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Tè amaro

Il pomeriggio seguente, come ogni cosa che vorresti non arrivasse mai, arrivò in un battibaleno.

Non volevo far fare brutta figura a mio padre, così mi preparai per tempo.

Avrei indossato un abito lungo, con dei motivi floreali che mi avvolgeva fino ai piedi, e stretto in vita con una ampia fascia.

Avrei raccolto i capelli in alto, e forse avrei impreziosito l'acconciatura con dei piccolissimi fiori bianchi.

Davanti allo specchio, mentre pettinavo i capelli, per un attimo pensai ai capelli di Hayato.

I suoi lunghi meravigliosi capelli neri che non avrei mai accarezzato...

Ormai non aveva più importanza.

Pazienza.

Vidi gli occhi riempirsi di lacrime.

«Cos'è quel faccino, su non fare così».

La voce di Sora mi riportò alla realtà.

Sora era la nostra governante, ma per me è stata la madre che non ho mai conosciuto.

Fu Hayato a raccomandarla.

E mio padre gli era infinitamente grato perché non avrebbe potuto scegliere una persona migliore che si occupasse di me.

«È solo un tè, e se non ti piace non lo rivedrai più! Non devi fare una cosa solo per accontentare tuo padre» disse mentre mi aiutava a vestirmi.

«Lo so, però...».

«Però, però non è... Hayato» disse sospirando con un sorriso complice.

«Come...?».

«Eh! Piccola mia, dimentichi che ti ho cresciuta io!».

Abbassai lo sguardo, sentivo le guance in fiamme dalla vergogna.

«Tu pensi che sia sbagliato? Quello che...» sussurrai.

Non riuscivo neanche a pronunciarle quelle parole.

«Tu raggiungerai la maggior età domani. Hayato ha raggiunto la maggior età molto, molto prima di te. Il fatto che sia rimasto giovane e forte non cancella la quantità di esperienza accumulata in tutti questi anni... che lo hanno portato a essere quello che è oggi.»

«Vuoi dire che al suo confronto io continuerò ad essere una giovane sciocca, senza nessuna esperienza della vita, e senza nessuna possibilità di colmare questo divario tra noi?»

«Purtroppo sì, ma...»

«Ma...?»

Mi aggrappai a quel "ma" con tutta me stressa.

«Ma esiste una forza che riesce ad abbattere ogni ostacolo, e tutto rende possibile. Però questa forza deve venire da entrambi, altrimenti porterà solo dolore e sofferenza, piccola mia. Prima di intraprendere questa Via, devi essere certa che anche per lui sia così!»

«Temo che questa Via rimarrà inesplorata per sempre» sussurrai.

Mi rassegnai all'evidenza dei fatti, e mi preparai per il tè.

«Guardati, sei un incanto piccola mia!" esclamò Sora girandomi verso lo specchio.

Di nuovo il pensiero andò in un'unica direzione.

Hayato non mi aveva mai visto vestita così.

Avvertii una fitta al cuore.

Mi sarebbe piaciuto vestirmi così per lui, peccato.

Scossi il capo per allontanare questi pensieri, dolorosi e inutili.

Ma una maschera di tristezza si dipinse sul mio volto.

Respirai profondamente per scacciare questi pensieri, e mi avviai in giardino.

L'aspetto positivo era che, nel bene o nel male, non avrei avuto il tempo di pensare ad Hayato.

Sora aveva fatto sistemare, per l'occasione, un piccolo tavolo con due morbidi cuscini posti uno di fronte all'altro.

Raggiunto il tavolo mi sistemai come potevo su un cuscino.

Con vista sul viale di casa.

Con i pantaloni sarei stata più comoda ma, mio padre ci teneva tanto.

Avrei dovuto soffrire un po'.

Pazienza.

Vidi Kei, da lontano.

Poteva essere anche carino, ma... non era Hayato.

No, no! Avevo promesso di non pensare più a lui, e invece...

Kei si avvicinò a me sfoderando il più smagliante dei sorrisi.

Io risposi accennando un inchino col capo, e un sorriso di circostanza.

Sperando che l'espressione delusa del mio viso non mi avesse tradito, lo pregai di accomodarsi difronte a me.

Kei era un ragazzo allegro.

Forse era anche carino, non saprei.

Negli ultimi anni i miei canoni estetici erano molto rigidi e unidirezionali.

Cominciò subito a parlarmi dei suoi brillanti studi.

Medicina. Credo.

Era elegante nel suo soprabito grigio medio.

Hayato era sempre favolosamente vestito di nero.

No, no! Così non va bene. Scossi la testa nella speranza di cacciare questi pensieri.

Kei continuava a parlarmi, e io facevo fatica a seguirlo.

Non riuscivo a guardarlo negli occhi.

Non erano gli occhi che avrei voluto guardare.

Non erano gli occhi che avrei desiderato...

Non aveva nulla di particolare che catturasse la mia attenzione.

Perdevo spesso il filo del discorso e se mi rivolgeva delle domande io rispondevo con un piccolo sorriso, e un universale cenno di assenso del capo.

Finalmente Sora arrivò con il tè e dei pasticcini.

Un giorno avrei voluto imparare a servire il tè per Haya... per i miei ospiti.

Mi alleviava la sofferenza sapere che Kei sarebbe stato zitto per un po'.

Non potevo evitare di fare paragoni con Hayato.

Soprattutto, rimpiangevo il suo silenzio.

Valeva più di un milione di parole.

Presi elegantemente la tazzina con due mani, e quando la sollevai per bere... i miei occhi guardarono in direzione del vialetto... e si posarono su Hayato che passava proprio in quel momento diretto verso casa mia.

Lo seguii con lo sguardo finché non lo vidi entrare in casa.

Rimasi immobile, lo sguardo fisso sulla porta di casa, con la tazzina tra le labbra.

Non so per quanto tempo rimasi così, anche dopo che Hayato era entrato in casa.

Sentivo le guance prendere fuoco, stavo perdendo il controllo.

«Noa, ti senti bene?»

«Eh? Sì, mi sento bene. Perchè?»

«Sei diventata tutta rossa in viso... vuoi rientrare?»

«Il tè... colpa del tè... troppo caldo... ti... ti andrebbe di vedere il giardino? È stupendo in questa stagione.»

Entrare in casa era fuori discussione.

Dovevo assolutamente sparire da lì, e inoltrarmi nel giardino fu la prima cosa che mi venne in mente.

Facevo fatica ad alzarmi elegantemente da quel cuscino perché il vestito era troppo stretto, mi bloccava le gambe.

Fortunatamente Kei capì al volo che ero in difficoltà e mi offrì il suo aiuto.

Aiuto che io accettai immediatamente perché la priorità del momento era alzarmi da quel cuscino e sparire il più in fretta possibile.

Una volta in piedi, mentre mi sistemavo il vestito, Kei riprese il suo monologo.

Io immaginavo mio padre mentre raccontava della mia visita galante a scopo matrimonio e immaginavo Hayato rispondergli che era la cosa giusta trovare un brav'uomo che si prendesse cura di me... mettendo definitivamente la parola fine ai miei sogni impossibili.

Feci fare al povero Kei cinque volte il giro del giardino, mostrando tutti gli alberi e i fiori e il lago.

Esaurito l'elenco delle bellezza naturali, iniziai ad affrontare gli aspetti tecnici, parlando dell'architetto che si era occupato della progettazione del giardino, del perché avessimo messo quell'albero lì e non da un'altra parte.

Kei, poverino, fingeva di seguirmi in questi discorsi senza senso.

Avrebbe preferito avere davanti a sé una ragazza silenziosa, con lo sguardo basso per l'emozione di trovarsi in sua presenza, che pendeva amorosamente dalle sue labbra!

Io sono così.

Ma non per Kei!

Sembravo una pazza isterica da quando avevo visto entrare Hayato in casa.

Non sapere cosa si stessero dicendo lui e mio padre, mi stava uccidendo!

Finito di elencare le bellezze architettoniche, lo salutai con la scusa che il sole stava tramontando e avvertivo già l'umidità della sera.

Mettendo fine a questo supplizio.

Per entrambi.

Sicura che non si sarebbe fatto più vedere.

Tornai al tavolo.

Tornai a sedermi sul cuscino, ma questa volta aprii lo spacco del vestito per avere più spazio per le gambe.

Mi versai altro tè, ormai freddo.

Restai lì per un altro po', fissando l'interno della tazzina macchiato di tè.

Mai tè fu più amaro.

Finché mio padre non mi chiamò, sorpreso di non vedermi ancora rientrare.

Io dicendogli che non volevo disturbare la sua conversazione con Hayato, e lui rassicurandomi che il suo amico se ne era già andato ormai da un pezzo.

«Allora figlia mia, come ti sembra Kei? Non lo trovi un ragazzo a modo? Con la testa sulle spalle» chiese mio padre cercando di contagiarmi il suo ottimismo.

«Sì, devo ammettere che ha la testa sulle spalle.»

❤️

Ecco un nuovo aggiornamento
Lo so, non ho saputo resistere😊

Spero vi piaccia😅
e grazie a tutti voi ❤️❤️❤️

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