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Il matrimonio

Oggi è il grande giorno e non sarà tutto pilotato da Capitol City, non è una scelta per salvarci dall'arena o per evitare una ribellione, questa scelta è stata presa dal nostro cuore.
Dopo quasi dieci anni il distretto 12 è stato ricostruito, sono venuti volontari da ogni distretto e, grazie alla propria sapienza, ognuno ha dato il proprio contributo. Ora sembra una cittadina normale, non è più lo scempio di quando sono cresciuta, non è più distrutto come dopo i settantacinquesimi Hunger Games.
È stata fatta una statua in mio onore davanti al municipio, ora regna la tranquillità, nessuno ha più paura, gli Hunger Games sono finiti da molto tempo ma c'è un vuoto nei cuori dei pochi superstiti, quei superstiti che il mio finto cugino Gale aveva portato nel distretto 13 quasi undici anni fa: ad ognuno di noi è morta una persona cara durante quella rivolta contro Snow e Capitol City.
Peeta non ha più nessuno ora e neanche io, mia madre si è trasferita da molto e tutto ciò che ricevo sono delle lettere alle quali non rispondo mai; è crollata di nuovo e così non ha mantenuto la promessa che mi aveva fatto, che lei sarebbe rimasta in piedi per Prim. Ho dimenticato di chiederle di rimanere in piedi anche per me, mi sembrava sottinteso ed invece no, la morte di Prim l'ha distrutta completamente, la immagino ora, una signora di mezz'età con i capelli grigi e le rughe intorno agli occhi e alla bocca, il troppo dolore l'ha divorata, ed ora mi devo tenere in piedi da sola anzi, c'è Peeta con me, ci curiamo le ferite che il nostro passato c'ha provocato a vicenda: le sue sono di più, le mie però sono completamente aperte.
Sospiro e scendo dal letto, questa casa è troppo grande per una sola persona, presto verrà Peeta qui, le altre case destinate ai vincitori sono state assegnate alle famiglie numerose, il distretto 12 è diventato un distretto quasi prosperoso, vengono qui da ogni distretto, il nostro non è più il distretto del "solo carbone", è il distretto misto.
Mi hanno offerto un posto al municipio ma ho rifiutato, non voglio avere nulla a che fare con il mondo della politica. Io e Peeta svolgiamo lavori normali, ciò che ci piace fare, lui fa il panettiere ed io la cacciatrice, non è più illegale cacciare perciò posso farlo senza alcun problema, stiamo guadagnando molto perché siamo gli unici qui a svolgere questo lavoro.
Annie ha deciso di trasferirsi qui con suo figlio, il figlio di Finnick Odair, il rubacuori per Capitol City, una pedina per Snow.
Ho visto morire buona parte delle persone a cui tenevo, ho ucciso chi odiavo e chi era un pericolo, la mia vita è fatta di morte, tantissima morte perciò voglio che questo sia un nuovo inizio, non indosserò l'abito di Cinna, non avrò le fiamme, non ci sarà Effie a ricordarmi di comportarmi come una ragazza altolocata e educata, non ci sarà Snow a volermi morta, ci saremo solo io e Peeta, questo sarà un nuovo inizio.
Esco subito nel giardino per osservare le primule che sono piantate in questo enorme spazio verde.
-Prim.- dico sottovoce accarezzando il piccolo bocciolo che sta per aprirsi.
-Neanche tu eri completamente aperta, eri ancora chiusa, non ancora matura per affrontare il mondo da sola eppure l'hai fatto, quale ragazzina di 14 anni nel mondo aspira a diventare un medico e già mette in pratica la sua passione? Nessuna, perché tu eri unica, così piccola e indifesa, così forte e tenace.- Faccio una breve pausa per riprendermi dalla strana sensazione che ho nello stomaco.
-Hai visto la morte con gli occhi Paperella, eri una bellissima persona, dolce, gentile, amante degli animali e della natura, stento ancora a credere che fossimo sorelle, eravamo così diverse... Ti ricordi di Ranuncolo? Oh certo che te lo ricordi. Odiavo quel gatto, era orrendo, eppure hai fatto di tutto per tenerlo, tutto, ed è così che tutti ti ricorderanno, che io ti ricorderò, ricorderemo una persona generosa e gentile, riuscivi a trovare sempre il lato positivo in ogni cosa.- Una lacrima riga la mia guancia ma la asciugo velocemente.
-Mi manchi tanto Paperella, vorrei tanto abbracciarti.- Continuo ad accarezzare il bocciolo con le guance bagnate dalle lacrime, la voce mozzata dal singhiozzo.
Mi alzo da terra con il respiro affannato ed entro in casa. Faccio una breve lista di tutte le persone che non ho più e le ringrazio brevemente.
"Papà, senza te non sarei la persona che sono ora."
"Prim, eri la persona che vedeva speranza nelle disgrazie, che riusciva a farmi sperare."
"Rue, non potrò mai dimenticare il tuo viso, la tua voce, sono incise nella mia memoria, sei stata davvero importante anche se per poco, eri troppo giovane."
"Cinna, grazie per aver creduto in me, per aver alimentato un qualcosa che ancora non conoscevo, le perdite ci sono state ma non ci saranno più."
"Finnick, all'inizio non mi piacevi ma è anche grazie a te se sono ancora viva, perciò grazie."
"I tributi caduti, non ho un ringraziamento particolare ma eravate tutti ragazzi innocenti e vittime di Capitol City, so cosa avete provato, le generazioni a venire non lo proveranno ed era questo il nostro obbiettivo."
Salgo di nuovo di sopra e vado in bagno, nella vasca da bagno. Ogni cosa mi ricorda qualcosa: il Giacimento, la mia vecchia casa, gli Hunger Games, Capitol City, la morte, la ribellione, la rivoluzione.
Mi lavo e, una volta finito, mi avvolgo un asciugamano intorno al corpo e uno intorno ai capelli.
Effie Trincket non ci sarà e non mi aiuterà ma ci sarà Annie, è già un inizio.
Johanna ha deciso di non venire, Effie è rimasta a Capitol City, Haymitch ci sarà, lui è meno ubriaco del solito da qualche anno, ha capito che così non avrebbe risolto nulla e poi c'è Peeta, l'amore della mia vita, la persona di cui fingevo di essere innamorata per salvarmi la pelle, la persona che ci teneva a me ma che io non amavo, la persona che mi ha provocato tantissime confusioni, la mia mente era in lotta: Peeta o Gale? Gale o Peeta?
Ho scelto Peeta, o meglio, il destino ha scelto lui, dopo la morte di Prim, Gale era strano, non mi era vicino, Gale non era triste nonostante conoscesse Prim da anni, Gale non era affezionato a nessuno, era affezionato solo a se stesso.
Ho optato per un abito semplice, alla cerimonia ci saranno soltanto Haymitch, Annie, la mamma di Gale (quella donna è pur sempre un tesoro) e i suoi figli.
Indosso l'abito bianco con il pizzo solo sulle maniche, lungo fino alle caviglie, niente strascico, non voglio questo tipo di cose, essendo cresciuta in povertà sono abituata alle cose particolarmente semplici. Annie mi aiuterà a fare la treccia, ha insistito tanto per aiutarmi.
Buona parte del suo cervello è ritornato però a volte capita che urli senza che sia successo nulla, siamo ancora tutti terrorizzati dal pensiero degli Hunger Games, quelle arene sono ancora le protagoniste dei miei incubi.
La porta si apre al piano di sotto e il rumore dei tacchi sul pavimento invade la casa. Sarà forse Annie? Non credo, solo una persona fa quel rumore a me così familiare ed è...
-Oh tesoro mio.- Effie, è lei. Si avvicina per abbracciarmi e, quando lo fa, la stringo forte, non sono mai stata così sentimentale in vita mia.
Si stacca e guarda i miei piedi, stivali da caccia.
-Non avrai intenzione di mettere quello vero?- li indica quasi spaventata.
-Perché?- Mi guardo i piedi. Sono comodi, è questo l'importante no?
-Non puoi indossarli per il tuo matrimonio.- Sbotta rimproverandomi e corre a cercare qualcosa. Ritorna con dei sandali con un po' di tacco.
-È l'unica cosa adatta.- Fa il suo sorriso e mi da le scarpe. Le indosso e provo a camminarci.
-Sei bellissima.- mi guarda commossa.
Sorrido appena e mi siedo. Sto davvero per sposarmi? Ho quasi 29 anni, a quest'età mia madre aveva già me come figlia, credo sia il momento e poi non voglio lasciarmi scappare una persona che amo e che mi ama.
Effie è diventata una bellissima donna di mezz'età: ha ancora i capelli colorati di quello strano arancione che non piaceva né a me né a Peeta, ha ancora lo stile nel sangue, solo qualche ruga fa da cornice al suo viso, indossa ancora i suoi tacchi alti, è sempre la stessa Effie Trincket di dodici anni fa, è sempre lei.
Alle mie spalle spunta Annie Cresta, la ragazza pazza che aveva fatto impazzire d'amore Finnick Odair, io ricorderò tutto questo mondo sempre nello stesso modo, nulla cambierà la mia prospettiva purtroppo.
-Sei bellissima Katniss.- sussurra Annie accarezzandomi i lunghi capelli neri che incorniciano il mio viso pallido.
Sorrido appena e inizio ad intrecciarmi i capelli come faceva la mamma il giorno della mietitura, con lo stesso movimento delle mani.
Dopo poco la treccia è pronta e anche io lo sono. Non volevo truccarmi ma Effie ha insistito ed anche Annie, oggi non sono in vena di ribellarmi a nessuno.
Un trucco leggero mi copre le palpebre e un rosa pallido colora le mie labbra ora posso dire di essere pronta, finalmente pronta a sposarmi.

Scendo le scale per arrivare alla porta principale, nessuno mi accompagnerà all'altare, chi lo doveva fare l'ho perso 18 anni fa.
Haymitch si presenta alla porta principale con i pochi capelli rimasti tirati e vestito con giacca e cravatta.
-Haymitch.- lo saluto accennando un sorriso.
-Hey dolcezza.- mi accarezza la spalla ed io lo guardo, osservo la sua mano, oggi mi sento estranea a tutti, nessuno di queste persone appartengono davvero alla mia famiglia però con il tempo lo sono diventate, sono diventate la mia famiglia.
Haymitch, sempre contro la mia volontà, mi accompagna fuori dove un leggero strato di neve copre il viale dei "vincitori", le persone che hanno ucciso per vivere.
Peeta mi aspetta sotto un arco di fiori gialli, questo mi sa tanto di Effie.
Appena mi vede sul suo viso spunta un bellissimo sorriso, quel sorriso che mi ha spinto ad innamorarmi, a far sì che il nostro amore non fosse più una recita.
Arrivata di fronte a Peeta ci sorridiamo entrambi e Haymitch mi lascia andare. Lo ringrazio e poi, imbarazzantissima, stringo una mano a Peeta.
Non è la prima volta che succede ma ora come ora la cosa mi mette un po' in soggezione.
La cerimonia inizia e, con mia grandissima sorpresa, c'è anche Johanna.
Scollego il cervello per tutta la durata della cerimonia, solo allo scambio delle promesse lo riattivo. È consuetudine fare dei discorsi ma, dopo che tutto era tornato "normale", avevo promesso a me stessa di fare lo stesso discorso che avevo preparato quel giorno, era solo una bozza del mio cervello ma poi sono riuscita a riportarla su carta e devo dire che il risultato mi soddisfa molto.
Inizia Peeta, parla sempre prima lui, tutti sanno che con le parole sono un disastro.
"Katniss,
12 anni fa non avrei mai pensato di arrivare qui, a sposarti considerato il tuo amore per un'altra persona, eppure eccoci qui che ci scambiamo le promesse di matrimonio.
Solo una cosa devo a Capitol City: te.
Sappiamo entrambi che ero io quello che leggeva i cartellini di Effie, che cercava di tirarci fuori dai guai con le parole ma giuro che se non fosse per te non sarei più vivo.
Amo ogni piccolo dettaglio che costituisce la tua persona, amo i pregi e i difetti, amo quanto tu sia testarda, quanto impegno ci metti per ogni cosa, con quanta forza vai avanti ogni giorno.
Ti ringrazio per ogni momento che abbiamo vissuto e che vivremo, brutti o belli, l'importante è che ci sia tu.
Prometto di amarti, di aiutarti, perché se ci si aiuta a vicenda la guarigione è più veloce, sono ferite brutte le nostre, probabilmente non guariranno mai completamente ma sappi che io ti aiuterò come tu mi hai aiutato con i flashback.
Ti amo immensamente."
Alle sue parole mi scende una lacrima, sono tutti i ricordi che formano la vita di una persona e lui li ha riportati tutti alla mia mente. La mia lacrima si trasforma presto in un pianto vero e proprio e mi appoggio sulla spalla di Peeta.
Non dovrei piangere eppure lo sto facendo, sto piangendo.
Peeta mi abbraccia ed io ricambio, solo in questo momento mi accorgo di amarlo tantissimo, perché so che con lui vivrò di questi momenti, ci guariremo insieme, ci ameremo, tutto sarà una certezza e non più un dubbio.
Dopo un po' mi stacco dall'abbraccio sorridendogli appena. Anche lui ha gli occhi lucidi, vorrebbe piangere ma si trattiene.
"Peeta,
Ho preparato questo discorso anni fa ma mi ero promessa di farlo nel mio "giorno speciale." perciò vorrei dirti che quello di cui ho bisogno è il dente di leone che fiorisce in primavera. Il giallo brillante che significa rinascita anzichè distruzione. La promessa di una vita che continua, per quanto gravi siano le perdite che abbiamo subito. Di una vita che può ancora essere bella. E solo tu sei in grado di darmi questo."
Sul volto di Peeta nasce un bellissimo sorriso accompagnato da una piccola lacrima che gli riga la guancia.
-Ti amo.- sussurro. -Anch'io.- risponde lui, sempre sussurrando.
Dopo poco le famose parole "puoi baciare la sposa." vengono pronunciate e così io e Peeta ci baciamo, il nostro primo bacio da marito e moglie.
Guardo gli invitati. Hanno tutti stampato in faccia un sorriso mentre Effie piange, piange tanto. Posso finalmente dire di essere la signora Mellark.
[...]
Qui è sempre tutto noioso, tutto bianco, troppa luce, vorrei essere lì con mia sorella, lei si sta sposando ed io sono bloccata qui ad osservarla nel giorno più bello della sua vita. È bellissima, indossa un vestito semplice ma di effetto e la sua solita treccia. Sembra che il tempo si sia fermato non solo per me ma anche per lei, è sempre la diciassettenne affamata di giustizia, la ragazza semplice, la cacciatrice, la mia roccia, il mio sostegno, lei che si prendeva cura di me, non sembra essere cambiata.
Io e mio padre la osserviamo mentre lei e Peeta si scambiano le promesse. Mio padre non conosce bene Peeta ma, da quel poco che ha visto durante gli Hunger Games da quassù, gli è sembrata un bravo ragazzo e approva, è felice che lei si sia innamorata, che lei sia felice, che lei vada avanti, che grazie a questo matrimonio le sue ferite guariranno. Io e lui ci abbracciamo quando Katniss bacia Peeta, l'uomo della sua vita.
-È cresciuta.- sussurro all'orecchio di mio padre.
-Volevo assistere al suo matrimonio...- continuo. Ho un peso nello stomaco.
-Ma tesoro.- mio padre mi prende il viso tra le mani. -Noi stiamo assistendo al suo matrimonio, noi le siamo accanto.- mi stringe forte a sé, ci alziamo e, mano nella mano, entriamo di nuovo nella luce.

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