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3 - IL PERCORSO DA SEGUIRE

È difficile ammettere come un'esile personcina, tutta dedita alla cura maniacale del proprio aspetto, possa mandare all'aria l'idea che la gente si è fatta nei suoi confronti conoscendola. Sorprendentemente, l'affascinante figlia di Afrodite sfatò il falso mito che il tempo le aveva cucito addosso.

Il bell'abito a coda di sirena di Nancy era ridotto a un autentico straccio, rimastole attaccato addosso per l'effetto di chissà quale ignota legge della fisica, temporaneamente sovvertita.

La spallina destra era collassata, e l'onere di reggere, alla meno peggio, il ragguardevole seno gravò sulla restante sinistra.

Non era agile e pronta nei riflessi, per questo motivo molte volte si era ritrovata sul punto di soccombere alla furia della capra carnivora di turno. Se non fosse stato per la prontezza di Yuri, che le copriva le spalle come un'ombra menando pugni da orbi, Nancy avrebbe già da tempo lasciato la pelle.

Tuttavia, ogni belva famelica che si ritrovava sotto il tiro dei suoi calci, esplodeva dopo essere stata colpita, provocandole immensa soddisfazione e insieme ad alcuni primi sintomi di alluce valgo alle estremità…

«Maledette bestiacce!» inveiva continuamente. «Sono davvero arcistufa di voi! Mi avete fatto perdere l'appuntamento con la manicure, quello dal parrucchiere e la seduta dalla massaggiatrice con le pietre roventi!»

Yuri non afferrò una singola sillaba ma, malgrado ciò, trovava addirittura divertente affrontare insieme a lei quella lotta. Lotta che finalmente, seppur a fatica, vide capovolta l'iniziale malevole sorte prospettata.

Tra teste decapitate da Yuri e luminose detonazioni a opera delle scarpette bronzee di Nancy, finalmente anche le ultime dannate capre fecero la loro meritata fine.

Sospirando, e insieme respirando a pieni polmoni un po' di aria fresca, dono del soffio del vento sempre presente in quell'ignoto angolo di mondo, che spazzò via il pestilenziale tanfo delle capre, l'insolita coppia recuperò una dignitosa parvenza di normalità.

«Ce la siamo vista davvero brutta stavolta!»

«Già!» bofonchiò Nancy rivelando subito il desiderio di tornare a casa. Yuri, pur condividendo la stessa necessità, le spiegò senza giri di parole tutta la faccenda che lo aveva voluto aiutante involontario della missione di Dafny.

«Con te che hai i poteri parzialmente fuori uso, e con Dafny che non si decide a muoversi, mi dici quando questa storia avrà fine?»

Yuri si strinse sulle spalle cercando allo stesso tempo di sistemarsi la camicia, una volta gialla, ora quasi del tutto sbrindellata e sporca.

Come sempre, quando si pensa che i guai abbiano raggiunto un vertice difficilmente oltrepassabile, si scopre un nuovo livello che peggiora dispettosamente la situazione.

Infatti, Nency, affiancando Yuri già diretto verso Dafny, che ancora era rimasta mezza incastrata nel muro di pietra a secco, gli illustrò le novità avvenute durante i tre giorni d'assenza da Asteria.

In tutta risposta Yuri scoppiò a ridere a crepapelle!

«Ma giura! Axel dopo aver ricevuto l'incarico di studiare lo strumento di Leto ha combinato tutti questi pasticci?» rise ancora illuminando il volto segnato dalla fatica.

«È proprio così!» proseguì la ragazza. «Tre giorni fa, dopo che Axel aveva fatto suo padre sa cosa, ci siamo ritrovati tutti con becchi d'uccello al posto della bocca! Sapessi che trambusto! Nessuno più è stato in grado di parlare, ognuno emetteva versi chi di aquila, chi di oca e altri da polli oppure da gallina! L'isola era diventata un pollaio!»
Yuri a fatica si trattenne lo stomaco dal troppo ridere.

«Ma vorrei sperare che le cose siano tornate al loro posto…» biascicò tra un singulto ilare e l'altro.

«Bè! Sì, in un certo senso… c'è voluto un po' di tempo però, perché, a quanto mi sembra d'aver capito, ogni volta che quel dannato Axel mette le mani su quell'affare infernale esso svanisce e riappare in un altro punto dell'Isola. Non ti dico la confusione tutte le volte che ci siamo messi alla ricerca di quel coso!»

«Almeno non è successo niente di grave, e la cosa mi rincuora…» aggiunse Yuri non trattenendo l'ennesimo scoppio di risata. «Axel è sempre Axel!»

«Sì, piacerà pure con quel il suo visino lentigginoso, ma non ti ho detto ancora che l'altro ieri, sempre con quella sua mania di maneggiare lo strumento a casaccio, ci ha fatto risvegliare tutti con quattro mani!»

«In che senso: "quattro mani"?» Yuri non capiva.

«Hai presente le quattro mani delle scimmie?»
Yuri fece mente locale e ricordò d'aver sfogliato un libro illustrato di zoologia, prestatogli da un ragazzo di Atena, e individuò nei ricordi l'immagine allusa da Nancy. Nuovamente rise di puro gusto.

«Eh! Non è stato tanto divertente!» rimbrottò la figlia di Afrodite, raccontandogli di come era rimasta inorridita svegliandosi al mattino, verso mezzo giorno circa cioè, e non era riuscita ad alzarsi dal letto poiché le mani apparse al posto dei piedi se l'era ritrovate a grattarle le orecchie!

Piegato come un origami dal ridere, Yuri rischiò seriamente di beccarsi un calcio da Nency. Tuttavia, la bella ragazza si limitò a gonfiare le guance e a storcere gli occhi prima di unirsi all'allegria involontariamente generata.

«Ovviamente tutta questa storia densa di pasticci non è sfuggita al radar degli scherzi dei ragazzi di Ermes, i quali senza perdere tempo ci hanno messo il loro zampino, ed Axel si è lasciato abbindolare»

«E, cos'altro è riuscito a combinare?» domandò Yuri in lacrime.

«È riuscto a far spuntare a tutti una folta coda di puzzola! Non hai idea degli odori che si sono diffusi in tutta l'Isola! C'erano ninfe svenute dappertutto!»

«E io che pensavo di essere il solo a trovarmi nei pasticci!» riuscì a dire tra una risata e l'altra.

«Oh! Ma guarda che la tua assenza l'hanno notata tutti! Persino le Driadi degli alberi e le Naiadi delle sorgenti erano in pena… non ti dico Justice che ti cercava in continuazione per non so quale motivo…»

Udire il nome della figlia di Atena spense come un interruttore l'allegria di Yuri riportandolo a un contegno più serioso.

«Jusice! Sta bene?»

«Certo, lei è decisamente una che sa come reagire a ogni situazione» lo tranquillizò.

«Se avete finito di starnazzare, tiratemi fuori da questo buco!» rimbrottò aspramente Dafny ormai stufa di quella situazione indegna.

Yuri vedendola provò pena. Impiegò poche mosse e la liberò.

«Dafny» esordì il figlio di Apollo. «Sarò breve, ascoltami! Afrodite ti ha incaricata di cercare qualcosa in questo posto. Trovare questa cosa ci consentirà di ritornare a casa! È chiaro?»

Dafny bloccò la propria reazione di sdegno e sospirò, cedendo la tensione accumulata sulle spalle. Con essa svanì lentamente l'atteggiamento di difesa fin troppo sostenuto.

«Lo capisco Yuri. Ma da sola non ce la faccio. Ho bisogno di un aiuto!»  ammise, non riuscendo a incrociare lo sguardo con nessuno dei compagni.

«Oh! Sveglia! Siamo in due a darti una mano!» la sgridò di sana pianta Nancy piantandole il suo strabismo di Venere in faccia. «Afrodite ti ha scelta, non ho capito ancora in base a quali qualità, comunque questo fatto vorrà pur significare qualcosa, o no?»

«Significa che non sono come voi!» sostenne Dafny con mal celato risentimento verso sé stessa.

«Sei tu che non vuoi essere come noi! Sei tu che non fai altro che rintanarti in casa! Sei tu che hai voluto che la gente ti guardi dal lato peggiore possibile! Sei tu che attendi attenzioni dagli altri senza far nulla per meritarle!» Nancy scoppiò come un vulcano, ignorando il segnale di ammonimento di Yuri.

«Non sarò mai come voi. Non alludo all'aspetto fisico. Quello non l'ho mai avuto» sussurrò Dafny arrendendosi alla situazione. «Molti anni fa commisi un errore. Mio padre, l'ho bloccato».

Yuri prese leggermente fiato, parlò in tono vibrato, empatico. «Come l'hai "bloccato", non afferro».

«È una cosa che Nancy e gli altri ragazzi di Afrodite hanno visto». La sorella di quartiere inarcò le sottili sopracciglia nere, chiudendo la bocca ormai stinta dal rossetto a causa della faticosa lotta appena conclusa.

«Io, non so ancora come ci riesco, e neanche come controllarlo… ma ho ricevuto da Afrodite l'orribile dono di far fare alle cose ciò che voglio…»

«Ho capito» sospirò Nancy. «Ti riferisci alla rosa, cioè all'albero di rose che ha divorato quel Ciclope». Dafny annuì. Yuri ricordò vagamente d'aver visto quella scena proiettata dalla fonte della verità. In quel momento s'accorse che tutto stava acquisendo un senso più concreto. Infatti, aveva capito la richiesta d'aiuto della ragazza, ma aveva compreso anche che doveva essere lei a doverla volere. Era quella, forse, la vera prova di Afrodite.

«Sì, è una cosa orribile! Quando mi sento scossa da cattivi pensieri, oppure arrabbiata, sprigiono questa maledizione. Proprio come è successo con mio padre. Lui… era lì, seduto per terra, sofferente per la perdita dell'amata dea che lo ha illuso e usato per far nascere me…» Dafny deglutì amaramente. Due rivoli di lacrime s'incontrarono sotto il mento paffuto.

«Erano ormai anni che aspettava il ritorno di Afrodite. Invano. Il suo cuore straziato non gli concesse nessuna rassegnazione. Allora decise di farla finita. Si puntò un coltello alla gola».

Nancy inorridì al solo immaginare tale scena.

Yuri aveva già visto il fatto grazie al suo particolare dono, per cui si trattenne dall'impedirle di proseguire il racconto.

«E poi, arrivai io, un attimo prima che accadesse il peggio. Gli gridai di fermarsi. E lui, di colpo si fermò».

Nancy rilasciò il respiro rimasto sospeso.

«Da allora, mio padre, non si è più mosso. Sopravvive in un ospedale di New York, attaccato alle macchine che lo sostentano come un vegetale».

La sorella d'icore chinò il capo. Comprese il suo tormento.

«Tre giorni fa ho mandato presso te Mister Johns, il mio maiale, per attirarti nella mia casa. L'ho fatto perché volevo chiederti di aiutarmi a spezzare il maleficio».
Yuri sorrise, ma non per l'allegria che sapeva essere fuori posto. No. Sorrise rilassando lo sguardo, poiché percepì la chiarezza farsi largo nell'animo della ragazzona.

«Ma, scusa, non potresti invertire tu questo… effetto?» domandò Nancy pervasa da un senso di ovvietà.

«Non credi che forse non ci troveremmo in questa situazione se ne fossi stata capace?» ribatté la diretta interessata, sospirando pacatamente. «Ho chiesto aiuto anche a Muna, la mia amica capo quartiere Misto. Lei, alle volte comunica con la madre, Ecate, che è addirittura la dea delle arti magiche! Lei stessa non può fare niente. Non c'è nessuno a parte Zeus o Afrodite che possa invertire questo dannato incantesimo».

«E la mamma non ha fatto niente per aiutare tuo padre? Ma com'è possibile? Stento a credere!»

«Afrodite mi ha spiegato che non tutti gli umani sono in grado di affrontare la verità riguardante l'esistenza degli dèi. Solo alcuni uomini e donne hanno sufficiente umanità e apertura mentale tale da poter guardare oltre il semplice rapporto instaurato con le divinità. E mio padre, purtroppo, non è tra questi».

«Ma allora poteva starsene zitta e svanire dopo la tua nascita, simulando un incidente mortale come ha fatto con mio padre, o una qualunque altra porcheria tra le tante commesse in secoli di vita!» sbottò solidale Nancy.

«Non l'ha fatto perché non è stata lei a rivelare la sua identità» rispose chiara Dafny, lasciando intendere quale fosse l'autentico errore commesso. Inutile fu il suo tentativo di ricacciare dentro le lacrime pur non emettendo alcun pianto. Del resto, aveva convissuto per anni così.

«Per questo volevi chiedermi se ero capace d'interrompere l'effetto del tuo potere, vero?»

Dafny annuì volgendo il volto umido a Yuri attendendo con ansia la sua risposta.

Un'antìlipsi mostrò al figlio di Apollo un breve scorcio del futuro riguardante la ragazza piangente, ma non volle rivelarlo.

«Yuri! Ormai conosco quell'espressione. Devi dirmi ciò che hai visto! Mio padre si risveglierà?»

«Potrei dirtelo, ma più volte hai affermato di non credere alle mie antìlipsi. Come la mettiamo su questo fronte?»

Dafny avvampò svelando così la sua falsità, seppur in buona fede, con la quale aveva negato le sue capacità.

Yuri sbuffò sorridendo, e la perdonò incondizionatamente.

«Daphmoa, sai già che non sono un dio e comunque, semmai avrò la capacità di cancellare l'effetto del tuo dono, sarai tu e soltanto tu a decidere se far tornare indietro il signor Key Rosembown».

«A parte il fatto che la mia decisione è un pieno consenso, come fai a conoscere il mio nome completo e quello di mio padre? Non te li ho mai detti!»

In tutta risposta Yuri la fulminò con lo sguardo, ma rimase con la bocca serrata, ormai rassegnato al suo cocciuto scetticismo.

«Oh! Guardate!» esclamò Nancy tirando su col naso nella disperato tentativo di camuffare la propria commozione. Indicò il tappeto di petali di rose rosse appena apparso sotto i loro piedi. Il profumato sentiero si dipanava zigzagando tra gli alberi murati, e proseguiva in direzione opposta all'arco roccioso proteso verso il mare.

«Dobbiamo seguire la pista!» affermò Dafny e Nancy le fece eco.

Tra le macchie mediterranee odorose, mezze adombrate da pini marittimi sia giovani che secolari, il trio si incamminò chiassosamente verso quel luogo sconosciuto, facendo ben attenzione a non abbandonare il tappeto di petali.

Però, a un certo punto, una figura nera con le mani appoggiate ai fianchi, si stagliò dinanzi.

«Non avanzate oltre, semidei! Siete avvertiti!»

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