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30 - Quanto è dura la cultura!

«Ma quanto è orrendo questo posto?» tra i tanti giudizi affibbiabili alla Hicksville High School, Yuri scelse il più appropriato, almeno a giudicare dagli sguardi e risolini che aveva attirato in mezzo alla sparuta folla di ragazzi in procinto di entrarci.

Dafny lo colpì col gomito.
«Yuri! Non devi attirare attenzione, non devi metterti in mostra, non devi...»

«C'è qualcosa che posso fare?»

«Studiare e rigare dritto!»

Yuri sbuffò. «Devo per forza portare tutta questa roba? Ho più vestiti addosso di quanti ne abbia mai avuti!»

«Sì, è per preservare il senso civico del pudore e della decenza, tutta roba che a te manca!» ringhiò l'altra.
«Piuttosto, ora andiamo in segreteria a prendere i documenti. Etienne ha intercettato la tua iscrizione tramite Parlapiano. Mi ha assicurato che è tutto pagato, extra compresi e l'alloggio. Aver salvato Asteria, quando ancora eri cieco, ti ha fatto guadagnare una cifra considerevole, quindi non avrai problemi economici» lo rassicurò, dato che lui non era nemmeno a conoscenza dei guadagni maturati con le sue imprese.

«Non vedo l'ora che finisca...» biascicò mentre rispondeva ai saluti e salutini da gente che non aveva mai visto prima. Erano per lo più gruppetti di ragazze bisbiglianti allegri scambi di opinioni, che percepiva con antìlipsi involontarie grazie alle quali scoprì il variegato mondo dell'adolescenza inoltrata. C'era chi era assorbito dallo studio, chi dalla ragazza o dal ragazzo, oltreché dallo studio, chi ancora non riusciva a rapportarsi con gli altri... un mondo nuovo, ecco come gli apparve la scuola.

Intanto che Dafny illustrava le regole basi della scuola, si lasciò attrarre dall'odore di cancelleria che invadeva il corridoio percorso. Storse il naso. E lo storse ancora di più quando fu investito dalle pesanti zaffate di deodorante usato in eccesso dai ragazzi che transitavano alla rinfusa. Da qual movimento generale comprese che tutti sapevano cosa fare, dove andare, dove raggrupparsi. Ma c'era una cosa che però gli piacque molto e lo faceva stare bene: gli sguardi addosso. D'altronde era figlio di Apollo, il dio più ammirato e seguito di ogni pantheon del mondo, indifferentemente da come veniva chiamato... Se avesse avuto followers avrebbe superato chiunque, e Yuri l'avrebbe sbancato se fosse entrato in competizione.

Si lasciò guidare dall'amica lungo i meandri di corridoi trafficati dagli alunni in transumanza. Si incuriosì, allora Dafny gli spiegò che al termine dell'ora di una data materia ci si spostava nella classe della materia seguente il programma scelto. Naturalmente non capì. Piuttosto, raggiunta la segreteria in fondo al corridoio del piano terra, la segretaria dai capelli bicolore sciolti che occupava una cattedra sbilenca a un passo dalla porta, lo divertì. Quella non rispose nemmeno al saluto di cortesia e iniziò a dire i suoi dei sapevano cosa, convinta di soddisfare i loro bisogni. Yuri Intuì la noia alla quale la donna era assuefatta mentre ripeteva raccomandazioni e regole. Intuì pure che stava pensando a tutt'altro. Variò di poco il tono strascicato quando s'accorse di Dafny, con la quale si complimentò per chissà quale scambio di ricette, tutte di successo. Non a caso Dafny era capo gruppo del club di cucina.

Poi arrivò il momento della consegna del test attitudinale per inquadrare l'anno scolastico pertinente alle competenze dell'aspirante studente, e Dafny sobbalzò. "Che guaio, il test! Yuri non è stato preparato... come me ne esco adesso?"

Yuri lesse una sfilza infinita di domande, richieste di testi sintetici e altre cose sul malloppo di fogli che la segretaria gli aveva quasi sbattuto in faccia.
«Cosa devo fare?» chiese candidamente.

La donna sentì gli spessi occhiali fare lo scivolo sul naso prominente e inquadrò il giovane.

«Lei, signor Sevensuns, deve prendere dal suo cervello ciò che sa e trascriverlo su quei fogli» gli spiegò rassegnata all'ignoranza di Yuri, ma soprattutto dispiaciuta del fatto che, se quello studente non fosse stato in grado di superare il test, avrebbe dovuto restituire il denaro della retta completa, quella anticipata e la somma della cospicua donazione.

Dafny cercò d'intercedere. Conosceva la segretaria, non era una persona complicata con cui discutere. Si propose di aiutare Yuri con il test, ma lei non poté accettare. Sarebbe stata una grave contravvenzione alle poche rigide regole della scuola. Peggiorò pure la situazione perché dovette mettere al corrente di ciò il capo istituto, il quale convocò Yuri in un lampo nella sala dei professori.

Dafny sospirò. "Menomale che non dovevamo esporci!" ripeteva dentro se mentre la porta della sala docenti si chiudeva tutta cigolante. "D'accordo, aspetto fuori, menomale, ho visto che non ci sono tutti i prof, solo il preside, l'insegnante di lingua inglese, quelli di matematica e scienze... sufficienti per massacrare qualunque studente..."

Il colloquio, grazie alle indicibili lacune di Yuri terminò in pochi minuti. Nonostante il livello notevole di espressione, il figlio di Apollo non riuscì a rispondere a nessuna domanda di cultura generale, figurarsi quelle attitudinali. L'unico lato positivo era la buona predisposizione del preside Growey. Certo, la donazione aveva fatto la sua parte, ma l'incasso era vincolato dall'accettazione del signor Sevensuns alla Hicksville, perciò c'era un evidente problema da risolvere al più presto. Soppesò falsamente i propositi dei prof di respingerlo, nel frattempo osservò il giovane aspirate scolaro. Non vi trovò nessun atteggiamento acido tipico degli adolescenti. Aveva una impostazione seria. Okay, un qualcosa di singolare c'era, visto che la documentazione del suo curriculum scolastico generale era difficile da tracciare. Tutto sommato volle puntare su una possibilità  accordata con i docenti.

«Signor Sevensuns, dalla proprietà di linguaggio che dimostra, mi riesce difficile credere che non sappia nulla delle materie scolastiche... mi va' di credere che lei abbia bisogno di ambientarsi un po', prima di effettuare il test attitudinale. Perciò, visto che la regola della scuola me lo consente, le do tempo fino alle cinque del pomeriggio per ritornare in questa sala e decidere se compilare o meno il test. Ci sarò io ad attenderla»

Il figlio di Apollo si alzò dal banco dove il preside l'aveva invitato a sedersi. Fissò solo lui e scartò gli altri, troppo pieni di scetticismo per perorare la sua situazione. Sentì la sincerità del preside Growey e riconobbe l'atto di fiducia che gli stava accordando. Naturalmente lesse tra le righe della proposta e capì che desiderava superasse il test di ammissione in qualunque maniera possibile.

«Tu sei una persona disinteressata, mi piaci!» valutò spontaneo Yuri, provocando mezze risate soffocate ai prof presenti. Il direttore allargò un sorriso e gli si avvicinò.
«Felice di esserle di gradimento, signor Sevensuns!» rise accompagnandolo alla porta. «Si ricordi, sono qui qualunque cosa avesse bisogno»

Dafny si accigliò vedendo Yuri discutere simpaticamente con il preside. "Ma che cosa... non ho mai visto Growey ridere! D'accordo, non ha nemmeno trentacinque anni, è giovane... però..." attese che si chiudesse la porta e poi assalì l'amico.

«Come è andata?»

«Tu che dici?»

«Una voragine in mezzo al nulla!»

«Esatto!» sbuffò. «Voglio fare questa cosa, ma le cose richieste da quei fogli al momento non le ho nel cervello, dove posso reperirle? Qui ci sono cose che nemmeno sapevo esistessero!» esclamò divertito, l'incosciente Yuri. Dafny si diede una manata in faccia: "che mi è saltato intesta? Fare da balia a questo qua!"

«Nei libri che avresti dovuto studiare, capellone! E ora togliti di mezzo, non voglio fare tardi anche oggi!» tuonò una ragazza alle spalle. Yuri si voltò e lasciò libero il passaggio.

"Caspita! Moema Danielson! La teppista più teppista di tutti i teppisti dello stato di New York! Yuri, se mi senti, se mi percepisci, se stai facendo una delle tue cavolate sovrannaturali, non legare con..."

«Ciao, sai dove posso trovare questi libri che dici?»

"... lei..." sospirò affranta Daphmoa. «Yuri, senti, e... andiamo, ti acc...»

«Dadà! Che meraviglia!» esplose un'altra ragazza accompagnata da un bel gruppo al suo seguito. Erano tutti membri del club di cucina di Dafny e naturalmente lei si fece risucchiare dal vortice amicale senza poter opporre resistenza. Salutò e abbracciò tutti, e lasciò Yuri in balia di sé stesso e di quella tipa non raccomandabile.

Però il figlio di Apollo era contento per Daphmoa, in quel posto era una persona diversa, più rilassata. Aveva un altro mondo tutto suo in cui vivere.

«La biblioteca è di là» la indicò sbrigativamente Moema. «Svampito...» aggiunse.

«Cosa?» Yuri la seguì con lo sguardo attratto dalla schiena coperta da lunghi capelli crespi di un nero deciso. Saliti una coppia di gradini della scala poco distante, quella si voltò, e Yuri la inquadrò per bene. "Guarda un po'! Non è un essere umano normale. Devo tenerla d'occhio... ma possibile che Dafny non se ne sia accorta?" Moema avvertì lo sguardo di Yuri, lo ricambiò e gli mimò col labiale l'aggettivo "svampito", ma lui non le diede soddisfazione. Si girò verso la direzione indicata.

Riconobbe la biblioteca senza problemi, d'altronde c'erano file di scaffali zeppi dei famosi libri, e in circolazione c'erano pure frotte di ragazzi e ragazze che ne facevano uso. Regnava il silenzio, salvo qualche bisbiglio di tanto in tanto, il che gli fece ricordare la biblioteca del tempio del quartiere di Atena ad Asteria, e anche dell'unica volta che c'era entrato per poi essere buttato fuori dopo essersi addormentato. Sperò non succedesse anche lì.

Trovò un tavolo tondo libero e si sedette, confuso perché non sapeva da dove cominciare. Fissò il vuoto e sospirò. "Non ne uscirò fuori facilmente. Nemmeno se potessi usare i poteri del sole..."

«Problemi? Ti serve qualcosa?»

Yuri inquadrò il ragazzino mingherlino che gli si era avvicinato. "Perfetto! Anche questo individuo non è un umano... ma dove cavolo mi trovo?"

«Hai qualcosa per rispondere alle "diciottomila" domande del test che danno prima di entrare a scuola?»

La nuova conoscenza fischiò e poi rise sommessamente. «Ehi, dovresti saperle tutte quelle cose, se tu fossi un cervellone...» rise ancora. «Ma mi sa che non lo sei...»

«Non le so. C'è un modo per saperle?» chiese serio, e l'altro percepì la sua urgenza. Si grattò il capo.

«Aspetta qui...» dopo un paio di minuti tornò con una pila impressionante di libri. Il tonfo che produsse quando lì depositò allarmò Yuri.

«Sembrano armi mortali!» esclamò e l'altro rise a tono.

«Bè, dicono che la conoscenza è potere. Qui c'è quello che ti serve sapere. Spero ti servano per un ripasso, perché ci vorrebbero anni per studiarli tutti»

«Grazie, sei stato davvero utile, ora vediamo un po', è la prima volta che...» agguantò il primo volume e lo aprì lentamente.

«Non c'è di che. A proposito, io sono Steve»

«Yuri!» sollevò una mano in segno di saluto, poi chinò la testa sul faldone e voltò pagina, e poi un'altra, e ancora, e ancora.

Steve ritornò a occuparsi della sistemazione dei libri lasciati in giro dagli altri studenti. Di tanto in tanto lanciava lo sguardo verso quello strano tipo.

Yuri, dal canto suo, finalmente comprese: "per rispondere a quelle domande basta cercare le risposte, e credo di averle trovate!" pensò voltando una pagina dopo l'altra. Ma non s'accorse però che stava voltando le pagine a velocità semidivina, né del conseguente spostamento d'aria generato che attirò Steve.

«Ma che cosa? Cos'è questa corrente?» esclamò individuandone l'origine. Si stropicciò gli occhi e lasciò che la bocca si spalancasse da sola quando scoprì le mani di Yuri voltare pagina come un dannato ciclone! Mica poteva immaginare che quello là stava imprimendo nella memoria fotografica ogni singola parola stampata su ogni singola pagina girata alla velocità della luce. Si avvicinò intimorito.
«Ehi! Tu-tto bene?»
La domanda cadde inascoltata. Piuttosto notò del fumo uscire dai libri già letti. Gli si avvampò il palmo della mano quando ne afferrò uno.
«Scotta!» allargò le orbite e si allontanò. "Questo ragazzo non è un essere umano! No! Spero sia come quella grassona, altrimenti è la fine!" si dileguò non visto.

Gli altri ragazzi in biblioteca credettero che stesse giocando con i libri, perciò molti lo ignorarono, qualcuno scosse la testa e un paio ebbe il coraggio d'imitarlo... con zero risultati.

Il tempo concesso da Growey terminò e Yuri non riuscì a visionare tutta la biblioteca, tuttavia sperò fosse sufficiente. Sollevò lo sguardo e solo allora notò il piccolo pubblico allibito.

«Si può sapere cosa cavolo stai facendo?» domandò qualcuno.

«Cercavo risposte» rivelò prima di salutare tutti e raggiungere la sala prof. Per sua fortuna, le scuole sono tutte piene di tipi singolari, perciò riuscì a non essere calcolato più di tanto.

Come promesso, il direttore Growey era lì, in nervosa attesa. Sobbalzò quanto Yuri comparve giusto cinque minuti allo scadere del tempo utile, ma non glielo fece pesare, e si costrinse a essere accomodante. Di meno lo fu la prof di scienze, la più restia ad accettare l'iscrizione di quel modello d'ignoranza totale. Quella l'aveva inquadrato come un teppistello svogliato e, giudicandolo dalle finanze personali, anche viziato e inconsapevole della propria fortuna.

Gli occhi del signor Growey presero a luccicare quando lo vide compilare il famoso test. "Se risponde bene a tutto, è ammesso! Vai ragazzo!" ripeteva incurante di tormentare la penna che aveva distrattamente sfilato dal portapenne. Era concentrato su Yuri. Lo fissò col cuore in gola annotando ogni mimica facciale indicante riflessione sulla domanda di turno, anche se non poteva immaginare che quello, per ogni domanda, stava pescando dalla memoria fotografica il lemma enciclopedico corrispondente.

Quando poi Growey passò in rassegna ogni risposta, e letti i mini elaborati richiesti dal test, tirò un respiro di sollievo. Non trovò nulla da segnalare, nemmeno un errore. Solo la prof di scienze ebbe a dire la sua.

«Mm, sì... solo i testi scritti, anche se sono precisi, sono impersonali...»

«Signorina Fitzfoot, non ha da fare lezione da qualche parte?» domandò esasperato Growey, anche se più che una domanda quello era un invito esplicito ad andarsene.

«Benvenuto alla Hicksville Hight School signor Sevensuns!» allargò le braccia. Il signor Sevensuns si alzò dal posto, contento d'aver accontentato quel brav'uomo, anche se non riusciva a essere empatico come avrebbe voluto; aveva la testa formicolante a causa della mole di nozioni appresa durante tutto il giorno, e se chiudeva gli occhi era anche peggio. Come se non bastasse, irruppe prepotente il brontolio dello stomaco. Era stato così assorto dal problema del test da dimenticare di pranzare.

Il preside Growey lo notò e gli diede la lista degli orari, l'elenco delle materie da studiare con annesse quelle scelte per lui da Techne, una mappa della scuola e la raccomandazione di nutrirsi.

Il fatto di non richiedere la presenza di almeno un genitore o di un tutore, era tutto ascritto alle magiche capacità dei Sileni addetti allo smistamento dei semidei in età di studio. Nessuno avrebbe mai notato questa mancanza, e addirittura sorgeva pure l'illusione che assieme a Yuri quel giorno c'era stato effettivamente un tutore legale. Il sistema dei Sileni era infallibile.

Quando Yuri lasciò la sala prof era ormai sera. In corridoio trovò Dafny assieme a due amici di corso.

«Finalmente! Ce l'hai fatta? Com'è andata?»

«Ho fame!»

«Non hai mangiato?» si preoccupò la figlia di Afrodite, salvo poi rivedere la priorità del momento. «Ma insomma! Sei riuscito a superare il test?»

«È stata un'impresa! Davvero... è più facile incenerire le lamie, te lo giuro!» I ragazzi affianco a Dafny risero non carpendo la sincerità di Yuri, Dafny invece gli fece cenno di tagliargli la gola. "È proibito rivelare chi siamo, cretino!" gli disse con gli occhioni seri.
«Quindi, è andata bene. Va bene. Ora noi andiamo a preparare la cena nell'alloggio, ti unisci a noi?»

Lo stomaco di Yuri rispose per lui con un boato così forte da farlo piegare.

«Che deficiente! Lo sai che a scuola c'è una mensa?» gli altri risero vedendo la smorfia del capellone.

«È divertente e simpatico il tuo amico!»

«Ed è pure uno schianto!» confabularono i compagni di Dafny, mentre Yuri li precedeva verso gli alloggi. La figlia di Afrodite sbuffò senza dare corda a quegli apprezzamenti.

Il giorno dopo, a scuola, Yuri impiegò un po' di tempo per raggiungere la classe di storia ed epica al secondo piano. Leggere la mappa non gli risultò facile, dovette chiedere a un individuo pescato a caso dalla calca in corridoio per poter individuare il posto giusto. Raggiunta la prima tappa, fu sicuro di non sbagliare perché lesse il suo nome scritto in gigantesco sulla lavagna.

«Questa è la mia aula!» esclamò attirando l'attenzione di una ventina di persone che esplosero a ridere, tutti meno un ragazzo e una ragazza seduti distanti tra loro.

«Fino a prova contraria, questa è la mia di aula!» rispose il prof sedando l'allegria generale. «Lei è?» lo squadrò di tutto punto posizionando bene le lenti tonde dalla montatura fantasma.

«Yuri!» indicò il suo nome sulla lavagna.

«Riconosce il suo nome, bene, abbiamo un genio finalmente!» stavolta fu il prof a far ridere.

Yuri gli si avvicinò incuriosito. "Non ci credo... quest'uomo è antico! Antico come Atalanta!" ebbe un antìlipsi. Vide il prof con in dosso un'armatura greca, un elmo spaventoso in testa, una spada d'oro in mano e lo scudo d'oro e bronzo allacciato al braccio, ai piedi due calzari alati e dinanzi la più gigantesca Chimera di tutti i tempi.

«Sono il professore Irving McDowell...»

«No, tu sei Bellerofonte!» sussurrò avendo cura di essere ascoltato soltanto da lui. Gli sorrise mentre quello a momenti rischiava di finire col sedere per terra se non avesse centrato la sedia.

«Bene, ehm... ragazzo, cioè?»

«Yuri Sevensuns!» esclamò alzando un braccio in saluto a tutta la classe. «Scusate il ritardo, per me è il primo giorno»

«Va bene, sorvolerò sul tuo ritardo, purché non si verifichi più. Ora prendi posto e cerca di seguire la lezione» ordinò prof Irving ritornando padrone del comando.

Yuri si voltò elegante e raccolse l'invito di un ragazzo ad accomodarsi vicino al suo posto. L'aveva visto in viso mentre gli faceva cenno di avvicinarsi battendo la mano sul banco vuoto accanto al suo. Accettò e riconobbe anche lui.

«Ciao Steve!»

Lui in risposta sollevò veloce una mano.

Caso volle che oltre Steve, distante due banchi, accanto alla finestra, ci fosse una super annoiata Moema che sorreggeva il mento con un pugno, mentre col labiale lo bollava di nuovo: svampito.

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