Capitolo Sedici
Cristiano
Questa giornata è iniziata male non appena ho aperto gli occhi, troppo presto. Si è rotta la caldaia e ho dovuto fare una doccia gelata. Qualcuno ha cominciato a lamentarsi ancor prima di togliersi il pigiama perché non voleva andare a scuola. Pioveva, stamattina, e mi sono bagnato tutto perché chissà dove ho lasciato l'ombrello. Per di più, in Questura sembra essere scoppiata una bomba.
«Che cosa significa che lo stalker è tornato alla carica, Marconi?»
La Dottoressa Luciani, il Pubblico Ministero assegnato all'indagine, sottolinea con prepotenza quel "Marconi", con un tono quasi accusatorio. Sono abituato all'isteria di quella donna, ma mi offendo ugualmente. Fisso il magistrato, e mi trattengo dal risponderle in un modo di cui pentirei, per poi spostare lo sguardo sul Questore Bianchi, che attende a sua volta una risposta. Come se avessi qualcosa di concreto da dire. Sospiro, premendo il pollice e l'indice della mano destra sugli occhi, che sono già stanchi, come ogni giorno.
«Ha ricominciato a minacciare Sua Altezza.»
Devo aver fatto del male a qualcuno nella mia vita precedente per essermi beccato due persone di sesso femminile come superiori, per giunta sull'orlo della menopausa. Il Questore mugugna qualcosa di incomprensibile.
«E come?»
«Tramite dei commenti sotto le foto più recenti della Principessa, su Instagram.»
«E cosa avrebbe scritto?»
«Non sbaglierò ancora. La prossima volta farò centro. Stesso messaggio per ogni foto, a ripetizione, da un account appena creato che stiamo cercando di rintracciare.»
«Instagram, Marconi?»
«Il Social Network.»
«Quello delle foto?»
«Sta scherzando, spero.»
«Ho l'aria di uno che scherza?»
Il Questore mi guarda male, ma in fin dei conti mi guarda sempre male. Scuote la testa con aria melodrammatica, come le piace fare.
«A che punto siamo? Lo avrà pure mandato da qualche telefono questo commento, no?»
«Vi ripeto, lo stiamo cercando, ma non è detto che risaliremo al mittente.»
«E perché mai?»
«Perché non è la prima volta che invia messaggi di questo tipo ed è molto bravo a nascondere le proprie tracce.»
«Ah, e quindi alla stampa cosa dico? Che questo pazzoide è molto bravo a nascondere le sue tracce?» continua la Bianchi, a voce più alta.
«O alla Famiglia Reale», le fa eco la Luciani, con lo stesso tono. «Sta facendo qualcosa di concreto, Marconi, oppure sta aspettando che questo stalker/killer faccia fuori la Principessa?»
Chiudo gli occhi di nuovo, imponendomi di contare fino a dieci prima di rispondere. Ho il maledetto vizio di non riflettere mai prima di parlare e parecchie volte mi sono messo nei guai, in passato. Adesso, a trentaquattro anni, ho imparato a controllarmi, soprattutto davanti alle mie nevrotiche superiori. Quando sono sicuro di non stare per sparare qualche cazzata, la porta del mio ufficio si apre. Naturalmente, nessuno l'ha chiusa.
«Vicequestore?» Alzo gli occhi su Barbara. Strano che mi stia disturbando mentre sono in riunione con il Magistrato e il Questore.
«Sì?»
«C'è qualcuno che vuole parlare con lei.»
«Digli di aspettare qualche minuto.»
Barbara non si muove. Sembra in difficoltà. Lancia un'occhiata alle due donne sedute, che la fissano con aria arcigna.
«In realtà non credo di poterglielo dire.»
La Bianchi inarca un sopracciglio. «E perché mai?»
Ecco che ricomincio a innervosirmi. «Barbara, chi è che vuole parlare con me?»
«La Principessa Veronica.»
***
Ho dovuto cacciarle, tutte e due. Sono stato costretto a spedire fuori dal mio ufficio il Questore e il Pubblico Ministero, proprio mentre stavamo discutendo, una cosa impensabile, in condizioni normali. Tuttavia, non ho potuto fare altrimenti, anche se la situazione mi ha fatto arrabbiare, e pure parecchio. Che diavolo ci fa in Questura la Principessa Veronica?
«Chiudete la porta.»
Mi rendo conto dopo qualche attimo di troppo che ho appena dato un ordine a un membro della Famiglia Reale. La Principessa mi guarda, probabilmente nessuno le ha mai ordinato di fare qualcosa, nella sua vita. Dopo un paio di secondi chiude la porta, a chiave, senza dire altro.
«Prego.» Le indico una delle due sedie di fronte alla sua scrivania. La ragazza indugia ancora. Ne ho abbastanza.
«O fate come vi pare, se volete restare in piedi, nessuno vi trattiene. Basta che mi dite cosa ci fate qui.»
Sono stanco di tutta questa situazione, non sono abituato. Sono più di dieci anni che faccio il poliziotto e molte volte mi sono sentito sotto pressione, schiacciato dai miei superiori, ma questa storia sta diventando troppo grande e troppo fastidiosa. La Famiglia Reale non è qualcosa con cui si può scherzare, soprattutto perché è considerata una cosa molto seria, da chiunque. Non che io non la consideri tale, ci mancherebbe. Il fatto è che ci sto provando a concludere qualcosa, a cercare quel tipo, ma non è affatto semplice. Se c'è una cosa che odio è non riuscire a risolvere un caso nel giro di un mese. E sono passati venticinque giorni dalla sparatoria.
«Anche oggi ci siamo svegliati male, a quanto vedo.»
La Principessa si siede, come da mia richiesta. Devo fare uno sforzo per non alzare gli occhi al cielo. Li poso su di lei e la guardo. È molto elegante. Indossa un vestito color rosa cipria, sobrio, delle scarpe con un tacco basso, una giacca bianca. I capelli sono lasciati sciolti, lungo le spalle, ma tenuti in ordine da un cerchietto dello stesso colore della giacca. È truccata in modo semplice, ma curato. È molto bella e quel look le dona, è molto da lei. Sbatto le palpebre e cerco di focalizzare di nuovo l'attenzione su ciò che è importante.
«Cosa ci fate qui, Altezza?»
Non rispondo alla sua provocazione. La Principessa Veronica indugia per qualche secondo, come se stesse scegliendo con cura le parole da dire.
«Mi aveva detto che avrebbe trovato chi ha cercato di uccidermi e soprattutto che mi avrebbe tenuto aggiornata. Non mi ha mai chiamato e oggi ho letto quei messaggi su Instagram.»
Pausa. Ci guardiamo negli occhi e mi sento giudicato, mentre le fisso le iridi chiare. Ha dei bei occhi, la Principessa, grandi e allo stesso tempo appena allungati, di un bell'azzurro vivido. Mi sento in colpa.
«Mi dispiace.» Mi inumidisco le labbra, a disagio. È raro che io mi senta a disagio.
«Non vi ho chiamata perché finora non c'è stato alcun miglioramento nelle indagini, pensavamo addirittura che fosse scomparso il vostro stalker, invece...»
«Invece eccolo qui, che smania sempre di più dalla voglia di uccidermi!»
Veronica tace. Si morde il labbro inferiore per evitare di piangere, ma ormai i suoi occhi si sono già riempiti di lacrime. Merda, ora mi tocca consolarla e io odio consolare la gente, sono proprio negato nel farlo. Sto cercando le parole giuste da dire, quando la Principessa mi anticipa.
«Mi scusi, non avevo intenzione di mettermi a piangere.» Si asciuga una lacrima scappata via senza che potesse fermarla. Uno strano sentimento che assomiglia alla tenerezza inizia a levarsi dentro il mio stomaco.
«È solo che non so come reagire a questa situazione. È una vita che sono sotto i riflettori, che tutti sanno ogni cosa di me, che qualsiasi mia azione viene giudicata dagli altri, che ricevo insulti di ogni genere... Ma non mi era mai accaduta una cosa simile.» Fa una pausa e abbassa lo sguardo. «Ho paura.»
Ci sarebbero tanti modi in cui rispondere. Potrei dirle che andrà andato tutto bene, che ci penserò io, che la mia squadra arresterà quel delinquente, che non deve preoccuparsi, perché c'è la Polizia a occuparsi di lei, che è tutto sotto controllo. Potrei comportarmi come un poliziotto tutto d'un pezzo, il cui unico obiettivo è quello di assicurare i colpevoli alla giustizia e di tranquillizzare le vittime, che non si emoziona e che dà l'impressione di essere a un passo dal risolvere il caso. In condizioni normali, probabilmente mi sarei comportato così. Invece mi alzo dalla sedia, giro attorno alla scrivania e mi posiziono davanti alla Principessa.
«Lo volete un caffè?»
Veronica sbatte le palpebre. Credo di averla stupita. Esita per qualche secondo, poi annuisce. Sorrido. Vado a chiedere i caffè, che arrivano nel giro di cinque minuti. Ringrazio l'agente Di Maggio e le chiudo la porta in faccia proprio mentre prova ad allungare il collo per sbirciare ancora un po' la Principessa.
«Prego.» Poso il bicchiere di plastica sulla scrivania, davanti alla ragazza.
Lei mi sorride. «Grazie.»
Torno al mio posto e inizio a mescolare il caffè, anche se lo prendo amaro, mentre la Principessa versa l'intera bustina di zucchero nel proprio.
«Niente zucchero?» mi domanda. Scuoto la testa.
«Posso prenderla?» Sta indicando la bustina che io non ho toccato.
«Certo.»
«Grazie.»
Trattengo una smorfia disgustata quando la vedo bere quella bevanda composta di zucchero al sapore di caffè. Se c'è una cosa che mi nausea, è proprio il caffè zuccherato, è più forte di me. Non commento. Dopotutto, ognuno ha le proprie preferenze, figuriamoci se mi metto a sindacare su quelle dell'erede al trono.
«Grazie», ripete la Principessa, dopo aver finito. Comprendo che non si riferisce al caffè, non soltanto, almeno. Mi ritrovo a sorriderle, di nuovo. Non sono abituato a farlo così tanto.
«Dovere.»
«Non volevo aggredirla, lo so che non è colpa sua. È solo che mi sembra tutto così assurdo. Perché qualcuno vorrebbe uccidermi? Il massimo che ho fatto nella mia vita è stato tagliare un nastro davanti un'opera pubblica o farmi delle foto con dei bambini in ospedale. Sono la Principessa più inutile e meno scandalosa del mondo, rispetto a tutte le altre. Ha visto quelle di Monaco quante ne combinano?»
Incrocia le braccia e sbuffa. Devo trattenermi dallo scoppiare a ridere, stavolta. La Principessa se ne accorge e si lascia andare a un sorriso. Mi balena in testa un'idea. Prima che mi renda conto di ciò che sto facendo, sto già parlando.
«Altezza... So già che me ne pentirò, ma... Vi va di accompagnarmi a parlare con una persona?»
Veronica mi fissa. «Con chi?»
«Con qualcuno che potrebbe aiutarci a capire chi è che ha scritto quei commenti.»
Lo sguardo della Principessa si illumina all'istante. Che cosa mi ha appena detto il cervello?
«Mi sta dicendo parteciperò a un'indagine della Polizia?»
Ha davvero fatto un balzo dalla sedia per l'eccitazione? Io sono costretto ad annuire.
«Fa così tanto NCIS!»
Sì, me ne sono già pentito.
Note di Greta 🤌🏼
Doppio capitolo, doppio punto di vista ❤️
Enjoy!
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