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Capitolo Due

Veronica

De Monarchia, 20 settembre 2021

Buon compleanno Principessa Veronica! Ebbene sì, l'amatissima Erede al Trono compie venticinque anni! Quarto di secolo raggiunto per la nostra Veronica, icona di stile, punto di riferimento per tantissime giovani del nostro Paese e non solo, personificazione dell'eleganza e della bellezza made in Italy. Fonti certe davano la Principessa in partenza per le Isole Baleari con le sue storiche migliori amiche e influencer Ludovica Ricci e Sienna Trevisani (per il presunto flirt di quest'ultima con Michele Fabrizi, giovanissimo attaccante della Juventus, vedi l'articolo successivo), invece pare sia diretta a Bruxelles, per accompagnare il Presidente Giannini a una seduta del Consiglio Europeo. In attesa di ulteriori notizie riguardo i festeggiamenti che sicuramente avranno luogo, non ci resta che augurare un buon compleanno alla nostra Principessa, nella trepidante attesa di vederla, un giorno, sul Trono d'Italia.

Il Presidente del Consiglio Italo Giannini, nominato da mio padre circa due anni fa e sostenuto dal Parlamento con una maggioranza pari al 54%, non mi è mai piaciuto.

Innanzitutto, non mi piace il suo tono di voce: è troppo alto. Ha questo maledetto vizio di urlare, anche quando non è necessario, come se temesse che i suoi interlocutori non lo sentano, oppure come se sentisse la necessità di imporsi sugli altri. Inoltre, ha la tendenza a sorridere troppo, nel fastidioso tentativo di risultare affabile con chiunque parli e se ne esce sempre con qualche battuta per niente divertente, a cui bisogna ridere per forza, perché altrimenti ci rimane male.  E poi, si lecca le labbra in continuazione, quasi avesse un tic. È disgustoso.

«Buongiorno, Altezza, vi stavamo aspettando!»

Infine, il Presidente è una persona molto inopportuna. Ha urlato questo saluto, non appena mi ha avvistato, giunta a Fiumicino. Grazie al Cielo non ha cominciato a salutarmi con la mano.

«Presidente, Buongiorno», è la mia risposta educata, una volta raggiunta una distanza consona per cui non è più necessario urlare. Giannini tentenna un attimo, poi piega il capo e le spalle in avanti, in un goffo inchino. Posso ritenermi soddisfatta, dunque gli porgo la mano. Bisogna considerare un gran risultato il fatto che abbia finalmente imparato a darmi del "voi".

«Innanzitutto, permettetemi di augurarvi un buon compleanno, Altezza.»

Lo ringrazio con un sorriso. Da quando è scoccata la mezzanotte ho ricevuto auguri da ogni parte del mondo, dai miei amici, da vari attori, cantanti, influencer che ho conosciuto grazie all'amicizia con Ludovica, da qualsiasi persona che abbia un titolo nobiliare, perfino dai reali inglesi, anche da quelli che dopo la mia rottura con Alfred non si sono più fatti vivi. Tutti hanno fatto i loro migliori auguri alla Principessa Veronica, con la speranza che passi un giorno meraviglioso, o almeno questo è quello che tutti amano dire, ogni anno. Io al momento vorrei solo essere a Ibiza con le mie migliori amiche, anziché su un aereo di Stato insieme al Presidente del Consiglio e a una serie di persone di cui ignoro l'identità.

«Sono felice di fare questo viaggio con voi, Altezza, nonostante sia consapevole che avreste desiderato fare altro.»

Ha cominciato a blaterare. Decido di non rispondere e mi sistemo al mio posto. Un ragazzo dall'aria troppo giovane, vestito con un'uniforme bianca troppo larga per lui, mi offre un bicchiere di champagne. Il mio primo istinto è quello di rifiutare.

«Ritengo che sia un bene che siate venuta al posto di vostro padre, è giusto che anche voi iniziate a capire come funziona la nostra Unione Europea, e inoltre...»

Gesù, lo so come funziona l'Unione Europea, l'ho studiato all'Università e mi informo regolarmente su tutto ciò che accade nel mondo, non solo in Europa.

«Grazie, penso proprio che ne berrò uno.» Afferro sbrigativa la flûte di champagne e me la porto alle labbra, mentre Giannini continua a parlare.
Sarà un lungo viaggio.

***

«Formentera è stupenda! È pieno di ragazzi bellissimi e credo di essere già ubriaca. Ci manchi moltissimo, tanti auguri tesoro

Tengo lo sguardo fisso sulla foto che Sienna mi ha appena inviato, un selfie con Ludovica, in costume da bagno, sulla spiaggia, circondata da persone che hanno l'aria di divertirsi un mondo. Una profonda invidia mi sale dallo stomaco. Sono costretta a ricorrere a tutto il mio autocontrollo per evitare di gettare il telefono dalla finestra.

La seduta del Consiglio è appena terminata. Ho trascorso tutto il tempo relegata in un angolo, ad ascoltare quei noiosissimi Capi di Stato e di Governo discutere delle solite cose e a un certo punto ho pure perso il filo del discorso. Provo un vago senso di colpa per non essere stata attenta, mio padre si aspetta che gli riferisca alla lettera ciò di cui si è discusso, ma sono troppo nervosa, stizzita e arrabbiata per interessarmi al futuro dell'Europa. Mi sento parecchio egoista per questo, ma non posso farne a meno. Io volevo andare in vacanza con le mie amiche, oggi.

«Ehi, festeggiata, come ti senti?» 

Una voce calda che conosco molto bene raggiunge le mie orecchie. Mi volto a  guardare Josh, la mia guardia del corpo da ormai cinque anni.

«Le mie migliori amiche sono a Formentera e io sono a Bruxelles, dove oltretutto c'è un tempo orribile. Come pensi che stia?»

Forse sono stata irruenta e anche un po' insolente, ma Josh non è il tipo che si offende per queste cose. Dopotutto, si è ritrovato a fare il bodyguard dopo essersi fatto cacciare dalla Polizia di Stato per negligenza.

«Noto che sei piuttosto nervosa.» Josh si sistema il ciuffo disordinato di capelli biondi con un gesto collaudato, l'auricolare all'orecchio destro e quegli occhiali da sole che si ostina a portare anche in posto chiuso.

Nascondo il cellulare nella borsa.«Tu non lo saresti?»

Scrolla le spalle. «Lo sono, avevo già programmato una settimana sulle spiagge spagnole e guarda dove mi trovo adesso.»

«Sei davvero così sicuro che ti avrei portato con me?»

«E chi altro avresti portato? Claudio?»

«Dio me ne scampi.»

Mi viene da ridere al pensiero di Claudio, uno che più che un bodyguard sembra un oste in sovrappeso. La risata finisce quasi subito. Torno seria e guardo il mio amico.

«Il Primo Ministro inglese mi ha guardato male per tutto il tempo. Credo che tutto il Regno Unito mi odi. Ludovica dice che ho perso consensi, oltre Manica.»

Dal punto di vista dei cari cugini britannici, sono stata una grandissima stronza a lasciare Alfred, l'affascinante Duca con cui sono stata per quasi quattro anni. L'adorabile stampa inglese mi ha accusata di averlo usato solo per aumentare la mia popolarità - come se io, l'erede al trono d'Italia, avessi bisogno di aumentare la mia popolarità, di non averlo mai amato, addirittura di avere avuto altre relazioni durante la nostra storia, per non parlare di come gli ho spezzato il cuore. Su quest'ultima parte ho i miei sinceri dubbi, ma sorvoliamo.

Naturalmente, non ho mai rilasciato interviste riguardo le effettive ragioni che mi hanno spinta a lasciare Alfred. Il comunicato stampa del Palazzo del Quirinale è stato piuttosto sintetico ed evasivo, spiegando che sono stati dei «motivi personali» a causare la rottura. La verità è che mi sono stufata di Alfred. È un bravissimo ragazzo, ricco, colto, nobile, elegante, con mille interessi, ma non è l'uomo giusto per me. Siamo stati bene insieme, ma non è mai scattata quella cosa che, secondo tutti gli innumerevoli romanzi che ho letto durante la mia vita - maledetta Jane Austen, è indispensabile in una storia d'amore. Vorrò sempre bene ad Alfred, ma non sono mai stata davvero innamorata di lui, sebbene fossimo perfetti insieme, sotto ogni punto di vista. È così sbagliato volere accanto una persona che mi faccia sentire viva?

«Ignora gli inglesi.» Josh si volta a guardarmi e sembra serissimo. «Non hanno nemmeno il bidet, cosa vuoi che ne capiscano d'amore.»

Appunto. Scoppio a ridere, per la prima volta da quando questa giornata è iniziata. Ecco perché questo poliziotto fallito è il mio migliore amico.

Faccio un bel respiro, avverto una leggera stanchezza. Non ho idea di quando potrò scappare da questo inferno e rifugiarmi in albergo a leggere un buon libro, l'unica gioia del giorno. Ho anche voglia di fumare una sigaretta e sto quasi per chiedere a Josh di accompagnarmi in un posto al riparo dai giornalisti, quando scorgo il Presidente Giannini venirmi incontro. Lancio uno sguardo disperato verso il cielo.

«Che palle», mi lascio scappare.

Josh sgnignazza.  «Altezza. Le Principesse non dicono le parolacce.»

«Oh, ma vaffan....»

Giannini ci raggiunge giusto in tempo per impedirmi di finire la frase. Ha il suo solito sorriso umido dipinto sul viso. Bleah.

«Altezza, eccoci, scusate se vi abbiamo fatto aspettare, possiamo andare.»

Andare? «Dove?»

«Alla cena ufficiale con tutti i Capi di Stato e di Governo, un evento imperdibile.»

«Immagino.»

L'unica qualità del Presidente del Consiglio è che non comprende il sarcasmo, di nessun tipo. Sono grata per questo. Il sarcasmo forse è l'unica cosa in grado di farmi sopravvivere in un mondo composto per la maggior parte da politici.

La politica ha sempre fatto parte della mia vita, sin da quando ero bambina. Mio padre ha visto scorrere davanti ai suoi occhi tanti governi diversi, di ogni fazione, ha nominato un numero generoso di Presidenti del Consiglio, è stato costretto a promulgare leggi di dubbia costituzionalità, ha risolto crisi di Governo, di Stato, della democrazia, crisi di qualunque genere. Io sono rimasta sullo sfondo, a studiare tutto quello che è necessario che una futura Regina sappia, a prendere appunti, a imparare osservando Re Edoardo II, la sua imparzialità, il suo modo di parlare alla gente, a quei sudditi che tanto lo ammirano e gli vogliono bene.

Ho imparato a farmi amare e apprezzare, nel mio piccolo, sono rimasta sempre super partes, stando ben attenta a non lasciarmi mai andare a commenti che potessero smascherare le mie idee politiche, idee che probabilmente non ha nemmeno senso avere, considerato il mio futuro ruolo istituzionale.

La politica c'è sempre stata, dopotutto una delle mie migliori amiche è la figlia di una senatrice del Regno. Io sono sempre rimasta in disparte, impegnata ad apprendere tutto, a sorridere quando necessario, a non esagerare nelle manifestazioni, a non parlare troppo, a non vivere mai fino in fondo, perché è questo ciò che mi viene chiesto da tutti, dalla mia famiglia, ma soprattutto dai miei sudditi. Rinunciare a festeggiare il mio compleanno come voglio fa parte di questo grande disegno.

La cena dura troppo e io mangio troppo poco. Mia madre sarebbe fiera di me. Mi ritrovo a parlare in inglese, in francese e in spagnolo con troppe persone, riesco perfino a reggere una conversazione in tedesco con il Cancelliere della Germania. Me ne vado dritta a letto non appena metto piede in albergo e il giorno dopo non mi sembra vero di riprendere l'aereo insieme a Giannini, il suo staff e Josh.

«Stai bene?»

La mia guardia del corpo mi rivolge uno sguardo preoccupato. La limousine si ferma davanti al Palazzo del Quirinale. Mi infilo gli occhiali da sole, disturbata dalla luce accecante di Roma.

«Credo di sì.»

In effetti mi sento un po' su di giri, ma credo sia la stanchezza. Noto la folla che si è radunata davanti al Quirinale. La maggior parte sono giornalisti. Per un attimo, ho sperato di poter tornare a casa in tranquillità, senza nessuno che tentasse di documentare ossessivamente tutto quello che faccio. Provo il lampante desiderio di restare lì dentro finché non se ne sono andati tutti. Perché deve esserci sempre tutta questa attenzione attorno a me? Perché, per una volta, non posso rientrare a casa sua senza che qualcuno voglia fotografarmi?

«Dai, andiamo, Principessa.»

Faccio una pausa, poi annuisco in direzione di Josh. Il ragazzo scende e mi apre la portiera, in un gesto familiare.

«Altezza, Altezza, guardate qui!»

«Principessa, com'è andato il viaggio a Bruxelles?»

«Vi dispiace di non essere andata a Formentera?»

«Cosa ci dite di Lord Alfred? Lo avete risentito?»

«Ehi, Principessa!»

Si sono messi proprio davanti al cancello. Socchiudo gli occhi, circondata da troppe persone, le braccia di Josh attorno a me che cercano di spingere via la folla, ma la situazione mi sembra troppo agitata. Non mi rendo conto di cosa sta per succedere. Sento delle grida, qualcuno che mi spinse, degli spari.

Poi, all'improvviso, il buio.

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