Capitolo 33 - dialogo sull'amore
Cosa è successo prima: dopo il primo bacio tra i due, entrambi si scusano per quell'errore, anche se, innegabilmente non ne sono pentiti sul serio. I giorni passano, arrivano le vacanze di Natale e Letizia continua a pensare a DeFilippo. Dopo essere tornata a scuola, partecipa al ballo d'istituto, al quale non prendeva parte da anni, e lì, balla con il professore, ed entrambi capiscono che non possono stare lontani. Ma non succederà più nulla tra i due, dopo quel primo bacio. Eppure DeFilippo lancia dei chiari segnali alla ragazza, che però lei decide di non cogliere. Un pomeriggio, mentre sistema il magazzino di casa sua, si imbatte in delle foto che la ritraggono col padre, che ha divorziato dalla madre per andare con l'amante, facendo sparire le sue tracce molti anni prima. Lei aveva un forte legame col genitore, che però si è irrimediabilmente spezzato. Dietro una di quelle foto c'è una dedica "alla mia principessa, non ti lascerò mai. ~papà" c'era scritto. Subito la rabbia e il dolore prendono possesso di lei, e decide di uscire di casa a fare una corsa, intenzionata a sfogarsi e a liberarsi di quella negatività che la pervade.
Mi abbandonano sempre. In primis mio padre, l'uomo che avrebbe dovuto amarmi più di tutti. Mi ha lasciata sola. Come tutti gli altri. E quelle foto me lo hanno fatto capire ancora di più.
Sono arrabbiata, infastidita e triste. Lo ammetto, stavo iniziando a provare qualcosa di serio per DeFilippo, ma continuo a ripetermi che tutto ciò non è corretto. Lo stavo per ammettere a me stessa, ma è come se ci fosse qualcosa che mi frenasse. Lo sapevo che non dovevo, non dovevo baciarlo quel giorno, non avrei dovuto lasciarglielo fare. Così facendo l'ho lasciato entrare nei miei sentimenti, sgretolando pian piano il mio muro. Non l'ho detto a nessuno. Nessuno sa che sono innamorata di lui. E questo non lo dovevo sapere nemmeno io. Eppure c'è sempre qualcosa dentro di me che dice che infondo non è del tutto sbagliato amare, che forse dovrei provarci. Ma sto cercando di non dargli ascolto. Ormai è tutto così difficile andare d'accordo con il mio cervello.
Ho ancora il viso arrossato. Sono sulla riva del laghetto del parco. Inizio a buttare i sassi, uno dopo l'altro, cercando di sfogare la mia rabbia, ma con scarsi risultati.
Non c'è nessuno, sono sola.
All'improvviso, però, sento qualcuno poggiare la mano sulla mia spalla.
«Ehi, Letizia rilassati.» è lui. Il suo accento lo riconoscerei tra mille. La persona che sta gettando in confusione il mio cervello è qui, dietro di me. Il suo tocco, stranamente mi tranquillizza.
Mi giro nella sua direzione, incrocio i suoi occhi. Non devo lasciarmi trasportare, meno lo guardi più sarà facile dimenticarlo.
Continuo con ciò che stavo facendo poco prima.
«Mi lasci in pace. La prego, non sono in vena di parlare.» e invece ti vorrei qui, non voglio che tu te ne vada. Ma devo resistere.
«Tu non vuoi stare sola, te lo leggo negli occhi.» perché? Perché riesce a leggere i miei pensieri più profondi, che io stessa cerco di nascondere il più possibile?
Volto il capo, ed è di fianco a me. Fissa il vuoto.
«Cosa succede?» si gira poi, nella mia direzione.
«Nulla, non si preoccupi.» mento, però, poco dopo decido di dire la verità «Non so più cosa voglio prof. Sono così arrabbiata con me stessa in una maniera che non ha idea.»
Delle lacrime iniziano a rigarmi il viso. Lui se ne accorge, ma prima che potesse far qualcosa, continuo a parlare «E vedendo le vecchie foto fatte insieme a mio padre, mi sono sentita ancora peggio. Nessuno riuscirà mai ad apprezzarmi, se non lo ha fatto lui, perché lo dovrebbero fare gli altri?» inizio a singhiozzare «Perché?»
DeFilippo, inaspettatamente, prende il mio viso tra le mani, e mi asciuga le lacrime, una ad una. La trovo una cosa molto dolce. Nessuno me lo aveva mai fatto. Nessuno si era mai preoccupato così tanto per me. Nessuno. Inaspettatamente, mi cinge in un abbraccio. Improvvisamente. Inalo il suo buonissimo profumo, poggiando il viso sul suo petto. È così dolce con me, ed io continuo a dimostrarmi diffidente. Per quanto dentro di me vorrei lasciarmi andare, e confessargli tutto, non posso farlo. Continuo a singhiozzare.
«Va tutto bene... Qualcuno è già riuscito ad apprezzarti per come sei.» cerca di tranquillizzarmi. E vorrei tanto sapere chi sia quel qualcuno... la mia mente spera già in una persona in realtà.
Nessun uomo lo avrebbe mai fatto per me. Sta diventando un momento così... intimo.
«Perché è così educato con me?» la domanda esce spontanea dalla mia bocca.
«Perché non tutti gli uomini sono uguali, come pensi te, Letizia. Ci sono quelli che farebbero di tutto per...» perché sì è bloccato? «Per...?» scuote la testa.
«Nulla. Non ti preoccupare.» cosa voleva dire? Decido di non importunarlo oltre. Devo dire che anche lui sta diventando strano, da quando... ci siamo baciati.
Distolgo per poco lo sguardo dal suo viso, per portarlo sul laghetto di fianco a noi.
«Vorrei tanto essere come questa libellula...» i miei pensieri, iniziano a riaffiorare «... volare lontano, e non affrontare tutto ciò.» continuo a singhiozzare.
Lo vedo allontanarsi leggermente da me. Che cosa ha intenzione di fare?
«Vieni qui.» mi sollecita ad avvicinarmi a lui, sta battendo ripetutamente le mani sul prato davanti a lui, mentre lui è a gambe incrociate.
No, non lo farò. È già tutto troppo imbarazzante...
Scuoto la testa.
Lui inizia a guardarmi intensamente, e io non posso resistere. Okay, ha vinto, di nuovo.
Mi avvicino, mettendomi poco più avanti di lui. Una cosa che non mi piace di questa posizione è che non posso ammirare i suoi occhi... Posso già odorare il suo profumo. La mia mente inizia a lasciare il mondo terreno. Rimani razionale.
Lui è dietro di me, lo sento avvicinarsi.
Lo sento sfiorarmi i capelli, il suo viso è dietro il mio collo, quasi vicino al mio viso. Mi volto, riesco a vederlo, ma non del tutto.
«Ora osserva attentamente quella libellula.» la indica con il dito. Sento il suo fiato sul mio collo. Il suo respiro. Il suo viso sfiora appena i miei capelli castani. Fosse stato un altro uomo ne avrebbe già approfittato. Ma è questo il bello di lui: non è come tutti gli altri, lui non vuole approfittarne, ti conquista con piccoli gesti, e forse è stato proprio questo a farmi innamorare di lui. Il suo essere diverso, a non basare tutto sull'attrazione fisica, a far capire che i sentimenti si possono dimostrare in altri modi.
Annuisco, sono completamente paralizzata dalla sua voce. Così penetrante, e intensa.
«Hai ragione, lei può volare lontano, scappare da tutto. Ma per quanto possa farlo, non potrà mai capire ciò che si prova. Non potrà mai assaporare quella che noi umani chiamiamo libertà. Perché è una libellula, ed a lei non importa. Può volare lontano, ma cosa proverà? Nulla. Per lei un posto è come un'altro. Ed a lei non serve scappare.» inizio a non capire.
«Cosa intende con questo?» domando.
«Intendo dire che non è come noi. Non può provare sentimenti tali da sentire il bisogno di scappare, come possiamo pensare noi. Siamo soltanto noi umani che tendiamo a pensare che trasformarsi in un altro animale, spesso capace di volare, possa in qualche modo renderci "liberi". Ma non è così. E non lo sarà mai. Perché loro non provano emozioni come l'amore, la vergogna, la frustrazione e non avranno mai il bisogno di preferire un posto ad un altro. Lei non ama, si riproduce e basta. Questo è il tratto definitivo di noi umani: siamo in grado di provare delle emozioni, e ciò ci differenzia da loro. Vorresti diventare una libellula, perdendo tutte le tue emozioni? Per poi volare dove? In un posto uguale ad un altro? Quali benefici trarrai da tutto ciò?» queste parole mi stanno facendo riflettere. Forse ha ragione. È riuscito a spiegare con dolcezza e calma un concetto che tante persone possono prendere sotto gamba, non valutando tutti gli altri aspetti negativi. E quanto pensare tutto ciò sia sbagliato. Provare delle emozioni non deve essere un ostacolo per noi. Siamo fatti così, e dobbiamo rimanere tali, così come una libellula. Non possiamo sfuggire da tutto ciò che ci circonda, pensando che possa risolvere i nostri problemi, perché non è così.
Scuoto la testa.
«Ha ragione. Non ci avevo mai pensato.» rispondo, rimanendo ferma nella mia posizione.
«Ora hai capito? Io non rinuncerei mai a provare dei sentimenti, soprattutto l'amore. E dovresti provarci pure tu. Così come ho fatto io.» dove vuole arrivare?
«Intende dire che dovrei provare ad amare di nuovo?» domando dubbiosa.
Di scatto mi giro nella sua direzione, ma a vedere la vicinanza dei nostri visi, indietreggio di scatto. Quasi come avessi preso uno spavento.
«Per quanto tu abbia sofferto... e credimi, ci sono riuscito pure io, per quanto sia stato difficile.» mi rivolge un sorriso. Come per rassicurarmi.
«Non posso. È una debolezza per me. Porterebbe soltanto distruzione nel mio cuore.» scuoto il capo. Mi sto già innamorando, ma tutto ciò deve sparire. È tutto scorretto. Devo pensare solo a me stessa, nulla di più.
Lui mi guarda, abbastanza disdetto.
«La debolezza più grande è quella di non riuscire più a farlo.» perché mi sta facendo questi discorsi? Credo di non riuscire a sopportarli. Forse perché per la prima volta mi sto sentendo veramente debole, davanti alle sue parole.
«Beh, io mi trovo bene così.» il mio tono di voce cambia, è un misto tra infastidito, e di una che è stata colta in fallo.
«Non è vero. E lo sai pure tu. Sento qualcosa dentro di te, che dice che ciò che stai dicendo è il contrario di ciò che pensi.» è riuscito a scoprire i miei sentimenti più repressi. E questo mi infastidisce, perché nessuno lo aveva mai fatto. Nessuno era arrivato così a fondo nei miei sentimenti. Nemmeno io.
Mi alzo in piedi, di scatto.
«Lei crede che soltanto perché l'ho baciata quel giorno in bagno, possa riuscire a provare remotamente qualcosa per lei?» il mio tono di voce sta diventando piuttosto nervoso. È così, quando qualcuno entra così profondamente dentro di me, io mi difendo. Almeno cerco di farlo. Ma con lui è praticamente impossibile. Lo odio. Perché è così beffardo?
«So soltanto che non te ne saresti mai approfittata. E non lo avresti mai fatto se...» lo interrompo, ora mi sta veramente scocciando «Se nulla! Io non sono capace di provare nulla per nessuno professore, e se lei lo pensa, beh, si tolga dalla testa questa idea. E ora se vuole scusarmi...» faccio per andarmene, quando mi interrompe.
«Lo so, so che dentro di te c'è qualcosa. L'ho letto nei tuoi occhi quel giorno. Non lo avrei mai fatto in caso contrario... quegli occhi mi stavano implorando. Hanno ceduto prima che tu potessi dire il contrario. Lo volevi pure te.» lo pronuncia con così tanta convinzione, che non posso non evitare di pensare che abbia ragione. Ma ancora mi domando come faccia a farlo. A capire tutto di me, leggendo i miei occhi. Lo volevo pure io...
Eppure io continuo a negare, non voglio cedere. Per quanto abbia ragione.
«Non è vero. Se vuole scusarmi... Arrivederci.» aggiungo infine, per poi girare i tacchi e andarmene, lasciandolo lì, seduto sul prato.
«Tu hai paura Letizia.» sento la sua voce pronunciare quelle quattro parole. Quattro parole che mi distruggono. Che distruggono tutte le mie convinzioni. Tutto quello che ho dentro. Che mi fanno capire che in fondo, non sono poi così forte, che ho soltanto paura dell'amore, come un bambino lo ha del buio. Che in realtà ho ancora bisogno di qualcuno che mi ami, ma non ho voglia di ferire ancora me stessa.
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