Resta con me, Noa
«Perché mi hai portato a casa?» chiesi con voce triste.
Non volevo interrompere quel momento magico.
Desideravo che le tue forti braccia mi stringessero ancora e...
«Non potevo. Rischiavi di ammalarti» rispose Hayato.
Ebbi un brivido freddo.
Speravo non fosse già troppo tardi.
Ero congelata.
Hayato prese dei teli asciutti.
Mi tolse di dosso quello ormai umido coprendomi con uno asciutto.
Prese un secondo telo per tamponare i capelli.
Mi fece accomodare sui cuscini e avvicinò uno scaldino chiuso con dei carboni ardenti al suo interno.
«L'avevi previsto» pensai a voce alta.
Prese una spazzola e cominciò a spazzolarmi i capelli.
Delicatamente.
Dolcemente.
«Che saresti congelata? Sì.»
«Mi conosci meglio di quanto mi conosca io stessa» sospirai.
«Ti conosco da quando sei nata.»
Continuava a spazzolare i miei capelli.
«Se mi ammalerò dovrai prenderti cura di me.»
«Adoro prendermi cura di te» rispose.
Sorrisi.
«A che punto sono?»
«Manca ancora un po'»
Che meraviglia, pensai.
Non sapevo che farsi spazzolare i capelli potesse essere così piacevole.
«Dove vai?» chiesi allarmata.
«A prenderti degli abiti asciutti.»
«No...»
Non riuscii a trattenermi.
Hayato si voltò.
«Sì... va bene» sussurrai.
Avrei voluto restare così.
Semplicemente avvolta nel mio telo.
D'un tratto consideravo i vestiti una barriera tra me e Hayato.
Tra i nostri corpi.
Al solo pensiero abbassai il capo per la vergogna.
Cercavo di nascondere il viso.
Le guance cominciavano a prendere fuoco.
Hayato avrebbe capito.
Cosa avrebbe pensato di me.
Tornò, lasciò gli abiti accanto ai cuscini.
Si avvicinò a me.
Sfiorò una guancia cercando i miei occhi.
Mi rifiutai di guardarlo.
I miei occhi erano colmi di lacrime.
«Noa, non fare così?»
Scossi il capo.
Trattenevo a fatica le lacrime.
Non potevo parlare.
Non volevo che mi toccasse perché...
Hayato prese il mio viso...
Ti prego non farlo
... e lo avvicinò al suo cuore.
Non farlo
Mi strinse a sé.
No
Scoppiai in lacrime.
«Noa.»
Mi prese tra le sue braccia e mi portò nella nostra stanza.
Mi lasciò dolcemente sul mio futon e mi coprì con il piumino.
«Noa...»
«Sto bene.»
Avevo ancora qualche lacrima che scivolava sulle mie guance.
Tirai su col naso.
«Mi vergogno tremendamente.»
Essere come un libro aperto aveva senza ombra di dubbio i suoi vantaggi.
Però...
Hayato si sdraiò accanto a me, prese la mano e la baciò.
«Non devi vergognarti delle tue emozioni, non con me» sussurrò.
Lo guardai piena di amore.
Lontano dallo scaldino avevo i brividi.
«Noa. Sei sicura di voler dormire solo con il telo?»
«Sì.»
«Con i vestiti...»
Poggiai un dito sulle sue labbra.
Non volevo sentir parlare di vestiti.
«Sto... sto bene. È quello che voglio» risposi tra i brividi.
Hayato aveva detto di rientrare, ma io non... la solita testarda.
«Mi dispiace...» dissi mentre tiravo il piumino fin sopra gli occhi.
Hayato lo abbassò scoprendomi il viso.
«Per cosa?» sussurrò.
Nascosi il viso sotto il piumino.
«Perché... non ti ho ascoltato e perché... mi ammalerò... e ti sentirai in colpa per aver organizzato tutto questo» e perché sono una cretina e tu lo sai.
Meglio di me.
Abbassò il piumino.
Stringeva le labbra.
Mi guardi in silenzio
A cosa pensi
dimmelo
Gli accarezzai il viso, passai le dita trai suoi capelli lunghi e morbidi.
Ne presi una ciocca.
L'arrotolai più volte intorno alle dita.
Continuava a guardarmi.
In quel modo.
I miei brividi aumentavano.
«Ti raffredderai» sospirò.
Si avvicinò e si infilò sotto il mio piumino.
Le sue braccia mi stringevano.
Un abbraccio pieno di tenerezza, di amore.
Non mi aveva detto di amarmi.
Non ancora.
Io non facevo pressioni.
Assaporavo tutto ciò che mi dava.
Tutte le emozioni in grado di suscitare in me.
Un crescendo di sensazioni.
Sentivo il calore del suo corpo.
Mi riscaldava.
«Va meglio?»
«Credo di avere la febbre.»
«No» sussurrò.
«Ma ho ancora i brividi.»
«Non è a causa della febbre.»
«Sei sicuro?»
«Sì» sussurrò.
Mi strinse più forte.
Sospirai.
Accarezzavo le sue braccia.
«Promettimi che sarà sempre così tra noi» sussurrai.
«Te lo prometto.»
Prese una pausa.
«Ho sbagliato tutto con te.»
Mi girai.
Cercai i suoi occhi.
Accarezzai il suo viso.
«Credevo di agire per il tuo bene, invece ti ho fatto soffrire. L'ultima cosa che avrei mai voluto per te era che soffrissi a causa mia.»
Continuavo ad accarezzarlo.
Il rimpianto non gli dava pace.
I suoi occhi erano lucidi.
«Ho bisogno di te, Noa.»
Abbandonò il suo viso sul mio cuore.
Lo strinsi a me, accarezzavo il suo viso, i suoi capelli.
«Oh, Hayato» sussurrai.
«Resta con me, Noa.»
Accarezzò il mio braccio e lo sfiorò delicatamente con le labbra.
«Hayato, il mio posto sarà sempre con te.»
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