Capitolo Tredici
De Monarchia, 01 ottobre 2021
Sembrano non finire mai i guai per la Principessa Veronica, erede al trono d'Italia. Dopo l'attentato di cui è stata vittima il giorno successivo al suo compleanno, Sua Altezza Reale ha trovato di nuovo il modo di far parlare di sé, stavolta non in modo positivo. La scorsa notte è stata protagonista di una situazione poco piacevole alla Discoteca Empire di Roma, celebre per la sua clientela facoltosa e popolare. La biondissima Principessa pare abbia esagerato con l'alcool e ha dato luogo a un siparietto non molto divertente nel bagno delle donne, dando il meglio di sé. Testimoni oculari l'hanno vista barcollare a causa dei troppi drink e cadere più volte a terra, in modo non molto consono a una futura Regina.
Sua Altezza Reale non è mai stata incline a questi comportamenti, ma forse lo shock della sparatoria deve aver scatenato qualcosa in lei, che non sembra più essere la stessa. In seguito al siparietto della nostra Veronica è stata chiamata la Polizia, si vocifera infatti di un'aggressione, ma forse questo non è altro che un tentativo di mascherare la faccenda. Per la prima volta dopo tanto tempo, Veronica si sta dando alla pazza gioia, che sia stata la rottura con Lord Alfred a renderla così desiderosa di attenzione? O il suo tentato omicidio le sta facendo perdere la ragione?
Intanto, nessuna novità è trapelata riguardo l'attentato e le forze dell'ordine sembrano più preoccuparsi della Principessa che cade in discoteca piuttosto che di scoprire chi abbia cercato di ucciderla. Siamo davvero sicuri che quello non sia stato un attacco terroristico?
Cristiano
Nemmeno termino di leggere l'articolo. Inutile perfino dire da chi sia stato scritto. Sono stato un coglione, un coglione di dimensioni epiche. Non solo sono stato così idiota da andarci a letto, ma non l'ho neppure chiamata per dirle quello che è successo in discoteca. Elisabetta - ormai ho imparato il suo nome - è venuta a saperlo subito, insieme a tutto il resto della stampa, e ha ricominciato con le insinuazioni riguardo la negligenza della polizia. E con chi se l'è presa quell'amabile donna del Questore Bianchi? Con me, naturalmente.
Chiudo il giornale e lo lancio contro il cestino, con rabbia, mancandolo. La cosa mi fa innervosire ancora di più. Ho voglia di uccidere qualcuno.
«Si può?»
Perché ho il maledetto vizio di non chiudere mai la porta del mio ufficio? Me la dimentico aperta e chiunque lavori in quella Questura ritiene lecito entrare qua dentro senza bussare. Tipo la viceispettore Franchi, che non ha nemmeno atteso la risposta del suo capo, che sarei io.
«No, prego, tanto siamo tutti una grande famiglia, no?»
«Il sarcasmo non è il tuo forte, vicequestore, smettila di provarci.»
Barbara entra e anche lei si dimentica di chiudere la porta. I suoi occhi verdi individuano il quotidiano gettato a terra.
«Abbiamo letto l'articolo, a quanto pare...» Si accomoda sulla sedia di fronte a me, senza essere invitata a farlo.
«Che spazzatura il De Monarchia. Mi dispiace per il povero Dante che si ritrova il titolo di una delle sue opere più famose come nome del giornale peggiore d'Italia.»
«Quella stronza...»
Ho pronunciato queste due parole senza pensarci. Lo sguardo di Barbara si indurisce.
«Te la sei scopata, non è vero?» Non si aspetta una risposta. «Lo sapevo. Quanto puoi essere coglione a scoparti una giornalista?»
Più che arrabbiata, sembra rassegnata. Provo un moto inaspettato di vergogna.
«L'ho beccata in un bar, non c'ho pensato...» tento di difendermi, ma so già che con Barbara è una battaglia persa. Mi conosce troppo bene, da più di dieci anni. Quando uno dei tuoi sottoposti è anche la tua migliore amica, la gerarchia va a farsi fottere.
«Spero almeno che ne sia valsa la pena.» La ragazza si passa una mano tra i capelli rossi, che nell'ultimo anno sono cresciuti moltissimo. Non porta la divisa, come tutti quelli che fanno parte della squadra mobile. Non ricordo nemmeno l'ultima volta in cui sono stato costretto a indossarla. Decido di cambiare discorso.
«Ho parlato col Questore, comunque. Mi ha cazziato.»
«Non ne avevo dubbi.»
«Dimmi che abbiamo qualche novità su questa storia, ti prego.»
«Sulla tua Principessa?»
Non mi sfugge l'accento particolare che mette su quel tua. Di nuovo, come la notte scorsa. Questa cosa mi fa incazzare.
«Non è la mia Principessa, smettila con questa storia.»
Barbara si mette a ridere. Nel frattempo, la mia irritazione sta salendo alle stelle. Non c'è niente da ridere, perché insiste? Veronica, cioè, voglio dire, Sua Altezza Reale, non è per niente la mia Principessa, mi sta anche sulle palle, quella ragazzina viziata.
Il modo in cui mi ha parlato, ieri notte, mi ha fatto salire il sangue al cervello. Certo, nemmeno io sono stato molto dolce, bisogna ammetterlo, ma ne avevo tutte le ragioni. Le avevo detto di starsene a casa, al riparo da ogni pericolo e lei è andata a ubriacarsi in discoteca. È proprio una ragazzina.
«Permaloso.» Barbara ride, a quanto pare si sta divertendo un mondo. Le dedico uno sguardo torvo che spero la faccia desistere dal continuare con questa pantomima.
«Comunque,» riprende lei, «non abbiamo alcuna novità. Il presunto aggressore della Principessa...»
«Perché presunto?» la interrompo senza pensarci. «Ha detto che l'hanno aggredita, che fai, cominci a parlare come i giornali?»
Barbara mi guarda, a metà tra il sorpreso e il divertito e io mi sento uno scemo. Alza le mani.
«Scusami, non volevo mettere in dubbio la parola di Sua Altezza...»
La sua ironia è davvero fastidiosa. Stringo le labbra per evitare di commentare e rendermi ancora più oggetto di ilarità. Barbara torna seria. Forse la professionalità non l'ha abbandonata del tutto.
«L'aggressore è scomparso nel nulla. Un ragazzo ci ha raccontato di aver visto un uomo dai capelli scuri e corti che scappava, ma erano tutti sbronzi, mezzi drogati ed era buio, per cui non sono testimonianze affidabili.»
«Non sappiamo nemmeno se è lo stesso che le ha sparato.»
«Forse sì, forse no, non abbiamo abbastanza elementi per dirlo.»
Non rispondo. L'indagine è ferma da una settimana. Dal nickname dello stalker siamo riusciti a risalire a un indirizzo IP e a un indirizzo e-mail intestato a Mario Rossi, il nome più comune d'Italia, ma che ovviamente in questo caso non corrisponde a nessuno. I messaggi indirizzati alla Principessa sono partiti da vari Internet Point in giro per la città, ma non tutti hanno delle telecamere, e quelli che ce l'hanno non sono molto affidabili. Sono in attesa delle registrazioni da giorni, ma non ripongo molte speranze. Il tipo è bravo, si è giocato le sue carte in modo da celare la sua vera identità, non si farà di certo fregare da una telecamera a circuito chiuso degli anni Novanta.
Nessuno ha rivendicato l'aggressione di ieri sera, ma io spero sul serio che sia la stessa persona, altrimenti non abbiamo altre piste. L'unica alternativa allo stalking potrebbe essere un movimento antimonarchico estremista, ma è un'ipotesi davvero remota. In ogni caso, siamo in alto mare, e la Polizia di Stato "sta facendo una grandissima figura di merda", come mi ha appena strillato nelle orecchie il Questore Bianchi. Oltre al fatto che la Principessa Veronica rischia di essere aggredita un giorno sì e l'altro pure.
«Comunque sei stato proprio un bastardo con lei, ieri.» Barbara mi guarda dritto negli occhi e non ha un aspetto molto amichevole. «Con la Principessa, intendo.»
Sbuffo. So di essere stato uno stronzo. Con lei non riesco a fare altrimenti.
«Così ci pensa due volte ad andare a ballare e a mettersi a fare la scema.» Mi passo una mano sul volto, l'irritazione che mi fa mordere le labbra con stizza. «Si è comportata come una bambina, gliel'avevo detto io.»
«E dai, ha venticinque anni, tu non le facevi le cazzate a venticinque anni?»
«No, ero già un poliziotto e comunque non ero l'erede al trono.»
«Quanto sei noioso... Povera Veronica, si è appena lasciata col fidanzato, dalle tregua.»
«Ah sì?»
Barbara spara gli occhi verso il soffitto. «Sul serio? Non sai che si è lasciata con Alfred?»
«Con chi?»
«Ma dove vivi, in una caverna?»
«A me non interessano queste cose.»
E sono del tutto serio. Chi se ne frega dei gossip sulla Famiglia Reale. Le labbra morbide di Barbara si aprono in un sorrisetto che non mi piace per niente. «Allora non vuoi che ti racconti questa storia?»
«No.»
«Sicuro, sicuro? Non ti interessa sapere che è single?»
«Vaffanculo.»
Barbara non si offende, purtroppo. Si sta divertendo un mondo, a differenza mia che sento la vena sulla tempia pulsare sempre di più. Sul serio non me ne importa nulla della vita privata della Principessa, non è affarmio, io devo soltanto scovare chi vuole farla fuori. Niente di più.
«Allora.» Sembra che Barbara stia morendo dalla voglia di raccontarmi tutto. Io la osservo, zitto, non ha senso provare a metterla a tacere, tanto vincerebbe lei. Vince sempre lei.
«Sono stati insieme quattro anni, dopo essersi conosciuti a una festa organizzata dal Principe Iacopo di Spagna, anzi, si sono rincontrati perché probabilmente già si conoscevano. Comunque, hanno cominciato a frequentarsi ed erano veramente stupendi insieme. Googlali, così li vedi per bene.»
Non esageriamo.
«No, grazie», ci provo, ma Barbara mi guarda con gli occhi stretti. Gesù, che tortura. Sono costretto a voltarmi verso il computer.
«Com'è? Albert?»
«Alfred, idiota.»
Digito sulla tastiera Veronica e Alfred, senza altre informazioni, sono talmente famosi da non aver bisogno di cognomi o titoli. E infatti, in meno di un secondo decine di foto di due persone appaiono sullo schermo. Una la conosco bene, l'altro non l'ho mai visto. Apro la prima foto. Barbara sospira, con un moto di nostalgia.
«Che belli che erano. Si diceva che si sarebbero sposati, prima o poi.»
«Uhm, davvero?»
«Sì... Poi lei l'ha mollato senza spiegare perché, ma dico, come fai a mollare un così bel ragazzo, un Duca, per di più? Avevano mille cose in comune, erano perfetti!»
Lo guardo per bene, questo Alfred. Sembra piuttosto alto dalla foto, magro, biondo, con un accenno di barba rossiccia, tipica degli inglesi. Ha gli occhi chiari, è vestito elegante in ogni immagine, ma onestamente non mi sembra niente di così eclatante, almeno secondo la mia modesta opinione. È così inglese. Così insipido. Così banale.
«Non mi pare questa grande bellezza.»
Chiudo la pagina di Google, non senza aver dato un'ultima occhiata alla foto, senza volerlo davvero. In quell'occasione, Veronica indossava un vestito color porpora che le metteva in risalto i capelli biondi e il viso luminoso.
«Vorresti dire che è brutto?» Barbara sembra molto curiosa della risposta, da come mi guarda, sembra mia madre. «Perfino io che sono lesbica ammetto che è un bell'uomo.»
Arriccio il naso, in una smorfia involontaria. Questa conversazione mi ha già stufato. «Non è brutto è che è... Sciapo. È uno di quelli che se lo incontri per strada non ti volti a guardarlo, perché c'è niente di interessante da guardare.»
«Uhm», è l'unico commento della rossa, di nuovo seduta davanti a me con le braccia incrociate. «Meglio uno moro, alto, occhi scuri, muscoloso, con la barba incolta e che anziché doppio petto e mocassini indossa giacca di pelle e Adidas? Oltre ai Ray Ban e all'orecchino ignorante.»
Non va a favore delle mie brillanti capacità deduttive il fatto che ci abbia messo qualche secondo a capire a chi si riferisce. Quando ci arrivo, prendo una penna e la lancio addosso a quella che dovrebbe essere la mia migliore amica.
«Il mio orecchino non è ignorante!»
«A trentacinque anni è ignorante!»
«Trentaquattro!»
«Se vabbè.»
«Vai a lavorare, muoviti.»
Barbara sbuffa, però poi esegue l'ordine e si alza. Allora ho ancora un po' di autorità in questo posto. Si dirige verso la porta e prima di aprirla si volta di nuovo.
«Però sareste carini, sai? L'avevi mai sentita questa? La Principessa e il poliziotto, Netflix potrebbe produrre una serie tv ispirata alla vostra storia!»
Adesso la ammazzo.
«Maledizione, te ne vai?»
«D'accordo, scusa, scusa...»
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