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Il tuo sorriso parte 3

Sorridi
Sorridi per me

Lo salutai con un timido inchino e me ne andai.

Prima che fosse lui a farlo.

Non avrei sopportato vederlo andare via.

Mi voltai.

Fu più forte di me.

Avevo bisogno di guardarlo ancora.

No riuscivo a lasciarlo.

Dovevo ancora capire perché era al lago.

Lui era ancora lì, continuava a guardarmi, assicurandosi che stessi bene.

Mi salutò con un cenno del capo.

Io tornai sui miei passi.

Forse il dolore alla spalla, forse perché ero completamente zuppa di neve, forse perché non volevo allontanarmi da lui, ma la neve sembrava ancora più alta e procedevo con grande difficoltà.

Con quel passo presto avrebbe fatto buio.

Sentii la sua mano posarsi sulla spalla.

Mi voltai.

Hayato mi guadava come si guarda un cucciolo ferito che non può camminare.

Senza dire una parola sciolse il laccio del mio mantello ormai inutilizzabile.

Lo lasciò cadere a terra.

Mi prese tra le braccia e mi sollevò per non farmi camminare sulla neve.

Mi strinsi a lui con il braccio rimasto.

Non avevo più freddo
Non sentivo più dolore
Il cuore quasi mi esplodeva per l'emozione
Per quello che era accaduto
per quello che sarebbe accaduto domani
Ormai ci eravamo trovati
Nessuno ci avrebbe separato

Arrivati a casa, mio padre mi aspettava sull'uscio.

Lo sguardo severo non faceva presagire nulla di buono.

«Noa! Entra in casa!» ordinò mio padre.

Hayato mi lasciò dolcemente scivolare a terra.

Lasciò la sua mano sulla mia spalla, come a voler prolungare il più possibile quel contatto.

Non riuscivo a smettere di guardarlo.

Temevo di interrompere questa magia.

«Noa!»

Hayato mi fece col capo un cenno di saluto.

Era addolorato per me e per le conseguenze del mio gesto avventato.

Sapeva che mio padre si sarebbe infuriato con me.

Hayato questa volta non poteva nascondere il mio gesto sconsiderato.

Se non fosse arrivato lui sarei sicuramente... ma non è successo.

Mi aveva salvato la vita.

Gli sorrisi per fargli capire che andava tutto bene.

Non doveva preoccuparsi per me.

Lui strinse le labbra e mi accompagnò con lo sguardo finché non entrai in casa.

Lo guardai un'ultima volta.

Mi salutò ancora.

Cercai di tranquillizzarlo con un sorriso.

Mio padre entrò dopo di me sbattendo la porta.

«Mi devi delle spiegazioni!»

Io non risposi.

Mi diressi verso la mia stanza.

«Cosa ci facevi con lui?» mi chiese bruscamente, afferrandomi per un braccio.

«Lui è Hayato!» risposi alzando la voce, divincolandomi da quella dolorosa presa.

Non mi avevi mai fatto male fino a oggi!» gli dissi con le lacrime agli occhi.

«E tu non me ne avevi mai dato motivo!»

Prese una pausa.

«Non voglio che tu lo veda, mai più! Sono stato chiaro?»

«Ma padre, non potete... lui è Hayato! Non potete dire questo».

Non potevo credere alle parole di mio padre.

«Fa parte della nostra vita da sempre!»

Non più, d'ora in avanti non farà più parte della nostra vita».

«Vai in camera tua e restaci finché non ti chiamerò io».

«Padre, dovete ascoltarmi, Hayato mi ha salvato la vita, vi prego non potete fargli questo!»

«Sora! Assicurati che non faccia una bravata delle sue! Chiudila a chiave se necessario!».

«Ora sistemerò la faccenda una volta per tutte! Dirò ad Hayato che la sua presenza non è più gradita».

Non potevo credere a quello che stava succedendo.

«Padre non vi riconosco più» dissi susurrado.

«Neanche io ti riconosco più!» rispose mio padre. Mettendo fine alla conversazione

Guardò Sora.

Sora annui, e mi accompagnò in camera.

«Sora, oh Sora! Non è giusto! È solo mia la colpa. E per colpa mia Hayato dovrà sopportare l'ira di mio padre! Hayato non merita questo. Devo andare da lui!» dissi tra le lacrime.

«No! Non peggiorare le cose. Fai passare del tempo. Lasciagli sbollire la rabbia. Gli passerà, vedrai».

«Ma Hayato...»

«Non devi preoccuparti per lui, piccola mia. In questo momento è più in pena per te che per se stesso».

Non so cosa si siano detti ma, dopo quell'episodio, Hayato non lo vidi più.

Io ero in punizione fino a che non avessi dimostrato di avere messo la testa a posto.

Dopo alcune settimane mi ero guadagnata qualche ora d'aria e avevo il permesso di uscire di casa solo se accompagnata da Sora.

Ma ormai, il danno era fatto.

Conoscevo Hayato.

Il suo senso dell'onore gli avrebbe impedito di vedermi ancora.

E un dubbio si stava insinuando nella mia mente.

❤️
Il brano è di Peter Roe - Bushido
Uyanga Bold è fantastica

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