4 - Laura Montefuerte
Esistono tante cose molto importanti che fanno parte della vita, una di queste è l'elenco delle priorità. Infatti, tutti quanti quotidianamente ci ritroviamo a dover scegliere di espletare l'incombenza più urgente lasciando in sospeso altre meno impellenti.
La priorità di Dafny, ad esempio, era andare via subito da quel posto sconosciuto. Era preoccupata per il suo orto e gli animali dell'aia rimasti ingovernati da troppi giorni ormai. L'esigenza di Nancy, invece, era recuperare le sedute perse al salone di bellezza del suo quartiere. Non sopportava l'aver dovuto abbandonare involontariamente le abituali coccole quotidiane alla propria persona.
Yuri voleva ritornare ad Asteria, più per divertirsi con gli assurdi affetti dello strumento di Leto mal governato da Axel, che per altri motivi. Per ciò, date le vitali necessità, nessuno dei tre diede retta alla figura nera che si era parata dinanzi, con la chiara intenzione di fermare il loro cammino verso chissà dove.
«Ho detto che non passerete oltre!» intimò la losca figura per l'ennesima volta, ma il terzetto confabulò imperterrito per i fatti suoi ignorandola.
«Ragazzi! Ho fame!» borbottò Dafny.
«Di già?»
«Te l'ho detto Yuri, io non sono come voi, mi stanco subito!»
«Ma se abbiamo fatto a malapena venti passi!» rimbrottò Nancy, riuscendo a nascondere bene il proprio languore di stomaco.
«Ragazzi, ho qualcosa che non va!»
Nancy squadrò da capo a piedi il figlio di Apollo. E sì, non era proprio a posto con il vestiario sporco e strappato, constatò. Soprattutto la stoffa dei jeans non gli copriva più le cosce tornite, ma questo, a parer suo, non era del tutto un male, del resto, neanche le sorelle di quartiere erano messe meglio da quel punto di vista.
Intanto, l'ignorata figura proseguì con il suo ritornello di ammonimenti e minacce assortite.
La ragazza dallo strabismo di Venere comprese ciò che non andava. Effettivamente la cintola dei pantaloni di Yuri era a un passo dallo strapparsi completamente. Allora, trafficando nuovamente dentro la borsetta blu di vernice, recuperò alcuni minuscoli strumenti per l'operazione di rammendo e senza pensarci sopra un secondo, si chinò e iniziò a operare con ago e filo.
«MA!» gridò la nera presenza osservando le spalle della ragazza dai capelli corti inginocchiata di fronte al biondo. «SIETE DEGLI SCOSTUMATI! MALEDUCATI! CAFONI! SVERGOGNATI! SPUDORATI!» inveì sventolando le mani sul proprio viso occhialuto. Fu allora che, non riuscendo a ottenere alcuna attenzione, con un gesto della mano destra lanciò qualcosa contro il gruppo maleducato.
Yuri inarcò un sopracciglio e avvistò quattro globi arancioni arrivare a velocità incredibile. Non erano tondi perfetti nella loro forma sferica, tuttavia erano chiassosi! Chiassosi nel senso che emettevano dei versi distorti e striduli.
Con una mossa rapida, da fermo, allungò una mano e afferrò al volo uno di quegli oggetti. Lo studiò con molta cura. Era fresco, arancione, con la superficie grumosa.
«Ma sono delle arance!» rivelò sorpreso, e poi la mostrò a Dafny che in tutta risposta inorridì vedendo su quel frutto due piccoli occhietti maligni e una bocca altrettanto poco simpatica.
«Ma che schifo! Buttala via!» disse tremando la corposa ragazza.
«Ma no, perché? Non sembra cattiva!» la rassicurò sbucciando l'arancia con le mani.
Non appena ebbe affondato le dita nella scorza, sia gli occhi che la bocca svanirono, non prima d'aver emesso un verso che assomigliava molto a: "o-oh! Sono fritta!"
La stessa fine spettò anche alle altre tre che, grazie alle doti di sbucciatore di Yuri, finirono sotto i denti suoi e delle semidee vicine che apprezzarono enormemente il gesto galante.
«Gyuri, scerga di ztar femmo, astrimenti scisghio di fargti maaee!» biascicò con la bocca piena di spicchi di arance Nancy, mentre con le mani libere apportava gli ultimi ritocchi alla sua opera di sartoria improvvisata.
«MA SEI PROPRIO UNA...» il fischio del forte vento censurò l'ultima "lusinga" espressa dall'essere che sostava tra gli agrumeti murati.
Nancy, a quel punto, si voltò lentamente, pur rimanendo con le mani allungate e indaffarate in maniera fin troppo equivoca. Deglutì il profumato boccone agrumato e squadrò chi le aveva dato della... ciò che il fischio del vento aveva coperto.
Sistemò la piccola attrezzatura dentro la borsetta e si tirò su con una dignità pari alla sua innata eleganza. Persino il vestito a coda di sirena, maciullato dalle capre carnivore, non tolse nulla alla femminilità della quale andava fiera.
«È facile giudicare senza conoscere la verità, MOSTRO INFERNALE!» gridò Nancy decisa a far ingoiare a quella cosa le sue parole, le arance squittenti e appresso i sassi che riparavano gli alberi.
Yuri capì l'intenzione bellicosa della compagna e la seguì a grandi falcate.
«Nancy, attenta! Non è un mostro, e non è nemmeno...»
«Sì, Yuri!», lo troncò la figlia di Afrodite senza dargli modo di concludere l'avvertimento. «Lascia fare a me! A quella ci penso io!»
Yuri prestò molta attenzione all'affermazione di Nancy. Poi, quando capì l'allusione, sgranò gli occhi. Reazione assai rara per lui.
«Allora? Togliti subito dal nostro cammino, qualunque cosa tu sia!» tuonò risoluta Nancy mettendo bene a fuoco la lunga veste nera svolazzante indossata dall'altra.
Grandi occhiali opachi e tondi le coprivano mezzo volto. La semidea immaginò che avesse il viso deturpato o peggio.
Il colletto di pizzo bianco strideva con l'austerità ostentata dall'aspetto.
La ostacolante indietreggiò, ma non sembrava desistere dal suo intento minaccioso. Difatti sollevò con fatica entrambe le braccia esili e alle sue spalle sopraggiunsero dozzine di altre arance dal ghigno malevolo.
Il gracchiare emesso dalle primizie creò un trambusto piuttosto allarmante, allorché, dopo che la fautrice del prodigio le aveva scagliate contro, Yuri non perse un attimo e parò con ogni arto i fastidiosi frutti antropomorfi prima che colpissero la coraggiosa Nancy.
Il tratto di sentiero segnato dai petali di rose rosse si tinse di un intenso color arancio misto a succo sanguigno.
«Dopo aver affrontato le capre dell'Erebo, ci vuole ben altro che dei simpatici frutti sorridenti per fermarci!» avvisò il figlio di Apollo.
«Voi avete tolto di mezzo quelle belve feroci?» domandò la ragazza vestita di nero. Per un attimo sembrava essersi arresa. Anche le arance superstiti si fermarono fluttuando disordinatamente intorno ai ragazzi, e i versi che emisero sembrarono un commiato confuso in ossequio alle compagne maciullate a terra. Piansero addirittura, e le loro piccole lacrime profumarono il vento di zagara.
«Ma come avete potuto? Avete sul serio eliminato quelle belve feroci?» chiese ancora con stupore la sconosciuta.
«Le abbiamo eliminate le tue capre assassine!» affermò Yuri.
«Tu! Non parlare! Inutile uomo!» lo aggredì la padrona delle arance. «E poi non sono mie quelle bestie sanguinarie!» affermò poi.
«Sarai mica un'amazzone?»
«E cosa te lo fa credere che lo sia, orrido, scostumato, brutto, sporcaccione!»
«Facile! Dalla cortesia delle tue parole!» rispose guardingo Yuri giungendo a pochi passi da lei e da Nancy.
«Ma che razza di gusti hai?» le chiese la figlia di Afrodite frapponendosi al battibecco tra i due. «Guarda che qui di fronte hai il meglio del meglio in circolazione a Vera Delo!» esclamò Nancy trascinando per i capelli Yuri, come fosse un articolo da profumeria da mettere in vendita.
Per tutta risposta, un verso d'istantaneo disgusto emesso dalla singolare ragazza provocò un nuovo accentuarsi dello strabismo di Venere di Nancy. A quel punto, con un gesto rapido, le tolse via di colpo i grossi occhialoni e li studiò.
«Sicura di non avere dei problemi alla vista? Ma l'hai visto che pezzo di gnocco hai di fronte?» le domandò preoccupata e curiosa, mentre rigirava con fare esperto le spesse lenti opache. E Nancy era veramente esperta di lenti per occhiali, perché suo padre aveva fatto di tutto, malgrado le scarse finanze, per correggerle lo strabismo, senza riuscirci.
La ragazza vestita di nero portò le mani sul volto, coprendoselo più per pudore che per altri motivi.
«Ma cosa ci fai con questi occhiali, non sono nemmeno graduati!» rivelò con una smorfia prima di buttarseli dietro le spalle con noncuranza.
Liberatasi di quella cosa inutile, osservò di nuovo quel castigatissimo vestito lugubre e insipido schiaffeggiato dal vento. «Con quel sipario nero sembri una suora!» esclamò. «Qui abbiamo un altro caso clinico disperato!»
«E quale sarebbe "l'altro caso disperato"?»
«Vuoi proprio che ti risponda Dafny?»
La sorella mise il broncio e desistette dal ribattere.
Nancy non era provvista del dono empatico di Yuri, non era quindi in grado di comprendere al volo le intenzioni di chi le stava vicino, ma in quella circostanza, il suo intuito femminile fu più che sufficiente a giudicare la lanciatrice di agrumi.
Non negò d'aver timore nel voler vedere il volto della nuova conoscenza quando le afferrò i polsi e li staccò dalla faccia. Del resto, ricordando ancora l'aspetto con il quale si era presentato Yuri per la prima volta, era sicura di poter sopportare la vista di qualsiasi deformazione facciale.
Quindi, lo shock era annunciato.
«Ma... ma, sei un AMORE!» esclamò di tutto punto ammirando il più bel paio di occhioni neri che avesse mai visto. Li ammirò stupita. Quelle iridi erano così lucenti da sembrare due rari diamanti neri.
«Guarda Yuri, non sembra anche a te?»
«No! Non mi guardare!»
«Ma non ti piace proprio Yuri? Come mai?» le chiese incredula. «Ah! Ma allora sei "saffica"! Perché non me lo hai detto prima?» cincischiò Nancy divertita mentre, abbracciandola fulmineamente di spalle, prese a solleticarle i lobi delle orecchie con le labbra.
La scena che si stava consumando a pochi passi aprì un mondo nuovo a Yuri, anche se Dafny, rapidamente, gli coprì a forza gli occhi con le mani.
«Ehi! NANCY! Dacci un taglio! Che ne dici?» rimbrottò l'assennata sorella di quartiere spazientendosi.
«Lasciami!» implorò l'assalitrice assalita.
«Va bene» sussurrò l'audace Nancy. «Però tu non lanciarci più niente addosso e lasciaci andare per la nostra strada, intesi?»
«Andate pure via da Pantelleria, andate dove volete!» si arrese in fine.
«Un'ultima cosa, come ti chiami?»
«La-Llaura Montefuerte...» biascicò quasi gemendo e arrossendo come un peperone.
Nancy, vista la resa della rivale, la liberò.
«Allora, La-Llaura Montefuerte, hai detto che ci troviamo a...»
«Pantelleria, questa è un'isola del Mar Mediterraneo. Appartiene all'Italia» spiegò scuotendo la lunga e ordinata treccia di capelli neri.
Finalmente una piccola parte del mistero era svelato, pensarono più o meno i tre oriundi.
«Ma che sfortuna! Una volta che vengo in Italia e non mi ritrovo a Milano!» protestò delusa l'affascinante ragazza.
Yuri non fece mistero di non conoscere la differenza tra i due luoghi, e anche a Dafny importò poco della facezia geografica.
«Ma dove vivete voi! Milano è una delle capitali più importanti della moda mondiale!» rivelò come se fosse l'informazione più importante del mondo. «Voi proprio non potete capire!»
Alla fine, date le circostanze, Laura si unì mal volentieri al gruppo forestiero, e apprese da esso la lontana provenienza, nonché la causa per la quale si era ritrovato su quell'isola.
Anche i ragazzi scoprirono alcune cose riguardanti Laura. Era chiaro che fosse una semidea, lo avevano compreso non solo dallo sfoggio del suo potere alquanto particolare, ma anche e soprattutto perché conosceva l'esistenza delle capre carnivore.
Raccontò lungo il sentiero, con fare riservato, tutte le peripezie affrontate da sola. Infatti, solo lei riusciva a vedere le belve nel loro aspetto originale, gli abitanti del paese le scambiavano per branchi di cani randagi feroci. Non avevano la stessa visione aperta per le cose inerenti il soprannaturale. Per ciò, era la sola che poteva difenderli.
«E così, ti sei ritrovata ad affrontare tutti questi pericoli da sola» riassunse in breve Yuri. «E non c'è nessun altro come te figlia di... quale divinità?»
«No, che io sappia. Solo mio padre lo sapeva»
«In che senso "lo sapeva"?»
«Nel senso che è stato ucciso».
L'ultima notizia gelò il sangue dei ragazzi, soprattutto quello di Dafny che, convivendo da anni con la paura di perdere il proprio, rimase pietrificata.
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