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12 - L'incognita

Il sentiero roccioso in salita nascosto dietro il Faro di Alessandria, subì le peggiori maledizioni da parte di Dafny Rosenbown. Sul volto però non c'era rabbia, piuttosto un'espressione di gratitudine nei confronti di Afrodite, apparsale in casa pochi minuti prima.

«Si fosse almeno accontentata della colazione che mi ha trafugato!» borbottò barcollando a destra e a manca per la stanchezza.

Afrodite, infatti, con tutta la calma del mondo, aveva fatto visita alla figlia il giorno dopo il ritorno da Pantelleria, incerta se chiederle dell'esito della missione di recupero.

Fu lieta che il compito assegnato aveva dato modo ad Asteria di acquisire un nuovo elemento, riferendosi a Laura Montefuerte. Ciò che però più le premeva era sapere se poteva riavere lo specchio prezioso.

Dafny, allora, desistette dal raccontarle tutti i retroscena, alghe pestilenziali comprese, e tirò fuori dal cassetto della cucina il sacchetto di stoffa cucito da Nancy contenente il "tesoro".

La dea appena rivide l'artefatto iniziò a piroettare allegra e a ballare il flamenco per tutta la cucina. Esaurita l'euforia, soprattutto dietro richiamo da parte della figlia, la divinità maneggiò lo specchietto. Dafny sospirò, soprattutto perché finalmente immaginava di scoprire l'utilizzo dell'oggetto.

Trascorsero pochi attimi. La ragazza deglutì. "Spero non si sia danneggiato durante il trasporto!" si augurò. Poi sentì qualcosa di simile alla sintonizzazione di una radio e inarcò un sopracciglio, contemporaneamente affinò l'udito.

«Oh! Finalmente! Con il mio specchietto posso rivedere tutte le puntate di
Beautiful!» esultò raggiante. Dafny in un primo momento credette di non aver compreso bene. Chissà, forse il suo udito aveva decodifico qualcosa per un'altra. Invece no. Quando Afrodite le mostrò una delle scene più discusse di uno dei milioni di tradimenti di Brooke Logan si sentì scoppiare il cervello!

«Bei tempi! Apollo manometteva il copione dell'autore e io prendevo possesso di Katherine Kelly Lang e via! Le mie scene hanno fatto impazzire il mondo intero! Non di rado l'attore di turno che recitava assieme a me si prendeva una cotta strepitosa! Quante emozioni ho regalato!»

Dafny non riusciva a emettere una sola sillaba. Osservava la madre cercando di capire se era seria, cosa della quale dubitava ferreamente, o lo stesse facendo a posta per farla infuriare, arte che le riusciva magistralmente.

Alla fine il groppo in gola si sciolse e lei eruttò come un vulcano.

«Ma che cavolo di storia è questa?! Hai messo in pericolo la mia vita e quella di Yuri per cosa?! Solo per poter vedere la TV?! Ma che c'hai in quella testa! Ma non arriva il digitale terrestre sull'Olimpo?! Mi hai costretta a rivelare a Yuri la mia colpa su mio padr...»
Dafny smorzò il tono e interruppe la ramanzina. Le spalle tese crollarono alleggerite dal peso della furia svanita di colpo.

«Sei ancora convinta dell'inutilità del compito che ti ho assegnato? Voglio dire, sei certa che il bacio di Yuri non ti abbia fatto effetto?»

"Figurati se le fosse sfuggito quel particolare!" rimuginò Dafny dentro sé. «Questo non c'entra nulla, e poi era una situazione d'emergenza, ho dovuto praticargli la respirazione bocca a bocca...» arrossì violentemente sotto la pelle scura. «E poi... ma perché estrapoli fuori dal contesto questa faccenda?!»

«E tu perché sono notti che non dormi pensando in continuazione a Yuri?»

«AAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!» l'urlo di Daphmoa Rosenbown echeggiò fino al lido. I Sileni e le ninfe disseminati lungo la via espressero perplessità per la natura innaturale di quel verso.

«IO VOGLIO SOLO AAAXEEELLLL!!!» emise buttando fuori tutta la frustrazione e l'infelicità nelle quali ella stessa volontariamente s'era rifugiata tutta la vita.

Afrodite per la prima volta l'ammirò. Chinò il busto verso lei e con un tono confidenziale le parlò ancora.
«Ammettere di amare non è una debolezza, è l'atto di forza e coraggio più grande del mondo!»

"Perché queste parole mi suonano così..." sospirò ascoltando la madre.

«Voglio sentirtelo dire ancora, tu lo ami?»

«Sì!»

L'ultima sillaba polverizzò il muro intorno al cuore e lei finalmente iniziò a respirare con ardore.

«Allora, se lo ami prendi lo specchietto e va a salvarlo! Axel in questo momento sta correndo un grave pericolo!»

«Dov'è?» chiese di riflesso senza alcun tentennamento.

«Sull'altura dietro il Faro di Alessandria!»

«Sì, ho capito, ma a cosa mi serve lo specchietto?» domandò infossando gli occhi in un cipiglio, come per dire: "ancora con sta storia di Beautiful! Diamoci un taglio, per Zeus!" al che la madre impugnò il manico dell'oggetto e lo agitò come fosse un ventaglio.

«Ci sono cose di me che non sono state scritte nei libri di storia» spiegò. «Che tu ci creda o meno, io avevo preso parte in prima linea a più di una guerra!» rivelò mentre lo specchietto si tramutava in un sofisticato pugnale.

Dafny provò timore nel vedere la genitrice armata. In fondo, era o no la dea della bellezza e dell'amore? Cosa cavolo era cambiato? Oltretutto la dea, nonostante vestiva un abito stretto alla Greta Garbo, sfoggiò alcune mosse con l'arma apparendo agile e temibile. Poi, con un gesto rapido, lo lanciò a Dafny che l'afferrò con poca grazia ed esso ritornò ad essere l'oggetto da toeletta.

«Ma come funziona!?» domandò, ma la madre era già svanita in un turbinio di petali di rosa.

«Saprai servirtene quando sarà il momento!» rispose la sua eco lontana canticchiante la nota sigla di beautiful.

«Quella è tutta matta!» ripeteva arrancando fino alla collina del Faro di Alessandria.

Decidendo unanimemente di contravvenire agli ordini di Yuri, Greta ed Etienne si attivarono. Lei scatenò globi d'acqua marina contro Axel/Phonio, nella speranza di attenuare l'alta temperatura di quel dannato fuoco divino, mentre il suo compagno fece calare il gelo attorno ai due combattenti.

Nel frattempo Dafny raggiunse il sentiero roccioso e lottando contro il dannato carico di chili superflui, arrivò al punto in cui le pareti rocciose si stringevano.

«Non ci posso credere!» piagnucolò amaramente. Nemmeno strisciando di lato riusciva a scivolare agevolmente. Valentine lanciò lo sguardo ad Astrid riparata nella grotta assieme agli altri, e lei gli mimò con la bocca il monosillabo "No!"

Ma ormai aveva deciso. Si gettò nel fiume di fiamme determinato ad aiutare il figlio di Apollo e poi, nell'eventualità che fosse sopravvissuto assieme a lui, di riempirlo di botte per aver osato immischiarsi in faccende che non lo riguardavano.

Lo spirito di Azibo Baniti apparve accanto a Yuri.
«Attento! Il guerriero della furia sta per commettere un passo falso!»

Gli occhi privi delle palpebre, andate perse per via del fuoco, rotearono rapidi e fulminarono Valentine. Estese un braccio nella sua direzione ed emanò un bagliore. Il figlio di Ares si ritrovò dentro la grotta attorniato dagli altri occupanti. Nonostante ciò non demorse e si lanciò di nuovo nel fuoco. Ike a quel punto lo placcò con una mossa da rugby.

«Ragiona! Yuri ti ha appena salvato la vita. E sono certo che non si limiterà solo a questo!» gli urlò in faccia ancora steso a terra.

«Sarà! Ma quello ha superato ogni limite! Chi caspita glielo ha chiesto!» ringhiò furioso di rimando.

Astrid a quel punto ricordò di come Yuri si era prodigato per concederle un'ultima possibilità di parlare con lo spirito del defunto padre.
«Garantisco io per lui che è così, Vally!» esordì vigorosa infine. «È il suo modo personale per farsi accettare!»

«È un amico!» emise energica Greta tra un globo d'acqua marina l'altro.

Etienne, sentendo l'affermazione della sua ragazza, tirò un respiro di sollievo. Era troppo preoccupato dello strano rapporto che lei aveva con Yuri. Sì, ammise di essere egoista. Ammise anche che quello non era il momento giusto per lasciarsi andare in certi ragionamenti.
Con un sorriso inopportuno, rivolse le mani verso Yuri, nella speranza di riuscire ad abbassare la temperatura torrida del piccolo cortile roccioso. Al che scorse in direzione dell'unica via d'uscita limitata allo stretto sentiero, una folta capigliatura riccia e nera dalla quale si stava protendendo un braccio grassoccio e malconcio.

«Questo posto inizia ad essere un po' troppo affollato, mon Zeus! Guardate! Riuscite a capire chi è?» domandò senza riferirsi a nessuno in particolare.

Justice, in preda all'agitazione, faticò a staccare gli occhi dalla tortura alla quale si stava sottoponendo Yuri. Quando però orientò l'attenzione al punto indicato da Etienne, riconobbe quel braccio.
«Accidenti! Quella è Dafny! Ma che cosa è venuta a fare?» imprecò ora preoccupata anche per l'amica.
«Ehi! Dafny! Va via di qua! È pericoloso!»

«Ma è la Rosenbown, quella che ha sconfitto un ciclope tutta da sola?» emise retorico il figlio di Zeus.

«Guardate! Cos'è quella cosa che ha in mano e che sta agitando?»

Difatti, la figlia di Afrodite non riuscendo a passare dalla strettoia naturale, pensò di attivare lo specchietto tramutandolo in pugnale come aveva visto fare dalla madre, ma non ebbe successo. Frustrata per l'insuccesso, lo agitò ancora di più e ancora non avvenne nulla.

"No! Non ci posso credere! Axel sta affrontando un mostro terrificante! Lo sta investendo con... IL FUOCO?!» pensò inorridita. " Ma allora è vero. Il ragazzo che mi piace lancia fiamme con la bocca come fanno i draghi!"

Solo l'idea che il tedesco dei suoi sogni potesse essere anche solo sfiorato dall'essere senza pelle che vedeva dinnanzi a sé, le diede una bella spinta emotiva, e senza dar peso alle profonde abrasioni che si stava provocando, riuscì a sbucare dai costoni pietrosi. In quel frangente però, mise un delicato piedino in fallo e cadde. Come conseguenza allo slancio a terra, accompagnato da un urlo atterrito, lo specchietto che aveva nel pugno si sfilò e volò dritto dritto nell'esiguo spazio che separava Axel dal "mostro".

Astrid e gli altri videro l'oggetto volare e ruotare su se stesso per effetto dell'attrito con l'aria. Quando si tuffò tra le fiamme, il lato riflettente si allineò con il volto di Axel/Phonio.

Ogni calcolo operato da Justice dava come risultato finale la morte di chiunque fosse intervenuto nella disputa tra Yuri e Axel. Aveva compreso sin da subito che l'intento del figlio di Apollo era farle guadagnare tempo per escogitare qualcosa, magari un suggerimento valido, cosa che però non avvenne.

"Yuri! Quando una divinità come Phonio ha intenzione di uccidere non c'è più nulla da fare..." Era ciò che Justice avrebbe voluto dirgli. Si sentiva raggelare nonostante l'alta temperatura. Stava per crollare sulle ginocchia formicolanti temendo il peggio. Quando poi vide la bizzarra entrata in scena di Dafny, e l'aver vista lanciare in maniera scomposta un oggetto misterioso, le sue sinapsi intravidero il particolare sfuggente: l'incognita.

Nel giro di pochi secondi, elaborò tutte queste informazioni. Si fermò solo quando osservò il misterioso oggetto fermarsi ad un palmo dal naso di Axel posseduto, il quale smise di colpo di emanare fiammate.

L'ombra che aveva preso in ostaggio i vivaci occhi azzurri del figlio di Efesto sfuggì impaurita dal proprio riflesso.

«NNNOOO! STAI LONTANO DA ME!» gridò straziato dopo aver visto il proprio io interiore fatto di autentica malvagità e null'altro.

Lo specchietto di Afrodite agì nella misura decisa dal fato. Espulse con prepotenza lo spirito del dio delle carneficine ed esso sbatté contro il muro assumendo consistenza corporea.

Axel crollò a terra emettendo fumo denso da ogni poro.

Yuri si inginocchiò ormai irriconoscibile. Il suo corpo era solo un unico agglomerato ordinato di muscoli messi nudo senza pelle. Solo il plesso solare non demordeva nello splendere, seppur debolmente.

Dafny passò dal non capirci niente al nulla più totale.

L'azione di refrigerazione forzata ad opera dei poteri di Etienne ebbe la meglio, al che Justice, intuendo la difficoltà mortale di Yuri, gli ordinò autoritaria di far cessare il freddo.

Il figlio di Zeus comprese, e più veloce che poté annullò l'azione e sgomberò il cielo dalle nuvole permettendo ai raggi del sole di illuminare Yuri.

«Yuri trae la sua forza dal sole!» sussurrò speranzosa la figlia di Atena subito supportata dalla sorella di quartiere.

A quel punto, esorcizzata la divinità, i ragazzi uscirono finalmente dalla grotta e affrontarono l'avversario oscuro senza più nessun impedimento. Nel frattempo Dafny, mossa dal proprio egoismo, ignorando tutto e tutti, trascinò Axel ancora svenuto lontano dall'imminente scontro.

Forte dell'esperienza già vissuta, constatò all'istante il deficit respiratorio e intuì anche la causa.

«Iperventilazione! So come fare, non ti preoccupare Axel!» si chinò e senza troppi tentennamenti, unì le labbra a quelle del biondino e invece dell'aria, insuflò la propria anidride carbonica. Da subito notò il gusto fumoso del flebile respiro, poi ebbe l'intuizione di rispedire nei polmoni lo stesso fumo.

Pochi minuti dopo, Dafny sentì i fianchi accolti da un paio di braccia incerte.

«Justice, quanto sei ingrassata!» ansimò il tedesco inquadrando un volto poco familiare. Le guance opulente e cascanti lo disorientarono. La bocca, il nasino e gli occhi scuri, così graziosi nel loro insieme, stonavano clamorosamente in quel volto tondo e pieno. Persino gli zigomi erano sepolti sotto spessi strati di grasso. Ma ciò che più lo affascinò, ovvero l'unica cosa che lo attrasse, era il colore caffè latte del viso. Ma non si soffermò troppo, perché un ceffone lo riportò alla realtà. Che Dafny glielo avesse dato perché offesa dallo scambio di persona o come ultima terapia post svenimento non era chiaro.

Intanto, Phonio faceva da bersaglio a tutto l'arsenale semidivino del quale Ike, Valentine, Aliseo, Etienne, Greta, Astrid e Justice erano dotati. Nel frattempo Yuri si sollevò da terra. Il plesso solare reagì al sole e repentinamente ricoprì l'intero corpo di infinite luminose scintille, spente le quali, la pelle gli ritornò sana.

Il prodigio dell'autorigenerazione dei tessuti ebbe dell'incredibile. Tutto tornò allo stato originario, tutto meno i capelli, l'assenza dei quali lasciò la zucca di Yuri glabra e luccicante. Quando Greta lo notò, snobbando l'assenza dei vestiti, scoppiò a ridere come un'indemoniata. «Ahahah sei buffissimo!»

Incurante del nuovo aspetto, il figlio di Apollo si diresse verso il gruppo occupato a bersagliare Phonio ormai ridotto all'incolumità. Si posizionò tra Greta ed Etienne. Vide il riflesso dello specchietto lasciato a terra e orientò lo sguardo verso Axel curato da Dafny. Sorrise. Poi allungò un braccio.

«Tu! Tu! Devi dirglielo! Di loro cosa accadrà! Tu l'hai visto!» emise lo spirito come fosse l'ultimo pensiero di un condannato.

Yuri gli serbò uno sguardo truce.
«Dirò invece che sei il più bugiardo e ingannevole degli dèi! Ti dirò senza giri di parole che hai fatto credere a Valentine di aver ucciso la madre, quando invece sei stato tu!»

Valentine sgranò gli occhi in un'espressione sconcertata.

«Sì! Mentre Valentine si rifugiava nell'armadio tu ignobilmente assumevi il suo aspetto e torturavi la madre facendole credere che il figlio fosse un mostro!»

Udendo la rivelazione lo spirito di Florence, colei che in vita aveva avuto l'incarico di vegliare su Valentine, portò le mani sulla bocca a soffocare un grido.

«Eri tu sotto le sembianze di Valentine che godevi nel far soffrire la donna alla quale hai strappato il cuore alla fine!» affermò infine Yuri. «Non contento dell'atrocità compiuta, ti sei insinuato nella mente di Valentine facendogli credere che fossero sue le mani sporche di sangue!» elevò l'ultima arringa come un giudice implacabile prima di raccogliere lo specchietto di Afrodite e puntarglielo contro.

«No! Basta! Ti supplico! Pietà» implorò la divinità messa difronte alla vera essenza di sé stessa, essenza talmente orribile che persino lei trovava atroce un confronto a viso aperto.

«Perchè mai dovrei averne?! Tu non ne hai mai avuta nei confronti di nessuno!» ribatté puntandogli il prezioso oggetto. «Questo specchio mette a nudo la verità di qualunque entità, normale o sovrannaturale che sia, osserva ciò che sei, perché la malvagità della tua esistenza sarà la prigione che ti condannerà per sempre nell'Erebo!» sentenziò autoritario. Un flusso di energia divina sovrastò i getti d'acqua di Greta e annullò perfino le saette di Etienne e s'abbatté impetuoso contro la miserevole divinità.

Contro ogni aspettativa, nonostante la formidabile emanazione dello specchietto, Phonio resistette, seppur ridotto a un ammasso di ossa e pelle.

«Lui rappresenta la malvagità insita nell'animo dell'umanità. È impossibile da eliminare completamente!» sospirò Justice ricevendo supporto persino da Astrid.

«Le figlie di Atena hanno ragione!» esclamò una voce dal nulla. Nessuno la riconobbe tranne Yuri.

«Alla buon'ora, Aphaia!» sospirò lui mentre una nube violacea precedette la comparsa della dei numi giudiziari.

«Apollo mi ha dato l'incarico di preservare l'incolumità dei semidei di Asteria. Tu però non abusare della situazione!» ringhiò seria. Un cenno di risata la tradì non appena notò la sua calvizie. Rivolse poi l'attenzione a ciò che rimaneva di Phonio e senza perdere tempo lo nebulizzó disperdendolo nell'etere. «Almeno per un po' non insidierai più nessuno!» esclamò soddisfatta.

«Dunque..» con un colpo di finta tosse la dea si impose un minimo di serietà. «Ho assistito a tutti i disastri commessi da Axel Heberhelm. Posso sorvolare sulla destituzione dello strumento di Leto dal sacro alveolo. Era un diritto del figlio di Efesto studiarlo nella maniera e nei modi da egli ritenuti opportuni. Ma non posso transigere sulla sua mancanza di giudizio nell'utilizzarlo!»

Axel, barcollando, si staccò da Dafny e si diresse verso la dea posizionata dinnanzi a Yuri e gli altri. Non era più sotto l'influenza di nessuno spirito, perciò non intendeva in alcun modo sottrarsi al giudizio per gli errori commessi. Stringeva ancora lo strumento ancestrale, pronto a consegnarlo alla dea, seppur a malincuore.

«Accetto di buon grado ogni provvedimento nei miei confronti. Ammetto tutti i miei errori» emise lapidario ricevendo un cenno d'assenso da Aphaia.

Yuri però era sul punto di protestare ma Ike, intuendolo in tempo, glielo impedì per evitare di inasprire la pena che Axel stava per scontare.

«Per questi motivi, dispongo la carcerazione di Axel Eberhelm per sette volte i tre giorni del possesso dello strumento di Leto, il quale verrà requisito immediatamente. Non riceverà nessuna visita se non di una persona. Solo una. E dovrà essere estranea allo studio del meccanismo incantato»

La crudezza del giudizio fece calare di nuovo il gelo nell'angusto cortile naturale.

I più assennati tra i presenti se l'aspettavano un epilogo del genere, ma non per questo erano immuni dal dispiacersi sinceramente per Axel.

Con uno schiocco delle dita il magico strumento ritornò nel luogo preposto alla sua custodia. Con un secondo apparvero quattro semidei carcerieri tra i quali spiccò la presenza di Luana Benigna Patruno, ex nemica di Asteria ora integrata perfettamente nel contesto isolano.

Axel si vide circondato dalle guardie armate di lance acuminate. Non poté nascondere una certa soggezione, manco fosse uno spietato criminale. Accennò però qualcosa, al che la dea accondiscese nel farlo parlare.

«Non opporre resistenza, altrimenti dovrò assegnarti altri dieci giorni supplementari» lo avvisò in tono neutro, quasi a volerlo mettere al riparo da colpi di testa.

«Ecco, no. No. Vorrei solo che venisse a trovarmi la ragazza!» pretese, e Justice fece una smorfia immaginando già d'essere lei la persona che stava scegliendo. Invece no.
Anche Yuri in cuor suo credette d'essere nominato, e pure lui sbagliò.

Axel indicò la ragazzona dalla pelle caffè latte verso la quale osò avvicinarsi.

La figlia di Afrodite, incredula, sentì la salivazione azzerarsi.

«Scusa, come ti chiami?»

«Daf... cioè, Daphmoa Rosenbown» emise senza accorgersi che la sua guancia destra stava accogliendo morbidamente il bacio del biondino tanto sognato.

«Profumi di cioccolato, Daphmoa! Grazie per avermi salvato!»

A quel punto, oltremodo inatteso, Dafny non ci capì più niente. Solo la nebulosa visione dello sguardo sorridente del tedesco si impresse a fuoco nella mente prima che questa, felicemente annebbiata, la facesse svenire. Era in fondo il suo primo bacio. Va bene, non proprio bacio bacio, e nemmeno il primo se si considera quello involontariamente ricevuto da Yuri a Pantelleria. Tuttavia, supponendo il basso livello di autostima, per Dafny quello era un vero gioiello di primo bacio.

Si riprese subito. Non diede tempo nemmeno alla sua amica Justice di soccorrerla, la quale intese in un lampo ciò che le stava capitando, ma conoscendo la sua scarsa propensione a parlare di sé stessa, si limitò solo a constatare lo stato di salute.

Dafny, quando rivolse lo sguardo alle spalle della figlia di Atena, realizzò che Axel era già svanito assieme ai carcerieri e alla dea tutrice. Justice captò il suo smarrimento osservandole il viso e si sorprese scoprendola radiosa.

«Mi devo preparare! Devo preparare la torta al cioccolato! Devo fare visita ad Axe!» farfugliò ingenuamente ma Justice la esortò a tornare a casa a riposare. Fu sul punto di chiedere a Yuri di accompagnarla con il suo modo luminoso quando un battibecco divampò all'improvviso.

Valentine lanciò il guanto di sfida a Yuri. Era troppo risentito dell'esposizione in pubblica piazza dei fatti della sua infanzia. Non volle sentir ragioni nemmeno per il presunto sollievo che gli aveva donato.

La discussione stava per evolvere in un vero e proprio litigio, almeno fino a quando Astrid seppe ben imporsi e convincere tutti a disputare un duello da combattere durante l'imminente olimpiade, piuttosto che limitare il tutto in una scazzottata.

«A te la scelta delle armi, smidollato!»

«Decidi pure tu quali, io me la cavo con tutte!» asserì Yuri.

«Allora sarà uno scontro ad armi pari! Ci saranno solo calci e pugni!» decise Valentine.

«Ne avrai a sazietà!» ribatté l'altro agguerrito.

Persino Greta, che ormai non faceva mistero nel divertirsi a stuzzicare il figlio di Apollo, desistette dal versare altra benzina sul fuoco.

Lentamente tutti abbandonarono il cortile dinanzi la grotta. La mole muscolare di Ike si frappose tra gli sguardi taglienti dei due litiganti evitando così la sicura zuffa che sarebbe potuta riaccendere.

Anche Astrid fece del suo meglio agevolando la rapida separazione dei due galli.

Dopo aver assistito all'uscita di scena di Greta ed Etienne, e fototrasportato Dafny a casa sua perché esausta dal lungo cammino intrapreso, Yuri rimase solo con Justice. Insieme a loro Azibo Baniti, lo spirito della saggezza della terra.

Non ci furono giri di parole, ma solo l'eco del sonoro ceffone che la ragazza stampò sulla guancia del figlio di Apollo.

«La prossima volta trova un'altra soluzione!» tuonò senza scomporre l'austerità del viso.

Yuri rimase con il viso voltato. Fissò accigliato lo spirito di Azibo, anch'egli neutro nell'espressione. Avrebbe voluto chiedere una spiegazione per quello schiaffo incassato, ma giudicò pericolosa l'indagine.

«Se stai cercando il perché, le capacità per capirlo non ti mancano!»

"Parla bene lei! Sì, posso intuire l'animo altrui, e funziona con tutti gli umani e semidei. Peccato che non sappia che con lei non ci riesco!" pensò orientando il volto verso il suo, deciso a non concederle soddisfazione.

«Dal momento che entrambi avete esaurito gli argomenti, e finalmente ho la vostra attenzione, pretendo che mi seguiate in un luogo. È importante!»

Yuri non chiese nulla di meglio se non distrarsi dalle cose che stavano accadendo in quel giorno nato malissimo.
«Io sono a tua disposizione, Azibo!»

Justice incrinò l'austerità del viso, sorpresa nel sentire il figlio di Apollo rispondere all'antico spirito Azibo Baniti. In circostanze abituali non c'era nulla di più normale che lui rispondesse a chiunque gli rivolgeva la parola, ma Azibo si esprimeva soltanto in un solo gergo, molto antico e ostico, e Yuri gli aveva risposto adoperando lo stesso linguaggio.

La figlia di Atena azzardò un esperimento.
«Prima di intraprendere questa faccenda, vorrei che tu ti mettessi qualcosa addosso. Vola al Faro, io aspetterò qui il tuo ritorno» si espresse nello stesso idioma di Azibo e Yuri le rispose con lo stesso, come se fosse la sua lingua madre.

«Non vedo il perché! Su di me i vestiti non superano mai le ventiquattro ore!» sbuffò in quell'assurdo idioma antico.

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