Capitolo Quarantuno
Buongiorno Italia, 21 dicembre 2021
«Adesso parliamo di una cosa che sta a cuore a tutti. Avete capito di cosa sto parlando, vero? La nostra amata Monarchia.»
«Come non amarla?»
«Esattamente! Abbiamo qui con noi in studio, per l'ultima puntata prima delle vacanze di Natale, l'opinionista Sofia Martini, la Contessa De Santis e, naturalmente, la giornalista che più di tutti è esperta della Famiglia Reale, Elisabetta Fiorella!»
«Grazie, Annalisa, è un piacere essere qui.»
«Allora, Elisabetta, mi rivolgo subito a te. Cos'è questa storia del ritorno di fiamma tra la Principessa Veronica e Lord Alfred? La notizia è su tutti i giornali e i Social!»
«Guarda, Annalisa, al momento sappiamo solo che sono stati avvistati ieri sera insieme nel Palazzo Reale di Torino, nel Gran Galà Natalizio organizzato dalla Regina Isabella.»
«Ma tu pensi che sia stato solo un incontro amichevole il loro o c'è qualcosa sotto?»
«Beh, io non credo che sia stato un incontro amichevole e credo non lo pensi nessuno, giusto?»
«E il vicequestore Marconi, allora?»
«Beh, ovviamente lui non c'era al Galà, mentre Alfred e tutta la gioventù nobile europea sì.»
«Contessa, lei cosa ne pensa?»
«Mah, cosa c'è da pensare, forse Veronica sta finalmente tornando sulla retta via, con Alfred»
«Io non capisco perché ce l'avete con questo Marconi, cosa vi ha fatto di male? È un bravissimo ragazzo!»
«È un poliziotto e Veronica una Principessa, non credo siano molto compatibili.»
«Non mi ero accorta che fossimo rimasti negli anni '40, scusate.»
«Oltretutto ha una figlia, non ce lo dimentichiamo. La Monarchia ha delle regole che vanno rispettate.»
«Sofia, tu sei una fan di Marconi?»
«Non sono una fan di Marconi, Annalisa, semplicemente non capisco tutto questo accanimento contro questo ragazzo e contro Veronica, insomma, non hanno mica fatto del male a qualcuno iniziando a frequentarsi, siamo nel 2021, Sua Altezza è in grado di prendere le sue decisioni, no?»
«Naturalmente, ma qui non si tratta solo di lei, in futuro sarà la nostra Regina e il fatto di essere la prima donna a detenere questo ruolo le impone il compito di fare delle scelte adeguate. Non si può mettere a rischio la Monarchia per una cottarella passeggera!»
«Quindi, Elisabetta, tu credi che la relazione tra la Principessa e il vicequestore non sia niente di serio?»
«Io penso che sia stata semplicemente una ragazzata da parte di Veronica. Ha sempre tenuto un comportamento impeccabile, fatta eccezione per qualche foto un po' esagerata scattata in qualche party insieme alle sue amiche, ma ci sta, insomma, siamo stati tutti giovani! Io credo che l'attentato di cui è rimasta vittima abbia scombussolato la nostra Principessa e questa storia, se così si può chiamare, con il vicequestore non sia stata altro che un capriccio che ha voluto assecondare.»
«Anche perché il vicequestore è molto bello e anche il nostro pubblico sembra apprezzare! Lei che ne pensa, Contessa?»
«Beh, sì, la sua bellezza non si può negare.»
«Bellissimo, certo, ma non adatto a lei.»
«Ne sei convintissima, Elisabetta, ma sui Social la coppia Veronica e Cristiano spopola, tutti pare che li amino.»
«Il popolo del Web è molto volubile, Annalisa. Se andiamo a controllare adesso, noteremo che tutti siano nuovamente su di giri per questo presunto ritorno di fiamma di Alfred e Veronica. È lui la persona adatta a lei, o se non proprio lui, un nobile, come si richiede per una del suo rango. Alfred è l'uomo giusto per Veronica, ma poi l'avete visto? Biondo, occhi chiari, elegante, bello...»
«Un vero e proprio Principe Azzurro!»
«Pensate ai bellissimi figli che verrebbero fuori da quei due!»
«Quando potremmo avere nuove notizie su questo argomento, secondo te?»
«Mah, non saprei. Credo che bisognerà solo attendere e non resteremo delus...»
Veronica
«Stronza.»
Negli ultimi tempi dico troppe parolacce. Me ne rendo conto non appena ne pronuncio una, mi riprometto di darmi una regolata, ma poi finisco per ricascarci di nuovo. È impossibile, però, non insultare quella sottospecie di giornalista, il cui unico scopo nella vita sembra quello di rovinare la mia vita e lucrarci sopra. Spengo il grosso televisore al plasma e lancio il telecomando sul letto, poi mi ci butto sopra. Mi stropiccio gli occhi che stanno per andare a fuoco.
«Hai dormito stanotte?»
Con lo sguardo poco lucido di qualcuno drogato di paracetamolo, Josh si materializza accanto a me e si siede sul letto. Tiro fuori l'aria che mi opprime il petto.
«Sono crollata intorno alle quattro, distrutta, ma alle sei sono venuti a svegliarmi per andare in aeroporto.»
Sono tornata da poco a Palazzo. Quella appena trascorsa mi è sembrata la nottata più lunga della mia vita, trascorsa tra l'inutile tentativo di parlare con Cristiano e lacrime di rabbia e nervosismo che mi scorrevano sul viso. L'emicrania mi sta uccidendo.
«Vedrai che prima o poi si farà vivo», prova a consolarmi la mia guardia del corpo, ma io scuoto la testa.
«L'ho chiamato talmente tante volte e gli ho inviato talmente tanti messaggi che potrei essere processata per direttissima per stalking.»
Josh abbozza un sorriso, senza vero divertimento. Non ha dormito granché nemmeno lui, la febbre e il mal di gola non gli hanno dato tregua e dopo un paio di ore di sonno è stato svegliato da me, in piena crisi isterica.
«Non dirmi che andrà tutto bene, per favore», mormoro. «Perché è l'ultima cosa di cui ho bisogno.»
Josh mi sfiora il braccio. «D'accordo, non te lo dico.»
«Josh, te lo giuro, non ho fatto niente con Alfred. Ha provato a baciarmi, ma io mi sono spostata.» Mando giù un singhiozzo, mi fa male la gola per lo sforzo di non piangere.
«Guarda che io ti credo, non devi darmi spiegazioni.»
«Vorrei tanto che Cristiano stesse ad ascoltarmi e non si fidasse di quei maledetti giornali.»
«Dagli tempo, magari è solo arrabbiato al momento.»
Non rispondo. Ho di nuovo voglia di fumare, ma non ho più sigarette, le ho finite tutte stanotte. Voglio solo parlare con Cristiano. Voglio che mi lasci spiegare, che mi dia la possibilità di dirgli la verità, che non c'è niente tra me e Alfred, perché voglio lui e nessun'altro. Non può finire già tutto, è durato troppo poco, nemmeno un mese. Il mese più intenso della mia vita.
«Vostra Altezza?»
Mi rizzo a sedere, udendo la voce di Amelia. Guardo la mia domestica.
«C'è una persona per voi.»
«Non ho voglia di parlare con nessuno», replico, stanca. La ragazza sembra in difficoltà.
«Si tratta del vicequestore Marconi, Altezza», fa una pausa. «Sicura che non vogliate parlare con lui?»
Cristiano è qui. È venuto a casa mia, a Palazzo, nonostante il trambusto in atto, quello che dicono i giornali e la televisione, il fatto che se o vedessero i suoi genitori lo caccerebbero all'istante, ma che grazie a Dio non sono ancora tornati da ovunque si trovino. Faccio un balzo e mi metto in piedi.
«Certo che voglio parlare con lui!» L'ho urlato, ma non mi importa. Non riesco a decifrare lo sguardo di Amelia, ma non mi importa. Fa una riverenza ed esce dalla stanza. Mi volto di scatto verso Josh.
«Stai tranquilla», mi anticipa, la mano, stretta nella mia. Deglustisvo a fatica, la gola secchissima.
«Se è venuto qui è una cosa buona, vero Josh?» Il panico mi sta mangiando viva. L'ansia, il cuore che batte forte, il sudore che mi cola dalla fronte. Sto tremando. Josh mi abbraccia.
«Andrà tutto bene.»
«Ti ho detto di non dirmelo!»
«E invece l'ho fatto. Fidati di me.»
Chissà se ha ragione. Mi fa un cenno con la testa e segue Amelia. Resto da sola, nella mia enorme stanza. Devo sembrare davvero poco attraente, in questo momento, con pochissime ore di sonno addosso, i vestiti con cui sono partita questa mattina da Torino, il trucco sfatto di ieri sera. Non me ne importa niente. L'unica cosa che conta è parlare con Cristiano. Andrà tutto bene, Josh ha ragione, se è venuto qui è perché vuole chiarire, vuole parlare con lei. Non c'è niente di cui preoccuparsi.
«Ehi.»
Sembra stravolto anche lui. Credo non abbia chiuso occhio. Gli vado incontro. Gli sorrido. Lui non ricambia.
«Ciao.» La sua voce è gelida. Tiene lo sguardo basso, non riesce a guardarmi negli occhi. Comprendo che è arrabbiato. Respiro a fondo.
«Cri...» inizio, «mi dispiace di non averti risposto, ieri sera, ma mi hanno fatto lasciare il telefono in camera. Quando sono riuscita a recuperarlo ho provato a chiamarti, ma tu...»
«Io non ti ho risposto», conclude la frase Cristiano. «Volevi che ti rispondessi dopo aver letto dappertutto che te ne sei andata chissà dove con Alfred?»
Non riesco a smettere di tremare. Mi tremano le mani, le gambe, il cuore. Mando giù e prendo fiato, cercando di controllarmi. Andrà tutto bene.
«Cristiano, non è successo niente con Alfred.»
«E dovrei crederti? Non è successo niente?»
Mi mordo la lingua. La sua voce si è alzata. Abbasso gli occhi e mi sistemo i capelli dietro le orecchie, più volte..
«Ha provato a baciarmi», confesso, codarda. «Ma mi sono scansata, Cri, non ho ricambiato. Non ricambierei mai, io... Sto con te. Voglio stare con te»
Dio, quanto è vero. Non mi interessa di nient'altro, solo di lui. Quando il mio cuore e la mia mente sono diventati di Cristiano Marconi, io non lo so. So solo che voglio stare con lui. Trovo il coraggio di guardarlo di nuovo e cancello la distanza tra noi. Gli poso una mano sul petto, toccando il suo cappotto abbottonato fino al collo. Il suo odore mi pizzica il naso.
«Credimi», sussurro, gli occhi fissi su di lui. Cristiano respira impercettibilmente e io vorrei tanto baciarlo. Le nostre labbra sono vicine e sento i suoi occhi sulle mie.
«Certo che ti credo», mi risponde la sua voce bassa e il mio cuore si scalda. Mi apro in un accenno di sorriso. Non dico niente, lui prende ad accarezzarmi il viso e mi lascio cullare dal suo tocco, per qualche secondo.
«Stiamo insieme, Cri», dico, seria come mai sono stata. «Stiamo insieme, io e te, senza preoccuparci degli altri, dei miei genitori, di nasconderci, di nulla. Sei l'unica cosa di cui mi importa in questo momento. Noi due siamo la cosa più importante. Voglio poter uscire con te alla luce del sole, andare a cena fuori, alle recite di Emma, voglio essere felice, Cristiano, con te. E so che anche tu lo vuoi.»
Forse sono troppo fiduciosa, ma non riesco a non sorridere. La sola idea che tutto questo possa essere possibile mi rende felice. Voglio essere una ragazza normale, che sta con un ragazzo normale, che vive una relazione normale, in una vita normale. Cristiano mi guarda e non parla. Lo vedo sorride appena, ma c'è qualcosa di strano in quel sorriso. Non è un sorriso felice o speranzoso. Sembra più un sorriso di rassegnazione. Un brivido di freddo mi attraversa.
«Cri?» sussurro, e la mia voce mi sembra disperata e lontanissima.
«Veronica...» riesce a dire Cristiano, dopo un tempo troppo lungo. «Non so come dirtelo...»
Non serve che dica niente. Ho già capito. Dopotutto, sono sempre stata una ragazza fin troppo sveglia. Mi sembra che stia facendo una gran fatica a parlare, ma io non so se voglio ascoltarlo.
«Forse è meglio lasciar perdere. Credo sia la cosa migliore per tutti.»
E invece l'ho fatto. Deve essergli costato molto pronunciare quelle parole, ma non me ne frega niente. Non so se ho capito bene.
«Che dici...» Sento il cuore pulsarmi nelle orecchie. «Lasciar perdere cosa?»
«Noi, Veronica, lasciar perdere noi.» Ha alzato la voce, ma io sono stordita.
«Mi stai lasciando?» gli domando, nel mio semplice e stupido dei modi. Cristiano non mi guarda.
«Sì.»
Ho capito male, ne sono sicura, non può aver detto che mi sta lasciando. I miei occhi si gonfiano, poi due lacrime scivolano via lungo le guance. Una fitta mi passa nel petto e mi manca il respiro. Gli sfioro il braccio. Vorrei aggrapparmi a lui, ma non trovo le forze.
«Per favore, Cristiano», piango, perché è solo questo che sto facendo. «È stato solo un equivoco, possiamo sistemare tutto, lo so che possiamo!»
«No, Veronica. Non si può, non capisci?» La sua voce alta mi perfora i timpani, mi fa male. «Io ho trentaquattro anni. Sono grande, lavoro tutto il giorno, prendo uno stipendio da fame che a volte nemmeno mi basta per sostenere tutte le spese, ho una figlia di sei anni che ha bisogno di me e ho trascorso tutta la notte sveglio a pensare a te, a quello che è successo e queste cose non posso più farle. Non me lo posso permettere, sono adulto, ho delle responsabilità. Tu sei giovane, sei la Principessa di questa Nazione e io sono solo un poliziotto. Non avremmo mai dovuto far nascere niente. Tu avresti dovuto continuare a essere pentita di quel bacio e io non avrei dovuto insistere perché non ha senso, capisci? Non ha senso neanche provarci, rimanerci male. Non ha senso e basta, Veronica.»
«Perché non ha senso? Ha avuto senso fino ad ora!» Di cosa sta parlando? Non mi sono accorta di aver iniziato a urlare.
«No, invece, Veronica!» Forse nemmeno lui se n'è accorto. Abbiamo iniziato a urlare, le voci rotte, i cuori spezzati. «Ci abbiamo provato, ma non va, perché non può andare. Noi non possiamo andare.»
«Chi ti ha detto queste cose? Con chi hai parlato?»
«Con nessuno, Veronica, è la verità. Noi non... Non possiamo andare avanti. Tu non puoi andare avanti con me, e nemmeno io.»
«Ma perché?»
«Perché hai un compito nella vita, un ruolo da ricoprire e ho una vita talmente incasinata che tu nemmeno immagini. Ci abbiamo provato, ma non... Non si può, Veronica.»
Non si può. Niente mi ha fatto più male nella vita, come queste parole. Gli insulti, le critiche, le ammonizioni della mia famiglia, nulla è paragonabile a questo. Al dolore di questa frase che mi cade addosso, che mi attraversa, facendomi male, un male che non ho mai provato prima. Il dolore che sento è quasi fisico, così forte che non riesco a respirare. Tremo e basta, e piango.
«Cri...» riesco a dire, dopo chissà quanto tempo. «Non mi lasciare. Possiamo farcela, non devi pensare agli altri, devi avere fiducia in noi. Non mi lasciare, Cristiano, per favore.»
Lo sto supplicando, ma non mi importa. Non posso perderlo, ho bisogno di lui, di quell'uomo così diverso da me che mi ha stravolto la vita. Per la prima volta, non me ne importa niente che diventerò la Regina, la presenza di Cristiano nella mia esistenza mi rende felice. Lo voglio a tutti i costi.
«Mi sono innamorata di te.»
Non gliel'avevo mai detto e nemmeno l'avevo previsto. Non avevo ancora contezza dei miei sentimenti, non ne ho avuto il tempo. Faccio un passo in avanti e azzero di nuovo ogni distanza. Mi asciugo la faccia e lo guardo dritto negli occhi scuri. «Ti amo, Cristiano.»
Anche i suoi occhi sono pieni di lacrime. Non l'ho mai visto piangere. Il suo sguardo mi sembra diverso dopo la mia confessione, ma non posso esserne sicura. Respira a fondo. Piano, più di una volta. Poi, mi afferra la mandibola e mi bacia. Mi bacia come non ha mai fatto, in un modo diverso dalle altre volte, con più enfasi, quasi con disperazione. Mi lascio trascinare in quel bacio, dalla sua lingua calda e familiare, dalle sue labbra morbide delle quali non riesco a fare più a meno. Un bacio che però dura troppo poco. Cristiano si stacca dalle mie labbra e mi fissa, il respiro mozzato, il suo alito ancora sulla mia bocca.
«Addio, Principessa.»
Lo dice a voce così bassa che mi domando se l'ho sentito davvero. Cristiano si allontana da me, in fretta, senza dire altro, senza guardarmi più. Avverto la sua mancanza e sento freddo. Se ne va via. Esce dalla mia stanza, senza voltarsi, e mi lascia sola. Io rimango immobile, incapace di parlare, di muoversi, di respirare. Poi, mi ritrovo in ginocchio sul pavimento freddo, non ricordo come ci sono finita. Le lacrime mi invadono il volto, i singhiozzi scuotono il mio corpo. Mi ha lasciata. Mi ha lasciata per sempre. E io resto qui, in questa enorme stanza, troppo grande per una persona sola, troppo lussuosa, piena di inutile sfarzo, le ginocchia sul pavimento gelido. Sola.
Non mi rendo conto che qualcuno è entrato. Quando due braccia mi avvolgono, quasi non me ne accorgo. Riconosco il profumo familiare.
«Mamma?» balbetto, la voce quasi inesistente. La Regina Isabella mi bacia i capelli.
«Va tutto bene, amore mio. Ci sono qua io.»
Mi lascio andare tra le braccia morbide di mia madre, che mi avvolge in una stretta dolce, come quando ero piccola.
«Gli ho detto che lo amo, mamma, ma lui se ne è andato.»
Mia madre non dice nulla e continua a stringermi. Io non riesco a fermarmi.
«Tesoro?» sussurra, dopo un tempo indefinito. Faccio l'immenso sforzo di alzare la testa e guardarla.
«Credo che dovresti richiamare Alfred.»
Non riesco a rispondere, ma mia madre non si aspetta una risposta. Rimaniamo per terra, per chissà quanto tempo.
Note di Greta 💔💔
Siamo tutti ufficialmente autorizzati a piangere 😥
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