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31 - La teppista letale

Per Yuri, adattarsi alla realtà scolastica e osservare tutte le regole inerenti, risultò meno complicato di quanto prospettato da Dafny. Anche se i primi mesi aveva dovuto rincorrerlo per impedirgli di esporre l'identità di semidio scegliendo attività extra scolastiche compromettenti, allungando così suo malgrado la lista delle cose che non poteva proprio fare.

«Scegli un club dove poter socializzare e fare qualcosa che ti piace!» gli aveva consigliato Dafny più di una volta.

«Va bene!» rispondeva sempre Yuri. «Mi sono iscritto al club di palla a volo!»

«Volo?! Tu sei scemo! Non puoi rischiare di volare per sbaglio in mezzo alla gente!»

«Allora provo con quello di ginnastica»

«E se ti scappa di fare un salto troppo elevato? Ci hai pensato? Sarebbe scorretto per gli atleti che non hanno i tuoi poteri!»

«E il gruppo di rugby, che ne dici?»

«Dico: e se rompi le ossa a qualcuno, immagini che disastro?»

Yuri a quel punto aveva sbuffato come un treno. «Consigliami tu di grazia! Oggi è l'ultimo giorno per decidere quale club frequentare, tu stessa hai detto che è importante l'attività extrascolastica...»

«Il club di lettura, hai provato?» propose con la stesso tono con cui si scacciano i rompiscatole.

«Ho "foto impresso" ogni pagina di ogni libro della biblioteca... uffa... c'è il club della pastorizia?» chiese quel giorno di dicembre volgendo lo sguardo al soffitto dell'alloggio della figlia di Afrodite facendola scoppiare dal ridere.

«Non immagino neanche tutti questi ragazzi, quasi tutti snob, alle prese con pecore, pascoli, mungiture... ma qualche prof sì, ne vedrei un paio...» rise ancora.

«A proposito di prof, è da un sacco di tempo che volevo chiedertelo, ma qui non c'è mai tempo... ne avevamo di più ad Ast...» Dafny lo colpì con un cuscino preso al volo dal letto su cui era seduta.

«Astr...acavolo! Che ti prende?» la rimproverò mentre recuperava da terra la mini pecorella Jolly, saltata fuori dai capelli a causa della cuscinata.

«Non devi nominare il vero nome di Vera Delo! Sei impazzito?! È come accendere un faro per i mostri, è come gridare in piazza: ehi, mostri! Siamo qui, venite a prenderci!» sbuffò agitata. «E non puoi portarti in giro Jolly di giorno!» nitrì esausta.
«Con te devo tenere la guardia sempre alta, non ne posso più!» difatti Dafny aveva ragione, tutto ciò che ruotava intorno a Yuri esigeva attenzione; dovette porre rimedio anche all'imminente pasticcio che stava per accadere.

«Sì, ho capito, è chiara la faccenda. Però, stavo dicendo... il prof Irving McDowell, sapevi che in realtà è Bellerofonte?» La notizia a Dafny passò come un qualcosa di poco conto. Sapeva chi era il Bellerofonte mitologico, tuttavia poco ci mancò che rispondesse: "e allora?" Poi però, quando recuperò da sotto il letto il mini leoncino di Nemea e lo accarezzò, recuperò pure il ricordo dell'avventura a Pantelleria.

«Oh! Dici che è collegato a quella Atalanta?»

«I "venti del passato..." i "venti del passato" sono i semidei antichi che si sono guadagnati l'immortalità!»

«Stai riferendoti alla tua profezia?»

«Non è solo la mia profezia, però sì. Avremo bisogno dell'aiuto dei semidei del mondo antico! Devo dirlo subito a Justice!» disse dimenticandosi di colpo il divieto di usare i poteri solari. Si concentrò e, avvennero un paio di situazioni simultanee: la porta filtrò tre bussate veloci prima di aprirsi, Dafny saltò addosso a Yuri per impedirgli di illuminarsi, e la scena prospettata dinnanzi agli amici di corso appena entrati in camera apparve mezza equivoca e il resto esplicita.

«Dadà, volevamo avvertirti che... cheee?» gli occhi sbalorditi. «Dafny, la pudica, riservata, amabile e generosa Dafny Rosenbown, addosso al greco biondo e figo!» disse uno.

«Questa finisce dritta sul giornale della scuola!» disse un'altra.

«Dafny! Non ce lo avevi mica detto che eri fidanzata con Sevensuns!» trasse le conclusioni l'ultima.

«Perchè non è vero!» rispose Dafny staccandosi in malo modo da Yuri, dandogli una gomitata al petto per ricordargli che non doveva usare i doni del sole.

«Confermo, Dafny sta con un ragazzo più bello di me!» sorrise Yuri perfido, godendo dell'imbarazzo provato dall'asteriana. "I ragazzi a scuola pensano molto alle relazioni intime proprie e altrui, ma si agitano all'istante quando se ne parla apertamente... chissà perché" pensò.

I tre amici di corso, un ragazzo e due ragazze, le cui bocche incredule erano spalancate e mute alla notizia, sembravano cercare d'immaginare chi potesse essere più attraente di quel fusto di Sevensuns.

«Di cosa volevate avvertirmi?» deviò alla grande Dafny infondendo nelle parole il magico profumo di rose, mossa che solo Yuri rilevò.

«È che al corso d'arte si è iscritto anche Sevensuns, e volevamo dargli l'orario aggiornato, ma ci vergogniamo...» risposero in coro gli inebetiti compagni, e al termine si guardarono l'un l'altro sgomenti per aver detto la stessa cosa tutti insieme, ma Dafny non diede loro modo di riflettere che tirò la stoccata finale.

«Grazie, è stato molto gentile da parte vostra, ma Sevensuns non è qui» fece cenno a Yuri di rimanere in silenzio. «Voi non lo vedete, non lo avete visto. Ma grazie anche da parte sua, quando lo vedrò gli consegnerò il foglio con gli orari nuovi. Ora, da bravi, andate, ci vediamo stasera. Ah, dimenticate anche lo scoop per il giornale scolastico, grazie!»

Yuri vide il terzetto smarrito più di prima. Aveva gli sguardi puntati addosso, ma erano vuoti. Agitò le mani per segnalare la sua presenza, ma niente. Gli scappò una risata ma la soffocò con le mani. Era un fantasma per quei ragazzi. Non lo vedevano sul serio! Ma lui aveva appena visto il fascino di Afrodite, il potere speciale che la dea condivideva con pochissimi figli eletti, un dono che impaurisce, perché in grado di far fare qualunque cosa a chiunque. Al suo effetto non sfuggivano nemmeno le cose o le entità sovrannaturali. L'albero vivente di rose che aveva divorato un ciclope alto quanto un palazzo rappresentava un esempio schiacciante. A ragion di ciò, Dafny crollò sulle ginocchia quando la sua stanza si svuotò degli amici umani.

«Yuri, per favore, non... cioè, cerchiamo di non fare uso di... potrei far molto male a quei ragazzi...» Dafny ripercorse in un lampo il ricordo d'infanzia, quel giorno in cui aveva usato il dono per fermare il padre aspirante suicida. Solo che poi il padre era rimasto fermo, in tutti i sensi. Catatonico. Ora relegato in un ospedale di New York city in attesa di un miracolo o della fine.

Yuri la aiutò a rimettersi in piedi. «Andiamo a vedere tuo padre?» ormai sapeva intuire i pensieri di Dafny, senza scomodare le antìlipsi.

«Non ha senso adesso. Tu non puoi guarirlo senza usare la luce del plesso solare, altrimenti salta lo scudo di Era e addio vantaggio su "Fe... ccione"» corresse il tiro per non rischiare di evocare il massimo nemico del suo amico.

«Tutto vero quello che dici. Però potrei riuscire a sentire l'anima di tuo padre e capire da quale parte si trova, che ne dici? Per fare questo mi servono solo le capacità di mia madre, quindi niente luce del sole»

«Sai che mi toglieresti un'angoscia che mi attanaglia da una vita?» ribatté trovando di colpo interessante la scrivania accanto al letto e le pareti beige intervallate da piccoli scaffali pieni di libri e quaderni.
«Organizzo per domenica. Prima mi saprai dire di mio padre, prima metterò l'anima in pace.» Decidere subito di accettare la disponibilità di Yuri le costò coraggio, perfino lei dovette ammetterlo a se stessa.

Yuri non disse altro, si voltò verso la porta e prima di andare sentì la mano di Dafny sulla spalla.
«Stavi dicendo qualcos'altro?»

Lui si girò rilassato. «Sì. Un paio di cose. Uno, non mi sono iscritto al club di arte. Due, Volevo chiederti come mai non ti sei accorta che Moema Danielson e Steve Tennet non sono umani»

Dafny inquadrò i ragazzi nominati, ma non seppe dare una risposta certa.
«Mi spiace, non sono in grado come te di scoprire la eventuale natura sovrannaturale della gente... e posso affermare che, a parte te, nessun semidio di Vera Delo ne è capace. Però, anche se non ho mai avuto a che fare con loro, posso dirti che Moema è una teppista, e dovresti starle alla larga. Mentre Steve è più discreto e riservato, forse perché cammina con difficoltà a causa di un irrigidimento della gamba destra e non può fare un sacco di cose... ma poi lo avrai conosciuto bene, siete sempre insieme, mi sembrate amici ormai»

«Sì, Steve mi sembra a posto, però gli sto addosso perché percepisco una coltre invisibile e fredda avvolgerlo, e odora di sangue non umano»

«Bleach! Che cosa schifosa e inquietante!» scosse la testa come a scacciare il disgusto che sentiva.
«Tieni, prendi gli orari del corso di arte al quale ti sei deciso a iscriverti»

«Ti ho detto che non mi sono iscritto...» biascicò senza dare importanza alla facezia, piuttosto accettò lo stampato e una visione rapida gli svelò Moema che aveva messo il suo nome nel gruppo degli artisti. Ghignò. "Sei stata tu a iscrivermi!" intravide pure un briciolo di futuro e scoprì il tranello nel quale quella voleva trascinarlo.

«Ci sei anche tu nel gruppo di disegno?»

«Sì, periodicamente ci scambiamo i posti dei club per accumulare crediti e fare qualcosa di diverso ogni tanto. Ai prof piace...»

«A domani allora Dadà!»

«Ciao stupido, e non chiamarmi Dadà!» rise benevola la figlia di Afrodite.


Quanto sono importanti gli sguardi nella vita di tutti i giorni? Se poi si è degli artisti, o aspiranti tali, sono fondamentali. Fu l'intuizione del giorno per Yuri quando entrò nella sala club dei pittori. Vide occhi e volti che aveva conosciuto o imparato a conoscere, vide i cavalletti tutti in circolo dietro cui quegli sguardi lo stavano puntando di tutto punto. Vide anche Patrick Redwell, il supervisore esterno assunto dalla scuola per valutare l'andamento dell'attività. Solo Dafny era tutta presa a chiacchierare con l'amica affianco e non s'accorse di lui.

«Lei è il...»

«Sevensuns, qui mi chiamano tutti così»

«Piacere di fare la sua conoscenza, e... si metta in mezzo e cerchi di stare fermo» gli disse Patrick Redwell consegnandogli un piccolo drappo bianco, poi si armò anche lui di cavalletto e tela, folgorato da una improvvisa ispirazione.

Yuri, deluso una volta tanto nella vita perché si aspettava di disegnare insieme a tutti gli altri, incrociò lo sguardo con un bel po' di ragazzi ammutoliti. Fece l'occhiolino a Moema e lei strinse il cerchio metallico che aveva sempre appeso al collo, ben abbinato al look dark da ribelle. Fece una smorfia. Si levò un vociare, tutti apprezzamenti e sospiri, sottofondo che disturbò il supervisore Patrick che sbatté le mani.

«Concentratevi!» redarguì, e solo allora Daphmoa Rosenbown alzò lo sguardo e vide il miglior primo piano dei muscoli del busto, delle braccia, gambe e tutto il resto di Yuri Sevensuns, totalmente nudo. Cacciò un urlo disumano.

«Siete tutti maggiorenni vero?» domandò il supervisore mentre lanciava un'occhiataccia alla disturbatrice. «Avete tutti la firma liberatoria vostra e dei vostri tutori legali, mi auguro! Lei, signor Sevensuns, usi il drappo per coprire la "distrazione di gruppo", per cortesia!» suggerì con aplomb professionale.

Daphmoa non aveva urlato per motivi di pudore. "Mi prendi in giro?! Che caspita significa che non devi metterti in mostra?!" e solo a quel punto sentì dire in giro: "è esagerato! Nessuno può essere così magnifico!, non esiste, avrà fatto una plastica totale!, gli dei greci si sono ispirati a lui per essere belli, e anche così loro lo sono solo la metà rispetto a lui!", l'ultimo commento la fece impallidire: se a dirlo fosse stato un semidio avrebbe vinto una lunghissima vita di disgrazie! Dafny redarguì mentalmente l'autore del commento. "Non hai idea della fortuna che hai essere umano! Gli dei sono estremamente suscettibili circa il loro aspetto" sospirò. Poi si guardò la mano, la sentiva formicolante. Scoprì d'aver piegato il porta mine d'acciaio! Non poteva sapere che Moema aveva iscritto Yuri al corso non come pittore ma come modello per un nudo, ingaggio per il quale nessuno studente era mai disponibile.

In quel mentre entrò a sorpresa il rettore Growey che non salutò nemmeno per quanto era sorpreso nel vedere il modello. Voleva sincerarsi che il maggiore benefattore della scuola stesse a suo agio qualunque attività scolastica avesse scelto. E a giudicare da come l'aveva trovato rilassato a farsi ritrarre, suppose non avesse alcun problema, perciò si dileguò silenzioso così com'era venuto.

Yuri decise la posa da assumere, la più comoda per squadrare Moema, colei che voleva metterlo in imbarazzo. Purtroppo quella ignorava il suo agio nello stare senza nulla addosso. Quindi, aver falsificato l'iscrizione con il proposito di farlo sfigurare e scappare via dalla scuola, non le fece guadagnare nulla. Moema non si era dimostrata astiosa con Yuri, lo evitava semplicemente. Non voleva avere nulla a che fare con lui. Aveva anche lei qualcosa da nascondere. Così Yuri, a furia di stare immobile, gli venne in mente la fuga da Asteria fatta con Ike. Ricordò tutto, e gli venne un'idea folle tipica di lui.

Si concentrò ed evocò il proprio spirito come aveva fatto in Irlanda, sicuro di non essere visto se non solo da Dafny. Quella però quando lo vide sdoppiato lottò contro un colpo apoplettico! Sentì l'impellente l'impulso di alzarsi e prenderlo a calci in una zona ben definita e troppo venerata dagli altri. Ma si trattenne. Si limitò a seguire con lo sguardo il suo spirito mentre si muoveva tra gli altri ragazzi rapiti dal suo corpo. Lo vide sorridere quando sbirciò gli artisti riprodurre la sua immagine. Poi quando arrivò a Moema avvenne qualcosa.

La ragazza dark allargò occhi e bocca a riprova che Yuri aveva ragione sulla sua identità non proprio umana. Moema poteva vederlo! E accadde anche dell'altro: dal fulcro del suo ciondolo apparve un reticolo armonioso dal quale si irradiò un bagliore d'oro e azzurro, bagliore che la ragazza coprì rapidamente con le mani. Fissò Yuri, la parte spirituale, poi spostò l'attenzione sul corpo fisico e rimase di stucco vedendolo interagire con il mondo materiale.

«Tu chi sei?» sussurrò.

«Te lo dirò se rispondi alla stessa domanda» rimpallò Yuri spirito, mentre riusciva finalmente a sentire i suoi pensieri: "non può essere lui Occhio che Vede, il bawaajige nagwaagan non reagisce con gli spiriti! Tu sei uno spettro ingannatore, non posso permetterti di esistere! Accidenti! Non posso fare nulla qui, c'è troppa gente!" finse una indisposizione e si congedò dal gruppo senza destare attenzione.

Yuri non sentì il bisogno di seguirla. C'era qualcosa in quella ragazza che gli condizionava il giudizio. Con il senno di poi comprese che Moema si comportava come Dafny si aspettava da lui. "Potrebbe essere una semidea?!"

Al termine della seduta artistica, dopo aver recuperato il corpo fisico ed essersi rivestito, Yuri mostrò a Dafny una trentina di strisce di carta.
«Cosa devo fare con questi?»

Lei diede una rapida occhiata ai post-it.«Ti hanno dato tutti il numero di telefono, indirizzi e-mail, Istagram, Snapchat e...» Dafny sospirò, si assicurò che non ci fosse più nessuno in corridoio, prese Yuri per le clavicole e lo sbatté ripetutamente contro gli armadietti. Era arci incavolata.

«Che caspita ti è saltato in mente! Lo sai quanto è pericoloso quello che hai fatto! Come te lo devo far capire che più usi i tuoi dannati poteri più rischi di mettere a repentaglio chi ti sta attorno!»

Nell'attesa che Dafny esaurisse lo sfogo, Yuri le lasciò usare la testa come un tamburo. Sapeva di aver esagerato, ma sapeva anche che alla fine lei avrebbe capito. Ma anche così "occupato" non si lasciò sfuggire l'occasione di alzare al massimo le percezioni sensoriali. L'aver in parte smascherato Moema lo aveva allertato più del normale, perciò sentì ancora la sua energia, seppur debolmente, farsi sempre più vicina. Sentì il sibilo di un oggetto appuntito fendere l'aria e istintivamente l'afferrò.

Dafny si bloccò non appena vide il pugno teso di Yuri sfiorargli l'orecchio sinistro. Deglutì pensando che forse Yuri la voleva picchiare. Stette per dire qualcosa ma l'altro la zittì serio.

«Resta accanto a me e non allontanarti!» bisbigliò grave, e intanto analizzò l'oggetto afferrato al volo. Era trasparente, ma palpabile allo stesso tempo. Sembrava fatto di fumo. Dafny a malapena distinse la forma.

«È la freccia più strana che abbia mai visto!» borbottò Dafny intimidita dallo sguardo feroce di Yuri, ma non poté aggiungere altro. Il dardo avvolse il figlio di Apollo facendolo svanire in una nube fumosa circondata da lampi. Dafny, senza parole e in preda al panico, si voltò in tutti i lati del corridoio vuoto. Si spensero le luci e, dal lato opposto agli armadietti metallici, i lampioni accesi del parcheggio le sopperivano sinistramente. Il fiato corto dal terrore e il tremolio convulso di Dafny fu l'unico segno di vita in tutta la scuola.
«Santa Era che casino! Non ci credo! Sono in pericolo anche io! Devo scappare!»

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Per chi vuole approfondire ci sono le note.

Bellerofonte: nome originario Ipponoo, in seguito all'uccisione di Bellero, re di Corinto, fu chiamato Bellerofonte. Fu il primo a imbrigliare Pegasus il cavallo alato originale, e l'impresa più famosa fu l'uccisione del mostro Chimera, naturalmente anch'esso l'originale e più feroce. In alcune versioni pare abbia avuto in aiuto molte armi fornite dagli dèi: da Ade l'elmo dell'invisibilità, da Ermes i sandali alati, da Atena la spada... diciamo che l'hanno imbacuccato per benino. In altre versioni ancora vogliono Bellerofonte come figlio di Poseidone.

Bawaajige nagwaagan: di questo oggetto ve ne parlerò nei prossimi capitoli.

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