II. Selva
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Il lunedì era il Giorno lavorativo più faticoso. La lavanderia funzionava senza pausa e gli abiti da stirare erano il doppio rispetto al sabato.
Fortunatamente però quel giorno avrei finito alle cinque, così sarei potuta tornare a casa e riposare, magari finire quel romanzo che avevo iniziato tanto tempo fa.
Stavo piegando gli ultimi indumenti quando entrò nel negozio Gunter.
Guardai l'orologio sopra la porta, scoprendo che mancavano ancora dieci minuti.
-Puoi andare se vuoi.- la mia collega, quella che lavorava in quel posto praticamente da quando aveva aperto, si avvicinò incitandomi a raggiungere il mio amico.
La ringraziai e mi tolsi il grembiule rosso.
-Ehi, che ci fai qui?-
Quando Gunter si trovava del tempo fra lo studio e il lavoro passava spesso a trovarmi.
Ero contenta di vederlo perché era da molto che non passavamo del tempo insieme.
-Ho finito prima, e menomale che mi sono ricordato che finivi prima anche tu oggi.-
Avevo conosciuto Gunter molti anni prima. Frequentava la mia scuola ma era più grande di me. Era l'unico vero amico che avevo mai avuto. Sapeva talmente tante cose di me che lo ritenevo come un fratello, più di Adanna, con cui non parlavo quasi mai.
I suoi genitori erano molto amici dei miei, e la madre di Gunter lavorava alla mensa insieme alla mia. Siamo cresciuti insieme giorno dopo giorno, e solo da quando avevamo finito la scuola e iniziato a lavorare non ci vedevamo più così spesso.
Camminavamo sotto il sole cocente di fine aprile in direzione del centro città. C’era poca Gente in giro a quell’ ora visto che la maggior parte erano a lavoro.
-Ne prendiamo uno?- mi chiese lui, indicando il baracchino sul marciapiede vicino al parco che vendeva gli snack.
Erano baracche messe su dalle casalinghe che cucinavano con quel poco che avevano in casa per racimolare qualche soldo per la famiglia.
-Uno di tutto, intendi.-
Gunter rise ed insieme ci avvicinammo per comprare il pane fritto ripieno e i tortini al formaggio. Lasciai che fosse lui a pagare, visto che io soldi con me non ne avevo, e continuammo a camminare, ignorando come al solito i militari che controllavano le strade 24 ore su 24. Ne eravamo talmente abituati che non li vedevamo neanche più.
-Ieri ero all’ospedale, volevo salutarti ma c'era troppo movimento e non ti ho trovato.-
-Hai fatto gli esami?-
-Già.-
-E?-
-E non sarò costretta ad andare a vivere di sotto. –
Gunter mi sorrise felice. -Ne sono felice. Mercoledì sera è il compleanno di Rua, da una festa a casa sua.-
Rua era una ex compagna di classe di Gunter. Prima passavamo molto tempo insieme tutti e tre, soprattutto quando eravamo ancora troppo infantili per capire come funzionavano le cose. Ho sempre creduto che lei fosse gelosa della mia amicizia con Gunter. Nonostante fosse più grande di me, condividesse molte cose con lui come la passione per la Medicina e i suoi genitori erano i più ricchi di Minartas, Gunter col tempo si era allontanato da lei, e lo stesso avevo fatto io . Il fatto che suo padre fosse un militare e sua madre una ricercatrice della cura le aveva montato la testa.
-Mercoledi sera?-
-Si. Potresti venire anche tu.-
-Mmh, non sono stata invitata.-
-Smettila, lo sai che ti vuole bene. È sempre all’ ospedale, me lo ha chiesto a me di invitarti.-
Stentavo a crederci, ma anche se avessi voluto partecipare alla sua specie di festa,non avrei potuto farlo.
Solo perché c’era un coprifuoco imposto, non significava che tutti lo rispettassero. Qualche volta i più ricchi organizzavano qualche cosa nelle loro cantine poco illuminate insieme a degli amici. Non c'erano finestre, non c'era molta luce e così nessun militare poteva vederli. Se ne stavano lì a bere birre o grappe fatte in casa dai loro padri ubriaconi e si divertivano così, chiaccherando a bassa voce di cosa avevano fatto e di cosa avevano sentito di quella ragazza o di quel ragazzo.
Chi però poteva sentire il loro odore erano i Cuorassiti, ed io preferivo non rischiare di morire per scolarmi un bicchiere di grappa imbevibile.
Era stato Gunter a raccontarmi quelle cose. Lui qualche volta trasgrediva le regole e partecipava a quei raduni che io consideravo stupidi. Sapeva le stradine desolate dove i militari non controllavano più di tanto e mi aveva detto che in quegli anni nessuno lo aveva mai fermato nel bel mezzo della notte, nemmeno un cuorassita affamato.
-Rua non mi vuole bene, non ricorda nemmeno che faccia ho probabilmente! Nemmeno io ricordo la sua faccia. Comunque, se i miei mi scoprissero mi farebbero fuori loro, altro che militari.-
-Come sei drastica, Selva! Vuol dire che mi divertirò io, per te.-
-Mmh…-
Gunter mi diede una gomitata facendomi sbandare sul marciapiede, ed io feci lo stesso con lui.
Mi era mancato parlare con lui. Stavamo crescendo e la cosa mi rendeva triste, perché crescere a Minartas non era facile. Volevo passare tutto il mio tempo con lui e quando usciva di notte avevo una paura fottuta di perderlo. Probabilmente se lo avessero Fermato i militari non gli avrebbero fatto nulla. Non avrebbero mai trasferito di sotto un futuro medico e il figlio di un dottore, ma se fosse capitato nelle mani di un Cuorassita? Non si sarebbe saputo più nulla di lui, forse lo avrebbero cercato per due giorni e poi lo avrebbero dato per disperso, come succedeva quasi ogni giorno.
Anche Adanna qualche volta usciva quando mamma e papà dormivano. Era molto brava a non farsi sentire e comunque i miei genitori avevano un sonno profondo.
Le prime volte che l'avevo vista sgusciare dal letto non avevo detto nulla. Avevo solamente aspettato il suo ritorno fingendo di dormire, guardando l'orologio con il cuore in gola.
Quando aveva iniziato a farlo più spesso però le avevo detto che io lo sapevo, che doveva smetterla di uscire e che lo avrei detto a mamma e papà.
Lei aveva alzato gli occhi al cielo dicendo che non lo avrei mai fatto. Ed aveva ragione.
Arrivammo davanti a casa mia, ed io lo invitai ad entrare. -Mamma sarebbe felice di vederti.-
-Si, anche io, ma devo proprio andare, mi aspettano a casa.-
Non volevo che anche noi due ci allontanassimo come con Rua. Era la persona più importante che conoscevo.
-Va bene, allora ci vediamo.-
Ci abbracciamo a lungo, recuperando tutti gli abbracci che non ci eravamo dati in quei mesi e che probabilmente non ci saremo dati per altri lunghi giorni.
-Non andare a quella stupida festa. Non sarà divertente, Rua non è divertente.- lui si mise a ridere, staccandosi da me. -Come sei cattiva! Non preoccuparti, vado solo fare un giro e torno a casa, come sempre.-
-È che…non so, ho un brutto presentimento.-
Mi prese le guance fra le mani e fece una faccia buffa, ma non riuscii a ridere, perché ero davvero preoccupata per lui.
-Sta tranquilla. Che si fottano quei mostri. Il mio cuore è solo di Selva Jenkins.-
//*
È entrato in scena lui, l'amico di sempre, l'amico che tutte vorrebbero...
O forse no...
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