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27 - La prima vittima

La stessa notte del ricordo della visita alla piramide di Cheope, Yuri rimase sveglio a contemplare i suoi tesori, il sacchetto pieno di polvere brillante in particolare. Sentì quel cumulo di oro macinato essere legato al ritornello che avevano recitato Ab, Ba e Ka. Era come un richiamo, un avviso di allerta ancora privo di sbocco. O forse era l'influenza di quei resti del trono del potere, che non riusciva a mettere da parte, a suggestionare il suo io interiore. Si Adagiò sul letto sotto la grande finestra bassa, e con Jolly e il leoncino ai fianchi, fissò le stelle oltre il quadro che le incorniciava.

Nella penultima casa del quartiere misto intanto, Laura Montefuerte nel suo dammuso, macchinava qualcosa con le sue fluttuanti arance parlanti. Sembrava in attesa di ricevere ospiti, nonostante la mezzanotte imminente. La luna era assente in cielo, le stelle sole si resero uniche testimoni del rinfresco che stava organizzando.

L'angusto spazio della casetta non rappresentava una limitazione: dentro c'era di tutto, anche macchinari simili ai planetari di mondi sconosciuti, meccanismi così complessi che avrebbero fatto la gioia di Axel tanto erano perfetti. E nell'unica parete libera c'era proiettata la mappa dipinta da Yuri, la guida per il ritrovamento degli ultimi ingranaggi del meccanismo incantato. Aveva mandato la discreta Zagara, la maggiore delle sue misteriose arance fluttuanti, a curiosare nella casa di Rolando, il maestro di pittura di Yuri, per registrare tutti i particolari della mappa dipinta. Solo che Laura, scoprì che c'erano altri tesori verso cui quella mappa conduceva. "Quell'umano ha troppo potere!"

Sospirò. Il volto soddisfatto per qualunque cosa avesse fatto in gran segreto. Poi però i lineamenti delicati assunsero un ghigno sinistro quando si voltò verso la porta chiusa.

«Non c'è bisogno che bussi, so chi sei, entra pure, è aperto!» avvisò a voce alta.

L'uscio si aprì e svelò la sagoma di una donna adulta e dalle fattezze giunoniche. Meravigliosi capelli scuri e ondulati formavano una regale corona tanto complessa quanto lucente dov'era posata il polos. Miriadi di gemme incastonate in lunghe piume di pavone scendevano da ogni ciocca a valorizzare un volto che splendeva già di suo come fosse fatto di cielo di primavera. Un mantello, di un colore indecifrabile a occhio umano, le copriva le spalle nude e piene, mentre un chitone fatto di nuvole svelava la maestà che era.

«So anch'io chi sei, Laura, e so cosa cerchi»

«Dopo millenni non sei cambiata affatto. Quanto sei prevedibile! Tò, ti ho preparato una caraffa di succo d'arancia, ne gradiresti un bicchiere, Era?»

Nel nominare la regina di ogni entità divina del pianeta e oltre, avrebbe dovuto prostrarsi quasi fino a rompersi la schiena, ma non lo fece. Rimase ritta e imperiosa, sostenendo lo sguardo come fosse una pari dignitaria celeste.

Era si vide servire la bevanda fruttata dalle arance svolazzanti. Soppesò il gesto. Non è che gli dei avessero bisogno di bere, era più una questione di accondiscendenza. Che il gesto fosse accettato o meno, non implicava nessun obbligo.

«Questa volta hai optato per gli agrumi, che scelta singolare!»

«Mi ha affascinato la struttura interna di questi frutti, somiglia alle ruote di certi ingranaggi»

«E poi sarei io la prevedibile...» commentò incutendo estremo timore agli agrumi antropomorfi facendoli tremare sospesi a mezz'aria.

«Bando a queste facezie, sai bene che non sono venuta fin qui per del succo d'arancia» svelò sorseggiando la fresca bevanda dal bicchiere offerto.

«Certo, sì. Allora. Asteria deve cadere, su questo punto non ritratto» informò la occhialuta e dimessa ragazza, come fosse un fatto già deciso, mentre si avvicinava all'unico tavolo che aveva, indicando con un gesto la sedia difronte. Era la seguì e accettò l'invito a sedersi.

«Allora, la storia si ripeterà. Tu non otterrai nulla. Vera Delo verrà colpita dalla folgore di Zeus, e i superstiti si guadagneranno l'ennesima nuova isola da riedificare» Era sciorinò ogni terribile evento con una cantilena infarcita di noia, come un copione già visto e stravisto. Fu quasi tentata di grattarsi il capo se non fosse stata la divinità che era. Ma aveva altresì riassunto in breve l'ultima profezia di Yuri.

Laura inarcò lentamente le nere sopracciglia facendole sporgere al di là della montatura degli occhiali. Un vago sorriso e un impercettibile movimento del viso trasmise sicurezza di sé.

«Questa volta andrà diversamente. Ci sono delle novità, e spero tu non voglia svelare ogni cosa agli asteriani»

Era la rassicurò, ma socchiuse gli occhi cercando di carpire cosa avesse in mente.
«Non vorrai mica puntare tutto sul nuovo... ehm... com'è che si chiama? Ce l'ho sulla punta della lingua...»

«Yuri, dici?» suggerì Laura atona. «No. È troppo legato agli abitanti dell'Isola, non porterà mai a compimento la profezia del semidio distruttore. Chissà poi perché ogni volta che trovano un semidio con un paio di capacità in più, lo additano come distruttore...»

«È sempre stata la mano di un semidio a distruggere ora Delo, ora Atlantide, ora Philae... ed è perché Yuri è fuori da ogni schema che sarà la mia pedina, e non la tua!» decise con lo stesso modo con cui si scelgono i pomodori al mercato.

Laura soffocò una risata.
«Gli farai fare la fine di sua madre, Nadia Sevensuns, quindi...» dedusse poi.

«Quella là era stata messa in guardia su ciò che le sarebbe capitato... non gliel'aveva mica ordinato il dottore di lanciarsi in guerra incinta di Yuri...» sbadigliò quasi nel ricordare il tragico evento passato. «E comunque, se non fosse stato per me, che sono la patrona dei legami familiari, Ermes non avrebbe mai potuto far nascere Yuri dal suo corpo morto. Ho messo io nelle mani di Ermes il potere di far nascere suo figlio... Un po' mi è debitore quel ragazzo, adesso che ci penso» soppesò.

«Rimani ancora un paio di minuti, e potrai rinfacciarglielo di persona. Yuri ha la facoltà di rivelare presenze divine a distanza di chilometri» ribatté Laura convinta.

«Oh, non preoccuparti di questo, ho innalzato uno schermo attorno il tuo dammuso e fatto addormentare isolani nel raggio di un miglio. Pensa che nemmeno Apollo sa che sono qui. Lo stesso Zeus lo ignora» rettificò la regina degli dèi. «Ma tu dimmi, come sei riuscita a non farti scoprire dopo tutto questo tempo?»

Laura fece una smorfia. Sembrava affaticata. «Ammetto che sto impiegando un sacco di energie per schermare la mia essenza. È un ragazzo notevole, non c'è che dire...»

«Bene signore! Ottimo servizio, grazie a tutte e due» annunciò una terza, nuova voce.

«Sei di nuovo in circolazione, Fetonte!» si sorprese Era, ma non si scomodò a inquadrare il dio apparso alle spalle, in tutta la sua sfolgorante bellezza. Bellezza un po' smorzata da un occhio livido.

«Non perdi tempo vedo»

«Mpf! Era! Quale onore! Sei qui per...»

«Per mantenere l'equilibrio tra le forze. E prima che me lo chieda, no, non interferirò con quanto voi due vi siete messi d'accordo di fare»

Fetonte guadagnò un posto a sedere sul tavolo, beandosi degli sguardi delle altre.

«Però, sospetto che ci sia un "però", vero, dea delle madri meno materna del pianeta?»

Era non si scompose per quel giudizio, che era un rimando al figlio Efesto che aveva buttato via appena nato a causa delle deformità delle quali era affetto. E poi, se lei aveva accresciuto una certa fama lo doveva al noto fedifrago, e marito, Zeus. Nel corso delle infedeltà subite, lei doveva pur stabilire dei paletti e difendere la sua famiglia, il suo onore di donna. Come darle torto. Vero era che la regina dell'universo, tutte le volte che aveva reclamato vendetta, faceva fare il lavoro sporco ad altri. E questa volta aveva puntato su Yuri per risistemare le cose.

«Nessun però. Non amo i cambiamenti, e siccome Yuri Sevensuns ha dimostrato sin da subito essere propenso alla conservazione dell'Isola, darò a lui il mio favore» sbuffò una risata. «Anche perché vedo che porti ancora i segni dello scontro che hai avuto! È un tipo piuttosto tenace. Mi è giunta voce che era privo di un braccio quando ti ha colpito» constatò riferendosi all'occhio nero che Fetonte, con tutti i suoi poteri, non era riuscito a mascherare.

Fetonte indurì il volto.
«Fate attenzione a ciò che dite, Regina del cielo! Ho io il pugnale maledetto, quello in grado di uccidere gli dei! Oh, e a proposito, è stato lo stesso tuo protetto a bagnarlo spontaneamente col suo sangue, sapevi anche questo?»

Era non mosse ciglio. Posò il bicchiere ormai vuoto e si rivolse a Laura.
«E a te, non fa paura la terribile arma che spezza l'eternità divina? Non hai pensato possa usarla contro ciò che cerchi, vanificando gli sforzi di millenni?»

«Potrebbe usarla contro di te, a questo non ci hai pensato, cara Era?» ribatté Laura.

Era fece spallucce. «Oh! Se vi va di affrontare l'ira dell'intero Olimpo, fate pure!» invitò allargando le regali braccia, offrendosi così come bersaglio. Puntò lo sguardo su Laura e nei suoi occhi riscontrò un barlume di dubbio e, ricomponendo gli arti, si aggiustò il mantello, preludendo l'abbandono della miserevole compagnia, senonché la pantesca la fermò.

«Sei molto convincente, Era. Ma come ho già detto, la distruzione di Asteria è un passo necessario per conquistare ciò che voglio, e se Yuri è un ostacolo, vorrà dire che non vedrà il suo primo giorno di scuola!» si voltò verso Fetonte.

«È la tua occasione, uccidilo! Così avrai accesso al meccanismo incantato e potrai ricostituire il mondo a tuo piacimento!» emise l'ordine con una tale convinzione podestarile da eguagliare qualsiasi alta divinità olimpica.

«Signore! Avete fatto un bel lavoro! Tolgo di mezzo l'idiota e così gli altri non avranno impedimenti per ricomporre il meccanismo incantato!» si congedò svanendo, ma senza usare il potere luminoso.

Era si sollevò dalla sedia con lo sguardo basso. Fissò per l'ultima volta Laura, la sua impassibilità le era familiare.

«Agli albori degli eoni non ero convinta che la luce avrebbe sconfitto le tenebre del caos, ma ora che il tempo ti ha dato ragione, perché adesso vuoi spegnerla? Per cosa?»

«Per riavere indietro almeno una delle cose che tu mi hai tolto» rispose con un tono insolitamente placido per una che aveva intenzione di disintegrare l'intero universo conosciuto.

«Sei molto sicura di te» valutò Era guadagnando l'uscita dal dammuso. «E sei anche migliorata. Mandando Fetonte da Yuri, lo hai condannato alla sconfitta»

«Tu invece cominci a perdere colpi» ribatté l'altra facendo finta di riposizionare le lenti.

Era, sistemandosi il mantello dal colore imperscrutabile, volse il profilo verso Laura per l'ultima volta.
«Non ti facevo così crudele. Con una mossa sola ti libererai di quell'assurdo compare che ti sei scelta, e non sospetterà di te. Sei diventata scaltra»

«Ho imparato dalla migliore» ghignò Laura salutando la rivale.

Era sbuffò e svanì in un turbinio di piume di pavone.

"Esibizionista..."

Fetonte apparve dinanzi a Yuri. Dapprima giurò di non ricoscerlo ora che non aveva più nessuna cicatrice o imperfezione a deturpargli il volto. La cosa lo irritò. Dinnanzi agli occhi suoi, quell'insulso umano era lì, stravaccato a letto, a giocherellare con i suoi animali da compagnia, incurante della sua presenza.

«Ehm... disturbo?»

«Sei già dentro. Chi sei? Non ti ho mai visto qui», anche per Yuri era la prima volta che vedeva Fetonte.

«L'ultimo dio che vedrai» sorrise vedendolo scattare in piedi. Lo osservò negli occhi e comprese che aveva avuto un antìlipsi. Ignorò che avesse buttato la pecorella Jolly e il Leoncino dalla finestra per metterli in salvo. Il fatto che era rimasto con il braccio destro nascosto dietro la schiena immaginò fosse per lo spavento che gli aveva provocato.

«Fetonte! Sei tornato per uccidermi» constatò più che supporre.

Il dio fece spallucce. «Hai appena avuto una visione, no? Allora non perdiamo tempo, e togliamoci il pensiero!»

"Non ho scampo!" sospirò. "Non crederà mica di sentirmi implorare!"
«E va bene» inarcò le sopracciglia.

Fetonte caricò la mano di luce fredda.

«Non cerchi di difenderti? Vedo che te la fai sotto!»

«Non mi va di allertare gente che potrebbe essere coinvolta dalla tua crudeltà» ammise dimesso.

«Saggia decisione...»

Yuri soppesò il frangente e sperò di tergiversare.
«Prima che mi uccida, rispondi a una domanda. Tanto sarò... bé, morto, la storia di Asteria non mi riguarderà più, non credi?»

Fetonte rimase col braccio carico di luce gelida puntato contro il semidio seduto sul letto. Smorzò lo sguardo truce.

«Sentiamo, fa alla svelta!» ringhiò.

«Tu non sei figlio di Apollo, chi è il tuo vero padre?»

La domanda fulminò Fetonte, che espirò pesantemente.
«Vedo che hai fatto amicizia con i superstiti egiziani della piramide. Ti hanno imbeccato con qualche indizio e tu, come al solito, non hai capito nulla. E va bene. Io sono nato da quelle parti. Eliopoli. Un regno dedicato nientemeno che a Hélios, il grande titano della luce del sole! Il vero, unico, indiscusso, incontrovertibile sovrano del sole. È lui mio padre! Almeno fino a quando non fu scacciato e Apollo si arrogò il suo trono solare, e non contento mi adottò. Questa è la verità»

«Ma come mai nel comune sapere, tu sei passato alla storia come figlio legittimo di Apollo?»

«Uomini!» emise disgustato quella parola. «Sono loro che scrivono la storia. Non ti dico poi le inesattezze che infilano su Wikipedia! Roba da fare venire il voltastomaco!»

Yuri assorbì ogni parola nella mente, anche se in vero non è che ci aveva capito molto. Però, giacché Fetonte era in vena di svuotare il sacco, ne approfittò.
«È vera la storia del carro del sole? Voglio dire, l'incidente di cui si parla tanto?» mentì, di quella faccenda non interessava nessuno se non una manciata di studiosi.

«Sì, è vera. Ho guidato il carro del sole. Volevo dimostrare di essere un dio degno di mio padre, affinché un giorno potessi ereditare il suo posto»

Yuri tradì un ghigno. "Ci credo che abbiano assegnato il dominio del sole ad Apollo! Con un soggetto simile il mondo si sarebbe estinto in pochi secondi!"

«Perchè hai quell'espressione? Cosa nascondi?» Fetonte si insospettì.

«E, ehm... pensavo che se fossi stato in te, avrei fatto la stessa cosa!» rispose. "Col cavolo di mio padre che l'avrei fatto invece, divino pazzo criminale!"

Chissà cosa aveva pensato Fetonte, perché poi gli chiese:
«Ti propongo di passare dalla mia parte. Devi solo inginocchiarti e baciarmi i piedi, e ti renderò salva la vita. Almeno fin quando farai ciò che ti ordino. Avanti! Diventa mio figlio!» si espresse serio. «Scegli con cura le parole della tua risposta!»

Yuri, a quel punto ebbe lo straordinario impulso di mandarlo a contare i granelli di sabbia nel deserto, ma non lo fece. Piuttosto ne approfittò ancora della loquacità dell'esaltato ponendogli rapidamente un'ennesima domanda.

«Dove si trova il tuo vero corpo, voglio dire, Eridania, dov'è?»

Prim'ancora che se ne rendesse conto, Fetonte diede la coordinata precisa del sito dove giaceva il suo corpo. Si lasciò scappare anche l'unica cosa al mondo in grado di rigenerarlo: una delle ruote dentate dello strumento incantato, il pezzo considerato il cuore sacro dell'oggetto. Solo dopo aver detto più di quanto aveva intenzione di dire realizzò l'errore.

«Chi ti ha permesso di entrare ad Asteria? Scommetto che è stata Aphaia!» incalzò ancora Yuri. «Capisco l'astio nei miei confronti, ma addirittura farti venire qui per uccidermi, questo è davvero troppo!» valutò.

«Risposta sbagliata!» Fetonte rilasciò il fascio di luce gelida e colpì Yuri illuminandolo mortalmente. La sagoma dell'autentico figlio di Apollo divenne un tutt'uno col fulgore. Non parve essersene nemmeno accorto, tanto era stata rapida la sgretolazione delle sue membra. Rimase solo una polverosa nube d'oro che si depositò in parte sul letto e il resto per terra.

Il dio si avvicinò al letto per sincerarsi dell'altrui dipartita. Ghignò calpestando di proposito la polvere di quei resti mortali e poi svanì soddisfatto.

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PER CHI VUOLE APPROFONDIRE, CI SONO LE NOTE

PEPLOS: caratteristico copricapo, di solito cilindro ma anche sferico o quadrangolare, con il quale i greci raffiguravano le dee matrone Demetra, Rea, Era.

ELIOPOLI: o Heliopolis, com'è facile intuire, vuol dire città del sole. Esiste tutt'oggi ed è un distretto de il Cairo, e un sito archeologico denso di elementi e ritrovamenti attribuiti a svariate divinità. Quella di Hélios e Fetonte è solo la punta dell'iceberg.

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