?-
La ragazza sputó la birra, asciugandosi la faccia con la mano e macchiando la sua canotta nera.
-Questa è proprio bella! Io e Tamacti! No, siamo solo amici, diciamo. Che strano, è la prima volta che lo chiamo “amico”…e io poi preferisco un altro tipo di compagnia fisica e sentimentale, se mi spiego.- rispose la donna sorridendomi furba.
Finii quello che rimaneva della mia birra, scoprendo che il sapore amarognolo non mi dispiaceva.
Sapevo già che quei due non potevano avere un legame diverso dall’amicizia, erano troppo diversi, più simili a due fratelli, e Tamacti non mi sembrava un tipo da relazionamenti, eppure glielo avevo chiesto comunque.
-Fa troppo caldo qui…- il caldo sembrava volersi infiltrarsi fin sotto le mie ossa, iniziava a diventare ingestibile.
-È perché non sei abituata a queste temperature. Fate la bella vita voi, con l'aria condizionata e le finestre che danno sul mare!-
-Non ho il condizionatore e non c’è il mare.- dissi più seria, infastidita dal suo modo di sputarmi addosso le fortune degli umani, come se fossi stata io a decidere tutto quello.
-Ma che cazzo dici si che c’è!-
-Mmh no.-
La donna si ammutolì, studiandomi attentamente. -Non lo hai mai visto?-
-Solo sulle foto dei miei genitori.-
-Dio, vi nascondono proprio tutto allora…-
Non capii che cosa intendesse. Minartas era una città piccola e senza mare, forse si confondeva con qualche altro posto fuori dalle mura che non avevo ancora mai visto
-Non sei mai uscita da Minartas?-
Scossi la testa, evitando il suo sguardo indagatore. Uscire dalla città era solamente un sogno irrealizzabile.
-Quando è scoppiata la guerra ero molto piccola, ma ricordo il mare. È forse l'unica cosa che ricordo in realtà. – disse lei con aria nostalgica.
Volevo chiederle come Avesse preso il morbo, ma mi sembrava ancora una volta troppo maleducato porgere quella domanda. Forse il ricordo non era bello da raccontare, soprattutto ad una sconosciuta come me.
-Qual è il tuo nome, ragazza?- chiese poi, riacquistando la sua sicurezza.
-Selva.-
Per la prima volta la cuorassita mi sorrise sincera. -Io sono Ombra.-
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