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Capitolo Quarantasette

De Monarchia, 10 gennaio

Siamo in diretta dal Palazzo Reale! A breve inizierà la conferenza stampa di Re Edoardo che presenterà ufficialmente a tutta la Nazione la nuova Presidente del Consiglio del nostro Paese, l'Onorevole Maria De Francesco, la prima donna a ricoprire questo ruolo nella storia italiana. Come da tradizione, il nostro amato Sovrano è accompagnato dalla sua consorte Sua Maestà la Regina Isabella e sua figlia Sua Altezza Reale la Principessa Veronica. Inoltre, oggi Re Edoardo compie sessantadue anni e ci riuniamo tutti per augurargli un buonissimo compleanno!

Mi è sempre piaciuto farmi truccare. Da quando ero un'adolescente, se c'è una cosa che mi fa rilassare è proprio quella, quando qualcuno prende i pennelli e si mette a truccarmi. Da qualche anno è Sienna l'addetta a questa mansione, si è guadagnata questo ruolo dopo anni di video su YouTube - ora è passata a Tik Tok - e corsi da Make-up Artist pagati fior di quattrini. La mia migliore amica riesce a truccarmi esaltando la mia bellezza, senza esagerare e soprattutto senza cambiarmi i connotati e farmi sembrare un'altra persona. Forse non è così male essere la migliore amica di una MUA e di una Fashion Blogger.

«Sei molto, figa, Altezza», commenta la Make Up Artist, con espressione rilassata, non appena termina di ritoccarmi il rossetto. Sorrido.

«Merito tuo.»

«Ho una buona base su cui lavorare.»

Mancano pochi minuti all'inizio della conferenza stampa. La piazza si sta riempendo velocemente, riesco a vedere dalla finestra i giornalisti, i politici, i Presidenti di Camera e Senato, i vari Ministri già scelti dalla nuova Presidente anche se non c'è ancora stato il giuramento e il passaggio di consegne. Sono contenta che mio padre abbia scelto una donna a capo del Governo, dopotutto Re Edoardo è noto per il suo stile femminista. Sento l'ombra di un sorriso solleticarmi gli angoli delle labbra, quando lo vedo avvicinarsi.

«Auguri, papà!» esclamo, mettendo le braccia attorno alle sue larghe spalle. Non sono riuscita a vederlo nemmeno un minuto, durante la giornata, troppo impegnato con i preparativi. Mi dà un bacio tra i capelli.

«Grazie, Veronica», mormora. «Credo che dovremmo andare, è tardi, hai visto tua madre?»

La Regina Isabella è ancora impegnata con il trucco e il parrucchiere, naturalmente. Mia madre è così ossessionata dal suo aspetto fisico e dal voler apparire sempre perfetta da avere qualcuno che possa correggere e sistemare qualunque difetto in ogni momento. A volte mi domando se diventerò anche io così, dopo aver trascorso una vita sotto i riflettori a essere analizzata e criticata per ogni minima cosa. Come mi ha detto una volta mia nonna Lucrezia, è il destino delle Principesse e delle Regine quello di essere costantemente osservate e giudicate, da troppi secoli ormai.

«Vostra Maestà, siamo pronti.»

È stata Sara a parlare. Si è avvicinata a noi, con la solita aria di qualcuno che va molto di fretta. Ho sempre pensato che debba rilassarsi, ma non gliel'ho mai detto, per non farla agitare ancora di più.

«Certo», risponde papà, serio. «Veronica?»

Faccio di sì con la testa. Mi alzo dalla sedia su cui sono stata finora e Sienna, che era sparita per qualche minuto al telefono con Michele, si posiziona di nuovo davanti a me. Mi scruta attentamente, per sorride convinta.

«Sei stupenda.» L'abbraccio di istinto.

«Grazie. Dov'è Ludovica?»

«Sua madre l'ha sequestrata. Non la invidio.»

Ci sarà anche la nostra amica sul palco. La nuova Presidente del Consiglio ha preteso la presenza di suo marito e di sua figlia sul palco, decisa a presentare la sua famiglia a tutta Italia, come se la fashion blogger Ludovica Ricci, con i suoi dieci milioni di follower, avesse bisogno di essere introdotta al popolo. Credo che De Francesco si senta un po' la novella Obama, ma è comprensibile.

«In bocca al lupo, ci vediamo dopo!» esclama Sienna, facendomi l'occhiolino. «Io sarò in prima fila, mi sono prenotata il posto vicino al Presidente del Senato.»

Rido, ma come diamine ha fatto? Sono costretta a seguire mio padre e Sara, prima fuori dal Palazzo e poi verso il palco. Il freddo di gennaio mi colpisce in pieno viso, per fortuna il cappotto color panna sul vestito rosso fa il suo dovere. Mentre i giornalisti ci hanno già individuati e cominciano a scattare le prime foto, un ragazzo biondo con un completo nero che conosco molto bene mi affianca.

«Alla buon'ora», sussurrò, indispettita.

«Scusami, pranzo di famiglia improvvisato», ribatte Josh, con la sua migliore faccia da poker.

«Pretendi che io ci creda?»

«Fai finta almeno, no?»

Josh sta meglio. È passato più di un mese e mezzo da quando ha lasciato l'appartamento che condivideva con Paolo e si è trasferito a Palazzo, in una delle tante stanze destinate allo staff. Dopo intere nottate trascorse a piangere e giornate in cui sorridere sembrava la cosa più difficile del mondo, ha ricominciato a uscire con i suoi amici, oltre che a fare sesso con degli sconosciuti. Ha ripreso a vivere, nel personalissimo modo di Josh. Osservandolo negli ultimi tempi, ho capito che prima o poi tutto passa. È difficile, ma si può ricominciare a sorridere, anche se il dolore non è ancora andato via. Josh soffre ancora, ma si sta sforzando di tornare a essere felice, per quanto sembri ancora impossibile. Magari dovrei provarci, considerato soprattutto il ruolo che ricopro che mi impone di sorridere in ogni occasione. Forse a forza di fingere ricomincerò a farlo spontaneamente.

Arriviamo sul palco. Si è creata una discreta folla attorno alla Piazza del Quirinale. Di fronte al palco ci sono i posti a sedere riservati a giornalisti e politici, mentre ai lati e dietro si sono radunate fin troppe persone venute per ascoltare il loro Sovrano, controllate a vista da Polizia e Carabinieri. Urla e applausi iniziano non appena Re Edoardo prende la parola. Sento in lontananza qualcuno che urla il mio nome e il sorriso viene fuori immediato. Alzo la mano destra, per salutare i miei sudditi come mi è stato insegnato anni prima, con delicatezza, con classe ed eleganza. Indosso un vestito rosso, un colore inconsueto per me, ma per una volta ho deciso di cambiare. Mi sento bella, oggi, mi sento rilassata. Non mi capitava da un po'.

«Miei cari italiani, buon pomeriggio», inizia mio padre, con la sua voce potente e immediatamente segue un applauso. È venerato da tutti, Re Edoardo. Regna da più di vent'anni sul Trono d'Italia e i suoi sudditi lo amano come fosse il primo giorno, come quando ha preso il posto di suo padre troppo malato per continuare a svolgere il compito per cui era nato. È una cosa bella, tutta questa gente è venuta lì solo per ascoltare lui. Un giorno ascolteranno me, chissà se con la stessa venerazione ed entusiasmo.

«È con immenso onore e gioia che presento a tutti voi la nuova Presidente del Consiglio, l'Onorevole Maria De Francesco. Sono estremamente fiero di nominare per la prima volta una donna come Capo del Governo d'Italia.»

Tocca alla novella Premier parlare, adesso. Mi volto appena per guardare Ludovica, accanto a suo padre, distante da me. Sta fissando sua madre con orgoglio e credo che abbia gli occhi lucidi.

«Vi ringrazio, Vostra Maestà. Sono io a essere fiera e lusingata per l'incarico che mi avete conferito con così tanta fiducia.»

Il discorso della Presidente è molto più concreto e politico di quello di Re Edoardo, come è giusto che sia. Stretta nel suo completo bianco dal taglio forse troppo da uomo, Maria De Francesco espone le sue intenzioni politiche e le linee guida che seguirà il suo Governo, utilizzando parole forti che solo una donna che ricopre per la prima volta un ruolo da sempre maschile potrebbe usare. Penso di nuovo alla me stessa del futuro, a quando prenderò il posto di mio padre. Spero tra tanti anni.

«L'impegno principale del mio Governo sarà mirato a riformare, nuovamente e si spera finalmente, il mondo del lavoro e nel garantire a tutti quei diritti civili che...»

Sta allungando il brodo, era inevitabile. Mi concedo il diritto di distogliere l'attenzione dalle parole della Presidente e prendo a fissare la folla. Sembrano tutti molto attenti, anche se ovviamente più qualcuno non sta seguendo il discorso. Ci sta, insomma, non a tutti piace sentir parlare di politica e di riforma fiscale. Eppure, mi sembra che ci sia qualcosa che non va. La folla sembra tranquilla, ma io ho una brutta sensazione.

«Tutto bene?» sussurra Josh, come sempre accanto a lei. Annuisco.

«Sì», mormoro, senza esserne davvero sicura. «Solo che...»

«Solo che?»

«Io...»

Non sono qual è il momento esatto in cui comincio a urlare. Il momento in cui realizzo quello che è successo e le grida e le lacrime hanno iniziato a uscire. È tutto molto veloce, come la prima volta. Qualcuno mi afferra e mi butta a terra. Di nuovo rumore di spari, caos, urla, ma niente buio, stavolta. Resto distesa sul palco, immobile, mentre realizzo che è successo ancora, come quattro mesi fa, davanti a casa sua. Capisco subito che non sono stata colpita, ma qualcun altro sì.

«Josh!»

Ho fatto la scelta giusta a indossare quel vestito rosso. Mi rendo conto solo adesso che è di un bel rosso vivido, sangue, talmente acceso che non sembra nemmeno sporco. Il cappotto e le mani però lo sono, mentre cerco di tamponare la ferita all'addome di Josh. Che cosa stupida, che cosa ne so io di come si tampona una ferita da arma da fuoco, io non sono un medico, sono soltanto una Principessa.

«Josh!» ripeto, a voce alta, incapace di smettere di urlare, gli occhi in quelli del mio migliore amico, che non ha ancor perso i sensi. «Josh, ti prego...»

«Altezza, dobbiamo andare.»

«Lasciatemi!»

«Dobbiamo mettervi al sicuro, stanno arrivando i soccorsi, non vi preoccupat...»

«Josh...»

Alla fine l'hanno vinta loro. Un paio di braccia forti, diverse da quelle che fino a quel momento mi hanno trattenuta, riescono a spostarmi dal corpo di Josh e a rimettermi in piedi. Resto immobile, imbambolata, mentre l'ambulanza si avvicina per soccorrere la mia guardia del corpo. Il mio migliore amico, quello che per l'ennesima volta mi ha salvato la vita e che adesso rischia di morire, per colpa mia. Quello che ha a malapena trent'anni, che mi è stato vicino nei momenti più difficili e che adesso è ricoperto di sangue. Quelle braccia ancora mi stringono. Provo a divincolarmi, senza successo.

«Veronica...»

Quella voce. Spalanco gli occhi e per un secondo dimentico di piangere. Mi volto e lo vedo. È stato Cristiano a staccarmi da Josh. È un gesto naturale farsi stringere da lui. Il suo odore mi entra nel cervello, mi stordisce, mi uccide e fa rivivere allo stesso tempo.

«È colpa mia...» singhiozzo, il volto nascosto nel suo petto.

«Andiamo in ospedale», dice lui, senza aggiungere altro. Io non riesco a riflettere. Cristiano mi guida verso la sua auto e io cammino senza rendermi conto che lo sto facendo. Non mi rendo conto di niente. Solo di Josh, che sta male. Per colpa mia.  


Note di Greta ❤️

La fine si avvicina, grazie a tutti per essere ancora qui con Veronica ❤️

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