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5 - Una spa per Nancy

   Lungo il cammino segnato dal tappeto di petali di rose, Laura si rivelò essere una guida piuttosto piacevole. Grazie a lei, infatti, Yuri e le figlie di Afrodite appresero molte cose di Pantelleria. Ciò che risaltava tra tutto erano proprio le murature di pietra a secco attorno agli alberi. Ce n'erano davvero molte. Quelle opere, al contrario di quanto aveva pensato Dafny, non servivano a preservare i frutti dai furti, che purtroppo avvenivano ugualmente, bensì fungevano da riparo dal vento.
Non a caso il nome stesso dell'isola significa appunto: isola ventosa, o isola del vento, e quelle strutture dall'aspetto primordiale hanno un nome piuttosto pittoresco: "jardini", ma i rari turisti li conoscono come "giardini panteschi".

I nomi, si sa, sono importanti, e tutto intorno ne aveva uno. Perfino l'arco di roccia che si protendeva verso il mare non era anonimo, veniva chiamato da secoli: l'Arco dell'Elefante.

Non c'erano solo aranceti e agrumeti murati, ma anche altre colture e soprattutto vigneti di zibibbo. Questo nome fece sorridere molto il curioso figlio di Apollo.

   Anche gli odorosi cespugli che spiccavano adornando qua e là le rocce lungo la strada, rallegrando la vista con i loro boccioli aperti dalle sfumature lilla e amaranto, con folti stami a ciuffo in mezzo, rispondevano ad un loro nome preciso: piante di cappero. Quando Laura illustrò l'utilizzo culinario dei suddetti, attirò l'attenzione della provetta cuoca del gruppo, Dafny, la quale prese appunti mentalmente.

  Strada facendo, un particolare non passò inosservato: il sentiero di petali svaniva man mano che il gruppo lo percorreva. Il fenomeno fu inteso come corretto, sicuri d'aver imboccato la giusta via. O almeno così immaginarono tacitamente.

«Visto che conosci il posto come le tue tasche, sapresti dirci dove stiamo andando?» domandò Nancy, rivelando una certa sofferenza dovuta ai tacchi-trampoli delle scarpette di bronzo.

«Proseguendo verso questa parte interna, tra un po' non troveremo più i dammusi, e forse ci toccherà salire verso il lago» svelò Laura.

«E che cosa sarebbero i dammusi?» chiese Yuri, prevedendo chissà quale mostro da affrontare.

«I dammusi sono le antiche case di Pantelleria. Le hai già viste», asserì indicandone una. «Sono quelle casette più o meno squadrate con delle scalinate, più o meno brevi, incastonate ai lati, che conducono sopra i terrazzi. Quasi tutte hanno vicine delle cisterne di pietra naturale per la raccolta dell'acqua piovana»

«Sembrano piuttosto deliziose, accoglienti. Però le finestre mi paiono troppo piccole», soppesò Dafny cercando di non essere ipercritica.

«Ah! Mi fanno male i piedi!» sbottò nuovamente Nancy ormai decisa a fermarsi. «Dafny! Vai tu a… dove diavolo devi andare! Io non ce la faccio più!» concluse così, talmente categorica che persino Yuri stava valutando l'idea di lasciare la bella lamentosa in un posto tranquillo per poi recuperarla a missione conclusa, ma il suo istinto glielo impedì.

Laura, vedendo ormai prossimo il bosco che precede il lago, provò a infondere un po' di coraggio alla figlia di Afrodite. Intuì anche come motivarla. Insomma, le era palese la vanità di quella ragazza dai capelli neri e corti. «Ehm… il Lago è dopo quel bosco, quindi non manca ancora molto» esordì, e Nancy avvertì il suo ciuffo di capelli "svenire", stressato quanto lei, sulla fronte incupita. «Sai, le acque del lago sono di origini termali e sono davvero ottime per la cura della pelle del corpo!» rivelò cautamente.

«E con cosa le paghiamo le terme?» chiese sconsolata perché non aveva con sé denaro sufficiente.

«Oh, no! Non si paga mica! Chiunque ne può usufruire, è un luogo aperto e libero a tutti!» rivelò Laura.

«Ma perché non me l'hai detto prima?» scoppiò Nancy ritrovando d'un colpo tutta l'energia consumata affrontando le dannate capre infernali. L'idea di un bel bagno termale, gratis, la motivò a tal punto che aumentò l'andatura di marcia fino a ritrovarsi a condurre la spedizione in prima linea! 

  Vedere rinvigorita la figlia di Afrodite galvanizzò il gruppo, e aggirare il bosco della riserva naturale di Pantelleria portò via meno tempo di quanto calcolato da Laura.

Yuri, pur non morendo dalla voglia di imbattersi in un nuovo ostacolo, trovò insolito non averne trovati. Aveva appreso che l'isola, dopotutto, non era molto grande, ma l'istinto gli suggeriva di rimanere in allerta.

«Ragazzi, volevo domandarvi una cosa» esordì la nuova componente. «Cosa, di preciso, state cercando?»

«A saperlo!» sbuffò Dafny. «Afrodite prima "colpisce", e poi si dimentica di fornire le istruzioni per i suoi assurdi compiti!».

«Forse, vorrei sperare, ciò che ci serve lo troveremo al termine di questa sfacchinata!» esclamò Nancy affannata. Ma lei aveva in mente solo il prossimo bagno termale gratuito, e non ne fece mistero.

  La placida distesa d'acqua dai riflessi del cielo turchese, svelato alla vista dei semidei appena dopo sbucati dal bosco, ricompensò le loro fatiche.

Il sentiero di petali di rose, a quel punto, scomparve del tutto e Dafny avvertì su di sé gli sguardi dei compagni, tutti in attesa di conoscere la mossa successiva. Mossa che però non conosceva.

  «Visto da qui il lago ha una strana forma» giudicò Nancy tutta eccitata per il bagno di fango promesso.

«Ed eccoci arrivati. Questo, ragazzi è il Lago Specchio di Venere!» annunciò con un pacato gesto della mano ad indicarlo. «Una delle caratteristiche che lo distinguono è proprio, come potete vedere, la vaga forma a cuore del suo bacino» spiegò ancora Laura.

«È tipico della mamma!» giudicò Dafny con un sorriso sghembo disegnando nell'aria un cuore con due dita.

Tuttavia, nonostante il traguardo segnato dal sentiero dei petali era giunto al termine, rimaneva da scoprire l'oggetto della missione.
Fortunatamente la situazione era tranquilla, proprio come aveva annunciato Laura: il Lago era deserto. Nessun turista era presente.

«Hai detto che il Lago si chiama Specchio di Venere, Laura. Sai dirci qualcosa di più?» domandò Yuri, anche se già aveva intuito un particolare.
«Perché non si chiama Specchio di Afrodite?» aggiunse.

«Il territorio italiano anticamente era presieduto dall'impero romano, e i romani avevano declinato le divinità primordiali greche in entità equivalenti. In pratica, ragazzi, ad ogni dio greco ne corrisponde uno romano», spiegò ancora la nuova conoscenza, sperando di essere stata sufficientemente chiara.
«Quindi, sia Venere che Afrodite corrispondono ad un'unica essenza divina. E questo vale anche per tutti gli altri dèi».

  La nuova rivelazione appoggiò l'intuizione di Yuri. Infatti, ricordando tutte le volte che Justice aveva visitato la sua casa, quella che poi si era rivelata essere il Faro di Alessandria, lei ripeteva spesso: "gli dèi possono avere più identità". Tale concetto, a più riprese, lo avevano ripetuto anche i sui fratelli accompagnatori. Perfino Astrid aveva esposto le stesse congetture in merito.

«Se può essere d'aiuto, esiste nel mito un particolare che lega al lago Specchio di Venere la figura della dea identificata come Afrodite», aggiunse Laura accompagnando il gruppo verso il bacino lacustre. «Si racconta che Afrodite, ai suoi tempi, venisse qui, in questo specchio d'acqua per prepararsi ai suoi incontri amorosi con Dionisio». Nel raccontare quell'aneddoto, la voce della casta fanciulla divenne un sussurro pudico, il tono calato come se fosse un argomento scabroso del quale non era conveniente discuterne apertamente.

«Perché non mi sorprende?» sospirò Dafny. «Comunque, non saprei proprio come questa informazione possa essere utile» ammise dimessa.

«Oh! Sveglia! È della mamma che stiamo parlando!» esplose la vulcanica Nancy mentre, a discapito del vento che in quel punto soffiava ancora con maggiore intensità, osservava con bramosia l'arenile fangoso. «Se lei veniva qui per prepararsi ad uscire con Dionisio, di sicuro avrà lasciato nei paragi un oggetto che le sta a cuore, magari qualcosa di segreto, una prova scomoda che le crea imbarazzo… benché non credo che lei sia in grado di provare imbarazzo, quella quando nacque circolava più nuda di Yuri!»

Il figlio di Apollo, sentendosi chiamato in causa, non fece una piega, anzi, sorrise apertamente. Laura invece, come se non fosse sufficiente il vento che a momenti piegava pini e palme, si sventolò con le mani il volto, esternando l'evidente imbarazzo. 

  La probabile meta da raggiungere distava solo pochi passi. Una piccola strada asfaltata separava i ragazzi dal lago. Sul versante opposto, basse collinette adorne di verde arboreo incorniciavano lo spettacolare specchio d'acqua azzurra. Più in là, montagnole basse e morbide separavano la terra da cielo.

Dafny osservava con apprensione la distesa liquida sperando di comprendere cosa cercare. Poi, man mano che insieme ai suoi amici avanzava, un luccichio in mezzo al lago attirò la sua attenzione.

«Ragazzi! C'è qualcosa in mezzo all'acqua! Guardate!» indicò cercando di opporre resistenza alle sferze del vento impietoso. Purtroppo, nessuno riuscì a vedere l'oggetto da lei avvistato.

«Probabilmente lo vedi solo tu, perché sei tu a doverlo recuperare» asserì Nancy prima di precipitarsi nel sospirato arenile fangoso.

Un fatto strano, ma piacevole, gratificò ulteriormente la vanitosa ragazza. Non appena riuscì ad attraversare la strada asfaltata il vento cessò improvvisamente. Era come se l'aria vorticante sostasse solo nel perimetro stradale e non al lato riverso al lago.

Yuri, non solo osservò Nancy liberarsi dei brandelli di stoffa, che con fin troppa tenacia l'avevano coperta seppur poco dignitosamente, ma notò altresì un'ombra distorta mescolata nel dannato vento.
In quell'attimo, Dafny prese coraggio e avanzò verso il manto stradale sfidando l'ostacolo naturale.

Nel frattempo Laura, totalmente scandalizzata dalla disinvoltura di Nancy che la invitava a squarciagola ad unirsi a lei al bagno di fango, totalmente in déshabillér, chinò il capo fissando con interesse le proprie mani intrecciate all'altezza del grembo.

  Il cattivo presentimento avvertito da Yuri trovò concretezza in un urlo che si palesò nell'esatto istante in cui Dafny attraversava la strada investita dal vento.

Udì quel grido distorto dall'aria irrequieta: «PISTAAAAA! DANNAZIOOOONEEEE!»

Yuri sgranò gli occhi. Con una mossa rapida spintonò in malomodo Dafny permettendole di oltrepassare incolume la barriera di vento. Lei lo ammonì duramente voltando lo sguardo sulla strada appena superata, sicura di vedere Yuri compiacersi per quello scherzo sgarbato. Tuttavia, un tonfo duro la destabilizzò.

Yuri non c'era più. Il vento era svanito di colpo. In lontananza, oltre la curva della strada, un albero di pino crollò inaspettatamente.

«Yuri! Tu e i tuoi dannati scherzi da quattro soldi!» imprecò non facendo caso all'aria quietata di colpo. Sospirò, giudicando quel gesto alquanto infantile, e siccome scherzi di quel tipo non le erano mai piaciuti, si voltò indifferente, ormai troppo stufa di quell'avventura indesiderata. Aveva un solo scopo: terminare al più presto possibile l'impresa e tornara a casa alla velocità della luce… di Yuri.

  Raggiunse l'arenile fangoso, più in là vide Nancy che vi sguazzava allegramente massaggiandosi la pelle del corpo con un fare che non seppe come qualificare. Voltò gli occhi al cielo e poi osservò di nuovo il punto brillante in mezzo alla distesa d'acqua. Era ancora lì. Splendeva come un piccolo diamante.

"Se solo ci fosse una barca, o una zattera con i remi!" pensò cercando una soluzione per raggiungere quel puntino luminoso. "Se solo avessi pensato a Muna il momento in cui Yuri si era prodigato a reclutare un aiuto utile al compito!" sospirò ancora pensando, "forse avrei risolto tutto con qualcuno dei suoi abra cadabra", concluse prima di constatare il livello piuttosto basso dell'acqua.

  In un primo momento valutò che forse poteva arrivare al punto lumiscente semplicemente camminando, o in alternativa, se proprio costretta, anche a nuoto.

Non era  veloce come un delfino, tuttavia era disposta a tutto pur di mettere fine a quei tre giorni in quel luogo.

«E andiamo!» si fece coraggio infine.

Immerse i piedi nel lago. Notò la presenza di un cespuglio di alghe bluastre mosse impercettibilmente dal placido moto dell'acqua.
Si incuriosì osservando quel movimento ipnotico. D'un tratto poi, per effetto di chissà quale malìa, le foglie di quel cespuglio si mossero quasi avessero vita propria.

Dapprima s'allarmò. In seguito, un fatto alquanto singolare la destabilizzò. Quelle alghe avevano formato delle parole. Una frase in greco antico che Dafne lesse con facilità.

" Di chi ti sei infatuata stavolta, sgualdrina?!"

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Nota facoltativa:

Tutte le informazioni riguardanti Pantelleria sono coerenti con la realtà, ho tralasciato volutamente molti altri aspetti di questo meraviglioso mondo reale che, seppur vasti e affascinanti, avrebbero alterato lo spirito della narrazione.

Il Lago Specchio di Venere è reale anche nella sua forma tipica a cuore, e al suo interno ci sono sul serio delle particolari alghe termofili  che svolgono un ruolo importante nel micro ecosistema.

Le terme a cielo aperto esistono e sono aperte a chiunque... provare per credere, avendo parenti è un posto che frequento e ve lo consiglio.

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