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III. Tamacti

Il caldo a Minartas di sotto si percepiva di più, Almeno il doppio in confronto a di sopra.

L'estate si stava avvicinando in fretta e così anche l'umidità che regnava in quelle gallerie infinite. In estate c'era una puzza di sudore misto a sangue insopportabile.

I cadaveri si decomponevano più in fretta e la gente aveva più sete, ma l'acqua era poca e calda.

Era impossibile restare in quel posto a lungo, per quel motivo in Estate i Cuorassiti uscivano più spesso la notte, all' aria fresca e pulita di Minartas, anche se i militari stavano più attenti alle strade.

Io andavo di sopra ogni sera, e quando tornavo giù la popolazione era diminuita. La gente qui moriva come mosche ma a nessuno importava.

Non sarei rimasto a Minartas ancora a lungo, comunque. Il mercato nero di cuori umani mi aveva fatto mettere da parte un po' di soldi per poter lasciare da parte Minartas e ricominciare a vivere come una persona e non un animale.

Fare il trasportatore mi dava l'opportunità di uscire e entrare dal paese, ovviamente con il rischio di essere catturato dai militari, ma non era mai successo. Col tempo avevo fatto esperienza e stavo attento.

Fuori da Minartas le cose non erano migliori, ma sapevo che lontano, molto lontano da lì, il mondo avrebbe potuto funzionare in un modo giusto.

Ero rientrato all' alba dalla cittadina limitrofa di Sarymnaia. Era una versione di Minartas in miniatura, ma entrarci non era difficile. I controlli erano meno rigidi visto la povertà della popolazione che era rimasta in vita. Quasi tutti i Cuorassiti di Sarymnaia erano morti e gli umani di sopra morivano di fame.

Non c'era molta gente a quell'ora, ma sapevo che avrei trovato qualcuno già sveglio fra quelle mura di terre.

La macelleria di Minartas di sotto si trovava vicino al mio alloggio. Vidi le luci già accese del negozio e bussai forte, per sovrastare la musica rock che proveniva dall'interno.

Dovetti aspettare un bel po' prima di vedere la sua figura aprire la pesante porta di legno. Ombra reggeva una sigaretta, una di quelle che si girava lei, nella mano destra e una lattina di birra sulla sinistra.

La sua colazione dei campioni.

Era sudata come tutti in quel posto e portava i lunghi capelli neri legati in una crocchia malfatta.

-Sei tornato bastardo!-
Mi fece passare, chiudendo poi la porta a chiave. La macelleria di sotto era stato in passato il luogo preferito dei rapinatori affamati.
-Vuoi una birra?-
-Sono a posto così. Del caffè magari.-
-Non sono mica una cazzo di caffetteria. Vendo carne umana, non Pan brioche!-

disse lei con il suo marcato accento texano.

Quando era scoppiata la guerra era troppo piccola. Non sapeva nemmeno cosa fosse il Texas, ma ero quasi sicuro che provenisse da lì.

Indossò il camice sporco di sangue sopra la canotta attillata e i pantaloncini di jeans. Continuò a tagliare la carne fumando di tanto in tanto, togliendo con la mano la cenere che cadeva su pezzi di coscia.
Non era Igienico, ma nulla lo era in quel posto.

La macelleria era il posto più affollato di sempre. Nonostante nessuno avesse davvero dei soldi per mangiare, il negozio lavorava comunque. I prezzi erano bassi ed era una buona opzione per chi non voleva uccidere.

Si potevano trovare tutte le parti del corpo, ma erano i cuori i più venduti. Chi non aveva abbastanza soldi per un cuore, anche uno piccolo e malato, doveva accontentarsi di un pezzo di coscia o guancia, Giusto per rallentare la morte. Erano i cuori di quelli di sopra, di quelli che venivano spediti giù perché trasgredivano le idee. Ogni volta che ne arrivava uno nuovo era festa. Il primo che trovava un puledro, così chiamavamo quelli di sopra, gli mangiava il cuore. Lasciava il suo corpo unanime ai barboni .

Poi c'erano i più coraggiosi, i padri di famiglia ( si, c'erano anche bambini ) e i mercenari. Loro andavano di sopra di notte e si procuravano il cibo da soli, senza bisogno di spendere soldi in un negozio che puzzava di carne marcia.
La maggior parte non tornava indietro.

-Hai viaggiato tanto, questa volta. Come vanno gli affari?- riuscii a vedere i suoi muscoli tonici guizzare sotto la pelle olivastra mentre tagliava con violenza delle costole.
-Come al solito. Mi sono mosso di più, questa volta. Dovrebbero arrivarti i cuori nuovi domani sera.-
Il capo dell'organizzazione del mercato di cuori era Mama Mandombe, la donna più ricca e temuta di Minartas di sotto.
-Roba speciale?-
Scossi la testa, guardando con orrore le mosche che si aggiravano vicino al suo banco di lavoro.
-Fa troppo caldo qua dentro.-

dissi alzandomi e prendendo dal frigo una bottiglietta d'acqua.
-Lo so, mi servirebbe un cazzo di ventilatore. - disse asciugandosi il Sudore col braccio.
Svuotai la bottiglia in pochi secondi e la buttai nel cestino pieno.
-Posso procurartelo. Potrei andare di sopra.-
-Ah si? E quando?- chiese lei pensando che stessi scherzando.
-Ma, anche fra un po'.-
Smise di macellare la carne e mi guardò seriamente. -Sei impazzito?-
-Mmh no?-
-Vuoi salire di sopra al mattino? Alla luce del sole?-

Non era la prima volta che lo facevo. Facevo il mercante da vent'anni, sapevo come funzionavano le strade e come muovermi.

-Dove lo trovi un ventilatore di notte?-
-Sei pazzo Tamacti! Ti scopriranno, puzzi di sangue secco e con quella cosa in faccia non passi di certo inosservato.- disse riferendosi alle mie cicatrici sull' Occhio destro.
-Va bene Ombra, io vado, ti lascio lavorare, ho bisogno di riposare.-
-Non fare cazzate!- urlò quando chiusi la porta alle mie spalle.

Tornai a casa, camminando fra i corpi dei vagabondi morenti che chiedevano l'elemosina. Il Posto dove dormivo sembrava una di quelle baracche delle favelas, ma perlomeno aveva una porta vera e non dovevo condividerla con nessuno.
Ci vivevo da sempre ed essendo più isolata di quelle degli altri Cuorassiti che vivevano tutti attaccati in passato i vagabondi avevano provato a scipparla.

Mi tolsi i vestiti sporchi che avevo usato per attraversare le terre alla ricerca di nuovi cuori. Riuscii a farmi la doccia con l'acqua pulita e tiepida perché a quell'ora nessuno la usava.

Probabilmente sarei andato a prendere il ventilatore per Ombra di sopra, ma in quel momento avevo bisogno di riposare, perché erano giorni che non chiudevo occhio.
Non dormivo molto. Non era facile prendere sonno e fare sogni sereni quando vivevi di sotto e dovevi vedere costantemente la morte in faccia.

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Sono così contenta che sia entrato in scena il mio personaggio preferito della storia ( Non solo perché è figo, è solo un dettaglio irrilevante quello...)


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